Viaggio nell’assenzio: dalla Belle Époque parigina alle cucine contemporanee, tra alambicchi, poeti maledetti e rituali sensoriali. Una guida completa per comprendere e preparare il liquore più discusso della storia.
C'è un liquore che ha attraversato la storia europea come un fulmine verde, incendiando menti, ispirando artisti e sollevando paure: l’assenzio. Non è soltanto un distillato a base di erbe aromatiche; è un simbolo culturale, una leggenda liquida intrisa di malintesi, scandali, genialità e rituali. Venerato e proibito, osannato e demonizzato, l’assenzio ha avuto un impatto profondo sulla cultura occidentale, soprattutto tra Ottocento e Novecento, guadagnandosi un posto nella storia dell’arte, della letteratura e – oggi più che mai – della mixology.
Questa bevanda dal colore verde smeraldo, che prende il nome dall’Artemisia absinthium, pianta selvatica e amarognola, è stata a lungo associata a stati alterati di coscienza, ispirazioni visionarie e decadenza intellettuale. Ma al di là dei miti e delle paure collettive, l’assenzio resta un capolavoro della distillazione botanica, un liquore complesso, elegante e tecnicamente raffinato, che oggi sta vivendo una rinascita internazionale, sia nelle distillerie artigianali sia sulle tavole dei più curiosi esploratori del gusto.
La storia dell’assenzio affonda le sue radici nell’antichità. L’Artemisia absinthium era nota già a Greci e Romani per le sue proprietà digestive, toniche e antipiretiche. Dioscoride, medico greco del I secolo d.C., ne descriveva l’uso in numerose preparazioni curative. Ma è solo alla fine del Settecento che nasce l’assenzio come liquore vero e proprio, in Svizzera, grazie alla famiglia Henriod nella Val-de-Travers. Il medico francese Pierre Ordinaire contribuì alla diffusione della ricetta, inizialmente come tonico medicinale, a base di assenzio maggiore, anice verde, finocchio e altre erbe aromatiche.
Fu nella seconda metà dell’Ottocento, con l’avvento della distillazione industriale e la crescente popolarità nei bistrot francesi, che l’assenzio divenne una bevanda diffusa a livello popolare. Venne ribattezzato “La Fée Verte”, la Fata Verde, per il suo colore brillante e l’effetto leggermente euforizzante. A Parigi, tra Montmartre e il Quartiere Latino, diventò il liquore preferito di poeti, pittori, pensatori e bohémiens. Da Baudelaire a Rimbaud, da Van Gogh a Toulouse-Lautrec, intere generazioni di artisti ne fecero uso – e abuso – attribuendogli un’aura mistica.
Con il successo arrivarono anche le polemiche. Alla fine dell’Ottocento iniziarono a diffondersi timori legati a un suo presunto effetto allucinogeno. La sostanza incriminata era la tujone, un composto presente naturalmente nell’Artemisia absinthium. Alcuni studi dell’epoca, oggi screditati, collegavano il consumo eccessivo di assenzio a comportamenti aggressivi, instabilità mentale e dipendenza.
Nel 1905, il caso di Jean Lanfray, un contadino svizzero che uccise la moglie e le figlie dopo aver consumato (tra l’altro) anche assenzio, scatenò una campagna morale e mediatica che portò a numerose proibizioni. Nel 1915, Francia, Svizzera e Stati Uniti vietarono formalmente la produzione e la vendita di assenzio, relegandolo nell’ombra per quasi un secolo.
Solo negli anni '90, grazie a nuove ricerche scientifiche che dimostrarono l’infondatezza dei timori storici, si è avuta una graduale riabilitazione. Oggi l’assenzio è nuovamente legale in gran parte del mondo, purché la concentrazione di tujone non superi i limiti stabiliti (35 mg/l nell’Unione Europea).
Produrre un assenzio autentico richiede competenza botanica, abilità distillatoria e rispetto della tradizione. La ricetta base prevede tre piante fondamentali: Artemisia absinthium, anice verde e finocchio. A queste si aggiungono spesso melissa, issopo, coriandolo, angelica e altre erbe che conferiscono complessità e sfumature.
