domenica 7 giugno 2020

Che gusto aveva il vino che bevevano gli antichi Romani

10. COME MANGIAVANO GLI ANTICHI ROMANI? | galileictblog


Per i nostri gusti moderni era sostanzialmente imbevibile, si trattava di un prodotto piuttosto alcolico dal sapore acido. Non c'entrava assolutamente nulla con il vino che conosciamo oggi, anche se i procedimenti produttivi erano simili.
Basti pensare che il vino dei greci e dei romani veniva diluito con acqua e, nei casi più fortunati, addolcito con miele e spezie all'interno di grandi crateri per poi essere servito immergendovi le brocche. I vini avevano comunque diverse qualità, e se i ricchi potevano bere il vino più dolce delle province occidentali, i poveri gustavano delle bevande che erano una mistura di aceto e acqua.

sabato 6 giugno 2020

Perché bere troppo alcol fa girare la testa



Circa il 90% dell’alcol ingerito viene metabolizzato dal fegato che produce l’enzima ADH (alcoldeidrogenasi) una sostanza in grado di convertire l’alcol in acetaldeide (la sostanza che provoca il malessere) quindi in acido acetico. L’acido acetico a sua volta viene metabolizzato dal corpo per poi essere eliminato attraverso l’intestino.
Mediamente il fegato riesce a metabolizzare da 8 a 10 grammi l’ora di alcol, che corrisponde più o meno alla quantità contenuta in un bicchiere di vino. Il sovrappiù non può essere metabolizzato in acetaldeide, entra in circolazione nel sangue e arriva agli organi più irrorati come il cervello con il conseguente senso di vertigine.
Il mal di testa è provocato dall’aumento di pressione dei liquidi nel cervello, infatti l’acetaldeide non circola solo nel sangue, ma essendo idrosolubile entra anche nei tessuti, ne dilata le cellule e provoca una perdita d’acqua più o meno come succede quando si strizza una spugna. Si comincia a sudare e la disidratazione ha della ripercussioni sul corpo soprattutto sul cervello dove l’acqua, non potendo essere espulsa, crea una forte pressione che percepiamo come mal di testa.




venerdì 5 giugno 2020

Come ha fatto una birra industriale come l'Ichnusa a rappresentare la "vera Sardegna"


Si può dire che nonostante oggi faccia parte del gruppo Heineken sia una birra al 100% Sarda, prodotta fin dall'inizio solo in Sardegna e con materie prime del posto.
Resta in assoluto la birra più bevuta in Sardegna.

P.S.
Curiosità, i Sardi bevono una quantità di birra quasi tripla rispetto all'Italiano medio, superati solo dai Sudtirolesi.
Si è scoperto che la birra non era sconosciuta in Sardegna, ma era prodotta anche in età Nuragica, stando alle tracce di birra fermentata trovate nel vasellame di alcuni siti nuragici. Probabilmente la produzione della birra fu acquisita e portata in Sardegna tramite i mercenari Shardana al servizio dei faraoni Egizi, come ad esempio Ramses II° la cui guardia personale era composta da guerrieri Shardana (che gli salvarono la pelle nella battaglia di Qadesh contro gli Ittiti).




giovedì 4 giugno 2020

In che modo si può evitare di ubriacarsi - o almeno smorzare l’effetto - quando si bevono degli alcolici


Prima di assumere alcolici, beviti un bel cucchiaio o fatti uno shoot di olio (EVO perchè è più buono e ricco di Omega 3) e sicuramente riuscirai a smorzare la quantità assorbita nello stomaco.


Anche le spie lo utilizzano…quindi funziona!



mercoledì 3 giugno 2020

Una curiosità sulla Fanta, la famosa aranciata della Coca-Cola Company


Eh si, per quanto possa sembrare assurdo, in Giappone il marchio “Fanta” gode di grandissima popolarità con ben 73 gusti disponibili! Se in Italia infatti abbiamo ufficialmente solo sei (Arancia, Arancia Zero, Limone, Arancia Rossa, Arancia Amara e Fiori di Sambuco), in Giappone la situazione è estremamente diversa.


