Magners (o
Bulmers) è una marca di
sidro prodotta a County Tipperary, in Irlanda, dal C&C Group. I
prodotti includono diverse varietà di sidro: Magners Original,
Magners Light, Magners Pear e Magners Berry. Il sidro fu
originariamente prodotto sotto il nome di "Bulmers" e
continua ad essere venduto con quel nome in Irlanda, sebbene
l'azienda non sia più di proprietà di H. P. Bulmer. Magners è lo
sponsor del Celtic Football Club ed era lo sponsor ufficiale della
Celtic League.
venerdì 20 maggio 2022
giovedì 19 maggio 2022
Anisetta
L'anisetta è un liquore a base
di anice verde (Pimpinella anisum) e il suo nome deriva
proprio dalla pianta che ne è la principale aromatizzatrice. Questa
varietà appartiene alla famiglia delle Apiaceae e produce semi il
cui sapore è simile a quello del finocchio con un retrogusto di
menta.
Si ottiene dalla lavorazione
dell'”aniciato” che consiste nella distillazione
dell'alcool con l'aggiunta di semi di anice che cedono, attraverso il
rilascio degli oli essenziali, il loro sapore. Partendo da questa
base di lavorazione, con ulteriori interventi e l'aggiunta di altri
ingredienti, quali lo zucchero e altri aromi naturali, si produce il
liquore.
Nel sapore rassomiglia molto
all'acquavite di anice, alla sambuca o al mistrà.
La città di Ascoli Piceno ha dato i
natali alla famosa Anisetta Meletti prodotta, dal 1870, da Silvio
Meletti, allora proprietario dello storico Caffè Meletti, che ideò
un originale sistema di distillazione e perfezionò la ricetta del
liquore di sua madre, mediante l'uso di un alambicco a bagno maria
con evaporazione molto lenta per estrarre tutto il sapore dai semi
dell'anice e rendere più profumato possibile il liquore.
L'anisetta deve essere invecchiata in
appositi contenitori di ferro per consentirle di formare “il
deposito sulle pareti interne del recipiente e amalgamare i vari
componenti che le conferiscono quel gusto che è inconfondibile”.
Questo sistema di produzione viene
utilizzato tuttora; l'anice usato è coltivato nelle immediate
vicinanze di Ascoli Piceno, in terreni argillosi.
Modi di degustazione
Liscia
L'anisetta può essere bevuta liscia,
come "ammazzacaffè" o come drink.
Con la mosca
L'anisetta può essere servita liscia
con dentro il bicchiere un chicco di caffè tostato.
Correzione per caffè
L'anisetta può essere aggiunta, in
piccole dosi, come correzione aromatica per il caffè.
Liquori simili
- Ouzo, Grecia
- Pastis, Francia
- Raki, Turchia
- Arak, Medio Oriente
- Tutone, Sicilia
- Mistrà, Marche
- Assenzio, Francia
Curiosità
Il più noto riferimento all'Anisetta
Meletti si trova al capitolo 3 del romanzo di Carlo Emilio Gadda,
"Quer pasticciaccio brutto de via Merulana", in cui compare
come bevanda costosa ed è presentata come un "classico".
L'Anisetta è citata anche nella
letteratura cinematografica: il personaggio Johnny Ola, interpretato
da Dominic Chianese nel film capolavoro "Il padrino - Parte II",
nella scena in cui va a far visita a Michael Corleone (Al Pacino),
presso la residenza di famiglia del Padrino, accetta per drink
proprio un bicchiere di anisetta.
L'Anisetta viene altresì citata in
"Yuppies - I giovani di successo", film del 1986 diretto da
Carlo Vanzina, ed in particolare da Guido Nicheli, direttore di
Giacomo (Jerry Calà), essendo quello il liquore preferito dalla
propria amante (Cinzia De Ponti).
