sabato 3 luglio 2021

Birra di frumento

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Il nome birra di frumento è usato per indicare un'ampia famiglia di birre prodotte dalla fermentazione del grano, sempre misto a malto d'orzo; si distinguono per la loro leggera cremosità, il sapore dolciastro e la spiccata nota acida.
Solitamente sono ad alta fermentazione, ovvero appartengono alla famiglia delle ale; in particolare in Germania lo devono essere per legge.
Sono talvolta chiamate "birre bianche", ma non a causa del loro colore, che è anzi spesso di un biondo opaco (principalmente dovuto alle parti di lievito in sospensione), ma a causa della schiuma che si genera durante la fermentazione.
Mentre l'orzo è sempre maltato, il frumento può essere maltato oppure non maltato: questa peculiarità è alla base della differenza tra la "weiss" tedesca e la "blanche" belga.

Germania

Il termine Weizenbier significa in lingua tedesca "birra di frumento", ma è anche in uso, soprattutto in Baviera (regione tedesca) il termine Weißbier o Weissbier ("birra bianca"). Il bicchiere in cui vengono servite (tipicamente da 0,5l) è caratteristico e non si usa mai il classico boccale da birra ma uno particolarmente alto, largo alla bocca, stretto ai fianchi e leggermente più largo alla base.
Come ricordato, nelle Weizen tedesche il grano è sempre maltato così come la frazione di orzo.
Le principali varianti sono:
  • Hefeweizen: la versione "pura", una bionda torbida in cui il lievito in sospensione non viene filtrato (Hefe significa appunto "lievito").
  • Kristallweizen: la birra viene filtrata, conferendole un colore più cristallino; è spesso servita con una fetta di limone e talvolta chicchi di riso.
  • Dunkelweizen: è la versione come birra scura (dunkel in tedesco).
  • Weizenstarkbier: è la variante con maggior contenuto alcolico.
  • Weizenbock: variante fermentata con la tecnica bock.
  • Leichtes Weizen: versione leggera, con un ridotto contenuto alcolico.
La Hefeweizen, senza dubbio la variante più nota, è stata esportata in molte parti del mondo, tuttavia vi sono grandi differenze rispetto alla versione originaria, ad esempio negli Stati Uniti contiene meno grano e più orzo, ed è spesso servita con una fetta di limone o d'arancia.
In Germania (ora anche in altri stati europei) sono da tempo diffuse, in particolari nei microbirrifici, le Weizen con una percentuale di altro cereale (maltato, raramente crudo): avena e farro sono i più utilizzati.

Berlinerweisse

La "bianca di Berlino" è, come dice il nome, una varietà di Weizenbier prodotta nell'area di Berlino; è piuttosto leggera (circa 3% di alcol) e di sapore relativamente acido (dovuto alla presenza di lieviti selvaggi durante la fermentazione), e viene tipicamente servita in un ampio calice, a una temperatura tra gli 8° e i 10°, con una cannuccia. Per attenuare il sapore acidulo, viene tipicamente insaporita con estratti di lampone, limone o Waldmeister, un preparato a base di asperula.

Gose

La Gose è una varietà di birra originaria di Goslar che è oggi una delle birre più tipiche di Lipsia; è fermentata da un composto di frumento, coriandolo e sale, e vi vengono aggiunti fermenti lattici durante la bollitura.
La Gose è attualmente prodotta solo in 3 birrerie, due delle quali a Lipsia, e una a Goslar.

Belgio

La bière blanche (in lingua francese) o witbier (in lingua olandese), traducibile in entrambi i casi come "birra bianca", è prodotta principalmente in Belgio, ma anche nel Nord-Est della Francia e nei Paesi Bassi.
La differenza saliente rispetto alle Weissbier o Weizenbier risiede nel largo uso di frumento non maltato (fino al 50% del totale dei grani) anziché del frumento maltato utilizzato nelle corrispondenti tedesche.
È prodotta seguendo in parte la tradizione medievale, in cui anziché usare il luppolo (oltretutto vietato nell'antica legge francese) si ricorreva a una mistura di erbe e spezie note in olandese come gruut: nella ricetta moderna questo è composto di coriandolo, arancia, arancia amara e luppolo. Questa mistura conferisce alla birra un sapore più fruttato e acidulo del corrispondente tedesco, e risulta molto rinfrescante d'estate; inoltre la birra subisce una seconda fermentazione nella bottiglia.
A differenza della cugina tedesca, viene prodotta utilizzando frumento non maltato e spesso avena, ed è generalmente servita in bicchieri più bassi e tozzi rispetto a quelli alti e stretti delle weizen tedesche.
Un'altra birra belga, il Lambic, può essere considerata una birra di frumento ma non una witbier, perché prodotta per fermentazione spontanea.

