mercoledì 4 agosto 2021

Madera

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Il madera (in portoghese madeira) è un vino liquoroso prodotto nell'arcipelago portoghese di Madera, nell'Oceano Atlantico, circa 700 chilometri ad ovest del Marocco.
Il vino liquoroso madera è nato in maniera casuale.
Nell'isola di madera veniva prodotto fin dal 1600, per consumo locale ed esportazione, un vino normale (non liquoroso) ottenuto utilizzando principalmente uve malvasia e verdelho; tuttavia in alcune zone dell'isola, a causa del clima, le uve non raggiungevano un sufficiente tenore zuccherino per cui, al fine di attenuare l'acidità del prodotto finito, al vino veniva aggiunto dello zucchero di canna o alcol da zucchero di canna.
Col tempo si scoprì che questo vino, rinforzato con lo zucchero o con l'alcol, riusciva a mantenere al meglio le proprie caratteristiche, ed in alcuni casi a migliorarle, anche durante i viaggi in nave e nonostante gli sbalzi termici e le sollecitazioni meccaniche a cui veniva sottoposto; si rilevò anche che due attraversamenti dell'equatore determinavano una migliore maturazione del vino.
Sulla base di queste esperienze venne definito il metodo di vinificazione del madera.
Il metodo di vinificazione consiste nel sottoporre il vino per alcuni mesi ad alte temperature (intorno ai 50 °C), utilizzando dei contenitori appositamente costruiti per questo scopo e chiamati estufas (stufe).
Questi contenitori sono fatti di pietra e sono divisi in compartimenti riscaldati con aria calda derivata da un sistema di stufe.
Questo processo ha, come detto, lo scopo di simulare gli effetti subiti dal vino contenuto nelle botti che venivano trasportate per lunghi viaggi in nave, attraversando anche zone a clima tropicale.
Gran parte del sapore caratteristico del madera è dovuto a questa pratica, che comporta una accelerazione del processo di maturazione del vino; inoltre il vino stesso viene deliberatamente tenuto a contatto con l'aria, provocando un ulteriore processo di ossidazione; non a caso, quando si degusta un vino eccessivamente invecchiato in bottiglia, si dice che è maderizzato.
L'esposizione a temperature elevate e l'ossidazione favoriscono la stabilità del vino; una bottiglia aperta di madera manterrà le sue caratteristiche organolettiche per molti mesi.
Se correttamente imbottigliato e conservato, il madera è uno dei vini più longevi, in grado di essere bevuto anche dopo cento e più anni.
I vari tipi madera si differenziano a seconda dei vitigni utilizzati ovvero del grado di dolcezza.
Ci sono quattro tipi di madera, indicati o con il nome del vitigno (se presente in percentuale maggiore dell'85%) o con il grado di dolcezza (che corrisponde approssimativamente alle varietà dei vitigni componenti):
  • il Malmsey (Malvasia), il più dolce (indicato anche con il termine di ricco);
  • il Boal, semi-dolce (indicato anche con il termine di dolce);
  • il Verdelho, semi-secco (indicato anche con il termine di medio);
  • il Sercial, il più secco (indicato anche con il termine di secco).
In passato esisteva anche il Terrantez, varietà di vitigno caratterizzato da intensi profumi ma ora pressoché scomparso.
Il madera può inoltre essere etichettato come millesimato (vintage) se prodotto con uve di un singolo vitigno, di una singola annata, ed invecchiato per più di 20 anni; oppure come solera con indicazione dell'invecchiamento (3, 5, 10 o 15 anni).
  • Il madera era il solo vino che poteva essere esportato verso le colonie inglesi d'America senza transitare per un porto britannico.
  • Napoleone Bonaparte, di passaggio a Madera durante il suo viaggio verso l'esilio di Sant'Elena, ricevette in dono del madera dal governatore inglese dell'arcipelago.
  • Il madera venne utilizzato da Thomas Jefferson per brindare alla firma della Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti d'America.
  • Durante il proibizionismo, che comportò un forte calo delle importazioni del madera negli Stati Uniti, il vino venne esportato quasi totalmente in Francia, dove veniva utilizzato principalmente per la preparazione della sauce madère (salsa al madera).