L'Anisetta viene inoltre citata nel
film Casinò (1995) diretto da Martin Scorsese, con
Robert De Niro, Sharon Stone e Joe Pesci, mentre proprio quest'ultimo
narrava infastidito il dolce far nulla dei capi mafia mentre
sorseggiavano Anisetta.
mercoledì 18 maggio 2022
Nocino
Il nocino è un liquore italiano
ottenuto dal mallo della noce, a mezzo di infusione in alcool.
Origine e leggenda
Le origini del liquore sono incerte. Si
sa che esistono versioni di liquore di noci in molti paesi europei,
dall'Italia, agli Urali, all'Inghilterra. Documenti romani antichi
riportano che i Picti, popolo dei Britanni, si radunavano
"nella notte di mezza estate e bevevano "da uno stesso
calice uno scuro liquore di noce". Fonti successive riportano
che tra i francesi era in uso un liqueur de brou de noix, o
ratafià di mallo.
Il liquore fece il suo probabile
ingresso in Italia dalla Francia, diffondendosi prima nella zona del
Sassello e poi nel Modenese. Il noce mantenne sempre un alone di
leggenda, legato alla presenza di streghe e incantesimi, che si
trasmise alla preparazione del liquore. Infatti, per tradizione, le
noci venivano raccolte nella notte di San Giovanni dalla donna più
esperta nella preparazione che, salita sull'albero a piedi scalzi,
staccava solo le noci migliori, servendosi delle sole mani e senza
intaccarne la buccia.
Lasciate alla rugiada notturna per
l'intera nottata, si mettevano in infusione il giorno dopo. La loro
preparazione terminava la vigilia di Ognissanti, cioè la notte del
31 ottobre. La tradizione prescrive di non usare attrezzi di ferro
per la raccolta dei frutti, in base alla credenza secondo cui quel
metallo fosse in grado di compromettere le proprietà delle piante
officinali. L'usanza è comunque molto antica e già i druidi la
seguivano cogliendo il vischio con un falcetto d'oro.
Ingredienti
La ricetta del nocino è semplice. La dose base comprende:- 1 kg di malli di noci (30/33 in numero)
- 1 litro alcool etilico a 95°
- 700-900 g di zucchero
- facoltativa è l'aggiunta di alcuni aromi, quali chiodi di
garofano, cannella, etc, ma in piccole quantità, tali da non
sovrastare l'aroma prevalente di noce.
Preparazione
Per produrre il nocino si utilizzano
noci acerbe ancora nel mallo, raccolte dalla pianta all'inizio
dell'estate, quando sono ancora tenere a sufficienza da poter essere
passate da parte a parte con uno spillo. Le noci vanno lavate sotto
l'acqua corrente e tagliate in quattro spicchi. Vanno messe in un
vaso di vetro a bocca larga, coprendole interamente con lo zucchero e
lasciandole macerare al sole per non più di quattro giorni. Uun
tempo superiore renderebbe il prodotto troppo amaro.
Dopodiché si aggiunge l'alcool,
mescolandolo all'infuso che nel frattempo si è prodotto e ha
contribuito a sciogliere lo zucchero senza l'aggiunta di acqua. La
macerazione va continuata, sempre al sole sino a Natale, con
raccomandazione di aprire il vaso per mescolare ed ossigenare il
prodotto quotidianamente per almeno i primi due mesi.
Anticamente l'acquavite veniva
preparata in casa, lasciando macerare le vinacce della vendemmia.
L'uso quotidiano sostituisce l'acquavite con l'alcool da cucina a
95°, facile da reperire in commercio. Sono in molti a ritenere che
questo sia un ripiego e dia un risultato finale inferiore per gusto e
per delicatezza.
Dopo la macerazione, l'infuso viene
filtrato attraverso un pezzo di stoffa di lino: le noci vanno
torchiate e le torchiature, pure filtrate, vanno aggiunte con
sapienza e nella giusta dose al prodotto che andrà imbottigliato in
bottiglie di vetro scuro a chiusura ermetica o affinato in botti di
rovere già avvinate in precedenza per togliere il tannino dal legno.
