mercoledì 27 luglio 2022

Il vino è più forte della birra?

Incredibile ma vero , la birra piu forte del mondo e la scozzese venom snake . 

Indovina quanti gradi ha ?

67,5 gradi . Gia mi gira la testa !



Mentre il vino piu forte del mondo e l'italiano Super Primitivo di Chiaromonte con una gradazione del 19,5 .


martedì 26 luglio 2022

Vino d'orzo

 


Il vino d'orzo è una birra forte tra il 6 e il 12% di alcol in volume.

La prima birra ad essere commercializzata come vino d'orzo fu la Bass No. 1 Ale, intorno al 1870. La Anchor Brewing Company ha introdotto lo stile negli Stati Uniti nel 1976 con la sua Old Foghorn Barleywine Style Ale. Old Foghorn è stato designato come barleywine (una parola) per paura che la presenza della parola vino su un'etichetta di birra potesse dispiacere alle autorità di regolamentazione. Nel 1983, Sierra Nevada Brewing pubblicò Bigfoot Barleywine, diventando la seconda etichetta di vino d'orzo negli Stati Uniti.

Un vino d'orzo raggiunge tipicamente una gradazione alcolica compresa tra 6 e 12% in volume ed è prodotto da pesi specifici fino a 1,120; pari a 320 g/L di zuccheri. L'uso della parola vino è dovuto alla sua gradazione alcolica simile a un vino; ma poiché è fatta di grano anziché di frutta, è una birra. I birrifici negli Stati Uniti in genere lo rilasciano una volta all'anno durante l'autunno o l'inverno.

Esistono due stili principali di vino d'orzo: l'americano che tende ad essere più luppolato e più amaro, con colori che vanno dall'ambrato al marrone chiaro e lo stile inglese che tende ad essere meno amaro e può avere poco sapore di luppolo, con più varietà di colore che va dal rosso-oro al nero opaco. Fino all'introduzione di un vino d'orzo dal colore ambrato con il nome Gold Label da parte del birrificio di Sheffield Tennant's nel 1951 (poi prodotto da Whitbread ), i vini d'orzo britannici erano sempre di colore scuro.

Lo scrittore di birra Michael Jackson ha fatto riferimento a un vino d'orzo di Smithwick in questo modo: "Questo è molto caratteristico, con una luppolazione terrosa, una vinosità, molti sapori di frutta e caramello". Ha anche notato che la sua gravità originale è 1.062.

Martyn Cornell avrebbe affermato che "non esiste alcuna differenza storicamente significativa tra i vini d'orzo e le birre antiche ". In seguito ha chiarito: "Non credo che in realtà ci sia uno stile così significativo come 'vino d'orzo'".

I vini d'orzo, come la Thomas Hardy's Ale , sono talvolta etichettati con una data di produzione, poiché sono destinati ad essere invecchiati, a volte ampiamente.

Molte giurisdizioni hanno regimi di tassazione diversi per i beni alimentari basati sul contenuto di alcol. Poiché il vino d'orzo ha un'elevata gradazione alcolica, in alcune giurisdizioni è tassato a un'aliquota più elevata rispetto ad altre birre. Pertanto, i vini d'orzo tendono a subire un ulteriore sovrapprezzo rispetto ad altre birre. Allo stesso modo, molte giurisdizioni hanno normative diverse in merito a dove possono essere vendute birre e vini, creando confusione in merito a quale categoria rientrano i vini d'orzo e quindi limitando l'accesso.

Una variazione sullo stile del vino d'orzo prevede l'aggiunta di una grande quantità di grano al conto del mosto, risultando in quello che viene chiamato vino di frumento. Questo stile è nato negli Stati Uniti negli anni '80.







lunedì 25 luglio 2022

Proof (alcool)

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L'Alcoholic proof o, più semplicemente proof, è una misura anglosassone che indica la quantità di etanolo contenuto in una bevanda alcoolica. Approssimativamente corrisponde al doppio della percentuale alcoolica volumetrica.
La misura è attualmente in uso solo negli Stati Uniti, mentre in Gran Bretagna viene utilizzato il tasso alcolico in volume secondo le raccomandazioni dell'Unione europea che segue l'Organizzazione internazionale di metrologia legale (OIML) che misura la percentuale di alcool in volume, alla temperatura di 20 °C.


