La Fanta nacque infatti in piena
seconda guerra mondiale a Berlino, dove l’imprenditore tedesco Max
Keith guidava la Coca-Cola GmbH, sussidiaria tedesca della Coca-Cola
inventata da John Stith Pemberton ad Atlanta, Stati Uniti, nel 1886.
E come ha rivelato Mark Pendergrast, autore del libro “For God,
Country and Coca-Cola”, in origine la Fanta “era prodotta con gli
scarti degli scarti”. Avanzi di fibre di mela, una poltiglia di
sidro pressato e siero di latte, un sottoprodotto del formaggio. La
ragione? Il blocco alle esportazioni verso la Germania di tutti i
prodotti alimentari dovuto all’entrata in guerra degli Stati Uniti
nel dicembre del 1941, dopo l’attacco alla base militare di Pearl
Harbor
Keith aveva preso la guida della
società tedesca Coca-Cola GmbH nel 1933, proprio mentre Hitler
vinceva le elezioni. Come riporta Atlas Obscura,
l’imprenditore era uomo tutto d’un pezzo, di corporatura
imponente, con i baffi a spazzolino non così diversi da quelli del
Fuhrer. Ma soprattutto era completamente devoto all’azienda
americana: “Keith riteneva più importante la fedeltà alla
bevanda e alla compagnia più di quella al proprio paese”, ha
chiarito Pendergrast. Per tutti gli anni ‘30, infatti, la
succursale europea di Keith si limitava a produrre la Coca-Cola
seguendo il ritmo statunitense.
La svolta arrivò a fine 1941, quando
gli Stati Uniti presero parte al conflitto mondiale schierandosi
contro la Germania nazista. L’entrata in guerra segnò
l’interruzione degli affari tra l’azienda di Atlanta e la
succursale tedesca. Tutte le società oltreoceano dovettero infatti
interrompere i rapporti con il nemico nazista, e la Coca-Cola impose
lo stop alla fornitura, in Germania, degli aromi – i cosiddetti 7X
-, gli ingredienti segreti della bevanda. Keith si ritrovò così
senza materia prima
e con gli affari a rischio.
L’unica alternativa era inventare una nuova ricetta. Keith arruolò
una serie di chimici e con i prodotti a disposizione improvvisò una
nuova bevanda. Mise insieme gli scarti delle filiere alimentari
tedesche, e delle arance non c’era traccia, e trovò la quadratura
del cerchio. Alla nuova bibita, grazie all’intuizione di un suo
collaboratore, Joe Knipp, diede il nome di Fanta, nient’altro che
l’abbreviazione del tedesco “Fantasie”. Fu
un successo immediato, ma il suo
utilizzo, in tempi di guerra, era molto diverso da quello odierno: la
Fanta serviva soprattutto come dolcificante per sopperire all’assenza
dello zucchero, sostanza razionata dal regime. In ogni caso, nel
1943, le vendite della Fanta avevano toccato quota tre milioni,
scrive Tristan Donovan nel suo “Fizz: How Soda Shook Up the World”
Alla fine del conflitto, nonostante la sconfitta della sua Germania,
Keith riuscì a conquistarsi la fiducia degli statunitensi: celebrato
per essere riuscito a salvare l’azienda nonostante la guerra, venne
nominato responsabile della sezione europea della Coca-Cola. Diversa
la storia della bevanda che l’imprenditore tedesco aveva inventato:
Fanta interruppe la produzione alla fine del 1945 e tornò in
commercio soltanto nel ‘55, riacquistata da Coca-Cola. Fu allora
che comparvero le arance: il cambio di ricetta non fu quindi merito
di Keith. La versione odierna della Fanta, infatti, non vide la luce
negli Stati Uniti e nemmeno in Germania, ma in Italia.