martedì 1 settembre 2020

Il vino deve essere conservato in orizzontale

Come conservare il vino | Come Fare - Donna Moderna



La bottiglia di vino, che resta ad invecchiare per anni, ha bisogno di stare leggermente distesa.
In questo modo il vino all'interno inumidisce continuamente il tappo di (vero) sughero evitando che i composti del vino evaporino.
Ne consegue che tutto il vino tappato con tappi a corona non ha bisogno di essere riposto disteso, anche il vino che non si presta all'invecchiamento non sente la necessità di questo processo.
Però capita che in una cantina si trovano tutti i tipi di vino distesi e in questo caso c'è solo una motivazione: la comodità. Avere 200 bottiglie di vino in cassette da 9 le rende difficili da scegliere e visionare, per non parlare sei devi spostare le cassette piene per raggiungere una bottiglia in particolare.
Se le metti verticalmente su dei ripiani (come nei supermercati) avrai bisogno di molto spazio e c'è il rischio di caduta.
E per concludere c'è anche un'altra motivazione, i porta bottiglie inclinati (o semplicemente istudiati per accoglierle distese) diminuiscono la luce che arriva al vino da conservare.


lunedì 31 agosto 2020

Perché la birra corona è così diffusa tra le ragazze

economia Archivi - Oikosmos



Perché da l'idea di essere leggera e rinfrescante, soprattutto con una bella fettina di limone.
La cosa divertente è che non è ne più leggera ne più fresca di tutte le altre birre industriali.
Ho visto un'intervista in televisione anni fa, credo fosse quella in cui mostrano le più grandi fabbriche del mondo, in cui veniva chiesto al CEO (o comunque ad una figura dirigenziale) la ragione per cui la Corona è così estiva e beverina.
Il tizio ha risposto che si tratta totalmente di marketing, la loro birra è identica ad altre dello stesso livello ma a causa della bottiglia trasparente invece che verde e dell'idea che stia bene con il limone la gente pensa sia differente.
Se bendassero queste ragazze di cui parli e gli dessero una Becks con infilata una fetta di limone non sentirebbero differenza alcuna.

domenica 30 agosto 2020

Perchè nessuno imbottiglia lo champagne in bottiglie di plastica


Lo champagne viene imbottigliato "dal vivo", cioè con lievito in sospensione. Viene quindi impilato e conservato in grotte per almeno due anni, in questo modo:


O per essere più precisi, così!


Mentre la fermentazione continua in bottiglia, la pressione in queste bottiglie può raggiungere livelli incredibili. Negli anni '80 ero a Reims e ho avuto la possibilità di visitare un paio di viticoltori che hanno fatto dei tour “avec degustation” (con degustazione). Le guide indicavano sempre dei "buchi" nelle pile che era il punto in cui anche il vetro spesso di una o due delle bottiglie di champagne si era frantumato. In uno dei tour, una delle bottiglie conservate non aveva superato il test di pressione proprio mentre la guida stava passando davanti. La guida è stata spruzzata dalla testa ai piedi con champagne e tutti siamo stati schizzati. Fortunatamente, il modo in cui vengono soffiate queste bottiglie, i colli e le basi sono molto più spessi dei lati, quindi i frammenti di vetro dell'"esplosione" vengono intrappolati dalle bottiglie circostanti anziché volare intorno alla grotta. Lo champagne però può farlo, e spinge attraverso i piccoli spazi e schizza dappertutto .. La guida semplicemente scrollò le spalle, sorrise e disse "risque professionnel" (pericolo professionale). Prima di prendere la bottiglia stava per mostrarci il sedimento (facendo splendere una luce molto potente attraverso la bottiglia) e il filo necessario per mantenere il tappo in posizione.
Oltre al problema della pressione, ci sarebbe un rischio distinto di lisciviazione chimica da qualsiasi bottiglia di plastica abbastanza spessa da sopportare lo sforzo. Il vetro tuttavia non lascia filtrare nulla e può essere riciclato quasi all'infinito senza perdere forza.


