giovedì 3 ottobre 2019

Maraschino

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Il maraschino è un liquore d'origine dalmata, dolce e incolore a base di un tipo particolare di ciliegia il Prunus cerasus, anche con il nome di visciolina o amarena), avente un contenuto alcolico del 30% circa, e tradizionalmente commercializzato in tipiche bottiglie impagliate a mano. Il liquore deve il suo nome alle varietà del frutto usato in Dalmazia la marasca (cerasus acidior), dove il maraschino è nato.

Storia

La produzione del "rosolio maraschino" ebbe inizio a Zara, nella Dalmazia veneta, fin dal medioevo. La più antica ricetta fino ad oggi pervenuta, risalente al XVI secolo, la si deve ai farmacisti di un monastero domenicano della città.
La prima produzione industriale di maraschino venne avviata nel 1759 da Francesco Drioli (Fabbrica di Maraschino Drioli). Successivamente, nel 1821, il console del Regno di Sardegna a Zara, il patrizio genovese Girolamo Luxardo, aprì l'omonima distilleria, ottenendo otto anni dopo il privilegio imperiale (da cui il nome della Privilegiata Fabbrica Maraschino Excelsior). Nel giro di breve tempo il maraschino di Zara si guadagnò una notevole fama e, grazie all'intraprendenza dei produttori, divenne il primo prodotto dalmata ad essere esportato oltreoceano.
La produzione del maraschino, proseguita in seguito all'annessione della città al Regno d'Italia, venne gravemente compromessa dagli eventi bellici della seconda guerra mondiale: in seguito ai tragici bombardamenti alleati (che distrussero gran parte della città e con essa le storiche distillerie) e alle rappresaglie dei partigiani titini (dei quali rimasero vittime anche gli industriali Pietro e Nicolò Luxardo, quest'ultimo affogato assieme alla moglie), gli imprenditori zaratini cercarono rifugio in altre regioni d'Italia, seguiti dalla stragrande maggioranza dei dalmati italiani che presero la strada dell'esodo in vista della cessione di Zara alla Jugoslavia (1947).
Nella penisola italiana il maraschino trovò tuttavia una patria d'adozione: Giorgio Luxardo dell'omonima industria Luxardo, stabilitosi a Torreglia nei pressi di Padova, già nel 1947 aprì una nuova distilleria ancor oggi in attività, mentre i Drioli ne fondarono una a Mira, vicino a Venezia (chiusa però negli anni Settanta); ripresero l'attività anche i Vlahov, altra storica famiglia di produttori di maraschino, per poi cederla alle distillerie Casoni di Modena, che tuttora producono il liquore. A Zara le autorità jugoslave ricostruirono invece la distilleria Luxardo, riprendendo la produzione di maraschino col medesimo nome finché, in seguito ad un'azione legale, la denominazione di fabbrica mutò il suo nome in "Maraska", che rappresenta tuttora il più diffuso marchio di fabbrica di maraschino croato.

Gastronomia

In cucina il maraschino viene sovente impiegato per la preparazione di dolci oppure per la correzione di macedonie di frutta o di gelati. Si presta inoltre nella preparazione di cocktail (es. Aviation cocktail).

Marchi storici

  • Maraschino Luxardo (1821)
  • Distilleria Romano Vlahov
  • Fabbrica di maraschino Francesco Drioli (1759-1978)
  • Fabbrica Maraschino Stampalia
  • Distilleria Calligarich
  • Distilleria Millicich
  • Distilleria Magazzin
  • Distilleria Stanich

Maraschino di Zara (1759-1943)

