giovedì 14 marzo 2024

GALLIANO, IL LIQUORE DORATO D’ITALIA: STORIA, SEGRETI E RITORNO DI UN’ICONA DEGLI ANNI ’60


È alto, slanciato e dorato come un raggio di sole imbottigliato. Il Galliano, con la sua bottiglia iconica e il suo profumo speziato, è molto più di un liquore: è una pagina vibrante della cultura italiana del dopoguerra, un simbolo del boom economico, della Dolce Vita e dell’eccentricità raffinata che l’Italia ha saputo esportare nel mondo. E oggi, in un’epoca di ritorni vintage e riscoperta dei grandi classici, il Galliano rientra di diritto tra le etichette cult del bere miscelato, riconquistando il suo posto tra i protagonisti della mixology contemporanea.

Nato nel 1896 a Livorno per mano del distillatore Arturo Vaccari, il Galliano fu concepito come omaggio a Giuseppe Galliano, tenente italiano caduto eroicamente nella battaglia di Adwa durante la campagna coloniale d’Africa. Il nome scelto non è casuale: rievoca ardore patriottico, romanticismo ottocentesco e una certa grandeur militaresca. Ma ciò che rese immortale il liquore non fu la sua ispirazione bellica, bensì la sua formulazione complessa, una ricetta gelosamente custodita che mescola oltre 30 erbe e spezie, tra cui anice stellato, ginepro, lavanda, cannella e vaniglia del Madagascar.

Alla vista si presenta con una lucentezza gialla intensa, quasi fluorescente, che lo ha reso immediatamente riconoscibile anche sul più affollato degli scaffali. Al naso esplode con note dolci e speziate, mentre al palato si sviluppa in un crescendo aromatico avvolgente e persistente. Il suo gusto unico – che unisce il calore dell’anice alla morbidezza della vaniglia e alla freschezza di erbe alpine – lo ha reso protagonista di numerosi cocktail di culto, su tutti il celebre Harvey Wallbanger, nato negli anni '50 in California e divenuto simbolo della cultura pop americana.

Durante gli anni ’60 e ’70, il Galliano conobbe il suo apice commerciale: le sue pubblicità apparivano sulle riviste di costume, nelle vetrine dei bar, nei film e persino nei romanzi. Era il liquore dei sofisticati, degli anticonformisti, di chi cercava un’evasione esotica nel bicchiere. Ma come molte icone del Novecento, anche Galliano conobbe una fase di declino. Complice la moda dei superalcolici internazionali, delle vodke aromatizzate e dei gin raffinati, il dorato elisir italiano finì per essere relegato agli scaffali alti, più per nostalgia che per consumo.

Tuttavia, l’inversione di tendenza è ormai in atto. Negli ultimi dieci anni, grazie al rinascimento della cocktail culture e alla riscoperta degli spiriti “artigianali”, Galliano è tornato protagonista nei migliori bar del mondo. Merito anche dell’acquisizione del marchio da parte della distilleria olandese Lucas Bols, che nel 2006 ha rilanciato la ricetta originale “L’Autentico” riportandola alla sua intensità originaria e liberandola da eccessive dolcezze che ne avevano segnato la deriva commerciale.

Oggi il Galliano si presta a una duplice lettura: da un lato è liquore da meditazione, servito liscio o con ghiaccio, da sorseggiare lentamente per coglierne ogni sfumatura; dall’altro è ingrediente versatile per mix a base agrumata, speziata o cremosa. Cocktail come il Golden Cadillac (con crema di cacao bianca e panna) o reinterpretazioni del Negroni e dello Spritz stanno dimostrando quanto il Galliano possa ancora stupire e innovare.

Ma il vero fascino del Galliano sta nella sua ambiguità elegante: un prodotto italiano che sembra parlare lingue esotiche, un liquore coloniale senza colonie, un elisir barocco racchiuso in una bottiglia modernista. È liquido culturale prima ancora che alcolico. E proprio in questa identità sfaccettata risiede la sua capacità di adattarsi al tempo, reinventarsi, senza mai tradire se stesso.

In un’epoca in cui il ritorno al vero, all’autentico e all’identitario è più che mai urgente, riscoprire il Galliano significa anche riscoprire un frammento del nostro patrimonio sensoriale e culturale. Un liquore che ha attraversato guerre, mode, boom economici e crisi globali, e che oggi – nel bagliore dorato del suo vetro slanciato – ci ricorda che la tradizione, se ben custodita, può essere la forma più elegante di modernità.



Cocktail Harvey Wallbanger – La Ricetta Classica
Un classico anni ’50, semplice ma d’effetto: il perfetto incontro tra freschezza agrumata e profondità speziata.

Ingredienti:

  • 4,5 cl di Vodka

  • 9 cl di succo d’arancia fresco

  • 1,5 cl di Galliano L’Autentico

  • Ghiaccio q.b.

  • Fetta d’arancia e ciliegina al maraschino per guarnire (facoltativo)

Preparazione:

  1. Riempi un bicchiere highball (tumbler alto) con abbondante ghiaccio.

  2. Versa nell’ordine:

    • la vodka

    • il succo d’arancia appena spremuto (meglio se filtrato)

  3. Mescola delicatamente con un bar spoon per amalgamare.

  4. Con un movimento lento e circolare, versa il Galliano in superficie facendolo scivolare sul dorso del cucchiaio. Questo gli permetterà di stratificarsi e creare la tipica sfumatura dorata del cocktail.

  5. Guarnisci con una fetta d’arancia sul bordo e, se desideri, una ciliegina.

Il nome Harvey Wallbanger si dice derivi da un surfista californiano degli anni ’50, Harvey, che – si racconta – dopo qualche drink di troppo finiva per sbattere contro i muri. Una leggenda urbana? Forse. Ma di certo il drink fu un successo commerciale colossale negli anni ’70, grazie anche a una brillante campagna pubblicitaria americana.

Per una versione più profumata e meno alcolica, puoi ridurre la vodka a 3 cl e aumentare leggermente il succo. Il Galliano, con la sua nota di vaniglia e spezie, darà comunque carattere al cocktail.

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