Il Mezcal è l'unico spirito con 1500
flavour. E a Roma c'è un posto dove potervi fare una cultura con gli
unici ambasciatori del Mezcal non messicani.
CRISTIAN E ROBERTO, UNICI AMBASCIATORI
DEL MEZCAL IN EUROPA.
"Immagina la Champagne. Ora
immagina tutta l'Europa, fino all'Oceano Atlantico. Questo è, in
proporzione, il terroir del Mezcal."
Si dice che "non sei tu a trovare
il Mezcal, ma che è il Mezcal a trovare te". L'agave, come si
crede in Messico, è una pianta magica. E così è stato con me. Una
sera, a porte chiuse, ci siamo scolati nel ristorante di amici una
bottiglia intera di questo Mezcal (una cosa che non avevo mai sentito
nominare) con degli scheletri sull'etichetta. Era figo, era come una
tequila ma più avvolgente e mi sono ubriacato con un grande sorriso.
Il Mezcal è una bevanda dalle radici
antichissime. Si dice sia nato in Messico con l'avvento dei
conquistatori spagnoli, in realtà il Mezcal - o meglio il suo
antenato fermentato di agave- c'è dai tempi dei Maya. Chiamato
Pulque o "La Bevanda Degli Dèi", perché ti faceva
sballare, non era altro che una bevanda fatta con i succhi del cuore
della pianta di agave. Solo che a lasciare questa "Aguamiel"
(perché era zuccherina) all'aria per un paio di giorni diventava
alcolico. Il bello è che non potevi essere punito se eri sbronzo,
perché credevano che in te ci fosse la dèa Mayahuel. Quindi bastava
essere sempre ubriachi. Insomma, la storia del Mezcal come lo
conosciamo oggi inizia dall'arrivo degli spagnoli in Messico nel
17esimo secolo. Da quel momento è arrivato sulla terra il più
incredibile dei distillati, non troppo conosciuto al grande pubblico
fino a qualche anno fa. O meglio, conosciuto in quella schifezza di
bottiglia con un verme dentro.
Il Mezcal è diverso dagli altri
distillati perché è totalmente influenzato dal territorio, dalla
mano del maestro mezcalero e ha un ventaglio di sapori e odori enorme
La domande da farsi sono: perché il
Mezcal è un distillato completamente diverso dagli altri? E come mai
racchiude innumerevoli mondi, leggende, sfaccettature e più di 1500
flavours diversi?
Per rispondere mi hanno aiutato
Cristian Bugiada e Roberto Artusio, tra gli unici 5 "Ambasciatori
del Mezcal" non messicani al mondo. Insieme hanno aperto La
Punta Expendio De Agave, cocktail bar a Roma dove al centro di tutto
ci sono il Mezcal, l'Agave e il Messico. Da quando hanno scoperto il
mondo dei distillati di agave (per caso, perché è il Mezcal che ti
trova) si sono fatti innumerevoli viaggi per le regioni messicane a
conoscere i personaggi che lo producono, in posti spesso sperduti.
Hanno toccato con mano la parte più importante di questo distillato:
il territorio e i suoi maestri. E si sono riempiti le valigie di
bottiglie introvabili, a volte messe dentro contenitori di fortuna.
Cristian, originario di Licata in
Sicilia e Roberto, torinese, si conoscevano come bartender. "Io
abitavo vicino a Freni e Frizioni, dove Cristian faceva il
bartender", mi racconta Roberto. "Ho scoperto che Cristian
stava maturando una curiosità sul Mezcal e io ero appassionato di
distillati di Agave da anni. Così, prima di andare al lavoro al
Jerry Thomas mi fermavo con lui e assaggiavamo diverse bottiglie di
Mezcal commentandole." Poi continua: "Ci mancava un pezzo,
però, dovevamo andare in Messico. Una settimana dopo avevamo i
biglietti del nostro primo viaggio alla scoperta del Mezcal."
Era il 2014. Da allora hanno fatto un viaggio ogni due mesi circa,
hanno aperto un bar a tema mai visto prima e il 28 Aprile 2018 sono
stati investiti del titolo di Ambasciatori del Mezcal. Gli hanno
regalato un ritratto fatto da un artista messicano famoso.
La cosa interessante è che da un anno
all'altro il prodotto che viene fuori può essere caratteristico
grazie alla mano del maestro mezcalero, ma completamente diverso.
Quindi, perché il Mezcal è diverso
dagli altri distillati? "Perché è totalmente influenzato dal
territorio, dalla mano del maestro mezcalero e ha un ventaglio di
sapori e odori enorme. Come lo champagne, ma molto di più", mi
dice Cristian.
Vediamo come funziona.