martedì 3 agosto 2021

Marsala


Il Marsala è un vino liquoroso (o fortificato) a Denominazione di Origine Controllata (DOC) prodotto in Sicilia, principalmente Marsala - da cui trae il nome - ed in tutto il territorio della provincia di Trapani, con esclusione dei comuni di Pantelleria, Favignana ed Alcamo.
La versione più accreditata sulla nascita del Marsala come vino liquoroso (o fortificato) è incentrata sulla figura del commerciante inglese John Woodhouse il quale nel 1773 approdò con la nave su cui viaggiava nel porto di Marsala.
Secondo la tradizione, durante la sosta egli ebbe modo, insieme al resto dell'equipaggio, di gustare il vino prodotto nella zona, che veniva invecchiato in botti di legno di rovere assumendo un gusto analogo ai vini spagnoli e portoghesi molto diffusi in quel periodo in Inghilterra.
In realtà gli inglesi ben conoscevano i vini dell'agro marsalese, in quanto da decenni si fermavano nello specchio d'acqua antistante il porto di Marsala per caricare con l'ausilio di apposite barche a basso pescaggio, detti schifazzi, varie vettovaglie, acqua, viveri e, per l'appunto, i vini. È doveroso ricordare che all'epoca il Mediterraneo era assai frequentato da imbarcazioni inglesi, spagnole e francesi, che si contendevano il predominio di Mare Nostrum: Malta diventò terra inglese nel 1800. Il metodo di invecchiamento utilizzato dalla gente del luogo, denominato in perpetuum, consisteva nel rabboccare le botti che contenevano una parte del vino consumato durante l'anno con il vino di nuova produzione, in maniera da conservarne le caratteristiche.
Il vino così trattato piacque a tal punto che Woodhouse decise di imbarcarne una cinquantina di barili, addizionandolo però con acquavite di vino, al fine di elevarne il tenore alcolico e di preservarne le caratteristiche durante il lungo viaggio in mare.
Quel vino siciliano meno costoso riscosse in Inghilterra un grande successo, tanto che Woodhouse decise di ritornare in Sicilia e di iniziarne la produzione e la commercializzazione, utilizzando per l'affinamento il metodo soleras.
Il metodo soleras, già conosciuto in Portogallo ed in Spagna per la produzione rispettivamente del Madeira e dello Sherry, consisteva nel disporre delle botti di rovere su alcune file sovrapposte, iniziando a riempire di vino solo le botti più in alto; dopo un anno una parte del vino veniva travasato nelle botti che si trovavano al livello inferiore, e quelle superiori venivano riempite con il nuovo vino, ed il procedimento si ripeteva di anno in anno; in tale maniera il vino che si trovava nelle botti alla base, pronto per il consumo, risultava composto da uve di annate diverse, e di anno in anno si arricchiva di particolari sapori.