Regno Unito

Le origini della misura sono tipicamente britanniche e risalgono al XVIII secolo, quando il pagamento dei marinai includeva delle razioni di brandy. Per assicurare che il brandy fosse di buona qualità o non fosse allungato con acqua, si usava bagnare della polvere da sparo con il distillato: se questa non si incendiava allora significava che il prodotto conteneva troppa acqua e quindi la prova (proof) era considerata non passata (underproof). In base a questo, una soluzione che superava la prova (proven) veniva classificata con 100 gradi proof (100°). 100 gradi proof corrispondono al 57,15% in gradi volumetrici. Questa misura è ancora utilizzata nelle definizioni britanniche sebbene solo la scala volumetrica sia utilizzata sulle bottiglie e nelle vendite. Il rapporto proof-volume è di circa 7:4, cioè 70 gradi proof sono circa il 40% in gradi volumetrici. L'alcool puro corrisponde a circa 175 gradi proof.
Dal 1740 circa, nel Regno Unito si usava l'idrometro di Clarke. Con il metodo di Clarke, 100 gradi proof inglesi corrispondono ad una gradazione alcolica del 57,1% in volume o del 49,28% in peso (alla temperatura di 10,6 °C) ed a 175 proof negli Stati Uniti.
Nel 1816 venne introdotto l'idrometro di Bartholomew Sikes.



Stati Uniti

Nella definizione attuale negli Stati Uniti il proof number corrisponde al doppio della percentuale d'alcool misurata in volume alla temperatura di 60 °F (15.5 °C). Quindi "80 proof" è 40% alcool in volume (la maggior parte del 60% rimanente è acqua) e l'alcool puro sarebbe 200 proof. Se una bevanda 150 proof è mischiata per metà (in volume) con acqua il prodotto risultante sarà vicino a 75 proof (ma non esattamente perché una piccola quantità di volume cambia quando si mescola alcool con acqua). I numeri proof americani sono citati correttamente come 86 proof e non come "86 gradi proof". L'uso della parola "gradi" in questo contesto è scorretto.
La legislazione federale americana (CFR 27 5.37 Alcohol Content) richiede che le etichette dei liquori rechino la percentuale d'alcool in volume (talvolta abbreviata ABV). Le regole permettono (ma non richiedono) che sia riportata anche la misura proof accanto a quella in volume.