venerdì 2 luglio 2021

Cointreau

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Cointreau è un famoso marchio francese che identifica l'omonimo liquore triple sec prodotto a Saint-Barthélemy-d'Anjou in Francia, vicino alla città di Angers, dall'azienda Rémy Cointreau.

Storia

La società Cointreau viene fondata nel 1849 in Francia nella città di Angers dai fratelli Adolphe e Édouard-Jean Cointreau. Il loro primo successo è un liquore a base di ciliegie, zucchero e alcool chiamato Guignolet. Sarà però un liquore preparato per la prima volta nel 1875 da Edouard Cointreau, figlio di Edouard-Jean, a base di scorze di arance amare e arance dolci, zucchero e alcool, a consacrare il successo della loro azienda. All'inizio del XX secolo il liquore comincia ad essere esportato in Europa, nel 1923 raggiunge gli Stati Uniti. Nel 1990 l'azienda si fonde con la Rémy Martin, creando la Rémy Cointreau; l'anno successivo viene quotata in borsa.
Attualmente si stima in 15 milioni il numero di bottiglie vendute in oltre 200 paesi, di cui il 95% fuori dalla Francia.

Prodotto

Il Cointreau è un triple sec distillato in alambicchi di rame rosso, con bucce fresche ed essiccate, fiori ed oli essenziali di arance provenienti da Spagna, Africa e Brasile, spezie, acqua, alcol e zucchero.
Il cointreau si presenta trasparente e cristallino, con riflessi opalescenti, dal profumo e gusto intenso di arancia e con gradazione alcolica pari a 40%.

Confezione

Il Cointreau viene presentato in iconiche bottiglie di vetro squadrate di colore ambrato ideate nel 1875 dal creatore del liquore Edouard Cointreau; la versione odierna mantiene lo stile delle bottiglie originali, leggermente rivisitato e con tappo metallico color arancione. Anche il logo è rimasto sostanzialmente invariato, con la scritta "Cointreau" inserita su un nastro piegato; il logo attuale è color arancione e molto stilizzato.

Varianti

Oltre ad una serie di bottiglie in edizione limitata, rivisitate da vari artisti (ad esempio Catherine Malandrino, Alexis Mabille), l'azienda ha presentato una variante del liquore.
  • Cointreau Noir (2008) - Cocktail Sidecar premiscelato prodotto con Cointreau e cognac Remy Martin, presentato nel 2008. La confezione è identica nella forma, ma ricoperta da uno strato di color bronzo metallico, l'etichetta è nera.

Consumo

Il signature drink del marchio è il "Cointreaupolitan", ma il liquore è presente in diversi cocktail, può essere servito liscio, con ghiaccio, caldo sotto forma di grog o punch allungato con acqua calda e scorzette d'arancia.

Cocktail

I cocktail principali che presentano il Cointreau sono:
  • Cosmopolitan: Cointreau, vodka, cranberry, lime
  • Margarita: tequila bianca o invecchiata, triple sec, succo di lime o limone, sale fino
  • White Lady: Cointreau, gin, limone
  • Sidecar: Cointreau, cognac
  • Kamikaze: Cointreau, vodka, lime
  • Angelo azzurro: Cointreau, gin, blue curaçao
  • B-52: Cointreau, crema di whisky, liquore al caffè