Nel 1833 l'imprenditore palermitano, di origine calabrese, Vincenzo Florio, iniziò a Marsala la produzione di vino Marsala in concorrenza con le aziende inglesi, fondando le Cantine Florio. Nel 1853 la produzione del Marsala ammontò a 6.900 botti, di cui il 23% prodotto dalle cantine Florio, il 19% dalle cantine Woodhouse ed il 58% dalle cantine Ingham & Whitaker. Successivamente la Florio acquisì lo stabilimento Woodhouse, divenendo il primo produttore. Nacquero anche produttori locali: Don Diego Rallo (1860), Vito Curatolo Arini (1875) e la Carlo Pellegrino (1880), ancora oggi tra i maggiori produttori di marsala. Nel 1920 la Cinzano acquisì le cantine Florio e diversi stabilimenti, unificando la produzione sotto il marchio Florio.
La fortuna del vino Marsala ha conosciuto alterne vicende. Una grave crisi attraversò la città e il suo vino dopo la prima guerra mondiale soprattutto per l'operare di commercianti privi di scrupoli che sfruttavano la fama del Marsala per vendere prodotti di qualità scadente.
Per questo, già nel 1931 venivano mossi i primi passi verso una legislazione che proteggesse il Marsala originale dalle imitazioni e che ne circoscrivesse la zona di produzione, e fu tutelato dal governo, con un decreto degli allora ministri Acerbo e Bottai (D.M. 15 ottobre 1931).
Il vino Marsala è stato il primo vino DOC della storia vinicola siciliana. Un grande orgoglio per quanti lo producono e per tutto il territorio è stato infatti il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata nel 1969. Il disciplinare di produzione è stato aggiornato nel 1986 e nel 1995.
Un Consorzio per la tutela del vino Marsala DOC è nato nel 1963 ad iniziativa dei produttori, e riconosciuto nel 2003 dal ministero delle Politiche agricole.
  • Marsala oro e ambra: Grillo e/o Catarratto e/o Ansonica (detto localmente Inzolia) e/o Damaschino;
  • Marsala rubino: Perricone (localmente chiamato Pignatello) e/o Nero d'Avola e/o Nerello mascalese e/o (fino al 30% delle uve impegnate in totale) le uve a bacca bianca previste per i Marsala oro ed ambra.
Come forme di coltivazione di tali vitigni sono ammesse tutte quelle "verticali", come spalliera e controspalliera, ma è particolarmente raccomandato l'"alberello".
Sono inoltre vietate tutte le pratiche di "forzatura", ma con l'eccezione della irrigazione di soccorso.
La resa massima di uve non deve superare le 10 tonnellate per ettaro per i vitigni a bacca bianca e le 9 tonnellate per ettaro per i vitigni a bacca nera.
Il Marsala è un vino liquoroso. Durante la fermentazione si effettuano i travasi che favoriscono l'ossidazione del vino; alla fine della fermentazione si procede all'aggiunta di etanolo (alcol etilico) di origine vitivinicola e/o di acquavite di vino, al fine di elevare il tenore alcolico, e dopo si procede all'invecchiamento.
La resa massima delle uve in mosto non deve essere superiore all'80% e quelle delle uve in vino base non superiore al 75%.
Tutte le operazioni di elaborazione a partire dalle uve che sono necessarie per ottenere un Marsala pronto al consumo dopo l'invecchiamento, devon essere effettuate nella zona di produzione.
Senza considerare per il momento le vecchie denominazioni che, non più inserite nel disciplinare, sono però tuttora tollerate, il Marsala si presenta oggi sul mercato con due distinte categorie:

