Il maraschino è un liquore
d'origine dalmata, dolce e incolore a base di un tipo particolare di
ciliegia il Prunus cerasus, anche con il nome di visciolina o
amarena), avente un contenuto alcolico del 30% circa, e
tradizionalmente commercializzato in tipiche bottiglie impagliate a
mano. Il liquore deve il suo nome alle varietà del frutto usato in
Dalmazia la marasca (cerasus acidior), dove il maraschino è
nato.
Storia
La produzione del "rosolio
maraschino" ebbe inizio a Zara, nella Dalmazia veneta, fin dal
medioevo. La più antica ricetta fino ad oggi pervenuta, risalente al
XVI secolo, la si deve ai farmacisti di un monastero domenicano della
città.
La prima produzione industriale di
maraschino venne avviata nel 1759 da Francesco Drioli (Fabbrica di
Maraschino Drioli). Successivamente, nel 1821, il console del
Regno di Sardegna a Zara, il patrizio genovese Girolamo Luxardo, aprì
l'omonima distilleria, ottenendo otto anni dopo il privilegio
imperiale (da cui il nome della Privilegiata Fabbrica Maraschino
Excelsior). Nel giro di breve tempo il maraschino di Zara si
guadagnò una notevole fama e, grazie all'intraprendenza dei
produttori, divenne il primo prodotto dalmata ad essere esportato
oltreoceano.
La produzione del maraschino,
proseguita in seguito all'annessione della città al Regno d'Italia,
venne gravemente compromessa dagli eventi bellici della seconda
guerra mondiale: in seguito ai tragici bombardamenti alleati (che
distrussero gran parte della città e con essa le storiche
distillerie) e alle rappresaglie dei partigiani titini (dei quali
rimasero vittime anche gli industriali Pietro e Nicolò Luxardo,
quest'ultimo affogato assieme alla moglie), gli imprenditori zaratini
cercarono rifugio in altre regioni d'Italia, seguiti dalla stragrande
maggioranza dei dalmati italiani che presero la strada dell'esodo in
vista della cessione di Zara alla Jugoslavia (1947).
Nella penisola italiana il maraschino
trovò tuttavia una patria d'adozione: Giorgio Luxardo dell'omonima
industria Luxardo, stabilitosi a Torreglia nei pressi di Padova, già
nel 1947 aprì una nuova distilleria ancor oggi in attività, mentre
i Drioli ne fondarono una a Mira, vicino a Venezia (chiusa però
negli anni Settanta); ripresero l'attività anche i Vlahov, altra
storica famiglia di produttori di maraschino, per poi cederla alle
distillerie Casoni di Modena, che tuttora producono il liquore. A
Zara le autorità jugoslave ricostruirono invece la distilleria
Luxardo, riprendendo la produzione di maraschino col medesimo nome
finché, in seguito ad un'azione legale, la denominazione di fabbrica
mutò il suo nome in "Maraska", che rappresenta tuttora il
più diffuso marchio di fabbrica di maraschino croato.
Gastronomia
In cucina il maraschino viene sovente
impiegato per la preparazione di dolci oppure per la correzione di
macedonie di frutta o di gelati. Si presta inoltre nella preparazione
di cocktail (es. Aviation cocktail).
Marchi storici
- Maraschino Luxardo (1821)
- Distilleria Romano Vlahov
- Fabbrica di maraschino Francesco Drioli (1759-1978)
- Fabbrica Maraschino Stampalia
- Distilleria Calligarich
- Distilleria Millicich
- Distilleria Magazzin
- Distilleria Stanich
Maraschino di Zara (1759-1943)
Il maraschino di Zara è il liquore
tipico della città di Zara, in Dalmazia, ottenuto dalla
distillazione delle marasche, i piccoli frutti asprigni del marasco (
o amarasco-cerasus acidior) che alligna spontaneo in
particolari siti della costa dalmata, dai quali il liquore trae il
suo particolare profumo.
La sua produzione su scala industriale
fu iniziata nel 1759, sotto il dominio della Serenissima, a Zara, da
Francesco Drioli, mercante veneto, nel solco di quello spirito
imprenditoriale veneziano che nel Veneto seppe trasformare la
popolare tradizione della distillazione domestica della grappa, in
un'industria raffinata e famosa, con regole e vincoli ben definiti,
codificati nell'ambito dell'“Arte dell'acqua di vita”.
Francesco Drioli, perfezionò e
sviluppò gli innovativi esperimenti di distillazione delle marasche
iniziati dal veneziano Giuseppe Carceniga e fondò nel 1759 l'omonima
fabbrica, la Fabbrica di maraschino Francesco Drioli. A fine ‘700
il suo maraschino aveva già raggiunto grande fama ed aveva
conquistato i principali i mercati europei, soprattutto quello
inglese. Il primo avviso pubblicitario sul Morning Post and Daily
Advertiser di Londra, nel quale la ditta Johnson and Justerini
informava “the nobility and gentry” di aver “just imported a
large quantity of Maraschino from Zara”…of the most exquisite
flavour”, risale al 17 giugno 1779 e nel 1804 l'Imperatore
d'Austria aveva concesso alla sua fabbrica il titolo di Imperial
Regia Privilegiata con diritto all' uso di stemma. Richiesto dai
notabili d' Europa, dai governanti e dalle corti sovrane, la fabbrica
Francesco Drioli fu fornitrice patentata con diritto all'uso dei
rispettivi stemmi delle case regnanti d'Austria, Italia e
Inghilterra. Navi da guerra inglesi venivano inviate dalle basi di
Corfù e Malta appositamente per prelevare i carichi di maraschino
per i regnanti inglesi che nelle persone del Duca di York (il futuro
Giorgio V) e del Duca di Edimburgo nel 1887 visitarono la fabbrica
accettando “volentieri uno scelto buffet“ nell'abitazione della
famiglia Salghetti-Drioli ed acquistando “più casse di Rosolio e
parecchi vasi di marasche“ (Il Dalmata, a.XXII,n.77 del 28
settembre 1877). Ma fin dagli inizi il maraschino Drioli fu soggetto
a contraffazioni, piaga che perseguitò sempre la fabbrica e che non
cessò nemmeno dopo la sua definitiva chiusura (1980), costringendo i
proprietari a continue azioni legali. Nicolò Tommaseo commentando
nel suo Via Facti, la vasta diffusione del maraschino Drioli in “
Italia” e in “tutte cinque le parti del mondo” scrisse “ in
tutte bevuto e in tutte falsificato…”.