Si ritiene abbia effetti benefici sulle digestioni difficili e sui
dolori ventrali causati da gas intestinali.
È ricco di acido gallico: la
tradizione erboristica lo consiglia come digestivo, come tonico e
contro i disturbi del fegato. Tuttavia, come per ogni alcolico e
superalcolico, va bevute solo in modeste quantità. Una ricetta più
recente e molto delicata prevede, per 30-33 noci, un litro di cognac
(o brandy), 400 grammi di zucchero, 6 chiodi di garofano e, se
disponibile, 1 grammo di macis.
Il contenitore con l'infuso di noci,
chiodi di garofano e macis, cui non va aggiunto lo zucchero per il
primo mese, va lasciato al sole, chiuso ermeticamente, e agitato due
o tre volte al giorno. Passato il mese si aggiunge lo zucchero, si
mescola e si lascia di nuovo al sole per due settimane, sempre
agitando due o tre volte al giorno. Poi si filtra, anche due volte se
necessario, si imbottiglia e si lascia riposare per almeno due mesi
in luogo buio e fresco.
Risultato
Il nocino deve risultare denso, bruno brillante, limpido, con sentori e profumi di noce intensi e persistenti, con buon corpo, con sapore di noce primario ed una perfetta risultanza armonica di tutti i suoi componenti.Utilizzo
Il modo migliore di servirlo è liscio
a temperatura di 16-18°, come digestivo alla fine dei pasti. Alcune
varianti lo vedono servito con il Parmigiano reggiano o sul gelato
per un ottimo dessert.
Come fare
Il difficile sta nella scelta delle
noci e del loro periodo di maturazione, scelta che richiede capacità
ed esperienza. Le noci debbono possibilmente provenire da piante
vecchie, meglio se di collina ed esposte al sole. Il frutto del noce
è una drupa. La parte esterna, esocarpo o mallo, carnosa e
profumata, scurisce rapidamente una volta a contatto con l'aria, a
causa della presenza di tannini. Quella interna (endocarpo) è
composta da un involucro legnoso a due valve divisa in quattro
partimenti distinti da setti legnosi imperfetti, che ospitano il
gheriglio (seme) di aspetto cerebriforme.
Il periodo della raccolta delle noci
destinate alla preparazione del nocino, chiamato dagli erboristi
tempo balsamico, va colto con precisione in quanto dura pochi
giorni e può “scappare”. Le noci vanno seguite
attentamente durante la maturazione: occorre, infatti, tagliarle in
due parti per controllare i quattro incavi presenti all'interno, ove
in più fasi si genera il gheriglio. Dapprima la consistenza appare
liquida, poi più densa o gelatinosa, infine consistente nella sua
fase finale di maturazione. Il periodo giusto per la produzione del
nocino (o "tempo balsamico", come detto), si ha quando la
parte interna del frutto appare gelatinosa.
Difetti
Le noci troppo acerbe danno per
risultato un nocino troppo verde, mentre quelle troppo mature danno
un prodotto legnoso, amarognolo ed allappante a causa del troppo
tannino. Anche il nocino messo a invecchiare in botte usata per la
prima volta sarà difettoso a causa dei tannini. La botte dovrà
quindi essere spurgata con alcool, vino ,o soluzioni con acido
citrico, per almeno sei mesi.
Associazioni
A Spilamberto, in provincia di Modena,
esiste dal 1978 l'associazione Ordine del Nocino Modenese che
ha lo scopo di organizzare, promuovere e sostenere iniziative e
manifestazioni atte a tutelare, valorizzare e diffondere l'antica
tradizione del nocino. In origine l'Ordine era formato da sole donne,
ed anche oggi, pur con qualche concessione alla parità dei diritti,
la maggioranza del Consiglio è formato da donne. Questo per
ricordare le origini del nocino, legate soprattutto alle "rezdore",
che nelle case contadine erano le depositarie della tradizione della
produzione di questo liquore. Tutti gli anni, nei mesi di gennaio e
febbraio, l'Ordine organizza un Palio aperto a tutti coloro che
producono per passione il nocino e che vede premiato il migliore dei
concorrenti il giorno di S. Valentino (14 febbraio).