Marsala vergine

Il Marsala "vergine" è di due tipologie in funzione del periodo di invecchiamento:
  • Marsala vergine denominato anche "Marsala soleras", con invecchiamento di almeno cinque anni;
  • Marsala vergine riserva denominato anche "Marsala soleras riserva" o Marsala vergine stravecchio o Marsala soleras stravecchio, con invecchiamento di almeno dieci anni.
Nonostante quello che si crede o, erroneamente, è anche riportato sul web, il Marsala di questa tipologia mutua solo il nome ma non (più) la tecnica soleras che invece è utilizzata per il jerez e altri pochi famosi vini (fortificati o meno) ottenuti tramite questo metodo. L'invecchiamento del marsala soleras, descritto nel relativo disciplinare DOC, è di tipo ordinario (botte di legno).

Marsala conciato

a cui, dopo la fermentazione, è stato aggiunto:
  • etanolo
  • mosto cotto, che influirà sugli aromi ed il colore del vino
  • mistella (o sifone) cioè una miscela di mosto d'uva tardiva che influisce sul grado zuccherino e sui profumi, e mosto concentrato per conferire maggiore morbidezza ai quali si aggiunge etanolo per bloccare la fermentazione.
il Marsala "conciato" deve essere anch'esso sottoposto ad invecchiamento per arrivare alla commercializzazione nei seguenti tipi:
  • Marsala fine, minimo 1 anno di invecchiamento.
  • Marsala superiore, minimo 2 anni di invecchiamento.
  • Marsala superiore riserva, minimo 4 anni di invecchiamento.
Ciascuna delle seguenti denominazioni dà luogo a ulteriori suddivisioni per tenere conto del colore:
  • oro, prodotto da uve a bacca bianca, è vietata l'aggiunta di mosto cotto.
  • ambra, prodotto da uve a bacca bianca, con aggiunta di mosto cotto superiore all'1%.
  • rubino, prodotto da uve a bacca nera, con eventuale aggiunta massima del 30% di uve a bacca bianca; è vietata l'aggiunta di mosto cotto.
e del residuo zuccherino:
  • secco, con zuccheri inferiori a 40 gr. per litro
  • semisecco, con zuccheri superiori a 40 gr. per litro e inferiori a 100 gr. per litro
  • dolce, con zuccheri superiori a 100 gr. per litro
Infine il disciplinare approvato con la legge n.851/1984 prevede che con il termine Cremovo possono essere indicati quei vini aromatizzati che utilizzano almeno l'80% di vino Marsala e una gradazione non inferiore a 16 gradi.
Il disciplinare di produzione (DPR 2 aprile 1969) prevede la possibilità di aggiungere in etichetta alcune sigle derivanti dalle antiche denominazioni dei vari prodotti.
Il Marsala Fine può riportare la sigla I.P. (Italia Particolare).
Il Marsala Superiore può riportare le sigle S.O.M. (Superiore Old Marsala), L.P. (London Particular), G.D o Garibaldi Dolce. Quest'ultima denominazione risale ad una visita allo stabilimento Florio di Marsala che effettuò il Generale dei Due Mondi nel 1862, dopo l'unificazione dell'Italia. Egli, appassionato di buoni vini ma non particolarmente competente, fu particolarmente colpito da un vino molto dolce ancora in lavorazione e destinato a successivi tagli: in suo onore questo vino entrò in produzione e prese il nome di Garibaldi Dolce.
Alcune denominazioni sono ancora consentite dal Disciplinare, ma solo a corredo della classificazione "ortodossa". Osservando le etichette, potrete ancora ritrovarci impresso "S.O.M.", e leggervi Superior Old Marsala, oppure "G.D.", il Superiore Garibaldi Dolce di cui vi abbiamo già parlato, più raramente "L.P.", London Particular, un'altra qualità di Superiore, meno secco del "S.O.M.". Frequentemente, il Marsala Fine si chiamerà, invece, "I.P.", Italian Particular. Altre denominazioni, come "O.P." (Old Particular), C.O.M. (Choice Old Marsala), P.G. (Particular Genuin), P.D. (Pale Dry) ed I.M.(Italian Marsala), ed ancora "Parigi", "Stromboli", "Trinacria", "Margherita", "Erice dolce", insieme a tante altre di cui si è persa qualsiasi traccia, appartengono, ormai, soltanto alla gloriosa Storia di questo vino.
Molti gli stabilimenti della provincia di Trapani dove si produce, tra cui quelli di Ingham-Whitaker, Florio, Martinez, Pellegrino, Vito Curatolo Arini, Pietro Pipitone Spanò, Rallo, Mineo, Intorcia, Bianchi, Baglio Hopps, Alagna, Alcesti, De Bartoli, Fina, Fici, Vinci, Galfano, Lombardo, Casano.
Si narra che Woodhouse, dopo aver scoperto la bontà del vino autoprodotto dai marsalesi, prelevò un piccolo quantitativo che in Inghilterra non fu apprezzato poiché presentato come un vino povero e di basso rango. L'imprenditore, successivamente, lo fece riassaporare agli inglesi, stavolta presentandolo come un grande prodotto. Gli Inglesi rimasero sbalorditi dalla bontà del Vino Marsala, finanziandone così la produzione.
La produzione del Vino a Marsala avviò nel XIX e XX secolo un business miliardario, tant'è che nacquero in Sicilia almeno duecento "bagli" (aziende vinicole) che esportarono il vino Marsala in tutto il mondo. Questo business che fece della Città Lilybetana una delle città più ricche dell'Isola, oggi si è molto affievolito anche a causa delle mode e a produrre vini Marsala oggi non sono più di una ventina di cantine.
Un altro imprenditore inglese, Ingham, ha costruito nella seconda metà dell'Ottocento una residenza. Una villa con porticati bellissimi, marmi pregiati, verande con colonne, pregiati affreschi sui muri. La Villa Ingham è stata abbandonata per 60 anni (fino al 1940 era un deposito) e oggi è sul punto di crollare. Nonostante questo il suo fascino rimane immutato. All'interno si trovavano innumerevoli documenti, bottiglie ed etichette della Florio degli anni 30-40-50: oggi pare non ci sia più nulla di questi arredi ed effetti di famiglia.