Si passa da semplici gusti alla frutta come Melone, Pesca, Fragola, Kiwi e Mela, a strani mix con nomi divertenti come “Pompelmo Fruttoso”, “Banana Bianca”, o “Frutto Misterioso”. Come se questo non fosse abbastanza poi, avremo anche una interessante quantitativo di gusti che possiamo solo indovinare cosa possano poi davvero essere, come:
“Moo Moo White”, “Fantastici Cinque”, “Ultra Lemon”, “R18”, “La Francia”, “Hip Hop”, “Energia Geniale” è molto altro. Insomma, la terra del sol levante non smette mai di sorprenderci, anche se in questo caso, è tutto made in USA.


martedì 2 giugno 2020

Quale bevanda è stata famosa in passato ma ormai è passata di moda


Il famoso assenzio.


Oggetto di mille dicerie (tutte fasulle), bevanda ispiratrice di leggende viventi (vere, stavolta) quali Picasso, Van Gogh, Heminghway e molti altri - che elogiavano il famoso liquore in tutti i modi possibili - l'assenzio è una delle bevande più fraintese nella storia dell'umanità.


Nato verso fine 1700 come panacea medicinale (già gli antichi romani usavano già la pianta di assenzio come medicina), l'assenzio 'da bere' è un distillato non di una, ma di ben tre piante: anice, finocchio e ovviamente assenzio. All'epoca, tale ricetta veniva chiamata 'la santa trinità', ma in origine l'anice e il finocchio servivano soltanto a mitigare l'amaro della proverbiale pianta, che altrimenti sarebbe stata imbevibile. In realtà, il mix si rivelò sorprendentemente delizioso. Il motivo per il quale l'assenzio ha una gradazione alcolica tanto alta (fino a 74°) non era mica 'sballare'. Ancora oggi, l'assenzio ha infatti una certa gradazione perché senza di essa alcuni dei suoi ingredienti si rovinerebbero. Una volta aperto, è facile infatti che l'assenzio si rovini se il tappo con cui lo chiudi non tiene bene!

Uno dei tanti dipinti che elogiano le virtù oniriche della musa verde.

Quel primo assenzio 'medicinale' (il 'primissimo' assenzio) nacque in Svizzera ma divenne una bevanda popolare per la prima volta in Algeria, tra i soldati Francesi, quando questi cominciarono a berlo come medicina, ma poi continuarono perché gli piaceva. E poi i soldati, una volta tornati a casa, cominciarono a cercarlo anche in Francia perché lo reputavano migliore di altri amari. A quel punto, cominciarono a nascere le prime distillerie 'commerciali' così, senza tanto baccano e giusto per fare un po' di soldi su questa nuova tendenza. Ovviamente, col tempo, gli scopi medicinali vennero abbandonati per affinare il sapore della bevanda, ma la ricetta base (il distillato della santa trinità) rimase sempre il punto di partenza dell'assenzio 'vero', su cui poi magari aggiungere altre piante, magari con un secondo processo di macerazione per colorarlo o cambiargli sapore.
A quel punto scoppiò un piccolo finimondo.


Il distillato di tre erbe o più, noto col nome di 'assenzio' divenne una delle bevande più bevute d'Europa soprattutto in Francia, dove la sua produzione, diffusione e consumo arrivò a eguagliare quella del vino (!!!).


L'assenzio è uno dei pochi drink al mondo che bevi alla gradazione alcolica che preferisci: sei tu, al momento del consumo, ad allungarlo con acqua. E no… NESSUNO lo beveva puro.

La fontana: un accessorio da bar fatto apposta per aggiungere lentamente l'acqua all'assenzio.
Quando l'assenzio venne bandito, sparirono anche le fontane perché erano ormai inutili.