Promozione

La prima campagna pubblicitaria per promuovere il liquore venne firmata nel 1898 dall'artista francese Nicolas Tamagno, il quale ispirandosi ad una fotografia di Nadar, lega il marchio alla maschera di Pierrot; l'anno successivo viene girato un pioneristico filmato pubblicitario. Con l'esportazione a livello internazionale il marchio si lega allo slogan "le marque mondiale"; nel 1960 il Cointreau appare nella pubblicità di James Bond. Nel 1980, la compagnia statunitense di abbigliamento Avirex ha prodotto un giubbotto in pelle in edizione limitata, recante sul retro un disegno in stile nose art del "Cointreau Original Margarita".
Nel 2001 comincia la campagna "Be cointreauversial", realizzata dall'agenzia pubblicitaria Kraftworks NYC legata ad un messaggio di indipendenza e decisione, soprattutto femminile. Il marchio comincia a sponsorizzare eventi e feste, e nel 2007 si lega al volto della ballerina di burlesque Dita Von Teese. Nel 2010 viene aperto un temporary club a Montmartre a Parigi, nel 2011 a Piccadilly Circus, Londra

Slogan

  • Le marque mondiale (1923)
  • Forte, con sapore (1989)
  • Voulez-vous Cointreau avec moi?(1992)
  • Be cointreauversial (2001)

giovedì 1 luglio 2021

Grand Marnier

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Grand Marnier è un marchio di liquore creato nel 1880 a Neauphle-le-Château (dipartimento dello Yvelines in Francia) da Louis-Alexandre Marnier-Lapostolle di proprietà del colosso italiano Gruppo Campari. Il Grand Marnier è una miscela composta da vari cognac, essenze d'arancia ed altri ingredienti. Contiene il 40% di alcool (vol.), è prodotto in molte varietà, che possono essere consumate senza ghiaccio, senza acqua o in cocktail.

Marche prodotte

Cordon Rouge

Il Grand Marnier Cordon Rouge o Nastro rosso, è un liquore originale creato nel 1880 da Alexandre Marnier-Lapostolle. Viene usato in vari cocktail. Questo liquore ha ottenuto vari riconoscimenti come la Medaglia d'oro al World Spirits Competition, a San Francisco nel 2001. in occasione delle festività natalizie viene rilasciata una edizione limitata, ogni anno diversa. La bottiglia ha un aspetto ispirato a Parigi o la Francia.

Creme de Grand Marnier

Liquore a base di Grand Marnier con aggiunta di panna, è stato prodotto fino alla fine secolo scorso.

Cordon Jaune

Il Grand Marnier Cordon Jaune o Nastro giallo, venduto in alcuni paesi europei ed in alcuni dei principali aeroporti internazionali, ma poco diffuso in America Settentrionale. Il Grand Marnier Cordon Jaune è un triple-sec, e quindi non ha cognac al suo interno e viene utilizzato soprattutto nella creazione di bevande miscelate.

Navan

Il Grand Marnier Navan è stato prodotto dal 2004 al 2010. È composto da cognac fini invecchiati 10 anni con l'aggiunta di vaniglia naturale al 100%. Il nome deriva dalla città di Navana in Madagascar, dove si coltiva la vaniglia.

Cuvée du Centenaire

Il Cuvée du Centenaire è stato commercializzato per la prima volta in quantità limitate nel 1927 per commemorare il centenario della distilleria. È composto da cognac fini invecchiati 25 anni e viene esposto nella vendita al prezzo di circa 120 $ alla bottiglia. Questo liquore ha vinto una doppia Medaglia d'oro al World Spirits Competition, a San Francisco nel 2001

Cuvée Spéciale Cent Cinquantenaire

Il Grand Marnier 150, chiamato Cuvée Spéciale Cent Cinquantenaire è stato creato nel 1977, ed è il liquore più fine della marca. È prodotto con cognac invecchiati 50 anni, venduti in una bottiglia lucidata, dipinta e decorata a mano e viene venduto al prezzo di circa 225 $ alla bottiglia. Nel 1983 ha vinto la medaglia d'oro al Salone des Arts Ménager di Bruxelles ed ha ottenuto il massimo punteggio al Beverage Tasting Institute. Ha inoltre ottenuto il riconoscimento di Migliore liquore al World Spirits Competition, a San Francisco nel 2001

Cuvée Louis-Alexandre Marnier-Lapostolle

Il Cuvée Louis-Alexandre Marnier-Lapostolle è un miscuglio speciale di cognac che provengono dalle migliori annate di questa regione, (Grande Champagne, Petite Champagne, Borderies, Fins Bois e Bons Bois), invecchiati in barili di quercia. È venduto soltanto in Francia, in Canada e nei Paesi Bassi.

