domenica 1 novembre 2020

Batida

Risultati immagini per Batida


Batida è un termine generico che designa una famiglia di cocktail da party brasiliani a base di alcool, di succo di frutta e di zucchero. La parola batida deriva dal portoghese bater (battere). Bevuta come aperitivo, la batida è spesso proposta nei ristoranti in grandi caraffe. Una batida autentica brasiliana deve essere preparata fresca: nonostante in Europa questo tipo di cocktail si trovi fabbricato su scala industriale, in Brasile questo non avviene mai.
In musica il ritmo della bossa nova è chiamato elegantemente anche "batida"... La batida de João Gilberto, il musicologo Walter Garcia la definisce, «par une combinaison rythmique entre la régularité de la basse et l'irrégularité des accords» (una combinazione ritmica tra la regolarità dei bassi e l'irregolarità degli accordi).

Ricetta generica

Una batida è sempre di:
  • 3 parti di cachaça: si tratta di una bevanda alcolica molto popolare in Brasile, distillata a partire da succo di canna da zucchero fermentato.
  • 1 parte di succo di frutta o latte di noce di cocco.
  • zucchero (un cucchiaio da minestra)
  • a volte un po' di acqua
Tutti gli ingredienti sono leggermente battuti in un mixer; questo serve per mescolare bene gli ingredienti. Poi il tutto viene servito freddo in un grande bicchiere, con ghiaccio.



Varianti della ricetta generica

Le varianti più comuni sono:
  • Batida de coco, latte di cocco e crema (o latte condensato)
    • 1 parte di latte di cocco
    • 3 parti di cachaça
    • zucchero (1 o 2 cucchiaini da caffè)
    • ghiaccio a volontà
  • Batida de maracujá, succo di frutta della passione.
    • 1 parte di succo di maracuja
    • 1 parte di succo d'arancia
    • 3 parti di cachaça
    • zucchero (2 o 3 cucchiaini da caffè)
    • ghiaccio a volontà
  • Batida de limão, al limone. Anche nominata batida paulista, è più conosciuta in Europa come Caipirinha.
    • 1 parte di succo di limone
    • 3 parti di cachaça
    • zucchero (1 o 2 cucchiaini da caffè)
    • ghiaccio a volontà
  • Batida de mel, con miele e succo di limone verde.
    • miele (un cucchiaio da minestra)
    • 1 parte di succo di limone verde
    • 3 parti di cachaça
    • zucchero (1 o 2 cucchiaini da caffè)
    • ghiaccio a volontà
  • Batida de manga, è al mango.
    • 1 parte di succo di mango
    • 1 parte di succo d'arancia
    • 3 parti di cachaça
    • 1 parte di acqua
    • zucchero (2 o 3 cucchiaini da caffè)
    • ghiaccio a volontà
  • Batida de cajú, alla noce di acagiù.
    • 1 parte di succo di noce di acagiù
    • 3 parti di cachaça
    • zucchero (1 o 2 cucchiaini da caffè)
    • ghiaccio a volontà
  • Batida de Abacaxí con ananas.
    • 100gr di ananas
    • 1 parte di spremuta d'arancia
    • 1 parte di cachaça o vodka
    • 1 parte di acqua
    • 1/2 parte di latte condensato
    • zucchero (1 o 2 cucchiaini da caffè)
  • Batida de Acerola con ciliegia acerola.
    • 100gr di acerola
    • 1 1/2 parte di spremuta d'arancia
    • 1 parte di cachaça o vodka
    • 1 fetta di banana
    • 1/2 parte di latte condensato
    • zucchero (1 o 2 cucchiaini da caffè)

sabato 31 ottobre 2020

Brandy italiano

Risultati immagini per Brandy italiano



Il brandy italiano è il nome dell'acquavite ottenuta in Italia dalla distillazione di vino proveniente da uve coltivate e vinificate nel territorio nazionale, dopo un periodo di invecchiamento in botte di quercia.