sabato 29 agosto 2020

Un caso famoso di serendipity

Il Moscow Mule


Il Moscow Mule è un famoso drink a base di vodka, ginger beer e lime. Nonostante il suo nome – “Moscow Mule” in inglese significa “mulo di Mosca” – non c’entra nulla con la Russia: fu inventato nel 1941, a Los Angeles, in California. Lo crearono John G. Martin, uomo d'affari, e Jack Morgan, gestore di un locale di Hollywood che tra gli anni Quaranta e Cinquanta era frequentato da molti personaggi famosi, il Cock’n Bull.
Erano entrambi imprenditori molto estrosi che correvano molti rischi: il primo aveva fatto all-in con l'azienda di famiglia G.F. Heublein & Bro acquistando i diritti di distribuzione negli USA della vodka Smirnoff, spendendo una fortuna rischiando la bancarotta poichè riusciva a vendere solo 6000 casse all'anno, mentre il secondo aveva investito molti dei proventi della sua attività per produrre e distribuire ginger beer sotto il marchio del suo noto locale, con scarso successo.
Entrambi si trovarono ad avere magazzini pieni di un prodotto che solo loro o pochi altri sembravano veramente aprezzare negli USA: nonostante la Smirnoff fosse famosissima in tutto il mondo, negli stati uniti per questioni culturali in pochi erano interessati a bersi un prodotto che era la quintessenza dell'unione sovietica, allo stesso modo la ginger beer presentava un gusto amarognolo che era in contrasto con le altre bevande gassose in voga in quel periodo.
Una volta che questi due personaggi si incontrarono nel bar di Morgan, e si raccontarono le loro vicissitudini, la storia vuole che abbiano deciso di cercare una soluzione di interesse comune, così inventarono un drink che mettesse assieme vodka e ginger beer, per dare una toccata di americanità alla prima ed un aggiustamento di gusto alla seconda.
Secondo la storia ufficiale, i due imprenditori coinvolsero una terza persona, Mrs. Sophie Berezinski, figlia di un produttore di rame in unione sovietica, che aveva convinto la società di famiglia a produrre una grande quantità di tazze di rame di un design da lei ideato che non si vendevano per niente in madrepatria. La ragazza partecipò ad altre sessioni di brainstorming con gli altri due personaggi per arricchire la soluzione con la sua tazza di rame, diventata un'icona.
Il prodotto finale si rivelò un successo straordinario, rendendo di conseguenza “cult” le tre materie prime di cui era composto. Ad oggi è uno dei drink più apprezzati in tutto il mondo.
Quindi l'invenzione del Moscow Mule è una perfetta rappresentazione del concetto di Serendipity, con tre personaggi che avevano preso grandi rischi inseguendo un idea fallimentare che, in extremis, sono riusciti ad utilizzare e correggere per raggiungere il successo.
Per dirla alla John Lennon:"life is what happens to you while you're making other plans".







mercoledì 26 agosto 2020

Perché il lambrusco è considerato da molti un vino di scarsa qualità

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Perchè costa poco, probabilmente. Se ne fa moltissimo a bassi costi, in pianura. E' un vino talvolta ottimo, ma, come si dice, di facile beveraggio, ovvero semplice e piacevole, giovane, non troppo alcoolico, di buona acidita' e leggermene frizzante. Il vino da metter sulla tavola tutti i giorni!
Non e' un GRANDE vino, di quelli dai sapori complessi e prolungati, ma non e' per nulla di scarsa qualita'.
Ce ne sono di ottimi, prodotti da cantine sociali e privati.
Personalmente preferisco quello della bassa Reggiana, il vino Brusco di Guareschi!
E' perfetto col salume, il Gnocco modenese, il maiale in genere, ma sta benone, secco, anche con carni bovine o pesci grassi come l'anguilla o il pesce gatto.


martedì 25 agosto 2020

Perché l'ultimo bicchiere viene detto della staffa?



