Il Caffè Meletti si trova nella
città di Ascoli Piceno ed è annoverato nell'elenco dei 150 caffè
storici d'Italia.
Lo stabile si affaccia sulla principale
piazza cittadina, piazza del Popolo, accanto a palazzo dei Capitani.
L'apertura dell'attività del locale
risale agli inizi del XX secolo e fin da allora è stato noto per la
sua raffinata ricercatezza. Nella cittadina marchigiana è
considerato il ritrovo dei personaggi più illustri, nonché punto
d'incontro di cultura e di vita mondana. L'edificio ancora oggi
conserva il fascino dello stile liberty. Il colore dominante della
tinteggiatura esterna, rosa antico, lo contraddistingue e lo
differenzia fra tutti i palazzi storici presenti nella città.
Storia
L'edificio fu progettato dall'ingegner
Marco Massimi ed elevato negli anni compresi tra il 1882 ed il 1884
per ospitare il Palazzo delle Poste e Telegrafi. La fabbrica insiste
sulla stessa area dove vi fu dapprima il locale Picchetto della
Dogana.
La vita vera e propria del Caffè
cominciò, il 22 dicembre 1905, quando Silvio Meletti, industriale
produttore di liquori, acquistò la palazzina ad un'asta pubblica.
Divenuto proprietario decise di destinare il fabbricato all'apertura
di un elegante esercizio commerciale. Commissionò la trasformazione
dell'edificio ad Enrico Cesari, ingegnere, e scelse come pittore
decoratore Pio Cardini.
Il Caffè Meletti prese il nome dal suo
proprietario e fu inaugurato la sera del 18 maggio 1907.
Nell'anno 1981 il Ministero dei beni
culturali e ambientali lo dichiarò d'interesse storico ed artistico.
Dopo 83 anni di attività fu chiuso nel
1990 lasciando un enorme vuoto nella vita sociale della cittadinanza
ascolana. Sei anni più tardi, nel 1996, fu acquistato dalla
Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno che lo sottopose a un
particolareggiato restauro e lo restituì alla città il 19 dicembre
1998. Il locale storico fu riaperto con una nuova inaugurazione
presieduta dall'allora sindaco Roberto Allevi.
Il 21 settembre 2010, il Caffè Meletti
è stato chiuso per essere restaurato e modernizzato, riaprendo il 20
novembre 2011 dopo alcuni mesi di interventi. La modifica più
importante ha riguardato la fruibilità dell'ingresso su via del
Trivio con il ripristino della galleria interna, dismessa nel 1921.
Nel tempo della sua vita il Caffè ha
conosciuto e annoverato fra i suoi illustri frequentatori occasionali
anche Mario Del Monaco, Beniamino Gigli, Pietro Mascagni, Ernest
Hemingway, Renato Guttuso, Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir,
Mario Soldati, e politici di levatura nazionale come Sandro Pertini e
Giuseppe Saragat.
La particolarità dello storico locale
ascolano è l'assaggio dell'”anisetta con la mosca”
ossia del liquore cui si aggiunge dentro il bicchiere un chicco di
caffè. Si ricorda la definizione del Trilussa quando scrisse:
«Quante favole e sonetti m'ha ispirato la Meletti». L'anisetta è
un liquore a base di anice lavorato secondo la ricetta di casa
Meletti, perfezionata nel 1870 da Silvio Meletti.
La società Caffè Meletti srl è stata
acquisita dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, che
ha deciso l'apertura di un ristorante al primo piano del caffè.
Architettura
Il prospetto frontale, di stile
neoclassico, è arricchito da un antistante portico con arcate e
soffitto affrescato da Giovanni Picca, decoratore teatrale italiano
della seconda metà dell'Ottocento. I motivi pittorici sono stati
riportati nuovamente alla luce durante l'intervento di restauro del
1998.
Al primo piano rialzato si aprono
cinque finestre sormontate da arcate che propongono gli stessi fregi
rinascimentali delle altre di piazza del Popolo. All'ultimo piano vi
è l'ampia balconata chiusa dal parapetto chiaro.
Interno
L'ambiente interno e le decorazioni
estetiche del Caffè Meletti rispondono al gusto liberty. Ancora oggi
sono presenti e utilizzati gli originali arredi lignei lavorati ed
intagliati. Vi sono inoltre grandi specchi a parete, divani rivestiti
di velluto verde, piccoli tavoli rotondi con piano di marmo di
Carrara e piede in pesante ghisa.
Il soffitto della sala del piano terra
fu dipinto, da Pio Nardini con la tecnica dell'affresco, tra il 1906
ed il 1907. L'artista dedicò il tema delle sue pitture all'anisetta,
raffigurando putti tra rami di anice.