domenica 24 luglio 2022

Flair bartending

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Il flair bartending, o comunemente detto flair, è l'insieme delle tecniche acrobatiche nella preparazione di cocktail inventate ed in uso dalla figura del barman.
Si fondono in esso tecnica psicologica dimostrativa e di vendita (atta ad accogliere ed intrattenere la clientela) e rapidità nell'esecuzione delle figure (l'organizzazione e tecnica di svolgimento lavorativa). Il bartender diventa perciò una figura che funge da agente catalitico mettendo a proprio agio la clientela e creando coinvolgimento e partecipazione della stessa allo spettacolo.
Il bartender, tenendo in mano due o più bottiglie in una sola mano, attua il “Flair” (che in inglese significa: fiuto, attitudine, inventiva). Eseguire il flair è semplicemente efficienza, che si esprime appunto nel movimento del corpo ed associato ad un pizzico di ispirazione personale. È quel tipo di prova in cui, ad esempio, si preparano i cocktail utilizzando i versaggi multipli o contemporanei di liquori, stravolgendo prese e lanci dei contenitori o bottiglie con movimenti a volte aggraziati o talvolta bizzarri, lanciando o afferrando gli stessi davanti o dietro la schiena, secondo una regia pianificata prima o improvvisata al momento, secondo l'esigenza.
Il flair contrariamente a quanto pensa la gente, esiste almeno da 150 anni. Infatti si ha notizia che il primo a praticare questo lavoro sia stato il celebre “professore” statunitense Jerry Thomas quando a metà del 1800 realizzò il suo famoso “Blue Blazer”, versando scotch infiammato e acqua da un tazzone all'altro in una lunga scia infuocata.
Per cercare invece le origini del flair più moderno, dobbiamo tornare indietro di qualche anno dai giorni nostri più precisamente agli inizi degli anni '80 dove alcuni ragazzi californiani lavorando in un bar ed avendo sempre molta gente all'interno del locale, si inventarono alcuni movimenti appositamente studiati per velocizzare il lavoro. La tecnica risultava sorprendente ed efficace e perciò viene subito adottata da altri colleghi. È così che la tecnica viene subito adottata da altri colleghi e presto diventerà una catena popolare di servizi di questo genere in tutta l'America. La catena venne chiamata TGI Fridays.
Passano alcuni anni ed è nel 1997 che ad Orlando in Florida, viene fondata un'accademia la Flair Bartenders' Association (FBA, con l'intento di tutelare e far crescere questa professione ed infine promuovere le prime gare e concorsi in giro per il mondo. Inutile dire che ad oggi la capitale mondiale del flair è diventata Las Vegas non a caso i migliori 4 flair bar del mondo si trovano proprio qui e sono: Carnaval Court, Shadows, Kahunaville, Red Room Saloon. Non di meno però è anche il Roadhouse un flair bar di Londra anch'esso considerato da poco tempo uno dei migliori.
Il 2008 è stato l'anno di fondazione della World Flair Association (WFA), associazione mondiale con sede a Londra, fondata per standardizzare lo stile del Flair Bartending.
Il Flair bartending a sua volta si divide in due varianti: Working Flair ed Exhibition Flair. Il Working Flair è caratterizzato da movimenti sia rapidi che morbidi, tutti eseguiti senza creare ritardi sui tempi di servizio al cliente. Praticato per lo più con un bicchiere, una bottiglia, un cono Boston, una guarnizione, occasionalmente con due bottiglie, è finalizzato alla composizione dei drink con frutta o altre decorazioni. L'Exhibition Flair è usato principalmente a scopo di intrattenimento o nelle competizioni , certe volte può durare anche diversi minuti. Spesso è usato nei locali quale segno distintivo, di campagne pubblicitarie, nella promozione di liquori, in occasione di momenti dimostrativi all'interno di fiere o dimostrazioni. Rispetto al working flair richiedere l'uso di materiale scenico, materiali singolari ed una preparazione più lunga e dettagliata.
Nella cultura di massa il flair divenne subito popolare da quando nel film Cocktail, diretto da Roger Donaldson, un giovane studente di economia, interpretato da Tom Cruise pian piano con il passare degli eventi intraprende una carriera a lui sconosciuta appunto quella di bartender. All'inizio della carriera è molto insicuro ed impacciato, ma alla fine grazie al flair diventa una grandissima star.
In Italia si inizia a parlare di flair bartending nel 1992 quando iniziano ad arrivare le prime attrezzature per i bar dagli Stati Uniti per opera di Stefano Talice e Gianluca Pomati, titolari della "Varpo" i quali durante un incontro ad una fiera incontrano un talentuoso bartender portoghese, Paulo Ramos che dopo alcuni mesi di trattative lo fanno arrivare in Italia e dopo solo 2 mesi gli fanno aprire la prima scuola italiana di flair. Ecco che è così che il nostro paese conosce un periodo di grande popolarità ed iniziano ad emergere i primi talenti nostrani: Lorenzo Bianchi e Marco Sumerano e tanti altri ed iniziano ad arrivare dal circuito internazionale bartender dai paesi dell'Est, dall'Asia e dal Sud America, portando con sé stili diversi e nuove tecniche sempre più spettacolari.
Dopo questi primi anni brillanti però con il passare degli anni il flair è divenuta anche per certi versi la tecnica di lavoro più controversa, più discussa e più incompresa e per questo motivo anche criticata, molto spesso con poca cognizione di causa.


sabato 23 luglio 2022

Aloha screwdriver

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L'Aloha Screwdriver è un cocktail a base di vodka, succo d'arancia, rum e succo d'ananas, appartenente alla categoria dei long drinks.

Ingredienti

  • 1,5 cl rum
  • 3 cl vodka
  • 5 cl succo d'arancia
  • 5 cl succo d'ananas
Shakerare o semplicemente mescolare (come si preferisce) gli ingredienti nello shaker, servire in un tumbler con ghiaccio e due ciliegine.
Secondo A.I.B.E.S. ed I.B.A. va preparato direttamente nel bicchiere tumbler alto dopo aver aggiunto ghiaccio versare 5.0cl di vodka o wodka e 10.0cl di succo d'arancia. Assicurarsi che siano arance bionde, quindi mescolare aggiungere cannucce e fetta d'arancia.


venerdì 22 luglio 2022

Qual è il miglior cocktail bar di Londra?