Dopo la macerazione delle erbe in alcol neutro ad alta gradazione, la miscela viene distillata lentamente in alambicchi di rame. La fase successiva, la colorazione naturale, avviene tramite una seconda infusione a freddo di erbe selezionate che rilasciano i pigmenti verdi. Il risultato è un distillato limpido, profumato, intenso, che va degustato con attenzione e secondo un rituale ben preciso.
Contrariamente all'immaginario popolare – che spesso associa l’assenzio a cucchiai fiammeggianti e spettacoli pirotecnici – il metodo tradizionale è raffinato, quasi cerimoniale. Si serve in un bicchiere largo, su cui si appoggia un cucchiaino traforato con una zolletta di zucchero. Goccia dopo goccia, si fa cadere acqua ghiacciata sulla zolletta, che si scioglie lentamente e scivola nel bicchiere. Questo processo diluisce l’alcol, libera gli oli essenziali e fa emergere il caratteristico fenomeno della louche: il liquore si trasforma in un’emulsione lattiginosa e opalescente, rivelando tutta la ricchezza aromatica.
Ricetta casalinga dell’assenzio (versione semplificata, per uso domestico)
Ingredienti (per 1 litro circa):
30 g di Artemisia absinthium (assenzio maggiore essiccato)
25 g di anice verde
25 g di semi di finocchio
10 g di issopo
5 g di coriandolo
2 g di angelica
1 l di alcol puro al 95%
200 ml di acqua minerale naturale
Filtro a maglia fine o carta da filtro
Nota: Si raccomanda massima attenzione nell'uso delle erbe. L’Artemisia absinthium, se consumata in grandi quantità, può essere tossica. Per un uso sicuro, è consigliato non superare le dosi indicate.
Procedura
Macerazione
In un contenitore in vetro scuro, unire tutte le erbe all’alcol e lasciare macerare per 10 giorni in un luogo fresco, agitando quotidianamente.Filtraggio
Filtrare il contenuto attraverso un panno di lino o una garza, eliminando le erbe esauste.Diluzione
Aggiungere l’acqua, mescolando bene. Questa fase serve a portare il liquore a una gradazione più bassa (circa 65–70%).Riposo
Lasciar riposare il liquido filtrato per almeno 1 mese in bottiglie sigillate, al buio. Più il riposo si prolunga, migliore sarà l’armonia dei profumi.Degustazione
Servire diluito in rapporto 1:3 o 1:4 con acqua fredda, secondo gusto personale. Evitare la fiamma: non è parte della tradizione storica ed è dannosa per l’aroma.
Nel panorama attuale, l’assenzio è protagonista di una vera e propria rinascita culturale. Distillerie artigianali, in Svizzera, Francia, Italia e Stati Uniti, stanno recuperando antiche ricette e metodi tradizionali, offrendo prodotti autentici, spesso in edizione limitata. Nei cocktail bar di tendenza, l’assenzio è diventato ingrediente ricercato, usato con parsimonia per donare profondità aromatica e una nota amaricante distintiva.
Allo stesso tempo, cresce l’interesse da parte di gourmet e appassionati di cucina sperimentale. L’assenzio può infatti essere impiegato con sorprendente efficacia anche in cucina: emulsioni agrumate, salse per pesce, cioccolatini ripieni o dolci da forno con note speziate sono solo alcuni esempi delle sue potenzialità.
Bere assenzio non è solo un atto gastronomico, ma un gesto culturale. Significa entrare in contatto con un pezzo di storia europea, con una visione del mondo che ha attraversato le epoche tra arte e controversia. Oggi possiamo riscoprirlo con consapevolezza, con gusto, con rispetto per la sua tradizione e attenzione per il suo equilibrio.
In un mondo dove la standardizzazione spesso cancella le sfumature, l’assenzio ci ricorda che la complessità è una ricchezza. Ogni goccia racchiude un racconto fatto di erbe, poesia, e distillazione alchemica.