Bere il “bicchiere della staffa” è un modo di dire che si riferisce all’ultimo bicchiere bevuto prima di congedarsi dalla compagnia con cui si è trascorsa una serata e tornare a casa, un rituale di commiato con cui si chiude un piacevole incontro tra amici. L’origine di questo detto è tutta italiana e davvero interessante perché ci rivela un vero e proprio rito e fenomeno sociale molto diffuso non solo nel nostro Paese.
Per “staffa” s’intende quei due arnesi metallici che si trovano ai due lati della sella per facilitare la discesa e la salita a cavallo. L’origine di questo modo di dire andrà dunque rintracciata in quel periodo in cui il cavallo rappresentava il principale mezzo di locomozione e di trasporto.
Secondo quanto raccontato e scritto in alcune memorie di un albergatore torinese, nel 1481 Chiara di Gonzaga e Gilberto I di Borbone, dopo il loro matrimonio e durante il loro viaggio di nozze verso la Francia, fecero tappa in un noto albergo della città per riposare e rifocillarsi. Mentre stavano per risalire sui loro cavalli per proseguire il viaggio, l’albergatore offrì ai due, in segno di cordialità e di gratitudine per aver scelto il suo albergo, un bicchiere di vino. Da qui sarebbe nata l’espressione “bicchiere della staffa”, quello bevuto appunto prima di lasciare un luogo dove si è trascorso del tempo.
L’ipotesi più accreditata fa comunque risalire l’origine di questa espressione e di questa usanza ad una tradizione tutta toscana del XIX secolo. Molto spesso i locandieri e gli osti accompagnavano i signori, che si erano intrattenuti nel loro locale, fino al cavallo con il quale sarebbero tornati a casa. Per dimostrare riconoscenza nei confronti del loro importante cliente, i proprietari offrivano un bicchiere del miglior vino che avevano a disposizione proprio nel momento in cui il signore montava a cavallo. Si trattava di un vero e proprio “rituale sociale”, un segnale di rispetto e di gratitudine, ma anche un tentativo di convincere l’illustre cliente a tornare in quel locale. Ecco perché l’ultimo bicchiere prima di tornare a casa fu chiamato “bicchiere della staffa”.
Questa consuetudine si presentava anche in un’altra occasione: dopo aver ricevuto la visita di qualche persona, era considerata buona maniera che il padrone di casa offrisse un bicchiere di vino al proprio ospite o nel momento in cui stava per abbandonare la casa o quando stava per salire sul proprio cavallo. Quell’offerta era interpretata come un augurio di buon viaggio e di sereno ritorno. Non è un caso che il padrone di casa, per esortare il visitatore a brindare, ricorreva spesso ad un altro modo di dire toscano molto diffuso: “non metterti in cammino se la bocca non sa di vino”. E allora ecco il “bicchiere della staffa”.
Oggi questa usanza è andata persa; il modo di dire è, invece, rimasto ad indicare semplicemente l’ultimo bicchiere prima di andarsene, senza aver un così marcato valore sociale.
L’abitudine di “bere il bicchiere della staffa” la ritroviamo in molti altri Paesi, soprattutto in quelli del Vecchio Continente, dove, probabilmente, arrivò direttamente dall’Italia.
In Inghilterra si parla di “stirrup cup”, “la coppa della staffa”, o di “parting cup”, “la coppa della separazione”. Questa espressione veniva utilizzata nel momento in cui si offriva un bicchiere di augurio ai cavalieri impegnati nella caccia alla volpe. Sempre nel mondo anglosassone, oggi, è diffuso il termine “nightcap”, letteralmente “il berretto della notte”, che si riferisce al bicchiere di vino che si beve prima di andare a letto e, dunque, prima di indossare il berretto della notte. Anche questa è un’espressione di commiato e di saluto, come a dire: “ora bevo l’ultimo bicchiere poi vado a casa a dormire”.
In Scozia si parla, invece, di “drink of the door”, cioè fare un brindisi prima di lasciare la casa di qualcuno. Il significato è sempre quello di augurare un buon viaggio e una buona continuazione.
“Coup de l'étrier” è invece l’espressione francese per indicare il bicchiere della staffa. Secondo la leggenda, questa consuetudine sarebbe stata tramandata proprio da Chiara di Gonzaga e Gilberto I di Borbone nel loro viaggio d’Oltralpe.
Infine, è curioso il fatto che in Germania non esista alcuna espressione riferita alla “staffa” e al “bicchiere della staffa”, molto probabilmente perché l’usanza di brindare prima di salire sul cavallo non è stata parte delle abitudini tedesche. C’è comunque un altro termine che si riferisce all’ultimo bicchiere da bere prima di lasciarsi: “Scheidebecher”, il “bicchiere della divisione”.


lunedì 24 agosto 2020

La differenza tra cognac, brandy e armagnac

Le differenze tra Cognac e Armagnac - Barman Italia



Brandy é il termine che designa in inglese e a livello internazionale l'acquavite di vino. Si tratta di un termine generico, cioè di vino distillato tramite un processo di distillazione di vino prodotto con uve di qualità.
L'acquavite di vino prodotto nella zona di Cognac si chiama cognac e quello prodotto nell'Armagnac si chiama armagnac. Si tratta di due località ubicate in Francia, nel sud ovest.

 
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