Definire un numero preciso mi viene difficile ma in questa immagine puoi vederli tutti (forse)
Definire un numero preciso mi viene difficile ma in questa immagine puoi vederli tutti (forse)
Il fatto di essere in fusti (che vanno “spinati”) o in bottiglia nulla ha a che vedere con la gradazione alcolica della birra.
Tra le più toste reperibili (ma vanno cercate con il lumicino in quanto sono prodotti da vero intenditore) in fusto, a mio giudizio le migliori sono:
La “Biere du Boucanier” con appena 11° alcolici
La “St. Bernardus Abt” una Trappista Originale (non una birra fatta col “metodo” Trappista) con ben 12° alcolici
I Maya usavano i frutti di una pianta per la preparazione di infusi che li aiutavano a combattere la fatica, ma non era il caffè. Il caffè ha seguito un percorso completamente diverso per arrivare ad essere un prodotto tipico delle nazioni del Sud America.
La pianta del caffè è originaria dell'Etiopia da dove è stata poi esportata in tutti i climi che ne potessero sostenere la crescita.
La preparazione di infusi ottenuti bollendo le bacche del caffè allo scopo di sconfiggere la fatica si è vista per la prima volta verso l'XI secolo, e si è poi diffusa nei successivi 900 anni fino a giungere all'espresso e a tutto il resto che consideriamo caffè al giorno d'oggi.
La prima comparsa ufficiale del caffè in Europa risale al 1575, dove in un rapporto della polizia di Venezia viene menzionato uno strumento per la preparazione di caffè di proprietà di un mercante Turco assassinato. Comunque questa bevanda non cominciò ad essere proposta al grande pubblico fino agli anni '50 del 1600 in Inghilterra.
Quindi possiamo affermare con un buon grado di sicurezza che i Maya non usavano il caffè come bevanda energetica semplicemente perché non ce l'avevano a disposizione e non l'avevano mai visto.
I Maya conoscevano però le proprietà stimolanti delle noci di cacao, che avevano imparato a fermentare e tostare in maniera simile alle pratiche moderne.
Le noci tostate venivano poi ridotte in polvere e infuse per la preparazione di una bevanda scura, amara e dalle proprietà energetiche: la cioccolata.
Pregiati !
Il pregio lo da anche chi li ama, per altri certi vini magari non sono nemmeno buoni.
Bisogna poi dividere, nel caso si faccia un'elenco dei piu' pregiati, in categorie:
vini bianchi, vini rossi, Champagnes e vini da dessert.
Mi spingo ad affermare che, in generale, almeno sulle tre prime categorie i Vini Francesi sono sempre in testa a qualsiasi elenco si possa stilare.
Un vino bianco francese anche dopo 7 anni e piu' e' ottimo. Nessun vino italiano o di altre nazioni (tranne Germania ma non al livello francese) e' di grande qualita' dopo piu'di 7 anni.
La cura, la tecnica con cui si producono i vini di Bordeaux e di Bougogne solo da pochi anni si stanno applicando nell'enologia italiana per alcuni grandi vini, ovviamente copiando la tecnica francese. Ci sono vini rossi francesi che dopo piu' di 20 anni, stappando come si deve la bottiglia, sono sempre e solo immensamente speciali. Trovatemene di italiani ottimi dopo 25 anni!
Nella zona del Barolo c'e' stata la "guerra del Barolo" tra le nuove generazioni di tecnici ed i testardi che volevano continuare alla vecchia maniera quando il consumatore del mondo non richiede piu' quei tipi di vini. Fortunatemante stanno vincendo i giovani usando le tecniche francesi e le vendite di Barolo stanno decollando in giro per il mondo
Champagne: stessa cosa, quelli francesi sono impareggiabili. Si cerca di avvicinarcisi ma sia per il clima, il terreno, la serieta' dei viticoltori e delle associazioni della Champagne, non ci arriva nessuno.
Vini da dessert ce ne son dei buoni a grande livello anche in Italia. Ho gustato recentemente un passito di Pantelleria che era veramente di grande pregio.
In Francia hanno i Sauternes, nati dall'attacco agli acini dell'uva da parte di un funghetto che all'origine doveva essere, e lo era, una disgrazia ma poi hanno saputo controllare questo attacco e ne hanno ricavato un vino pregiatissimo.
Non sono particolarmente filo francese ma devo riconoscere, quale enologo di lunga esperienza a livello mondiale, che i francesi sono ancora e di molto il Numero 1 al Mondo in materia di vini.
Parecchio, in realtà.
Come sempre (sembro un vecchio brontolone a ripeterlo sempre) occorre differenziare birra artigianale e birra industriale.
La birra industriale ha date di
scadenza molto lunghe ma è possibile berle anche oltre quella
data.
Se poi si tengono al fresco i tempi si allungano
ulteriormente.
Anche la birra artigianale può essere
ben bevuta oltre la data di scadenza e allo stesso modo tenerla in
frigo aiuta la conservazione.
La differenza è però che queste
birre, proprio perché prodotte in modi più "caserecci"
hanno scadenze veramente molto brevi, spesso pochi mesi.
Anche nei
migliori beer shop, se ci fate caso, troverete tantissimi prodotti
scaduti, soprattutto se parliamo di birra di importazione.
Questo
non è un problema ma certi tipi di birra, le luppolate su tutte,
rendono al meglio bevute "fresche", appena fatte.