Storia

In Italia era uso distillare i sottoprodotti del vino per ottenere la grappa, ma raramente il vino stesso. L'origine della produzione si deve nel 1773 ad imprenditori inglesi attivi in Sicilia, per fortificare il marsala. Nel 1820 un distillatore originario della Charente, Giovanni Buton, fondò un'azienda a Bologna. Dopo di lui vennero altri produttori francesi, i fratelli Landy, e nel 1884 Lionello Stock fondava a Trieste una celebre distilleria.
La produzione su scala industriale di brandy in Italia nasce nel tardo 1800, quando la fillossera aveva drammaticamente ridotto l'estensione delle vigne della regione di Cognac.
In quegli anni molte distillerie italiane iniziarono a fabbricare brandy per sostituire la scarsa produzione francese. Alcuni marchi sono tuttora noti, come Branca, René Briand e Florio; moltissimi altri tra cui Carpené, Gambarotta, Pilla, Ramazzotti, e Sarti cessarono la produzione.

Metodo di produzione

Il brandy italiano si ottiene per distillazione del vino prodotto in Italia, con qualsiasi tipo di alambicco. È ammesso alla distillazione qualunque vitigno.
La sua gradazione minima al commercio è 37% vol.
La zona di produzione è l'intero territorio nazionale.
L'invecchiamento è di almeno 6 mesi in botti minori di 10 hl, o 12 mesi se in botte più grande, sotto sorveglianza fiscale.
Sono ammesse le aggiunte delle seguenti sostanze:
  • zuccheri, in ragione del 2%
  • sostanze aromatizzanti naturali e preparazioni aromatiche, trucioli di quercia o da altre sostanze vegetali, o mediante infusione o macerazione con acqua o con acquavite di vino, nella misura massima del tre per cento del volume idrato
  • caramello (per la colorazione)

Uso e degustazione

È uso comune in Italia aggiungere il brandy al caffé. A volte lo si impiega per preparazioni culinarie, ed entra in numerosi cocktail.
Il brandy viene frequentemente consumato liscio, in bicchieri chiamati ballon o nei più indicati bicchieri a tulipano.
È un errore degustare il brandy con ghiaccio, oppure scaldando il bicchiere su una fiamma. Nel primo caso non si liberano gli aromi, nel secondo vanno persi per eccesso di evaporazione o peggio, "cotti", a meno che non si somministri la fiamma per pochi secondi e senza concentrarla in un unico punto del bicchiere: in tal caso una piccola parte dell'alcol evapora rendendo il saportale dell'acquavite più concentrato, intenso e corposo consentendo di degustarlo appieno.
È preferibile riscaldare il bicchiere nel cavo della mano per evitare di rovinare il sapore e il profumo del brandy.

Produttori

Sono svariati, dalle grandi aziende di distillazione, ai distillatori artigianali (una minoranza), fino a rarissimi coltivatori e distillatori in proprio.
La maggior parte del brandy italiano è distillata da grandi distillerie industriali sparse sull'intero territorio nazionale, e successivamente ceduta ad aziende che ne curano l'affinamento, oppure esportata verso altri Paesi produttori.

venerdì 30 ottobre 2020

Cos'è la distillazione "pot still" per il rum?


 



Esistono principalmente 2 modalità di distillazione.

La prima è la Coffey still ovvero distillazione continua effettuata tramite alambicco a colonna. La distillazione avviene in base allo spazio.

La seconda è la Pot still ovvero distillazione discontinua effettuata in alambicco discontinuo. La distillazione avviene in base al tempo.

Esistono altri tipi di distillazione che funzionano in modo analogo o sono l unione delle due modalità in configurazioni diverse.

Potenzialmente ogni fermentato, che sia di canna da zucchero nel caso del rum o di cereali, agave ecc, può essere distillato con diverse tecniche quindi non ha senso parlare di singolo distillato se si parla di modalità di distillazione.

Ogni tipo di distillazione porta a risultati diversi, ovviamente, quindi alcuni rum sono distillati in continuo, altri in discontinuo, altri ancora in colonna creola, in base alla tipologia prodotta, alla materia prima, al territorio, alla tradizione locale o esigenze industriali.


La distillazione pot still funziona cosi

Nel caso del rum, viene caricata la caldaia con il fermentato di melassa o succo fresco di canna da zucchero. Sotto la caldaia c'è una fonte di calore. Quando il liquido raggiunge la tenperatura di evaporazione dell alcol, i vapori salgono e si incanalano nel collettore cioè un tubo allungato in forma incurvata detto anche collo di cigno, nella seconda parte dell alambicco i vapori alcolici vengono ricondensati.

Questo procedimento permette la separazione della parte alcolica dall acqua avendo punti di evaporazione diversi.

