Durante la cosiddetta gin craze che travolse l’Inghilterra del XVIII secolo, il gin era considerato la bevanda dei poveri, accessibile a chi non poteva permettersi vino o birra di qualità. Ma se lo scopo era soltanto ubriacarsi rapidamente e a basso costo, perché insistere sull’aromatizzazione con le bacche di ginepro invece di limitarsi a un distillato neutro, come il chiaro di luna o qualcosa di simile alla vodka?
La risposta è nel sapore. Il ginepro, con le sue note resinose e pungenti, possiede una forza aromatica tale da coprire le imperfezioni di un distillato rudimentale. In un’epoca in cui i metodi di distillazione erano rozzi e gli alcolici risultavano spesso aggressivi, l’aggiunta di botaniche permetteva di rendere più “bevibile” anche un prodotto di qualità mediocre. In altre parole, il gin consentiva di risparmiare tempo e lavoro: meno distillazioni, meno filtrazioni, e un risultato comunque vendibile.
Certo, non tutti bevevano per gusto. Per molti, la funzione principale dell’alcol era semplicemente quella di stordire. Ma anche tra gli strati più poveri, il compromesso tra prezzo e palatabilità contava: pochi avrebbero scelto volentieri un distillato dal sapore di solvente o di acido della batteria se, con una spesa simile, potevano ottenere qualcosa di meno sgradevole.
È proprio per questo che il gin divenne la bevanda popolare per eccellenza: forte, economico e mascherato dal ginepro e da altre botaniche, riusciva a mantenere un minimo di “dignità” sensoriale anche nella sua forma più grezza. Un chiaro di luna malfatto, al contrario, costringeva letteralmente a turarsi il naso per berlo.
Ancora oggi la logica rimane valida. Il gin continua a essere, per molti, un alcolico dal rapporto qualità-prezzo più vantaggioso rispetto ad altre alternative a basso costo. Naturalmente, il discorso vale per chi apprezza il suo gusto particolare: se invece lo si trova repellente, la scelta ricade su una vodka, più neutra, o su altri distillati. Ma resta un fatto: nel pieno della gin craze, il ginepro trasformò un liquore scadente in un fenomeno di massa.
Non a caso William Hogarth immortalò quel periodo con la celebre incisione Gin Lane, una scena di degrado sociale che mostra fino a che punto il gin avesse invaso la vita quotidiana degli strati più poveri della popolazione londinese. Una testimonianza, questa, non solo dell’impatto dell’alcol, ma anche della capacità del ginepro di mascherare, pericolosamente bene, l’asprezza dell’ebbrezza a buon mercato.
0 commenti:
Posta un commento