venerdì 18 settembre 2020

Jack Rose

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Il Jack Rose è un cocktail a base di Apple jack, granatina e succo di limone o lime. Era molto popolare negli anni 1920 e 1930, e viene menzionato nel romanzo di Ernest Hemingway del 1926, Fiesta (Il sole sorgerà ancora), nel quale il narratore Jake Barnes beve un Jack Rose nel bar dell'Hôtel de Crillon, a Parigi. Era inoltre uno dei cocktail preferiti dello scrittore John Steinbeck.
Il Jack Rose fa parte dei sei cocktail fondamentali menzionati nel classico de 1948 di David A. Embury, The Fine Art of Mixing Drinks.

Composizione
Ingredienti
  • 2 parti di Apple jack
  • 1 parte di succo di limone o lime
  • 1/2 parte di granatina

Preparazione
Raffreddare una coppetta da cocktail riempiendola con dei cubetti di ghiaccio, dopodiché shakerare tutti gli ingredienti con del ghiaccio e versare il cocktail nel bicchiere, dopo aver rimosso il ghiaccio, utilizzando lo strainer.

Storia
I primi riferimenti al Jack Rose risalgono agli inizi del XX secolo. Il cocktail è menzionato in un articolo del 1905 del National Police Gazette, una rivista statunitense, in cui viene accreditato come suo creatore un barista del New Jersey di nome Frank J. May. Un articolo del 1913 riporta inoltre che le vendite del cocktail avevano subito un brusco calo a causa del coinvolgimento di Baldy Jack Rose nell'omicidio di Herman Rosenthal, un caso di cronaca nera avvenuto nel 1912 a Manhattan.
Esistono numerose teorie riguardo all'origine del nome. Secondo una di esse, il nome del cocktail sarebbe dovuto a (o addirittura inventato da) il noto giocatore d'azzardo Bald Jack Rose. Albert Stevens Crockett, invece, afferma che il noto sia dovuto a un particolare tipo di rosa, di color rosa, chiamata "Jacquemot" (o anche Jacqueminot o Jacque). Secondo altri, invece, il cocktail sarebbe stato inventato da Joseph P. Rose, un ristoratore di Newark che un tempo deteneva il titolo di World's Champion Mixologist. Il menù del ristorante "Harvey's Famous Restaurant", di Washington, attribuisce invece la paternità del cocktail al ristorante stesso. Un'altra possibile spiegazione è che il nome del cocktail sia una parola macedonia, dovuta all'utilizzo di Apple jack e al colore rosa (in inglese, rose) dato dalla granatina.


giovedì 17 settembre 2020

Arak

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L'arak, anche araq o latte di leone, (in arabo: عرق) è una bevanda alcolica tradizionale prodotta e apprezzata nella Mezzaluna fertile, molto diffuso in Libano, in Siria, in Iraq, in Giordania, in Palestina e in Israele.
Incolore, dallo spiccato gusto di anice, ha una gradazione alcolica compresa tra il 30% e il 60%. Viene solitamente servito allungato con acqua e ghiaccio in piccoli bicchieri.

Etimologia

La parola arak deriva dall'arabo ʿaraq ﻋﺮﻕ, che originariamente significava "traspirazione" e ora ha assunto il significato di "distillato". L'arak non deve essere confuso con il quasi omonimo arrak, acquavite prodotta dalla fermentazione di vari elementi come melassa, cereali e del vino di palma da dattero e diffuso principalmente in Estremo Oriente (Malesia, India e Sri Lanka) e in Medio Oriente. L'arak è invece prodotto distillando succo d'uva e aggiungendo grani d'anice. Non va inoltre confuso con l'aragh, che in Armenia, Iran, Azerbaigian e Georgia è il nome colloquiale della vodka.

Preparazione

In Libano ci sono 25 marche di produttori di arak di qualità diverse. La lavorazione comincia già all'interno dei vigneti dove i grappoli d'uva vengono lasciati sugli alberi fino al tardo settembre o all'inizio di ottobre. Una volta raccolti i grappoli vengono schiacciati in barili dove vengono lasciati fermentare assieme al succo (in arabo "El romeli") per tre settimane. Di tanto in tanto i barili vengono mescolati per far rilasciare al composto l'anidride carbonica prodotta.
Il composto viene quindi travasato in alambicchi di acciaio o di rame per la prima distillazione. I tradizionali alambicchi di rame sono finemente decorati con motivi geometrici e sono molto ricercati.
Durante la seconda distillazione all'alcol prodotto durante la prima lavorazione vengono aggiunti dei semi di anice che conferiscono al prodotto il caratteristico sapore. La proporzione tra l'alcol e i semi di anice è variabile ed è uno dei maggiori fattori determinanti il gusto e la qualità del prodotto finito.
Per un arak di qualità il prodotto finito è fatto invecchiare in giare d'argilla. Il risultato è una bevanda all'anice simile all'ouzo, al rakı, alla mistrà e al pastis.

