Un viaggio tra le origini romanzesche, l’aroma persistente delle arance abruzzesi e una ricetta casalinga per celebrare l’eleganza di un liquore unico nel suo genere
Tra i vicoli acciottolati di Pescara e le fragranze agrumate della costa adriatica si cela un segreto alcolico che profuma di nobiltà e artigianato: l’Aurum. Questo liquore, dal colore caldo e ambrato, è il frutto di un’antica ricetta che unisce la scorza d’arancia a un distillato delicato, il tutto armonizzato da un lungo processo di infusione che restituisce un gusto intenso, rotondo, con una morbidezza che accarezza il palato.
Ma Aurum non è soltanto un prodotto da degustare: è un emblema di eleganza abruzzese, un liquore che ha saputo conquistare il favore dei poeti, dei gastronomi e dei viaggiatori fin dal secolo scorso, e che oggi ritorna al centro dell’attenzione grazie alla sua versatilità in cucina e alla riscoperta della liquoristica artigianale italiana.
L’origine dell’Aurum si intreccia con la cultura e la letteratura. Si narra che l’idea del nome fu suggerita nientemeno che da Gabriele D’Annunzio, pescarese illustre e cultore della bellezza in tutte le sue forme. Il poeta, affascinato dalla tonalità dorata del liquore e dal profumo penetrante delle arance, volle coniare un nome che evocasse tanto la ricchezza (l’oro: “aurum” in latino) quanto la materia prima fondamentale (“aurantium”, arancia dolce). L’accostamento non fu casuale: nella sua poetica, D’Annunzio elevava ogni gesto e ogni sapore a esperienza estetica. Aurum non era solo un liquore, ma un momento, una visione.
La vera nascita commerciale del liquore risale agli anni Venti del Novecento, quando la famiglia Amedei, già nota nel campo della distillazione, decise di formalizzare una vecchia ricetta di famiglia, arricchendola con spezie e alcol di qualità. L’obiettivo era chiaro: creare un prodotto raffinato, elegante, perfetto come digestivo ma anche ideale per accompagnare dessert e conversazioni serali.
Da allora, Aurum ha attraversato il secolo con discrezione ma costanza, diventando presenza fissa nelle case abruzzesi e nei ristoranti del centro Italia. La sua bottiglia dalle linee eleganti, spesso in vetro scuro con etichette dorate, rappresenta ancora oggi un riferimento nel panorama dei liquori mediterranei.
Chi ha la fortuna di assaggiarlo scopre subito una struttura unica: l’arancia è protagonista, ma non invadente. Le note dolci e leggermente amaricanti delle scorze si fondono con leggere sfumature speziate, tra cui si possono cogliere sentori di vaniglia, cannella e miele. L’aroma è persistente ma armonico, mentre la consistenza in bocca risulta vellutata, quasi cremosa. La gradazione, intorno ai 40 gradi, è ben bilanciata: il calore alcolico arriva con gradualità, permettendo agli aromi di svilupparsi appieno.
Aurum si presta benissimo al consumo liscio, leggermente refrigerato, oppure a temperatura ambiente nei mesi invernali. Ma si rivela sorprendente anche nella miscelazione, soprattutto nei cocktail a base di whisky, rum o bitter secchi, cui conferisce una nota agrumata e sofisticata. Nei dessert, è spesso impiegato come bagna per pan di Spagna, nelle creme pasticcere o persino nei semifreddi, dove il suo profumo emerge con discrezione e raffinatezza.
Tra le preparazioni più affascinanti in cui Aurum è protagonista, spicca la “Torta all’Aurum e cioccolato fondente”, un dolce elegante e avvolgente che celebra la ricchezza del liquore abruzzese unendolo al carattere deciso del cacao. Un abbinamento che richiama l’equilibrio tra dolcezza e intensità, tra memoria e innovazione.
Ricetta: Torta al Cioccolato Fondente e Aurum
Ingredienti per uno stampo da 22 cm:
Per l’impasto:
200 g di cioccolato fondente al 70%
150 g di burro
120 g di zucchero semolato
3 uova intere
80 g di farina 00
1 cucchiaino di lievito per dolci
Un pizzico di sale
80 ml di Aurum
Per la ganache:
100 g di cioccolato fondente
80 ml di panna fresca
30 ml di Aurum
Preparazione
Preparazione dell’impasto:
Sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria insieme al burro. Una volta fuso, mescolare bene e lasciar intiepidire. In una ciotola a parte, sbattere le uova con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungere il cioccolato fuso, mescolare delicatamente, poi incorporare la farina setacciata con il lievito e il sale. Infine, aggiungere l’Aurum e amalgamare fino a ottenere un impasto omogeneo.Cottura:
Versare il composto in uno stampo imburrato e infarinato. Cuocere in forno statico preriscaldato a 170°C per circa 30–35 minuti. La torta deve risultare umida all’interno ma ben cotta sui bordi. Sfornare e lasciar raffreddare.Ganache al cioccolato e Aurum:
In un pentolino, scaldare la panna fino a sfiorare il bollore. Togliere dal fuoco e aggiungere il cioccolato spezzettato. Mescolare fino a ottenere una crema liscia e lucida. Aggiungere l’Aurum e mescolare nuovamente. Versare la ganache sulla torta raffreddata, lasciando che coli leggermente sui lati.Decorazione e servizio:
Decorare con scorze d’arancia candita o granella di nocciole. Servire a temperatura ambiente, magari accompagnata da un piccolo calice di Aurum.
Oggi, in un tempo in cui l’attenzione si sposta spesso verso tendenze passeggere e sapori globalizzati, l’Aurum si impone come un baluardo dell’identità abruzzese. È un liquore che non ha bisogno di reinventarsi: resta fedele alla sua formula originale, pur aprendo la strada a nuovi usi e sperimentazioni.
Dalle botteghe artigiane alle tavole delle feste, il suo profumo rievoca innumerevoli ricordi familiari. Per molti abruzzesi, rappresenta il brindisi della domenica, la chiusura dei pranzi importanti, la bottiglia che si apre solo in occasioni speciali. Ma è anche, sempre più spesso, una scoperta per chi visita la regione e desidera portare con sé un frammento autentico di sapore locale.
Aurum è molto più di una bevanda alcolica: è un racconto in forma liquida. Ogni sorso parla di artigianato, di passione, di una terra che non ha mai smesso di credere nel valore delle proprie radici. E come ogni racconto ben narrato, lascia un retrogusto che invita a tornarci su, a riflettere, a condividere.
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