Il maraschino di Zara è il liquore tipico della città di Zara, in Dalmazia, ottenuto dalla distillazione delle marasche, i piccoli frutti asprigni del marasco ( o amarasco-cerasus acidior) che alligna spontaneo in particolari siti della costa dalmata, dai quali il liquore trae il suo particolare profumo.
La sua produzione su scala industriale fu iniziata nel 1759, sotto il dominio della Serenissima, a Zara, da Francesco Drioli, mercante veneto, nel solco di quello spirito imprenditoriale veneziano che nel Veneto seppe trasformare la popolare tradizione della distillazione domestica della grappa, in un'industria raffinata e famosa, con regole e vincoli ben definiti, codificati nell'ambito dell'“Arte dell'acqua di vita”.
Francesco Drioli, perfezionò e sviluppò gli innovativi esperimenti di distillazione delle marasche iniziati dal veneziano Giuseppe Carceniga e fondò nel 1759 l'omonima fabbrica, la Fabbrica di maraschino Francesco Drioli. A fine ‘700 il suo maraschino aveva già raggiunto grande fama ed aveva conquistato i principali i mercati europei, soprattutto quello inglese. Il primo avviso pubblicitario sul Morning Post and Daily Advertiser di Londra, nel quale la ditta Johnson and Justerini informava “the nobility and gentry” di aver “just imported a large quantity of Maraschino from Zara”…of the most exquisite flavour”, risale al 17 giugno 1779 e nel 1804 l'Imperatore d'Austria aveva concesso alla sua fabbrica il titolo di Imperial Regia Privilegiata con diritto all' uso di stemma. Richiesto dai notabili d' Europa, dai governanti e dalle corti sovrane, la fabbrica Francesco Drioli fu fornitrice patentata con diritto all'uso dei rispettivi stemmi delle case regnanti d'Austria, Italia e Inghilterra. Navi da guerra inglesi venivano inviate dalle basi di Corfù e Malta appositamente per prelevare i carichi di maraschino per i regnanti inglesi che nelle persone del Duca di York (il futuro Giorgio V) e del Duca di Edimburgo nel 1887 visitarono la fabbrica accettando “volentieri uno scelto buffet“ nell'abitazione della famiglia Salghetti-Drioli ed acquistando “più casse di Rosolio e parecchi vasi di marasche“ (Il Dalmata, a.XXII,n.77 del 28 settembre 1877). Ma fin dagli inizi il maraschino Drioli fu soggetto a contraffazioni, piaga che perseguitò sempre la fabbrica e che non cessò nemmeno dopo la sua definitiva chiusura (1980), costringendo i proprietari a continue azioni legali. Nicolò Tommaseo commentando nel suo Via Facti, la vasta diffusione del maraschino Drioli in “ Italia” e in “tutte cinque le parti del mondo” scrisse “ in tutte bevuto e in tutte falsificato…”.
Le bottiglie quadrotte, di vetro verdolino, erano fornite dalle vetrerie di Murano. L'adozione della bottiglia impagliata, secondo l'uso veneziano per i lunghi trasporti via mare, che ne rese caratteristica l'immagine nel tempo, risale già ai primi anni dell' 800. Fu dopo il passaggio del Veneto sotto sovranità italiana che Francesco Salghetti-Drioli, di Giuseppe, promosse la costituzione in loco di una “ Fabbrica Vetrami” per la quale fece venire da Murano manodopera specializzata e della quale fu il primo presidente.
La diffusione del maraschino rese internazionale anche il nome di Zara e stimolò il sorgere e l'affermarsi successivo di altre fabbriche, tra le quali la Girolamo Luxardo (1821) e la Romano Vlahov (1861). Tutte queste, nel loro insieme, costituirono “l'industria del maraschino di Zara” della quale Francesco Drioli è il riconosciuto fondatore.
La seconda guerra mondiale, con i bombardamenti di Zara ed il successivo passaggio della città sotto sovranità jugoslava, chiuse un'epoca. I proprietari delle tre più importanti distillerie, Vittorio Salghetti-Drioli, Giorgio Luxardo e Romano Vlahov, rifugiatisi in Italia, ricostruirono nell'immediato dopoguerra le loro attività rispettivamente a Mira, nel Veneziano, a Torreglia nei pressi di Padova e a Bologna. Vittorio, che era riuscito mettere a punto l'attività produttiva già entro il 1946, non ebbe difficoltà a riprendere tutti i tradizionali mercati mondiali, principalmente quelli inglese e di area anglofona, contemperando sapientemente l'antica prestigiosa tradizione della sua fabbrica con il rinnovamento delle metodiche di produzione e di sviluppo richieste dai tempi post-bellici profondamente mutati.
Con Vittorio Salghetti-Drioli, sesto e ultimo erede del ramo dalmata della storica famiglia fondatrice dell' industria del maraschino di Zara , si concluse la sua storia familiare e, nello stesso tempo, la bicentenaria storia della Francesco Drioli, la più antica fabbrica di liquori italiana. Dopo la sua morte, l'azienda fu acquistata dalla Società Europea spa.di Milano, che, dopo breve tempo, ne sospese la produzione e chiuse l' attività lasciando decadere il marchio (1980).
A memoria della storia del “maraschino di Zara“ resta l'importante archivio Salghetti-Drioli che, dalla seconda metà del ‘700 arriva fino al 1943. Di questo, uno spezzone è conservata in famiglia a Vicenza e, dichiarato nel 1991 di “notevole interesse storico” dal Ministero per i Beni e le attività culturali, è stato inventariato dalla prof.ssa G. Bonfiglio-Dosio. Lo spezzone rimasto a Zara, confiscato dopo la guerra con il passaggio di Zara sotto la Jugoslavia, è conservato nell'Archivio di Stato di Zara (Drzavni Arhiv u Zadru) nel Fondo Tvornica F. Drioli ed è stato catalogato dall'archivista Marijan Maroja. L'archivio nel suo insieme documenta non solo la storia della fabbrica e il suo sviluppo nel succedersi delle sette generazioni di imprenditori e il loro non indifferente apporto alla storia di Zara, ma apre un ampio panorama sugli avvenimenti storici che sconvolsero l'area adriatica e che si dipanano dalla caduta della Serenissima Repubblica (1797) fino al passaggio di Zara sotto sovranità jugoslava (1945), attraversando il periodo austriaco, poi francese, quindi ancora austriaco, e infine italiano, offrendo un inedito campo di indagine a storici ed archivisti (11).
Dopo la guerra, a Zara, nella consapevolezza dell'importanza che l'industria del maraschino aveva avuto della storia della città, si volle riprendere l'attività produttiva e i patrimoni confiscati alle storiche fabbriche con tutte le attrezzature ancora agibili furono riuniti in un'unica impresa e costituirono il capitale che permise il sorgere di una nuova fabbrica con sede nell'ex opificio Luxardo denominata “Maraska“, ora Maraska Company Zadar, che continuò la tradizionale attività, ampliandola con la gamma dei liquori di assortimento e di sciroppi, e divenendo, in campo liquoristico, la più importante della Croazia.



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