L'orzata, da non confondere con
il latte di mandorla. Era una bevanda ottenuta dall'orzo con aggiunta
di vaniglia e aroma di fiori d'arancio.
La spuma,
una bibita venduta negli anni '20
a base di acqua gassata, zucchero, aromi e caramello in due versioni,
bionda o nera e poi alla menta e agli agrumi.
La granatina,
una bibita a base di succo di
melograno, anticamente chiamato granata. Veniva ottenuta dai chicchi
di melograno a cui veniva aggiunto miele e zucchero e poi diluita in
acqua e ghiaccio. Oggi viene usata solo come ingrediente per cocktail
come il Singapore sling.
Il rosolio,
un liquore ottenuto a partire da
alcool ed essenza di rose diffuso in tutta Italia a partire dal
Rinascimento. Vennero anche prodotti rosoli di menta, agrumi, caffè
e anice.
Il
mandarinetto,
una variante del limoncello e dell'arancello. Molto diffuso negli
anni '60-'70, oggi viene prodotto solo in distillerie artigianali.
Il bargnolino o prunella, un
liquore ottenuto dal frutto del prugnolo con aggiunta di alcool,
zucchero e vino rosso.
Il genepì, un liquore ottenuto
da un arbusto aromatico del genere Artemisia che cresce spontaneo
sulle Alpi. Era diffuso soprattutto in Piemonte e Valle d'Aosta e
nella Savoia francese. Oggi viene prodotto solo in piccole
distillerie locali del Piemonte.
L'anisetta, un liquore ottenuto
da semi di anice, da non confondere con l'anice che viene aggiunto al
caffè o nei dolci. Era molto diffuso nella seconda metà dell'800
fino ai primi anni del '900, oggi é praticamente scomparso.
La sambuca, da non confondere
con la pianta del sambuco. É un liquore ottenuto dall'infusione di
semi di anice stellato, molto nota in Italia fino agli anni '80, era
spesso bevuta d'estate con ghiaccio o con chicchi di caffè.
L'assenzio. Una volta questo
liquore era il piú diffuso in tutta Europa e America. Era uno dei
simboli della Belle Époque sebbene avesse la fama di liquore
maledetto, una fama datagli dai produttori di vino che ne temevano la
concorrenza. Veniva prodotto a partire da erbe, fiori e foglie
dell'assenzio maggiore e bevuto con ghiaccio e zucchero e allungato
con acqua (berlo puro era impossibile). Nel 1915 ne venne proibita la
produzione a seguito delle pressioni dei produttori di vino ma oggi
il divieto di produrlo é caduto ed é di nuovo in produzione.
Il brodo di giuggiole; in realtà
non é un brodo ma un liquore ottenuto dai frutti dell'albero del
giuggiolo, una volta molto diffuso nella penisola mentre oggi é una
specie protetta. Viene ottenuto partendo da giuggiole appassite, mele
cotogne, uva, zucchero, vino e scorza di limone. L'espressione
"andare in brodo di giuggiole" deriva proprio dalla bontà
e diffusione del prodotto.
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