L'arak di altre regioni

In molte altre regioni dell'Asia vengono parimenti denominati arak altri distillati: in particolare in Indonesia un distillato di riso e in Iraq un distillato di datteri. In questi casi arak assume il significato generico di acquavite.

Curiosità

L'arak viene talvolta utilizzato per la preparazione di cocktail in sostituzione del rum, in particolare nei paesi scandinavi.

Principali produttori

I principali produttori di arak, divisi per nazione, sono:

Irak

  • Asriyah (العصرية)
  • Julenar (جلنار)
  • Tayyara (طيارة)

Israele

  • Aluf Ha'arak (אלוף הערק)
  • Arak Ashkelon (ארק אשקלון)
  • Arak El Namroud (ערק אל-נמרוד)
  • Arak El Pasha (ערק אל פאשה)
  • Arak El Sultan (ערק אל סולטן)
  • Arak Gat (ערק גת)
  • Arak Ha'Namal 40 (ערק הנמל 40)
  • Arak Kawar (ערק קעוואר) (عرق قعوار)
  • Arak Mabruoka (ערק מברוקה)
  • Arak Masada (ערק מצדה)
  • Elite Ha'arak (עלית הארק)
  • Nahala (נהלה)

Giordania

  • Haddad (حداد)
  • Bakfia (بكفيا)
  • Oriental Star Distilleries (عرق نجمة الشرق)
  • Zumout (زعمط)

Libano

  • Al Batta (ﺍﻟﺒﻄﺔ)
  • Al Jouzour (الجذور)
  • Al Karram (الكرام)
  • Al-Laytany (ﺍﻟﻠﻴﻄﺎﻧﻲ)
  • Al-Shallal (الشلال)
  • Al-Zahlawi (زحلاوي)
  • Arak el Rif (ﻋﺮﻕ ﺍﻟﺮﻳﻒ)
  • As Samir (السمير)
  • Batroun Mountains (جبال البترون)
  • Brun (ﺑﺮﺍﻥ)
  • Arak Daccache (عرق الدكاش)
  • El Massaya (ﻣﺴﺎﻳﺎ)
  • Fakra (ﻓﻘﺮﺍ)
  • Gerge Bou Raad (جرجي بو رعد)
  • Ghantous and Abi Raad (ﻏﻨﻄﻮﺱ ﻭ ﺃﺑﻲ ﺭﻋﺪ)
  • Kefraya (كفرَيا)
  • Ksara (ﻛﺴﺎﺭﺍ)
  • Layali Loubnan (ﻟﻴﺎﻟﻲ ﻟﺒﻨﺎﻥ)
  • Musar (ﻣزﺍﺭ)
  • Nakd (ﻧﻜﺪ)
  • Riachi (ﺭﻳﺎﺷﻲ)
  • Shadra (شدرا)
  • Tazka (ﺗﺰﻛﺎ)
  • Touma (ﺗﻮﻣﺎ)
  • Wardy (ورده)

Palestina

  • The Good Samaritan Arak (عرق السامري الصالح)
  • Oriental Star Distilleries (عرق نجمة الشرق)
  • Ramallah Golden Arak (عرق رام الله الذهبي)
  • Sabat Arak (عرق صابات)

Siria

  • Al Batta (ﺍﻟﺒﻄﺔ)
  • Al Dinan (الدنان)
  • Al Hayat (ﺍﻟحياة)
  • Al Jarra (الجرة)
  • Al Mimas (ﺍﻟﻤﻴﻤﺎﺱ)
  • Al Rayan (ﺍﻟﺮﻳﺎﻥ)
  • Al Reef (الريف)
  • Kefraya (كفريا)
  • Krom Al Shrfeh (كروم الشرفرفة)

Liquori simili

Italia

  • Anisetta
  • Mistrà (Lazio, Marche)
  • Sambuca
  • Tutone (Sicilia)

Altri paesi

  • Chinchón, in Spagna
  • Ouzo, in Grecia
  • Pastis, in Francia
  • Raki, in Turchia

mercoledì 16 settembre 2020

Perché non dovrei consumare caffè in capsule?