Le bottiglie quadrotte, di vetro
verdolino, erano fornite dalle vetrerie di Murano. L'adozione della
bottiglia impagliata, secondo l'uso veneziano per i lunghi trasporti
via mare, che ne rese caratteristica l'immagine nel tempo, risale già
ai primi anni dell' 800. Fu dopo il passaggio del Veneto sotto
sovranità italiana che Francesco Salghetti-Drioli, di Giuseppe,
promosse la costituzione in loco di una “ Fabbrica Vetrami” per
la quale fece venire da Murano manodopera specializzata e della quale
fu il primo presidente.
La diffusione del maraschino rese
internazionale anche il nome di Zara e stimolò il sorgere e
l'affermarsi successivo di altre fabbriche, tra le quali la Girolamo
Luxardo (1821) e la Romano Vlahov (1861). Tutte queste, nel loro
insieme, costituirono “l'industria del maraschino di Zara” della
quale Francesco Drioli è il riconosciuto fondatore.
La seconda guerra mondiale, con i bombardamenti di Zara ed il
successivo passaggio della città sotto sovranità jugoslava, chiuse
un'epoca. I proprietari delle tre più importanti distillerie,
Vittorio Salghetti-Drioli, Giorgio Luxardo e Romano Vlahov,
rifugiatisi in Italia, ricostruirono nell'immediato dopoguerra le
loro attività rispettivamente a Mira, nel Veneziano, a Torreglia nei
pressi di Padova e a Bologna. Vittorio, che era riuscito mettere a
punto l'attività produttiva già entro il 1946, non ebbe difficoltà
a riprendere tutti i tradizionali mercati mondiali, principalmente
quelli inglese e di area anglofona, contemperando sapientemente
l'antica prestigiosa tradizione della sua fabbrica con il
rinnovamento delle metodiche di produzione e di sviluppo richieste
dai tempi post-bellici profondamente mutati.
Con Vittorio Salghetti-Drioli, sesto e
ultimo erede del ramo dalmata della storica famiglia fondatrice dell'
industria del maraschino di Zara , si concluse la sua storia
familiare e, nello stesso tempo, la bicentenaria storia della
Francesco Drioli, la più antica fabbrica di liquori italiana. Dopo
la sua morte, l'azienda fu acquistata dalla Società Europea spa.di
Milano, che, dopo breve tempo, ne sospese la produzione e chiuse l'
attività lasciando decadere il marchio (1980).
A memoria della storia del “maraschino
di Zara“ resta l'importante archivio Salghetti-Drioli che, dalla
seconda metà del ‘700 arriva fino al 1943. Di questo, uno spezzone
è conservata in famiglia a Vicenza e, dichiarato nel 1991 di
“notevole interesse storico” dal Ministero per i Beni e le
attività culturali, è stato inventariato dalla prof.ssa G.
Bonfiglio-Dosio. Lo spezzone rimasto a Zara, confiscato dopo la
guerra con il passaggio di Zara sotto la Jugoslavia, è conservato
nell'Archivio di Stato di Zara (Drzavni Arhiv u Zadru) nel Fondo
Tvornica F. Drioli ed è stato catalogato dall'archivista Marijan
Maroja. L'archivio nel suo insieme documenta non solo la storia della
fabbrica e il suo sviluppo nel succedersi delle sette generazioni di
imprenditori e il loro non indifferente apporto alla storia di Zara,
ma apre un ampio panorama sugli avvenimenti storici che sconvolsero
l'area adriatica e che si dipanano dalla caduta della Serenissima
Repubblica (1797) fino al passaggio di Zara sotto sovranità
jugoslava (1945), attraversando il periodo austriaco, poi francese,
quindi ancora austriaco, e infine italiano, offrendo un inedito campo
di indagine a storici ed archivisti (11).
Dopo la guerra, a Zara, nella consapevolezza dell'importanza che
l'industria del maraschino aveva avuto della storia della città, si
volle riprendere l'attività produttiva e i patrimoni confiscati alle
storiche fabbriche con tutte le attrezzature ancora agibili furono
riuniti in un'unica impresa e costituirono il capitale che permise il
sorgere di una nuova fabbrica con sede nell'ex opificio Luxardo
denominata “Maraska“, ora Maraska Company Zadar, che continuò la
tradizionale attività, ampliandola con la gamma dei liquori di
assortimento e di sciroppi, e divenendo, in campo liquoristico, la
più importante della Croazia.
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