Nella distillazione discontinua la bravura del master distiller sta nel gestire le temperature per scartare o tenere parti diverse del distillato risultante.


giovedì 29 ottobre 2020

Come si fa a mettere la pera all'interno della bottiglia di grappa?

 

Tradizionalmente, per produrre una bottiglia di grappa al cui interno sia presente una pera (che deve essere della varietà Williams), si inseriva la piccola pera ancora attaccata al ramo in una bottiglia che veniva legata all’albero.
La bottiglia veniva fissata con l’imboccatura all’ingiù, in modo che non entrasse la pioggia.
Il frutto cresceva così dentro la bottiglia, che poi veniva tolta e riempita di grappa.
Alcuni produttori usano ancora l’antico metodo, che però richiede controlli continui, per verificare che la pera non aderisca a una parete, non marcisca o venga attaccata da parassiti.
Da 20 anni, il fondo della bottiglia può però essere avvitato e saldato in un secondo momento.
La pera può dunque essere inserita quando è già matura e di grandi dimensioni.


mercoledì 28 ottobre 2020

Cacique Rum

Risultati immagini per Cacique Rum



Rum prodotto in venezuela per la multinazionale Diageo.
Questo distillato è di colore ambrato, ed è costituito da una miscela di 7 rum, filtrati per 3 volte ed il tutto è invecchiato per 2 anni.
Il nome di cacique, che in spagnolo significa Capo Tribù, caratterizza l'etichetta della bottiglia.

martedì 27 ottobre 2020

Chimay

Risultati immagini per Chimay


La Chimay è una birra trappista belga di Vallonia, prodotta dall'Abbazia di Notre-Dame de Scourmont a Chimay dal 1862.
È una delle undici birre autorizzate a sfoggiare il logo esagonale Authentic trappist product, garantendo che il prodotto è fabbricato nell'ambito di un'abbazia trappista, da parte di monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo, che la produzione, la scelta dei processi produttivi e l'orientamento commerciale dipendono dalla comunità monastica, e che lo scopo economico della produzione di birra deve essere diretto al sostentamento dei monaci e alla beneficenza e non al profitto finanziario.
Nel 1850, il principe di Chimay invita i monaci dell'abbazia di Westvleteren (nella Provincia delle Fiandre Occidentali), a fondare una nuova abbazia dell'Ordine Cistercense. Fin dal 1862, la birra è prodotta con un'acqua particolarmente morbida.
Nel 1988, la produzione arrivava a 120.000 ettolitri annuali. L'imbottigliamento, costruito negli anni settanta grazie all'aiuto di operai laici, avviene a Baileux, a pochi km dal monastero. Tutto ciò ha permesso di non disturbare più la vita monastica, oltre che rendere più efficiente l'aspetto distributivo della birre anche al di fuori del Belgio. La birra di Chimay non è filtrata e non è pastorizzata e sia in fusto che in bottiglia subisce la rifermentazione .
È importata in Italia dal 1978.



Birre trappiste prodotte

Le birre sono tutte a fermentazione alta. Gli ingredienti sono stati argomento di interesse: tutte le birre sono fatte con acqua, orzo maltato, frumento, zucchero, luppolo e lievito. È prodotta in diverse varianti:
  • Chimay Rouge (Rossa), con il 7% di alcool (vol), nella bottiglia da 75 cl, è conosciuta come Première. Ha un colore marrone scuro ed un aroma dolce dal gusto di frutta. Il malto in questa birra ha un carattere ricco, con sentori di noci, lievito e pepe della casa.
    Formati: bottiglia 33 cl, 75 cl, 1,5 lt, fusto 20 lt.
  • Chimay Bleue (Blu), con il 9% di alcool (vol), birra più scura. Nella bottiglia da 75 cl, è conosciuta come Grand Réserve. Questa birra di colore rame scuro ha una schiuma cremosa e un gusto un po' amaro. Considerando che è la birra classica di Chimay, esibisce un gusto di frutta, con caratteristiche piccanti. Il gusto continua a evolversi e svilupparsi negli anni ed è estremamente popolare in Belgio. Formati: bottiglia 33 cl, 75 cl, 1,5 lt, 3 lt, 6 lt, fusto 20 lt.
  • Chimay Blanche (Bianca), o Chimay Triple, con l'8% di alcool (vol), nella bottiglia da 75 cl, è conosciuta come Cinq Cents. Questa birra fragrante presenta un colore arancione chiaro e un gusto molto amaro; è la più asciutta delle quattro. Formati: bottiglia 33 cl, 75 cl, 1,5 lt, fusto 20 lt.
  • Chimay Dorée, con il 4,8% di alcool (vol), fermentata dagli stessi ingredienti della Triple, di puro malto d'orzo, risulta più pallida, più facile da bere e un po' speziata. È una varietà rara, ideata per essere bevuta soltanto in abbazia o alla locanda vicina Auberge de Poteaupré che è associata all'abbazia. Formati: bottiglia 33 cl, 75 cl ( dal 04/2017) , fusto 20. Gli stessi monaci bevono questa varietà di birra piuttosto che le altre tre, più forti.
Una volta fermentata e maturata la birra è trasportata dal monastero all'impianto di imbottigliamento, a pochi chilometri di distanza, che può riempire 40.000 bottiglie all'ora. La birra viene così fatta rifermentare in bottiglia o in fusto per tre settimane, prima della spedizione in tutto il mondo. Il 50% della produzione di birra Chimay è venduto sui mercati d'esportazione.