Il caffè in capsule è un’usanza che si è molto diffusa in tempi recenti andando a sostituire ciò che ogni italiano pensava insostituibile: la moka. L’acquisto delle cialde di caffè genera però un grande problema come la produzione di grandi quantità di materiale usa e getta. Che siano di plastica o di alluminio, le milioni di capsule consumate giornalmente nel nostro paese portano ad un forte aumento delle emissioni inquinanti sia in fase di produzione, che di smaltimento del prodotto (o di riciclo, nel raro caso in cui le capsule siano riciclabili). Si pensi che ad Amburgo è stato vietato l’utilizzo delle capsule negli uffici amministrativi a causa del loro alto potere inquinante. Se non si riesce a rinunciare al piacere del caffè bisognerebbe optare per quello della moka o comprare macchine del caffè sprovviste del meccanismo a cialda, l’ambiente e i propri figli ringrazieranno.





lunedì 14 settembre 2020

Angostura

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L'angostura è un amaro ottenuto dall'infusione di chiodi di garofano, radice di genziana, cardamomo, essenza di arance amare e china in una miscela alcolica al 44.7%. Si usa nella preparazione di cocktail tra cui il Manhattan in particolar modo per aromatizzare distillati come gin e vodka e in maniera più limitata in gastronomia, nella preparazione di salse per carne e pesce, e per insaporire zuppe di verdura.

Storia

La sua invenzione si deve al dottor Johann Siegert, medico militare prussiano ingaggiato nell'Armata di Liberazione di Simon Bolivar, il fondatore dello stato del Venezuela. Il dottor Siegert curava i soldati colpiti da febbre e problemi intestinali. Dopo 4 anni di ricerche e di analisi delle virtù delle piante tropicali, sviluppò nel 1824 il suo "bitter" (amaro) per stimolare l'appetito e la digestione dei soldati ammalati.
Il nome angostura (dallo spagnolo angosto, stretto nel senso nautico del termine) è il nome della città dove si era installato il dr Siegert (dal 1846 ribattezzata Ciudad Bolívar in Venezuela). All'epoca era già un porto commerciale importante visitato da navi di tutto il mondo. I marinai sofferenti di malanni dovuti alle lunghe navigazioni si curavano con il "bitter" e ne portavano con loro durante il viaggio di ritorno, facendo conoscere quindi l'angostura in tutto il mondo.