mercoledì 30 giugno 2021

Vin brulé

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Il vin brulé (anche noto come Glühwein, dal tedesco, Vin Chaud in francese, Mulled Wine in inglese) è una bevanda calda a base di vino (tradizionalmente vino rosso), zucchero e spezie aromatiche diffusa in numerosi paesi e semplice da preparare.
In Europa centrale si consuma vin brulé soprattutto nel periodo dell'Avvento. In Italia, soprattutto settentrionale, si trova nei mercatini di Natale, o, più in generale, preparato artigianalmente in pentole o thermos e distribuito al pubblico durante le feste popolari del periodo invernale, compreso Carnevale. In alcuni casi si trova anche in vendita già pronto imbottigliato, quindi solamente da scaldare.
Il predecessore del vin brulé è il conditum paradoxum dell'antichità.
Nel Medioevo invece si consumavano vini speziati freddi, come l'Ipocras (sinonimo di ippocrasso), e che somigliavano al moderno vin brulé per le spezie usate e per il sapore.
Il costume di bere del vino cotto si diffuse soprattutto tra le popolazioni alpine o comunque dei paesi europei freddi. Successivamente, si diffuse in tutto il mondo.
Il vin brulé si prepara riscaldando vino rosso (nella versione tradizionale) o vino bianco, aggiungendo quindi zucchero a piacere e diverse spezie, di base cannella e chiodi di garofano. In alcuni casi vi si aggiungono facoltativamente delle scorze di limone, anice stellato, mela e/o qualche spicchio di mandarino.
Durante la lunga bollitura del vino, l'alcool etilico evapora a 83 °C. Tuttavia spezie e zuccheri dovrebbero essere aggiunti dopo, in fase di raffreddamento della bevanda, poiché eccessive temperature formerebbero un prodotto di decomposizione degli zuccheri, l'idrossimetilfurfurale (HMF), il quale è sospettato di cancerogeneità. Dunque, per mantenere il vino caldo nel tempo durante, ad esempio, una festa, sarebbe opportuna una fonte di calore sempre minima e costantemente controllata.
I vin brulé economici pronti in commercio vengono spesso preparati con dei vini di scarsa qualità e fortemente dolcificati per mascherarla. Un vin brulé di qualità superiore è fatto da vini rossi da tavola corposi, con l'aggiunta soltanto di poche spezie e di poco zucchero.
I vini utilizzati variano nelle diverse regioni. In Germania si utilizza di solito vino rosso, nell'Italia settentrionale e alcune province tedesche anche il vino bianco, in Austria tutti e due.
In Italia esistono differenti varianti. Ad esempio, il vinbruè è il vin brulé in Veneto ed è preparato di solito con vino Chardonnay o con vino Pinot bianco con l'aggiunta di cannella, mela e chiodi di garofano, viene consumato soprattutto durante il panevin assieme alla pinza e il bisò è il vin brulé in versione romagnola, preparato con Sangiovese speziato e servito molto caldo. Nella città di Faenza, la sera del 5 gennaio si celebra la Nott de bisò, manifestazione legata al palio del Niballo. Il nome "bisò" è tradizionalmente fatto derivare dalla frase dialettale bì sò! ("bevete, su!"), ma si tratterebbe di una paretimologia: l'origine del nome andrebbe fatta risalire al tedesco Bischoff (o inglese bishop), parola che, oltre che "vescovo", significa appunto "vino rosso caldo", per via del colore che richiama appunto l'abito vescovile.
Le varianti invece che contengono il rum, l'acquavite o liquori come l'amaretto in realtà non sono delle varianti di vin brulé ma piuttosto di punch.
La gradazione alcolica dipende ovviamente dal vino utilizzato, di solito dagli 11 ai 14 gradi alcolici. Tuttavia sopra gli 80 °C l'etanolo del vino evapora, pertanto la gradazione alcolica del vin brulè è molto variabile e diminuisce in base al tempo (lungo) ed il modo (fiamma bassa) di cottura dello stesso.