lunedì 26 ottobre 2020

Antico Caffè Greco

Risultati immagini per Antico Caffè Greco


L'Antico Caffè Greco si trova a Roma in via dei Condotti. È un caffè storico della città, fondato nel 1760, e deve il suo nome al fatto che il fondatore, un certo Nicola della Maddalena, fosse levantino.
Oltre all'origine storica, il caffè è famoso per i molti frequentatori famosi avuti nel corso degli anni; è stato per molto tempo, e in parte lo è tuttora, un ritrovo di intellettuali e goliardi. Vi si riunisce, ogni primo mercoledì del mese, il "Gruppo dei Romanisti", antico cenacolo di studiosi e accademici cultori in particolare della città di Roma. Dal 1940 i loro lavori sono raccolti nel volume "Strenna dei Romanisti", pubblicato ogni anno in occasione del Natale dell'Urbe (21 aprile).
In una sala del caffè, la "Sala Rossa", è stata scattata la foto che compare come copertina del 45 giri di Mia Martini "Minuetto/Tu sei così", pubblicato nel 1973.
L'Antico Caffè Greco di Roma, con oltre 300 opere esposte nelle sale, è la più grande galleria d'arte privata aperta al pubblico esistente al mondo.

Storia

Le prime notizie sul Caffè Greco sono ravvisabili nello Stato delle Anime del 1760 nel quale risulta gestore e forse anche proprietario un "Nicola di Madalena caffettiere", dato che trova riscontro anche in un documento proveniente dalla parrocchia di San Lorenzo in Lucina e conservato presso l'Archivio del Vicariato. La prima sicura testimonianza sul Caffè Greco viene attribuita a Pierre Prudhon, che ne fa menzione in una sua lettera personale a Cesare Pascarella.
All'inizio del XIX secolo il Caffè Greco divenne il ritrovo preferito di artisti e intellettuali tedeschi che si trovavano a operare in Italia. A documentazione del fatto, vi sono tra gli altri gli schizzi e ritratti a matita eseguiti da Carl Philipp Fohr in preparazione di un quadro mai realizzato a causa della morte dell'artista, annegato nel Tevere. Gli schizzi, conservati a Heidelberg e a Francoforte, sono ambientati nel Caffè Greco e raffigurano tra gli altri il tirolese Joseph Anton Koch, il poeta J.M.Friedrich Rückert, Theodor Rehbenitz, Peter Cornelius, J.F. Overbeck che gioca a scacchi con Philipp Veit, e J.N. Schaller. Altri frequentatori erano il filosofo Schopenauer ed Ernst Theodor Hoffmann.
Da allora, il Caffè divenne in generale un punto di incontro per personalità intellettuali e politiche: Gioacchino Pecci, futuro papa Leone XIII, fu un assiduo frequentatore del Caffè, così come lo fu Silvio Pellico.
Nella sala Omnibus del Caffè Greco sono esposti i medaglioni, le placchette in gesso e le miniature raffiguranti gli artisti, poeti, musicisti, che nel corso degli anni hanno frequentato il locale.

 
Wordpress Theme by wpthemescreator .
Converted To Blogger Template by Anshul .