Inoltre da alcuni anni l'Associazione
organizza eventi legati alla tradizione della "Guazza" di
S. Giovanni, ossia della supposta magica rugiada che scende nella
notte fra il 23 ed il 24 di giugno. L'Ordine inoltre organizza corsi
per imparare a produrre, a degustare e a valutare il nocino, formando
così gli assaggiatori e i maestri assaggiatori che andranno a
condurre il Palio. A Modena è da anni operante l'Albo
Assaggiatori di Nocino Tipico di Modena "Il Matraccio“,
associazione no profit che si occupa di diffondere questo prodotto
attraverso una scuola itinerante per allievi assaggiatori di Nocino
Tipico di Modena.
Inoltre in collaborazione con il comune
di Castelfranco Emilia, organizza "Nocinopoli" – La
città del Nocino : una serata in cui tutto è riconducibile
al Nocino, il vero protagonista dell'evento. La manifestazione si
svolge nel cuore di Castelfranco nella domenica più vicina al 24
giugno: la Via Emilia, che come le altre vie e piazze del centro
cambia nome per l'occasione, viene chiusa al traffico automobilistico
per lasciare spazio ai numerosi stand che rappresentano i prodotti di
eccellenza del territorio modenese. Oltre all'immancabile Nocino, con
tutti i suoi derivati, che funge da padrone di casa, sono presenti il
Parmigiano Reggiano, l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, il
Prosciutto di Modena, il Lambrusco, il Melone, i Borlenghi, i Ciacci,
le Crescentine…), oltre a quelli provenienti da altre province e
regioni d'Italia invitati per l'occasione.
martedì 17 maggio 2022
Sambuca (liquore)
La sambuca è un liquore dolce, la cui
base essenziale viene realizzata con acqua, zucchero e oli essenziali
della varietà di anice stellato e successivamente elaborata tramite
l'uso di varie erbe naturali in numero variabile, che fungono da
agenti aromatizzanti del liquore stesso.
Preparazione
L'originale ricetta del liquore sambuca
prevede l'uso di alcool, acqua di sorgente, zuccheri ad alta
solubilità, diverse combinazioni di anice e distillato di fiori di
sambuco (Sambucus nigra).
La base della sambuca è costituita
dagli oli essenziali ricavati dalla distillazione a vapore di anice
stellato (e/o anice verde) e finocchio. Tali ingredienti, attraverso
la distillazione, conferiscono al liquore un forte profumo di anice.
Contiene anche estratti di fiore di sambuco bianco dal quale deriva
il nome, nonché in alcune preparazioni, timo, menta piperita,
genziana ecc. Gli olii così ottenuti vengono poi macerati e infusi
in alcool allo stato puro il tutto addizionato da una soluzione
concentrata di zucchero e altri aromi naturali. La sambuca è quindi
un liquore dolce e vellutato, dalla consistenza densa e oleosa, dai
sapori intensi e delicati con gradazioni basse e molto forti e
dall'aspetto assolutamente trasparente e incolore. Al contatto con il
palato rimane liscia con sprazzi arcigni.
La storia
Sambuca deriva dal nome della
pianta (sambuco) da cui si ricava l'estratto. L'etimologia di sambuco
(latino sambūcus o sābūcus, già attestato in
Plinio) è incerta ma probabilmente d'origine non indoeuropea. Si
pensa che possa derivare da una forma mediterranea (egea) *saba,
"acqua", col significato di "pianta che vive
nell'acqua" o "con l'acqua" (?) che si ritrova anche
nel dacio σεβα seba "sambuco".
La ricetta originale della sambuca trae
probabilmente origine dalla tradizione erboristica certosina un tempo
nota per le bevande alcooliche e per i preparati medicamentosi. Come
già detto, l'estratto di fiore di sambuco bianco è uno degli
ingredienti, ma non il principale.
