Il tè è parte integrante della
cultura della Russia. Secondo alcuni studi del 2005, circa l'82%
della popolazione russa consuma tè quotidianamente. Il tè è una
fonte di minerali e altri nutrienti che integra la dieta alimentare
russa ed è usato come una risorsa alimentare a basso costo, inteso
come un vero e proprio cibo più che come una bevanda.
A partire dal 1638, il tè ha avuto una
storia ricca e variegata in Russia. Per causa anche del clima freddo,
il tè è attualmente considerato de facto la bevanda
nazionale russa, una delle bevande più diffuse del paese, ed è
strettamente associata con la cultura tradizionale. Uno degli aspetti
più caratteristici della tradizione russa del tè sta nella grande
diffusione di un peculiare bollitore per l'acqua chiamato samovar:
diventato simbolo di accoglienza casalinga e ospitalità, è
diventato un oggetto onnipresente che veniva originariamente usato
solo per il tè del pomeriggio e poi con il tempo anche per la
preparazione del tè alla fine dei pasti, servito da solo o con il
dessert.
Storia
La prima testimonianza del tè in
Russia risale al 1638, quando l'allora regnante della Mongolia Altan
Khan di Khalkha donò allo zar Michele di Russia quattro pud (circa
65 kg) di tè. La donazione era il regalo diplomatico del re mongolo
all'imperatore russo attraverso l'ambasciatore Vasilij Starkov: il
diplomatico fu mandato nel 1636 e in un primo momento rifiutò il
regalo di oltre un quintale di tè, non capendo l'utilità di una tal
quantità di foglie morte, ma il Khan insistette nell'accettarne
almeno una metà, e in questo modo il tè arrivò in Russia.
Nel 1679 la Russia stipulò un
negoziato con la Cina per la regolare fornitura di tè attraverso
carovane di cammelli, fornendo in cambio pellicce, e l'ambasciatore
cinese a Mosca donò diverse casse di tè allo zar Alessio I. La
difficoltà del percorso che le carovane dovevano affrontare, però,
rese il tè estremamente costoso e ad appannaggio solo di nobili e
abbienti. Solo nel 1689 la situazione cambiò grazie al Trattato di
Nerčinsk che segnò di fatto l'annessione della Siberia alla Russia
e consentì di disegnare la nuova tratta commerciale russo-cinese
chiamata Via siberiana, economicamente molto più favorevole.
Ulteriori facilitazioni si ebbero col successivo Trattato di Kjachta
del 1727, integrazione del precedente, che rese la città il crocevia
del commercio del tè.
Il crescente mercato del tè nel XVIII
secolo portò Pietro il Grande a legiferare sulla questione emanando
nel 1706 una legge che impediva ai mercanti non autorizzati dallo
stato di operare a Pechino. Nel 1736 Caterina la Grande regolarizzò
il mercato del tè, e alla sua morte nel 1796 la Russia importava
circa 1'500 tonnellate di tè via carovane di cammelli, sia in foglie
sciolte sia in panetti, cioè abbastanza perché il prezzo scendesse
fino a rendere il tè abbordabile anche per le classi medio-basse.
Il massimo movimento di tè a Kjachta
si ebbe nel 1824, e il 1860 fu l'anno di massimo trasporto di tè via
carovana: a partire dalla fine del XIX secolo, infatti, il crescente
utilizzo del trasporto su rotaia fece pian piano decadere il
trasporto con i cammelli, e il completamento del primo braccio della
ferrovia Transiberiana nel 1880 consentì un trasporto molto più
rapido che passò da 18 mesi a una settimana; ancora fino alla fine
dell'Ottocento comunque la carovana di cavalli o cammelli erano
l'unico mezzo per attraversare alcune aree altrimenti non
raggiungibili. All'inizio del XX secolo, per ragioni commerciali la
Russia smise gradualmente di importare tè direttamente dalla Cina,
preferendo acquistarlo da Odessa o da Londra: nel 1905 si
interruppero i trasporti via cavallo e nel 1925 la carovana cessò di
essere l'unico mezzo capace di percorrere l'intera tratta del tè.
Nel 2002 l'importazione di tè in Russia ammontava a circa 162'000
tonnellate.
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