Detto questo no, quello che avete bevuto a Praga prima l'assenzio che tornasse legale non era assenzio. Non lo era nemmeno di striscio. Quello non era altro che alcool industriale colorato di verde con coloranti artificiali, e nient'altro. Detto per inciso: quando Praga vendeva assenzio prima che tornasse legale, non sapevano nemmeno quale fosse la sua vera ricetta. Okay? Ficcatevelo in quella zucca. Lo so che fa male, ma purtroppo è così.
Inoltre, contrariamente a quello che il mondo intero crede oggi, l'assenzio era l'equivalente del nostro spritz: si beveva leggerissimo (10–20%) spesso come aperitivo, e mai più di uno o due al giorno esattamente come lo spritz, che nessuno beve 'a litri', né 'per tutta la sera' (a parte me, ogni tanto. Lo ammetto. E Verlain. E Baudelaire. E altri pazzi…).


Negli stessi anni in cui l'assenzio diventava la bevanda 'più forte' del momento (1850–1900) cominciavano però un po' in tutta Europa e America quei problemi di alcolismo che portarono poi gli USA - tanto per dire - al famoso proibizionismo dei ruggenti anni venti.
Siccome l'assenzio era una cosa nuova, venne molto amato dai giovani e assunse un'identità trasgressiva, innovativa. Era nuovo, aveva un colore alieno. Il vino era roba da conservatori e perbenisti, l'assenzio era nuovo e trasgressivo, e tale lo videro anche i perbenisti. Si sparsero allora le più pazzesche leggende urbane: l'assenzio faceva impazzire, faceva venire le allucinazioni, eccetera, eccetera.
Ho letto un libro che raccoglie tutte le testimonianze dell'incredibile lista di artisti leggendari 'incantati' dalla fata verde: Oscar Wilde, Baudelaire, Verlain, Vang Gogh e perfino Picasso, che vi dedicò più di un quadro e una statua (!!!). Una lista infinita di persone che diceva che l'assenzio faceva sentire 'i tulipani nelle gambe', che non c'era 'altra musa paragonabile alla fata verde', che funzionava addirittura da afrodisiaco… Di tutto, di più. L'assenzio divenne una vera e propria icona degli artisti Bohemienne.
Alla fine, un'ondata di perbenismo invase l'Europa, e la vittima designata fu ovviamente l'assenzio, che venne dichiarato illegale dopo una brutta tragedia familiare.
Un contadino aveva ucciso moglie e figli.
Quel giorno, il disoccupato e alcolizzato aveva bevuto qualcosa come tre litri di vino, vari cognac e uno o due assenzi, ma la colpa ricadde tutta quanta solo sull'assenzio (!!!).
L'assenzio subì una campagna d'informazione peggiore di quella contro le sigarette.



Ciò nonostante, alcune di queste stampe sono magnifiche.


E così, il bando partì prima in Francia, per poi spargersi a macchia d'olio in tutti gli altri paesi Europei ad eccezione di Spagna e Inghilterra, dove l'assenzio non era mai diventato veramente di moda, e non avevano la minima idea di che diavolo stessero parlando i Francesi.

La fata verde venne uccisa nel 1910. Poster dell'epoca.

Dopo la guerra, ogni volta che Hemingway andava in Spagna, si procurava dell'assenzio e lo beveva come se fosse un'esperienza mistico-religiosa. Ma alla fine, rimasto legale solo nei paesi dove non lo beveva quasi nessuno, alla lunga l'assenzio cadde nell'oblio, e venne dimenticato.
Ma a un secolo esatto dalla sua scomparsa, colpo di scena!
Un inghippo legale fece tornare l'assenzio improvvisamente legale in tutta Europa, e probabilmente senza che i legislatori se ne rendessero nemmeno conto.
L'unione Europea, a qualche anno dalla sua fondazione, si sedette infatti a un tavolo e decise di adottare una legislazione comune in materia di alcolici tra tutti i paesi, allo scopo di rendere il mercato comune più chiaro e lineare per tutti.
I paesi accettarono allora le nuove regole facendole proprie, e nel giro di qualche anno qualcuno si rese conto che la nuova legislazione rendeva 'di fatto' legale RIPRENDERE la produzione di assenzio VERO.
Fu così che, durante gli anni duemila, alcune distillerie cominciarono, pian piano, a produrre assenzi sempre più fedeli alla ricetta originale. Tra queste distillerie ce n'erano anche alcune storiche che semplicemente 'ripresero' a farlo perché esistevano ancora. Però gli ci volle qualche anno, okay? I primi assenzi dopo il ritorno alla legalità non erano infatti granché. A un secolo di distanza, il mondo intero era cambiato e le prime versioni dell'assenzio erano reinterpretazioni ''troppo libere per ragioni produttive. Gli alcolici oggigiorno si fanno in maniera industriale, e le loro ricette sono adeguate ai nuovi macchinari. L'assenzio, purtroppo per noi, non lo è, e per questo motivo costerà sempre un po' troppo. Ad ogni modo, col passare degli anni i produttori cominciarono a fare le cose fatte bene. E così adesso, se volete bere un assenzio 'vero', non solo potete farlo, ma non dovete nemmeno sborsare un occhio della testa. Oggigiorno parte della produzione 'pregiata' di certe distillerie viene dedicata infatti alla produzione di assenzio vero, fatto come si deve.