La sambuca fu commercializzata alla
fine del XIX secolo a Civitavecchia da Luigi Manzi col nome di
Sambuca Manzi appunto, ancora oggi prodotta. Fu poi lanciata a
livello internazionale da Angelo Molinari a partire dal 1945, a
guerra appena finita, col nome di “Sambuca Extra Molinari”. Ora
la ditta è gestita da Mafalda Molinari
Degustazione
La sambuca può essere servita liscia,
come ammazzacaffè o semplicemente come drink; possono essere
aggiunti uno o due chicchi di caffè come ornamento, la cosiddetta
"mosca", che masticata mentre si beve ne esalta il gusto.
Può essere servita, invece, con ghiaccio, con uno o due chicchi di
caffè come ornamento. Può essere utilizzata come correzione per il
caffè; se bevuta con aggiunta di acqua fredda è anche chiamata "col
fantasma" in quanto aggiungendo acqua, la sambuca diventa bianco
opaco somigliando a del fumo.
Flambé (o "a soffietto" o "Bum Bum")
Sambuca Flambé
Utilizzare un bicchierino stretto,
accendere la sambuca in superficie, tappare il bicchiere con il palmo
della mano finché la fiamma si spegne ed il bicchiere si attacca al
palmo della mano a causa della pressione negativa creatasi tra il
bicchiere e la mano. Verificato che il bicchiere è attaccato bene,
agitare per qualche secondo. Staccare la mano e bere tutto di un
fiato. Tappare di nuovo il bicchiere, creare un piccolo spazio
spostando la mano e con la bocca aspirarne l'essenza rimasta nel
bicchiere (il cosiddetto "soffietto").
Nei locali dell'ex-URSS, specialmente
in Russia e Ucraina, è molto diffusa la seguente variante della
sambuca flambé: il cameriere fiammeggia la sambuca in un bicchiere
da brandy e poi la versa ancora in fiamme in un secondo bicchiere più
aperto, tipo tumbler. Mentre il cliente beve la sambuca tutta d'un
fiato, il cameriere capovolge il primo bicchiere e lo appoggia su un
tovagliolo di carta dove è stata fatta passare attraverso una
cannuccia, da cui poi il cliente sniffa i vapori di alcool.
Cocktail a base di sambuca
Diverse sono le ricette nei cui
ingredienti compare la sambuca come base più dolce in alternativa ai
classici gin e vodka, molto spesso in versione tonic o fizz
usando però la cola al posto della soda.
Nei rifugi sulle montagne abruzzesi, si
usa preparare uno shot ("cicchetto") composto per metà da
sambuca e metà Centerba (tipico liquore abruzzese); il nome del
cicchetto è "SdraiaVacche" per le ovvie conseguenze della
sua bevuta.
Marche di sambuca (elenco parziale)
La Sambuca, secondo il Regolamento UE
110-2008 è una bevanda alcolica che deve essere INCOLORE, oltre ad
avere un'altra serie di caratteristiche quali il contenuto minimo di
anetolo, la gradazione alcolica minima etc. Risultano in commercio,
soprattutto nel Regno Unito, molti Liquori colorati a base di Sambuca
(si stimano oltre 9 milioni di bottiglie all'anno), denominati
"Sambuca" o "Sambuca liqueur" che contravvengono
in maniera palese al Regolamento comunitario di riferimento. Sia in
Italia che nel Regno Unito sono in corso sequestri di queste bevande
alcoliche impropriamente denominate "Sambuca"
Di seguito alcuni produttori di
Sambuca:
- Sambuca Manzi, gradazione alcolica 42%
- Sambuca Antica, gradazione alcolica 38%
- Sambuca Molinari, gradazione alcolica 42%
- Sambuca Ramazzotti, gradazione alcolica 38%
- Sambuca Isolabella, gradazione alcolica 40%
- Sambuca SIMAL, gradazione 40%
- Sambuca Villa Colonna classica Kristal, gradazione alcolica 38%
- Sambuca Borghetti, gradazione alcolica 38%
- Sambuca Massari, gradazione alcolica 40%
- Sambuca Luxardo, gradazione alcolica 38%
- Sambuca Vecchia Sarandrea, gradazione 42%
- Sambuca Stella d'Italia Toschi, gradazione 40%
- Sambuca Stock, gradazione alcolica 40%
- Sambuca IVAL, gradazione alcolica 40%
- Sambuca Fiume, gradazione alcolica 42%
- Sambuca Colazingari, gradazione alcolica 40%
-
Sambuca SIMAL
-
Sambuca Villa Colonna classica Kristal
-
Sambuca Borghetti
-
Sambuca Borsci
-
Sambuca Franciacorta
-
Sambuca Isolabella
-
Sambuca Vinci
-
Sambuca Massari
-
Sambuca Stock
Liquori simili
La sambuca è solo uno dei tanti
liquori a base di anice prodotti soprattutto nell'area mediterranea.