martedì 29 giugno 2021

Jagertee




Lo Jagertee (Jagatee o Jägertee, letteralmente "tè del cacciatore") è una bevanda calda a base di tè nero, obstler (particolare grappa alla frutta) eventualmente rum (simile ad un punch) e speziato alle erbe.
La bevanda è diffusa in numerosi paesi dell'Europa centrale soprattutto in quelli di madrelingua tedesca soprattutto tra i turisti nelle Alpi.
Nonostante sia alquanto semplice da preparare, viene anche venduto nei negozi in bottiglia, in modo che sia semplice diluirlo in acqua bollente anche a casa (1/3 di bevanda e il resto acqua calda).
Nel XIX secolo questo particolare tè era utilizzato dai cacciatori durante le lunghe attese nei freddi inverni. Oggi invece è diventata una normale bibita da bar, soprattutto negli après-ski causando molti incidenti tra gli sciatori.
Il suo nome è stato messo sotto la tutela delle bevande prodotte in Austria; ciò ha comportato che in Germania che lo Jagertee venga venduto con il nome di Huttentee ("tè della capanna") o Forstertee ("tè della foresta").
Si è calcolato che vengano prodotti industrialmente circa 600 m³/anno in Austria e circa 400 m³/anno in Germania.
Nell'area del Tirolo storico, vi sono diverse ditte che impiegano ricette che possono fregiarsi del titolo di Original Jager-Tee ed una di queste con ingredienti naturali e senza coloranti viene prodotta in Alto Adige.
Lo Jagertee, come il vin brulé, è molto meno alcolico del componente alcolico originale, poiché durante il processo della sua preparazione gran parte dell'alcool brucia od evapora. Esso ha solitamente 12-15 gradi alcolici.

lunedì 28 giugno 2021

Crown Royal

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Crown Royal è un whisky canadese con tasso alcolico del 40%. L'industria è in possesso della Diageo Canada PLC che acquistò la Crown Royal quando la Seagram si sciolse nel 2000. È il whisky più venduto e famoso del Canada.

Storia

La produzione del Crown Royal iniziò nel 1939 ma la vendita era riservata ai soli membri della corona inglese (da qui il nome). La vendita venne aperta al pubblico solo nel 1964.
Oggi tale whisky è prodotto nelle distillerie delle città di Gimli, Manitoba, Canada (fino al 1992 era invece prodotto a Waterloo, Ontario).

Curiosità

  • La Crown Royal è stata sponsor di una scuderia NASCAR ed è attualmente sponsor della International Race of Champions.

domenica 27 giugno 2021

Paradosso francese

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Per paradosso francese si intende il presunto fenomeno per il quale in Francia, nonostante il relativamente alto consumo di alimenti ricchi in acidi grassi saturi, l'incidenza di mortalità per malattie cardiovascolari (ossia le malattie del cuore e dei vasi sanguigni) è relativamente bassa, inferiore rispetto ad altri Paesi dieteticamente comparabili. Su tale apparente paradosso si è speculato che il consumo di vino rosso potesse proteggere da malattie cardiache.

Descrizione

Il termine paradosso francese fu coniato da Serge Renaud, uno scienziato dell'Università di Bordeaux. Renaud, dal confronto tra popolazione americana e francese, osserva come la seconda abbia un'incidenza relativamente bassa di disturbi alle coronarie, sebbene faccia una dieta ricca di grassi saturi.
Il concetto è stato poi sviluppato da alcuni epidemiologi francesi.
L'associazione tra il consumo di vino rosso e l'apparente bassa incidenza di coronopatie ha indotto i produttori di vino a sfruttare tale speculazione per incentivarne il consumo. Tuttavia le ricerche disponibili ad oggi non hanno ancora dimostrato in modo convincente l'esistenza effettiva di un rapporto causa-effetto tra il consumo di vino e la prevenzione di malattie cardiovascolari. Anzi, è invece dimostrato che per la prevenzione del cancro e delle malattie cardiovascolari è meglio evitare di bere alcolici.
Sono state formulate anche altre ipotesi, tra cui il fatto che nelle regioni francesi in cui la mortalità da malattie cardiovascolari è minore si osserva un più alto consumo di vegetali particolarmente ricchi di folato.

