Quella del
cucchiaino nello spumante
è una supposizione
pseudoscientifica che, riportata nel corso degli anni, è divenuta
una leggenda metropolitana. Di origine incerta, tale leggenda vuole
che un cucchiaino da caffè inserito capovolto nel collo di una
bottiglia di vetro contenente spumante o champagne ne prevenga la
fuga delle bollicine di anidride carbonica ovvero, in pratica, ne
preservi l'effervescenza.
Alcune versioni di tale leggenda
precisano che detto cucchiaino dovrebbe essere d'argento, al fine di
garantire una preservazione ottimale. Altre ancora estendono
l'efficacia di tale trattamento anche ad altre bevande gasate,
alcooliche e non, come birra e Coca-Cola.
Non esistono evidenze scientifiche a
comprovare tale effetto; uno studio compiuto in merito da alcuni
esperti del centro interprofessionale dei vini di champagne, in
Francia, rivelò non esservi significativa differenza di gusto o di
contenuto di anidride carbonica tra il contenuto di due bottiglie
identiche lasciate aperte, in una delle quali era stato inserito un
cucchiaino per valutarne i presunti effetti a distanza di 24 ore.
Nel 1994, Richard Zare professore di
chimica presso l'Università di Stanford coadiuvato dal dottor Harold
McGee e da un ristretto gruppo di assaggiatori (incluse le loro
mogli, e altre due coppie) lasciarono 10 differenti bottiglie aperte
per 26 ore, e in seguito ne assaggiarono una ad una, concludendo che
l'uso del cucchiaino non migliora né peggiora la qualità del vino.
Tuttavia tale test è del tutto personale e privo di oggettività e
quindi non ha valenza scientifica.
Per riuscire a sfatare tale leggenda
metropolitana, nel 1995 Michel Valade, Isahelle Trihaut-Sohier e
Frédéric Panoïotis (appartenenti al "Comitato
interprofessionale del vino di Champagne" di Épernay, la
"capitale" dello champagne) hanno deciso di studiare nel
dettaglio questa credenza.
Scientificamente e rigorosamente hanno
utilizzato diverse bottiglie di champagne provenienti dalla stessa
vinificazione, ovvero dallo stesso tino e hanno presentato i loro
risultati sulla rivista scientifica Le Vigneron Champenois. In
particolare diverse bottiglie sono state svuotate in maniera
differente (di 1/3 o di 2/3) o lasciate con tutto il contenuto. Con
questi diversi contenuti, si sono realizzati gli esperimenti
chiudendo il collo della bottiglia con un cucchiaino in acciaio inox,
o uno d'argento, o un tappo ermetico, o un tappo a corona o non
chiudendolo. Messe queste in un ambiente a temperatura controllata
(12 °C), si è controllata ad intervalli regolari la quantità di
gas residuo, andando a misurare sia la perdita di massa del contenuto
della bottiglia che la sua qualità a distanza di 8, 24, 48 e 72 ore.
Una volta che una bottiglia di
champagne viene aperta e si inizia a svuotarla, la sua pressione
interna scende da 6 a 4 bar circa per un contenuto di 50 cl (a 2 bar
nel caso di 25 cl rimanenti). Dopo due giorni, si è potuto osservare
come tutte le bottiglie "aperte" (con cucchiaino o senza)
hanno avuto un maggiore decremento di pressione rispetto a quelle
"chiuse" con un tappo, in misura del 50% e del 10%. In
seguito è stata misurata anche la diminuzione del peso che era ben
evidente nelle bottiglie "aperte", mentre risultava nulla
per quelle "chiuse".
Questa ricerca conclude con il fatto
che l'inserimento di un cucchiaino in una bottiglia comporta la
stessa perdita di massa se comparata con una bottiglia lasciata
totalmente aperta; mentre il livello di pressione risulta leggermente
minore in queste ultime, ma comunque decisamente inferiore se
confrontata con quelle "chiuse". In parole povere, la
presenza del cucchiaino è inutile per la preservazione
dell'effervescenza nelle bevande gassate.
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