Questa domanda è molto difficile ma è molto facile rispondere. E la risposta dipende tutto dai tuoi gusti nei cocktail/cocktail bar.


The Old Brewery (Brew Master)
Questo bar si trova nell'antico Royal Naval College. Se è una birra forte e gustosa che desideri, la vecchia fabbrica di birra ha un birrificio sul loro sito dal 1717, quindi non rimarrai deluso. - http://www.worldsbestbars.com/united-kingdom/london/south-east-london/the-old-brewery



Duck and Waffle (sofisticato ed elegante)
Anche senza i cocktail, questo bar è un posto davvero straordinario. Ti ritrovi a sorseggiare uno dei loro cocktail d'autore ben eseguiti mentre guardi la splendida vista di "The Shard" e "Gherkin Tower", beh non è qualcosa... - http://www.worldsbestbars.com/united-kingdom/london /città-e-londra-est/anatra-e-cialda



McQueen (Mixologist Pro)
Se cerchi cocktail miscelati alla perfezione, non cercare oltre. I cocktail al Mcqueen sono presi sul serio ed eseguiti con cura e attenzione, per assicurarti di ottenere tutti i migliori sapori che hai chiesto. Se ti avventuri a McQueen un giovedì sera assicurati di rimanere per "Secret Rendezvous"; ) - http://www.worldsbestbars.com/united-kingdom/london/city-and-east-london/mcqueen



The Bon Bon at Volupte (Il negozio di dolci)

Hai un debole per i dolci? Ti piace ricordare i dolci della tua infanzia? Chiedendoti che sapore avrebbero i dolci e l'alcol... Bene, ecco la risposta! Questi cocktail ben eseguiti sono qualcosa di ispirazione, diverso e davvero qualcosa che vale la pena provare! - http://www.worldsbestbars.com/united-kingdom/london/covent-garden-and-holborn/bon-bon-bar-volupte



Duke's Bar (The Traditional)
Se non riesci a pensare a niente di meglio, allora vai in un bar (che sembra appartenere a un film in bianco e nero) per il tradizionale cocktail fatto con amore e vecchio stile. Questo è quello che fa per te... -
http://www.worldsbestbars.com/united-kingdom/london/mayfair/dukes-bar



Ruby's (parla facile)
Ruby's è tutto ciò che ti aspetteresti da un bar nascosto nel seminterrato a Dalston. Con una gradevole estetica da mercato delle pulci, questo posto è oltre il retrò! I cocktail sono fantastici e la folla è calda... - http://www.worldsbestbars.com/united-kingdom/london/north-and-north-west-london/rubys



giovedì 21 luglio 2022

La più grave dipendenza da alcolico della storia

Nel XVII e parte del XVIII secolo, l'Inghilterra dovette fare i conti con un nemico insospettabile: un distillato a base di grano aromatizzato con le bacche del ginepro e conosciuto con il nome di gin.



La sua dipendenza provocò una crisi sanitaria e un'emergenza a livello di sicurezza. Antenato al suo successore fu il sovrano Guglielmo III, di origine olandese e grande appassionato di jenever, un antenato del gin.

Una legge del 1690 incentivò la distillazione di alcolici a partire dai cereali, e in soli quattro anni la produzione annuale di gin raggiungere i 4,5 milioni di litri. Se nel 1700 un inglese beveva poco più di un litro di gin all'anno, nel 1723 ne consumava mezzo litro a settimana.

Il gin non era chiamato solo dagli uomini, ma molte estimatrici, e per una donna vedova o aveva anche nubile la sua vendita poteva rappresentare anche una preziosa fonte di reddito.


Per i londinesi delle classi agiate il gin divenne sinonimo di prostituzione, di aumento della criminalità e della miseria e i ricoveri aumentarono quasi del 200%, un aumento attribuibile al gin.

Il governo deciso d'intervenire approvando leggi per mitigare gli effetti nocivi dell'abuso e pesanti sanzioni contro la distillazione domestica, rafforzando i controlli sulle licenze e vietando la vendita a credito e nelle carceri.

Inoltre il consumo del consumo di gin fu dovuto anche all'intensa campagna di discredito da parte della stampa, che finì per associarne il consumo alla malattia, alla miseria e alla criminalità.


 
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