lunedì 2 agosto 2021

Grillo

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Il grillo è un vitigno d'uva bianca da mosto presente soprattutto in Sicilia occidentale ed in particolare nel marsalese.
È un vitigno autoctono a bacca bianca che presenta acini medio grandi di colore giallo e sferici. L'impianto era tradizionalmente ad alberello, mentre oggi è realizzato con spalliera bassa. Il raccolto è normalmente abbondante, ma non tutti i terreni sono adatti a questo vitigno che ha la particolarità di avere un grado zuccherino molto più elevato rispetto alle altre uve bianche, oltre a particolari proprietà organolettiche.
La varietà Grillo è stata per secoli esclusiva del territorio marsalese e ha particolare importanza nella produzione del marsala del quale è uno dei vitigni più utilizzati, spesso insieme all'Inzolia e al Catarratto. Ma il vino Marsala migliore viene ottenuto proprio da uve Grillo. Caratteristica del Grillo è la sua vocazione a diventare vino di alto grado alcolico, superando talvolta la gradazione di 15/16 °C. Altra vocazione insolita per un vino bianco è quella di essere ottimo come vino invecchiato, per anni, decenni, o secoli.
Oltre che per il Marsala, il vitigno può essere vinificato in purezza con l'ausilio della criomacerazione, grazie alla quale è in grado di dare vini di grande spessore organolettico, sapidi, profumati, e soprattutto con un buon potenziale di longevità, superiore a tutti i bianchi siciliani, ad eccezione di quelli dell'Etna. A seconda delle zone di produzione, ogni vino ottenuto da uve Grillo presenta caratteristiche organolettiche diverse: le aree di conclamata qualità sono la contrada petrosilena di Triglia Scaletta, Favarotta, Spagnola, Birgi.

domenica 1 agosto 2021

Cremovo



Il Cremovo, o Marsala all'uovo è un vino liquoroso aromatizzato, ottenuto aggiungendo a una base di vino Marsala fine del tuorlo d'uovo, dello zucchero e aromi naturali o erbe.
Di gradazione tra i 15 e i 20 gradi, ha un alto valore calorico. La percentuale per litro è 800 ml di Marsala, 200 g di zucchero e 10 g di tuorlo.
Può essere utilizzato come aperitivo, o per accompagnare pasticceria secca. È usato anche come ingrediente nella pasticceria.
Diverse case vinicole produttrici di vino Marsala DOC lo producono, ma vista la mancanza di tutela, è prodotto anche in altre zone d'Italia e all'estero.

sabato 31 luglio 2021

Kofola

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Kofola è una bevanda gassata al gusto di cola concorrente diretta della Coca-Cola nella Repubblica Ceca e in altri paesi dell'Europa centrale quali ad esempio Slovacchia, Polonia e Ungheria.
Ha un gusto meno dolce delle bibite statunitensi a base di cola e, bevendola, si percepisce un indefinibile retrogusto "rinfrescante" che alcuni bevitori paragonano all'anice, ma molto attenuato.
Questa bevanda è stata lanciata sul mercato negli anni sessanta, grazie alla società farmaceutica Galena che la produceva. Oggi, la società Kofola AS, ne possiede i diritti industriali e la produce in due nazioni: nella Repubblica Ceca e in Slovacchia.