Lezione numero uno. "Il Mezcal non
è una Tequila, semmai la Tequila può essere Mezcal", mi dice
Ricardo, un produttore messicano della regione del Chihuahua durante
una serata a La Punta con 12 tra mezcaleros e gente del mondo del
Mezcal. Le differenze sostanziali tra Tequila e Mezcal sono che per
fare la prima, figlia del Mezcal, ha un territorio di produzione
molto piccolo, la fermentazione - prima della distillazione - avviene
senza le fibre della pianta di Agave e l’agave da usare è solo
l’Azul. L'altra macro-differenza sta nel fatto che con la Tequila
si può aggiungere zucchero (ma ci sono ottimi produttori di tequila
che usano solo Agave), mentre il Mezcal DEVE essere 100% Agave.
Essendo il territorio della Denominazione del Mezcal tre volte più
grande e con più tipologie di agavi, naturalmente aumentano
esponenzialmente i flavour e le caratteristiche. Più che ogni altro
distillato al mondo.
Lezione numero due: un Mezcal ha una
gradazione tra i 32 e i 54 gradi. Oltre si deve chiamare "Distillato
di Agave".
Se bisogna trovare un difetto nel
Mezcal, può essere una nota di fumo accentuata, che copre gli altri
sapori. Però, come accade nel vino naturale, tanti difetti possono
portare a un prodotto con un carattere unico
Lezione numero tre, la più importante:
il Mezcal è figlio del territorio, dell'annata, del tipo di agave e
della produzione. Non esiste un solo distillato altri in grado di
esprimere il terroir come questo. Forse una manciata di Rum.
"Immagina la Champagne", mi dice David Trampe, barman
olandese esperto di Mezcal. "Ora immagina tutta l'Europa, fino
all'Oceano Atlantico. Questo è, in proporzione, il terroir del
Mezcal." Solo che, rispetto agli altri alcolici, rappresenta
solo lo 0,4 delle esportazioni mondiali. In parte perché non si
conosce molto, in parte perché è così tanto artigianale da rendere
difficile conoscere anche solo le etichette. Alcuni produttori,
quando Cristian e Roberto sono andati a trovarli, non sapevano
nemmeno dove fosse l'Europa, per dire.
Di norma uno Champagne si differenzia
da un altro per clima, suolo, sottosuolo e rilievi. E la stessa cosa
avviene per il Mezcal. Solo che nel primo sono concesse tre tipologie
di uva (Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Meunier), mentre nel secondo
le tipologie di Agave sono più di trenta. Più delle micro-categorie
che i maestri mezcaleros usano e che sono leggermente diverse dal
ceppo principale. "Magari hanno il retro della foglia diverso, o
le spine in un'altra direzione", mi spiega Cristian Bugiada,
ambasciatore del Mezcal. "Ci sono tantissime sfumature e il
Consejo Regulador De Mezcal (Consiglio Regolatore Del Mezcal, ndt.)
cerca di catalogare nuove piante, ma solo se almeno un numero
sufficiente di mezcaleros dice di conoscere quella tipologia di
Agave. O diventano pazzi."
I flavours, che possono essere
tantissimi ("Io nelle degustazioni non dico mai cosa dovresti
sentirci, è troppo complesso e personale", mi spiega Cristian),
sono influenzati perlopiù dalla fermentazione. E dalla tipologia di
agave, di una delle 30 varietà conosciute. E oltre a quelli
floreali, minerali o fruttati che si possono riscontrare anche nel
vino, ce ne sono altri riconducibili al mondo degli spiriti
(cioccolato, pane, tabacco, dati anche dall'affumicatura) e alcuni
che possiede solo il Mezcal. Come quello lattico e di formaggio,
presente soprattutto al Nord. Dove invece è stato Roberto, in un
viaggio on the road ai limiti della sicurezza. "Da quelle parti
si usa la fermentazione con il Pulque, questo rende il prodotto più
lattico, quasi "formaggioso". "
La cosa interessante è che da un anno
all'altro il prodotto che viene fuori può essere caratteristico
grazie alla mano del maestro mezcalero, ma completamente diverso. Se
bisogna trovare un difetto nel Mezcal, può essere una nota di fumo
accentuata, che copre gli altri sapori. Però, come accade nel vino
naturale, tanti difetti possono portare a un prodotto con un
carattere unico. "La parte della cottura è importantissima per
questo," mi dice Cristian. "Pensa, una delle persone più
esperte che conosca è una donna, che i mezcaleros chiamano jefa,
capa. Lei sa esattamente come verrà il Mezcal guardando la cottura e
la velocità di distillazione."
