Fino al 1616 il caffè era
essenzialmente un monopolio gestito dallo
Yemen.
Il caffè veniva importato
dall'Etiopia, e successivamente commerciato nel resto del mondo
conosciuto, in particolare in Europa, grazie anche agli accordi con
la Serenissima Repubblica di Venezia.
Ai commercianti yemeniti era vietato
vendere piante o semi di caffè vivi, poiché la pianta era
considerata una vera e propria risorsa commerciale da proteggere,
esattamente come le spezie più preziose o la seta.
La situazione cambiò completamente
quando Pieter Van Der Broecke, un commerciante olandese, rubò una
confezione di semi di caffè e li portò con sé in Olanda di
nascosto, frodando il divieto delle autorità yemenite.
40 anni dopo, il caffè viaggiò fino
allo Sri Lanka, dove divenne una delle coltivazioni principali di
quella terra. E da quel momento il commercio del caffè non fu più
un monopolio dello Yemen, ma si aprì ad una dimensione pressoché
globale.
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