domenica 13 settembre 2020

C’è un motivo scientifico per cui bere uno Jägerbomb non è mai una buona idea

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Gli scienziati potrebbero avere risposto inavvertitamente alla domanda sul perché mai le persone fanno strani mix con lo Jägermeister.
Ah, gli energy drink. Oltre a darti quella bottarella di energia che è sempre apprezzabile durante un lungo viaggio in auto o una partita di calcio, sembrano fare più male che bene. Aumenterebbero i comportamenti sessuali a rischio, incasinerebbero la chimica del cervello: insomma queste bibite sembrano essere la causa di ogni male e il carburante di alcuni tra i comportamenti peggiori nella vita.
Perfetto. Quindi perché non prenderli e mescolarli con un'altra sostanza problematica - quella che solo negli Stati Uniti causa 880mila morti all'anno? Sì, l'alcol. Esatto, stiamo parlando dello Jaegerbomb.
Per quanto possa sembrare folle come idea, combinare le sostanze eccitanti presenti negli energy drink con gli effetti rilassanti dell'alcol è una cosa normalissima, che crea un mix potente i cui effetti sono ancora quasi sconosciuti.
Secondo un recente studio della Research Society on Alcoholism, mischiare alcol e drink ricchi di caffeina ti spingerebbe a bere oltre la tua soglia di sopportazione, ben più di quanto non faccia l'alcol da solo. I ricercatori della Northern Kentucky University hanno selezionato un campione di 26 adulti definiti "bevitori sociali" (13 maschi e 13 femmine) e li hanno fatti partecipare a sei sessioni di bevuta in cui alcol e energy drink erano mischiati in ogni possibile combinazione.
In ognuna di queste sessioni, ai partecipanti allo studio veniva fatto bere uno di sei possibili "cocktail": vodka e un soft drink senza caffeina, vodka e un energy drink di potenza media, vodka e un energy drink potente, un soft drink decaffeinato da solo, un energy drink medio da solo e un energy drink potente da solo.
Dopo ogni sessione, ai partecipanti veniva misurato il tasso alcolico e gli veniva chiesto di esprimere con un valore numerico il loro desiderio di bere ancora. Dai risultati i ricercatori hanno scoperto che in generale quando i partecipanti bevevano alcol tendevano a desiderare di bere ancora, ma che in particolare se bevevano alcol mischiato con un energy drink tendevano a esprimere questo desiderio con un punteggio numerico superiore.
"In conclusione, lo studio fornisce una prova sperimentale che gli energy drink mischiati all'alcol ti fanno desiderare di bere ancora più di quanto non faccia l'alcol da solo, il che conferma alcuni studi effettuati sugli animali da cui è emerso che la caffeina aumenta la capacità dell'alcol di dare dipendenza," hanno concluso i ricercatori.
In altre parole la caffeina sembra mascherare gli effetti dell'alcol e spingere chi beve a bere ancora di più. La caffeina è inoltre uno stimolante, ti tiene sveglio, e questo effetto ti fa sentire meno ubriaco di quanto saresti in realtà stando solo al tuo tasso alcolico nel sangue.
Come chiunque abbia avuto la sfortuna di provarlo in prima persona certamente sa, drink come lo Jägerbomb possono portare ad alcune delle sbronze peggiori della vita. Stando allo studio, gli scienziati avrebbero anche una risposta per il motivo per cui la gente se lo beve, nonostante il terrificante mix di sapori che deriva dal mischiare un liquore alle erbe come lo Jägermeister e una bevanda zuccherina come la Red Bull: per evitare di sbronzarsi troppo in fretta, a quanto pare.



sabato 12 settembre 2020

Amarula

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Amarula è una crema di liquore prodotta principalmente in Sudafrica, a base di frutta selvatica e dal sapore di caramello leggermente fruttato, con una gradazione alcoolica di 17 gradi e zuccherina di 20 gradi. Gli ingredienti principali sono zucchero, panna e il frutto dell'albero denominato Marula (Sclerocarya birrea), chiamato anche "Albero degli Elefanti" o "Albero del Matrimonio".
Il lancio commerciale dell'Amarula come crema di liquore è avvenuto nel settembre del 1989, preceduto nel 1983 dal lancio dello spirito ottenuto dal frutto. L'Amarula ha ricevuto costantemente recensioni positive (pur con la nota di essere, come peraltro molte creme di liquore, troppo dolce per taluni palati) diventando il secondo prodotto più venduto al mondo nella categoria delle creme di liquore dopo la Baileys Irish Cream, riscuotendo un successo particolare in Brasile. L'Amarula è molto popolare e comune in tutta l'Africa, specialmente nelle coste meridionali e orientali, ed è importata sui principali mercati mondiali.
Una credenza popolare vuole che agli elefanti piaccia mangiare i frutti di Marula fermentati e finiscano per ubriacarsi, tuttavia secondo alcune ricerche ciò non corrisponde a verità. Un docufilm divulgativo del 1974 ("Animals are beautiful people") mostra invece elefanti e diversi altri animali ubriacarsi cibandosi di tali frutti. Per via del collegamento dell'albero della Marula con gli elefanti, la casa produttrice - Distell Group Limited - li ha assunti come suo simbolo e si impegna alla causa della loro tutela, attraverso la cofondazione dell'Amarula Elephant Research Programme, presso l'Università di Natal a Durban.
Per scopi di marketing essa produce inoltre oggetti da collezione connessi alla figura dell'animale. La cantante svedese Amanda Jenssen canta della Marula nel brano "Amarula Tree".