Un assenzio oggi troppo sottovalutato: l'assenzio Pernod. Il Pernod fu in sostanza la Coca Cola dell'assenzio: quello in base al quale venivano giudicati tutti gli altri. A cento anni di distanza dall'ultima bottiglia che Pernod avesse mai prodotto e sebbene fosse passata di mano a nuovi proprietari, quando l'assenzio tornò legale la Pernod rincominciò a produrlo.
Ma dopo un breve periodo di entusiasmo inziale tra il 2005 e il 2015, quando il ritorno dell'assenzio ebbe i suoi cinque minuti di gloria… Purtroppo tale ritorno non funzionò mai del tutto.
Una delle ragioni principali è economica: l'assenzio 'vero' non sarà mai economico da produrre quanto lo sono tequila, sambuca e altre bevande simili. La sua produzione è semplicemente troppo lunga e complicata. E purtroppo sì, il portafoglio ha il suo peso sulla faccenda. L'assenzio verde in particolare (che poi è il più richiesto) è ancora più laborioso da fare perché dopo la distillazione occorre un secondo processo di colorazione naturale (che costa altro tempo e altro denaro). Purtroppo per noi, tra il 2005–2015 l'assenzio non divenne mai talmente richiesto da eguagliare l'abbassamento dei prezzi raggiunto nell'ottocento, quando un bicchiere di assenzio costava come un bicchiere di vino.
L'altra ragione del suo insuccesso è pratica: l'assenzio è troppo lento da servire, e questo per i bar è un punto debole. Viene servito infatti al cliente assieme a dell'acqua a parte, e il cliente perde tempo nell'aggiungere acqua lentamente perché farlo è letteralmente uno spettacolo. Si chiama LOUCHE, ed è un spettacolo per davvero. E' a questo che Oscar Wilde paragonava la bellezza di un bicchiere di assenzio a quella di un'alba o di un tramonto.
L'assenzio AUTENTIQUE della Pernot è un assenzio molto pregiato. Notate il colore giallo. Molti assenzi storici erano gialli, piuttosto che verdi. Nota: gli assenzi Blanche (bianchi) sono trasparenti e probabilmente nacquero prima del più famoso assenzio verde.
La terza ragione del suo mancato ritorno è il gusto: l'assenzio sa principalmente di anice, e se alcune bevande a base di anice come la Sambuca sono di moda oggi, lo devono proprio al fatto che presero il posto dell'assenzio quando questo divenne illegale. Ad ogni modo, l'assenzio oggi giorno 'suona' né più né meno che come una variante della Sambuca, dunque per molti il prezzo non vale la candela. E pensare che è tutto il contrario!
In conclusione…
L'assenzio finalmente è tornato 'per davvero', ma purtroppo lo conoscono pochi, e tantissimi credono (a torto) che non sia più quello di una volta 'perché non da' allucinazioni' (!!!). E così, alla fine della fiera, tra ragioni economiche, gusto fuori moda e aspettative legate a leggende urbane, ecco che la fata verde non ha mai più ripreso piede come un tempo.
Quanto ai suoi sedicenti poteri allucinogeni… No, non li ha.
Lasciate perdere le stupidaggini sul TIJUONE, una molecola che 'assomiglierebbe' a quella della marijuana, e altre fesserie simili. I vecchi assenzi avevano meno Tijuone di quelli moderni!
Una cosa però è vera, e questa ve la posso garantire personalmente.


