La horchata de chufa (orzata di
cipero) (in valenciano: orxata de xufa) è una bevanda
rinfrescante preparata con acqua, zucchero e con il latte del
tubercolo ipogeo che caratterizza le radici di una pianta (il Cyperus
esculentus) diffusa nella piana di Valencia e chiamato appunto
chufa in spagnolo e cipero o zigolo dolce in
italiano.
L'horchata è un latte vegetale ad alto
tasso energetico. Ha un elevato contenuto di grassi, zuccheri e
proteine, nonché sali minerali (fosforo, potassio) e vitamine (E e
C). Si serve fresca, a volte gelata o in forma di granita.
La diffusione dell'horchata, bevanda
estiva molto diffusa nella Spagna sudorientale, è da ricondursi alla
presenza degli Arabi a Valencia (dal secolo VIII al XI).
Horchata e orxata
derivano probabilmente dal catalano ordiata (da ordi,
orzo), che a sua volta, analogamente alla parola italiana “orzata”,
procede dal latino (hordeata < hordeum, orzo).
Secondo la tradizione popolare, la
parola sarebbe nata ai tempi della conquista di Valencia, quando
Giacomo I d'Aragona, al momento di entrare in città, si vide offrire
un assaggio di questa bevanda da parte di una bella ragazza
valenciana. Il sovrano, deliziato da questa bevanda misteriosa,
avrebbe risposto “Açò és or, xata” (“questo è oro,
ragazza”), da cui il nome. Questa versione, oltre ad essere
inverosimile, è anche falsa, perché xata è un
castiglianismo che probabilmente era del tutto sconosciuto al
catalano del secolo XIII.
La pianta da cui si ricavano i
tubercoli per l'horchata è il Cyperus esculentus (cipero
dolce o zigolo dolce), della famiglia delle Cyperaceae. Tale pianta,
simile al papiro, cresce diffusamente nella piana di Valencia e viene
localmente denominata chufa (xufa in catalano). Nella
lingua italiana il tubercolo è noto, tra gli altri, col nome di
babbagigi (dall'arabo الحب العزيز
al-habb el-'azīz, "seme buono"); in inglese
è denominato tiger nut (noce tigre), in francese souchet
o amande de terre (mandorla di terra) e in tedesco Erdmandel
(mandorla di terra). La pluralità dei nomi volgari riscontrabili
nella lingua italiana (tra cui abelasia, cabasisi,
bagigi, bacicci, mandorla di terra, zizzola
di terra, dolcichino) conferma la circostanza, altrimenti
nota, di una passata maggior diffusione tanto della coltivazione
della pianta, quanto della consumazione del prodotto, sia pure
prevalentemente senza trasformazioni; a tale proposito, da notare il
trasferimento, in seguito alla sparizione del Cipero dolce dal
mercato, del nome bagigi alle arachidi (rilevabile altresì su
confezioni industriali), che rappresentano, nella specifica nicchia,
il prodotto che oltre ad avere un medesimo sistema di
commercializzazione (per lo più ambulante), è accomunato al Cipero
dalla crescita ipogea e si presenta quindi come suo erede o
usurpatore privilegiato.
La preparazione dell'horchata inizia
con la mondatura del tubercolo e la triturazione. Poi si aggiungono
tre litri di acqua per kg di chufas e si lascia il tutto a
macerare. La massa semisolida viene poi pressata ripetutamente fino
ad ottenere l'estratto finale, cui si aggiungono circa 125 grammi di
zucchero per litro. Il tutto viene infine filtrato e sedimentato.
La horchata è un prodotto tipico della
Comunità Valenciana. In particolare, il luogo più tipico dove
sorseggiare una horchata è la cittadina di Alboraya, situata nei
pressi del capoluogo, dove si trova una quantità impressionante di
orxateries e addirittura una Avinguda de la orxata
(viale dell'horchata).
A tutela della qualità del prodotto e
della denominazione di origine è stato istituito un ente apposito
nella Comunità Valenciana.
L'horchata è anche entrata nei canali
della grande distribuzione ed in Spagna è possibile trovarla in
supermercati e centri commerciali. L'horchata industriale contiene
non di rado derivati del latte vaccino, che se da un lato facilitano
il processo di pastorizzazione, d'altro canto sono un indice di un
basso tasso di chufas.
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