Processo produttivo

I frutti, prodotti dalla femmina della Marula, maturano a febbraio, nel mezzo dell'estate sudafricana. Hanno forma oblunga e dimensione simile a quella di una prugna media, con una scorza coriacea di colore giallo vivo e una polpa bianca e fibrosa al cui interno si nasconde un grosso nocciolo con due o tre semi, ricchi d'olio e proteine.
La frutta raccolta viene selezionata e lavorata in modo da separare la polpa dalla scorza e dal nocciolo. La polpa così ottenuta viene trasportata, in cisterne alla temperatura di 8 °C per evitare le fermentazione, al centro di distillazione di Stellenbosch.
A questo punto la polpa viene fatta fermentare alla temperatura di 18-20 °C per 7 – 10 giorni fino ad ottenere una specie di vino. La polpa depositatasi sul fondo delle cisterne di fermentazione viene pressata per estrarre i succhi residui che vengono distillati. Il distillato viene quindi aggiunto al vino ottenuto in precedenza che viene nuovamente distillato secondo diversi procedimenti per ottenere lo spirito che viene invecchiato 2 anni in piccoli barrique di quercia.
Dopo i due anni di invecchiamento il liquore viene miscelato con panna fresca per ottenere la crema di liquore.





venerdì 11 settembre 2020

Alcune curiosità sulla Pepsi


Curioso accordo commerciale tra Pepsi e Unione Sovietica, con cui la compagnia entrò in possesso di navi e sottomarini e divenne la sesta potenza militare al mondo
Come ha fatto la Pepsi, seppure per pochi giorni, a diventare la sesta potenza militare al mondo? Partiamo dall’inizio per raccontare meglio questa curiosa storia.

1959: Eisenhower, Nixon, Khrushchev e Kendall
Nel 1959 il mondo era in piena Guerra Fredda. Negli Stati Uniti il Presidente Dwight Eisenhower desiderava che i cittadini sovietici potessero conoscere il capitalismo e lo stile di vita americano. Per tale motivo organizzò l’Esposizione Nazionale Americana a Mosca, e il vice presidente Richard Nixon si recò in rappresentanza nel paese sovietico.
Durante l’Esposizione Nixon e Khrushchev dialogarono molto sui vantaggi e sui benefici del consumismo e del capitalismo. Lo scambio di idee era talmente acceso che Khrushchev risultava visibilmente sudato. Donald Kendall, vice Presidente Marketing Pepsi, si rese conto della situazione e offrì a Khrushchev un bicchiere di Pepsi. La foto scattata fece il giro del mondo, trasformando il gesto nella migliore operazione di marketing mai realizzata dalla Pepsi.


1972, la Pepsi pagata con la Vodka
Nel 1972 Donald Kendall è il Presidente della Pepsi (dal 1693), mentre Richard Nixon è il Presidente degli Stati Uniti. Il numero 1 della società desiderava fortemente introdurre la bibita nel mercato sovietico, e per tale scopo cercò di sfruttare i contatti del nuovo Presidente degli States per un accordo rivoluzionario.
Raggiunta l’intesa con l’Unione Sovietica c’era il problema di come pagare i rifornimenti. Le leggi dell’epoca erano stringenti, l’URSS non poteva accedere alla moneta straniera e il rublo non poteva esser cambiato sul mercato. Come pagare i rifornimenti di Pepsi? La soluzione fu quella di saldare con la vodka Stolichnaya dato che la maggior parte delle bibite erano di proprietà dello Stato.
Il vantaggio per Pepsi fu doppio: primo prodotto occidentale ad esser commercializzato in URSS e importatore esclusivo della Stolichnaya per il mercato USA.

1989, la Pepsi diventa la sesta potenza militare al mondo
Nel 1989, anno della caduta del muro di Berlino, l’accordo commerciale era in scadenza e in Unione Sovietica erano presenti 20 stabilimenti Pepsi. Il nuovo contratto prevedeva un costo di tre milioni di dollari, il giro d’affari della Pepsi nel paese comunista era cresciuto enormemente. La vodka non bastava più, così l’URSS propose di pagare con l’eredità degli armamenti della Guerra Fredda, una flotta di navi diesel composta da 17 sottomarini, 1 incrociatore, 1 fregata e 1 cacciatorpediniere.
Per quanto strana la compagnia accettò l’offerta, anche perché alternative non esistevano. Durante i giorni della contrattazione Pepsi divenne la sesta potenza militare al mondo per numero di sommergibili diesel in possesso, ben 17 appunto. In seguito una compagnia svedese specializzata nel riciclaggio di rottami acquistò la flotta.
Leggende narrano che Donald Kendall, il presidente della Pepsi, parlando con il Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, gli avesse detto:
Stiamo disarmando l’Unione Sovietica in tempi molto più rapidi di come hai fatto tu.


 
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