Evidenze

La correlazione tra bassa mortalità per malattie coronariche e consumo di vino è stata avanzata per la prima volta nel 1979 con ulteriori studi pubblicati nel 1980 da alcuni epidemiologi francesi. A partire da questa prima ipotesi numerose ricerche sono state effettuate per dimostrare quali fattori potessero avere un effetto protettivo. Alcuni studi si sono concentrati sull'effetto dell'alcool, e sono arrivati alla conclusione che un consumo moderato di vino (<40 g/die di etanolo, circa tre bicchieri) limiti l'incidenza di tali malattie, probabilmente per un effetto sul colesterolo HDL e sulla fluidità del sangue. Tuttavia l'alcool non basta di per sé a spiegare il fenomeno, infatti alcuni dati hanno mostrato che il vino è più efficace di altre bevande alcoliche nella riduzione dell'incidenza di queste malattie.
Fiorente è la letteratura al riguardo. Ad esempio anche di recente meta-analisi pubblicazione ha mostrato come ci sia un'effettiva diminuzione del rischio di malattie cardiovascolari in relazione al moderato consumo di vino e birra, rispettivamente diminuzioni del 31 e 33%.
Secondo alcune ipotesi, la ragione di tale proprietà deriverebbe dai polifenoli di cui il vino è ricco, in particolare il resveratrolo. Queste sostanze sono altamente antiossidanti, e questa proprietà è alla base delle loro riconosciute azioni preventive di diverse malattie. Tuttavia non è possibile dimostrare che le proprietà biologiche mostrate in vitro siano riproducibili in vivo, considerando che per assumere adeguate quantità di polifenoli il consumo di vino dovrebbe essere ben più elevato che due-tre bicchieri al giorno, ma in questo caso l'organismo sarebbe esposto agli effetti negativi dell'alcol. L'attenzione della stampa riservata al resveratrolo tradisce la pressione di interessi economici. Ad esempio un ricercatore che aveva affermato gli effetti benefici del resveratrolo, tale Dipak Das dell'Università del Connecticut, è stato accusato di frode in quanto vi sono evidenze del fatto che lo scienziato abbia avuto interessi diretti nell'evidenziare, con inesattezze scientifiche, le proprietà benefiche del resveratrolo.
Tra le altre ipotesi esplorate, uno studio ha portato l'attenzione su un'altra proprietà del vino, non correlata con i polifenoli: esso sarebbe in grado, anche a bassi dosaggi, di inibire la sintesi del peptide endotelina (endothelin-1), che è un vasocostrittore correlato alle malattie cardiovascolari ed alla aterosclerosi.
Il calcio, presente nel latte e suoi derivati, svolge un'azione di contrasto all'ormone cortisolo, che ha un ruolo importante nell'accumulo di adipe. Al contrario, alti livelli di cortisolo diminuiscono l'assorbimento gastrico e intestinale, e aumentano l'escrezione renale di calcio.

Critiche

Sebbene abbia avuto molta fortuna in passato, tanto che ancora oggi viene utilizzato acriticamente da alcuni mass media, tale concetto è il risultato di un impianto teorico scorretto, non fondato sulla significatività dei dati.
Per quanto riguarda il primo termine, "paradosso", l'apparente incongruenza si basa sul fatto di considerare dieteticamente comparabili due popolazioni che evidentemente non lo sono. In particolare, non viene considerato l'intero panorama del modus vivendi e dell'alimentazione (ci si concentra invece solo sull'uso moderato del vino a pasto), mentre uno studio molto più completo è il LYON, eseguito dall'American Heart Association (AHA), secondo cui la dieta mediterranea ha un significativo contributo nella riduzione del tasso di mortalità della malattia coronarica del 50%. Inoltre, l'associare bassa mortalità al consumo di vino è solo l'affermazione di una correlazione statistica, dalla quale non è possibile inferire direttamente un rapporto di causa-effetto.
Per quanto riguarda il secondo elemento, "francese", l'errore è più evidente. Il tasso di mortalità per malattie coronariche è omogeneo in tutta l'Europa (come si evince dallo studio MONICA, Multinational MONItoring of trends and determinants in CArdiovascular disease, del 1999), decrescendo gradualmente dal nord al sud del continente, in modo tale che non vi è differenza statisticamente significativa tra Belgio e nord della Francia, per esempio, né tra nord e sud della Francia, né tra sud della Francia e Spagna o Italia. Vi è invece una differenza statisticamente significativa tra le popolazioni del nord e del sud Europa.



 
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