I più famosi sono:
- Ouzo, Grecia
- Pastis, Francia
- Rakı, Turchia
- Arak, Siria Libano e Israele
- Tutone, Sicilia
- Mistrà, Marche
- Anisetta, Marche
- Sassolino, Modena
- Assenzio, Francia, Svizzera Romanda (è un distillato di varie erbe tra cui anice, ma non un liquore a base di anice)
- Aguardiente, Colombia
lunedì 16 maggio 2022
Mistrà (liquore)
Il mistrà è un liquore tipico
marchigiano e laziale ottenuto per distillazione di alcol di vino e
aromatizzato tramite l'infusione di anice (gradazione alcolica
attorno al 40%-60%).
Storia
Trae le sue origini dalla conquista
dell'omonima città (situata a circa 8 km dall'antica Sparta) da
parte della Repubblica di Venezia, avvenuta nel 1687 e terminata nel
1715. I veneziani scoprirono l'ouzo e lo portarono in patria,
battezzandolo con il nome della città conquistata. Da quel momento
il mistrà divenne il liquore per eccellenza della Serenissima. Le
dominazioni austriaca e francese segnarono il declino della sua
popolarità in Veneto.
Il mistrà, a differenza dell'anisetta
e della sambuca, entrambi dal sapore dolce, ha un gusto molto secco,
che lo rende ideale per correggere il caffè ma può essere bevuto
anche liscio. A Venezia era anche bevuto alla maniera dell'ouzo e del
pastis francese, mischiato con acqua. Alla fine dell'Ottocento il
mistrà venne riscoperto da Girolamo Varnelli, che ne interpretò e
perfezionò la ricetta, partendo dall'intenzione di creare un decotto
contro la malaria per i pastori transumanti in Maremma, creando il
Varnelli, l'Anice Secco Speciale, tipico prodotto marchigiano.
Essendo un prodotto di tradizione
contadina, normalmente viene prodotto e consumato in casa, il
Varnelli invece è commercializzato su vasta scala.
Riconoscimenti
Su proposta della Regione Marche e
della Regione Lazio, il Ministero ha concesso il riconoscimento come
prodotto tradizionale.
domenica 15 maggio 2022
Boza
La Boza, anche Bosa (dal
turco: boza), è una bevanda fermentata popolare in
Kazakistan, Turchia, Kirghizistan, Albania, Bulgaria, Macedonia,
Montenegro, Bosnia-Erzegovina, parti della Romania, Serbia, Ucraina,
Polonia e Lituania.
È una bevanda di malto, a base di mais
e di grano in Albania, grano fermentato in Turchia e di frumento o di
miglio in Bulgaria e Romania. Ha una consistenza densa e una bassa
gradazione alcolica (di solito circa l'1%), oltre ad avere un sapore
leggermente acido dolce. Ci sono diversi tipi di Boza, i più
importanti dei quali sono la Boza bulgara, albanese e turca.
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