NIENTE ti dà alla testa come fa l'assenzio. Esattamente come la birra ti dà alla testa in un modo e il vino in un altro, l'assenzio ti dà alla testa in un altro modo ancora. Non ti da alluncinazioni, ma la 'balla' leggera da assenzio è diversa da qualunque altra. E stranamente sì, certe cose artistiche ti vengono meglio bevendo assenzio. Io sono uno scrittore (romanzi) e scrivere da brillo mi ha sempre dato un grande fastidio. Sul serio: birra, vino, superalcolici… Niente da fare. L'unica cosa che va bene per scrivere per me è sempre stato solo il caffé o l'assenzio, ma non troppo. Magari anche tanto, ma mai troppo.
Perché qualcosa di diverso, l'assenzio ce l'ha per davvero.
E' come se fosse una sorta di caffé nascosto tra gli alcolici: dove gli altri drink ti stordiscono, quello invece ti tiene in carreggiata… mentre ti ubriaca.
Ti ubriaca ma ti aumenta la concentrazione al tempo stesso. Diciamo che ti tiene in carreggiata mentre ti porta lentamente fuori strada, perché comunque ti ubriachi.
Non saprei descriverlo meglio di così. E sì, per me berlo è diverso da qualunque altra cosa.
Una cosa è certa: non si tratta di allucinazioni. Se è questo che andate cercando non lo troverete. E stiamo comunque parlando di una cosa sottilissima che si sente solo nel lungo periodo, quando lo bevi regolarmente per un po'. Ti accorgi veramente della differenza più che altro confrontandolo con gli altri alcolici, ma qualcosina di diverso ce l'ha di sicuro.
E stranamente, uno dei massimi esperti mondiali di assenzio, Ted Bureaux, la pensa in maniera molto simile alla mia. Anche lui parla di una sorta di 'svegliata' interiore che non ti dà nessun altro tipo di alcolico.




lunedì 1 giugno 2020

Radler

Risultati immagini per Radler



«La ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven Up»
(Autogrill, Francesco Guccini)

La Radler (parola tedesca per ciclista) è un cocktail di moderato tenore alcolico, realizzato miscelando birra e una bibita analcolica.

Caratteristiche

Per la preparazione solitamente si miscelano in parti uguali birra chiara e una bevanda analcolica (tipicamente limonata, ma anche Lemonsoda, Seven Up, gassosa, o perfino chinotto)
Il tenore alcolico è quindi inferiore a quello di una normale birra e può risultare gradevole anche per chi non apprezzi il gusto amaro della birra.
La Radler è una bevanda molto diffusa in Tirolo e in Baviera dove è venduta anche premiscelata in lattina o in bottiglia.
Una bevanda simile è la panaché, con birra in proporzione maggiore.
Dal 2013 la Heineken ha lanciato in Italia la birra Dreher Lemon Radler, a base di birra e succo di limone, a bassa gradazione alcolica ma disponibile anche analcolica. Dopo poco tempo anche la Ichnusa e la Moretti, facenti parte della stessa azienda olandese, nonché altre industrie birrarie, hanno lanciato le loro Radler come bevande estive.

Storia

La ricetta della Radler è generalmente attribuita al gastronomo di Monaco di Baviera Franz Xaver Kugler che l'avrebbe inventata nel settembre 1922, quando circa 13.000 ciclisti visitarono la sua taverna. Certo che la sua scorta di birra sarebbe terminata ben presto, decise di miscelarla con la limonata, escogitando, per giustificare la "adulterazione", la scusa di volere evitare incidenti ai pedalatori sulla via del ritorno, servendo loro una bevanda più rinfrescante e meno alcolica.
In realtà la ricetta è già menzionata nel 1912.

 
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