lunedì 29 aprile 2024

Quando nel Regno Unito ordini una pinta di “bitter”: un viaggio nel cuore della tradizione birraria inglese


Entrare in un pub britannico e chiedere “una pinta di bitter” non è solo un gesto abituale: è un rito che affonda le radici in secoli di storia e tradizione brassicola. Ma cosa si nasconde davvero dietro questo semplice ordine? Per chi ha avuto la fortuna di lavorare in un birrificio come Thwaites, dove l’aria era pervasa da profumi intensi e genuini, questa domanda evoca ricordi ricchi di autenticità e sapore.

Per comprendere appieno cosa significhi ordinare una pinta di bitter nel Regno Unito, è necessario fare un passo indietro e osservare con attenzione il contesto in cui questa birra si inserisce. La maggior parte dei consumatori inglesi è ben consapevole di quale tipo di bitter sta ordinando: difatti, nel momento in cui chiedi “una pinta di bitter”, il barman ti risponderà spesso chiedendoti di specificare quale marca o versione preferisci, perché la varietà è ampia e ben radicata nelle abitudini locali.

Il termine “bitter”, che in inglese significa “amaro”, deriva dalla caratteristica principale di questa birra: un gusto leggermente amaro, più o meno marcato a seconda della ricetta e del produttore. Tuttavia, questa definizione è solo la punta dell’iceberg.

La bitter è una birra tradizionale inglese, una “ale” che si distingue per il metodo di fermentazione e di servizio. Non viene semplicemente fermentata e imbottigliata, ma segue la tecnica del “cask-conditioning”: la birra viene fermentata e poi lasciata maturare nella stessa botte dalla quale viene servita, mantenendo così una presenza viva di lieviti attivi. Questo processo conferisce alla birra un carattere fresco e dinamico, in continuo cambiamento, a differenza di birre filtrate o pastorizzate.

Questa modalità di servizio influisce profondamente anche sul profilo aromatico: la bitter si presenta con un aroma più maltato che fruttato o luppolato. Questo dipende anche dal tipo di luppolo impiegato, solitamente varietà britanniche come il Fuggle o l’East Kent Golding, che offrono sentori terrosi, legnosi e delicatamente erbacei. Questi aromi si distinguono nettamente da quelli più intensi e fruttati dei luppoli americani o continentali, conferendo alla bitter un’identità unica e ben riconoscibile.

Il colore di questa birra varia da un ambrato chiaro a tonalità più scure, ma sempre brillante, con una schiuma soffice e persistente che invita a un sorso lento e contemplativo. La gradazione alcolica è generalmente contenuta, intorno al 3.5-4.5%, rendendo la bitter una bevanda perfetta per accompagnare una lunga serata al pub senza appesantire.

Ricordo con piacere i giorni passati al birrificio Thwaites, immerso in quel mix di aromi dolci e speziati, dove la produzione di bitter era una vera e propria arte tramandata di generazione in generazione. L’odore del malto tostato, il frizzante richiamo del luppolo, e la consapevolezza di offrire qualcosa di più di una semplice bevanda: un’esperienza condivisa che unisce cultura, socialità e piacere.

Non stupisce, dunque, che la bitter abbia mantenuto un ruolo centrale nella cultura britannica, diventando la compagna ideale per le chiacchiere al bancone, per i brindisi fra amici o per i momenti di riflessione solitaria davanti a un bicchiere. Questa birra è una testimonianza viva di come il territorio, le tradizioni e le tecniche artigianali si intreccino per dare vita a un prodotto che va ben oltre la semplice bevanda alcolica.

Se ora mi chiedete cosa mi viene in mente a sentire “una pinta di bitter”, la risposta è semplice: un viaggio sensoriale che parte dal cuore di un birrificio storico e arriva dritto al tavolo del pub, dove ogni sorso racconta una storia fatta di passione, maestria e convivialità.

E voi, siete pronti a concedervi una pinta di bitter la prossima volta che varcherete la soglia di un pub inglese? Ne vale davvero la pena.



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