Come ho detto, il giorno che ho
preparato questo pezzo ero insieme a 12 produttori di mezcal. All'1
di mattina ero a parlare ubriaco con i ragazzi di "Los Siete
Misterios", i ragazzi che producono la bottiglia che mi ha
introdotto in questo mondo, mentre Ricardo, produttore di un
distillato di Agave del Chihuahua (che non si può chiamare Mezcal
perché non fa parte della Denominazione d'Origine) mi abbracciava
contento, sbronzo e sudato.
"Il terroir del Mezcal è
pazzesco", mi ha detto David all'inizio delle interviste. "Basta
cambiare cento metri in altezza, fermentare con o senza starter,
usare un'acqua diversa, che ottieni un distillato totalmente
differente. Rispetto allo Champagne hai un bouquet di 20.000 profumi
diversi contro 1500."
"Per fare il Mezcal bisogna avere
una doppia distillazione", mi spiega Edgar Ángeles Carren͂o,
mezcalero di quarta generazione di Santa Caterina Minas - azienda
Real Minero - nello stato di Oaxaca, che produce l'80% del Mezcal
messicano. Questo paese è particolare perché la distillazione
avviene solo con vasi di terracotta e perché si usano molte Agavi
selvatiche. "Se vuoi puoi fare una terza distillazione per
aggiungere un sapore in più, dopo e si chiama "Pechuga",
che significa petto. Perché si mette il petto di una pollastra
durante la distillazione."
Con Edgar, che rappresenta
perfettamente il mondo del Mezcal, fatto di piccole produzioni,
scarto zero e continuità nel tempo, ho chiacchierato tanto da finire
mezzo taccuino. "Da noi c'è l'Agave Espadìn, la più comune,
che può essere coltivata e ha un sapore neutro e poi diverse piante
selvatiche. L'Americana, che ha un sapore dolce, di miele e la
Karwinski, detta anche "Largo" o "Barril" (che ha
un tronco cicciotto, tipo piccola palma), che invece ha note
erbacee." Edgar, la cui bisnonna contrabbandava Mezcal negli
anni del proibizionismo messicano (1940-1980) nascondendo le
bottiglie sotto la gonna tradizionale, per distillare le piante
selvatiche con l'alambicco di terracotta, ha bisogno del doppio della
materia. Per questo la sua produzione può essere molto esclusiva.
Parlare con lui è stato incredibile anche per capire quanto etico
possa essere questo distillato: "Non si butta niente. La fibra
si riusa per tappare i buchi dell'alambicco e per fare i mattoni, per
esempio. Il problema nel mio territorio è che alcune piante
selvatiche magari non ricompaiono per 20 anni. Quindi la mia azienda
controlla anche l'impollinamento naturale da parte dei pipistrelli. E
abbiamo avviato un progetto per costruire una biblioteca e dare la
possibilità ai ragazzi di studiare."
Il Mezcal non ti ubriaca, il Mezcal te
pone magico.
Il Mezcal è importante in Messico
anche per un motivo prettamente sociale: accrescere il mercato di
questo spirito significa dare lavoro a piccole popolazioni che, in
altri casi, finirebbero tra le fila dei Narcos. "Una volta ho
preso la macchina e mi sono fatto il Nord del Messico da solo,"
mi dice Roberto Artusio. "Per scoprire un altro Mezcal, quello
non conosciuto in Europa, che viene quasi sempre da Oaxaca. E
certamente al nord, che confina con gli USA, si sente la presenza dei
Cartelli. Ci sono alcune regioni dove entrare è un bel rischio. Tipo
il Michoacan, Puebla, Guerrero."
Il fatto che il Mezcal sia tutelato da
un Consorzio Regolatore (sul sito potete trovare tutto: dai
produttori alle zone, tipologie di Agave e un Magazine ben scritto)
con cui si è creata una Denominazione d'Origine è una cosa molto
importante: in questo modo si può fare ricerca, dare accesso a
qualità e portare lavoro. Oltre che mettere ordine in un caos fatto
di micro-zone, ognuno con le sue caratteristiche, leggende e idee.
Il Mezcal è anche un insieme di
tradizione e novità, come nel caso di Eduardo e Julio Mestre di "Los
Siete Misterios", che si sono innamorati di questo distillato
durante i loro viaggi e se la portavano a Città del Messico dentro
bottiglie di fortuna per farla assaggiare ai ristoratori (e berselo,
ovviamente).
" 'Io so quando le Agavi sono
mature perché mi parlano.' In che senso, maestro?" mi racconta
Cristian di uno dei viaggi. " 'La mattina, quando sorge il sole
passo nei campi e ascolto. Quando mi parlano so che sono pronte'."
Era il rumore delle foglie che si aprivano scricchiolando.
Il Mezcal non ti ubriaca, il Mezcal te
pone magico.