venerdì 30 luglio 2021

Vino portoghese

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Il vino portoghese è il risultato di tradizioni introdotte nella regione da cività antiche, come i fenici, i cartaginesi, i greci ed infine i romani. Il Portogallo ha iniziato a esportare i suoi vini a Roma durante l'Impero romano. Le esportazioni moderne si svilupparono con il commercio con l'Inghilterra dopo il 1703. Nel 1758 fu creata la regione Demarcarda do Douro una delle primi regioni produttrici di vini al mondo. Il Portogallo ha due regioni produttrici di vino protette dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità: la valle del Douro e l'isola di Pico nelle Azzorre.
  • Vinhos Verdes - Bianchi Alvarinho, Arinto (Pedernã), Avesso, Azal, Batoca, Loureiro, Trajadura; red castas Amaral, Borraçal, Alvarelhão, Espadeiro, Padeiro, Pedral, Rabo de Anho, Vinhão.
  • Porto/Douro - Rossi Touriga Nacional, Tinta Amarela, Aragonez, Bastardo, Castelão, Cornifesto, Donzelinho Tinto, Malvasia Preta, Marufo, Rufete, Tinta Barroca, Tinta Francisca, Tinto Cão, Touriga Franca; white castas Arinto, Cercial, Donzelinho branco, Folgazão, Gouveio, Malvasia Fina, Moscatel Galego branco, Rabigato, Samarrinho, Semillon, Sercial, Roupeiro, Verdelho, Viosinho, Vital.
  • Dão - Rossi Touriga Nacional, Alfrocheiro, Aragonez, Jaen e Rufete; White castas Encruzado, Bical, Cercial, Malvasia Fina, Verdelho.
  • Bairrada - Rossi Baga, Alfrocheiro, Camarate, Castelão, Jaen, Touriga Nacional, Aragonez; Bianchi Maria Gomes, Arinto, Bical, Cercial, Rabo de Ovelha, Verdelho.
  • Bucelas - Bianchi Arinto, Sercial e Rabo de Ovelha.
  • Colares - Rossi Ramisco; White casta Malvasia
  • Carcavelos - Red castas Castelão and Preto Martinho; White castas Galego Dourado, Ratinho, Arinto.
  • Setúbal - Rossi Moscatel Roxo; white casta Moscatel de Setúbal.
  • Alentejo - Rossi Alfrocheiro, Aragonez, Periquita1, Tinta Caiada, Trincadeira, Alicante Bouschet, Moreto; Bianchi Antão Vaz, Arinto, Fernão Pires, Rabo de Ovelha, Roupeiro
  • Algarve - Rossi Negra Mole, Trincadeira, Alicante Bouschet, Aragonez, Periquita; White castas Arinto, Roupeiro, Manteúdo, Moscatel Graúdo, Perrum, Rabo de Ovelha.
  • Madeira - Rossi Bastardo, Tinta, Malvasia Cândida Roxa, Verdelho Tinto e Tinta Negra; white castas Sercial, Malvasia Fina (Boal), Malvasia Cândida, Folgasão (Terrantez), Verdelho.
  • Tejo - Rossi Baga, Camarate, Castelão, Trincadeira, Tinta-Miúda, Preto-Martinho, Aragonez, Touriga-Franca, Touriga-Nacional, Alfrocheiro, Caladoc, Esgana-Cão-Tinto, Jaen, Petit Verdot, Tinta-Barroca, Tinta-Caiada, Tinto-Cão, Merlot, Cabernet-Sauvignon, Bastardo, Pinot noir, Alicante-Bouschet, Grand noir, Moreto, Syrah; Bianchi Arinto, Fernão Pires, Rabo-de-Ovelha, Tália, Trincadeira-das-Pratas, Vital, Verdelho, Tamarez, Cerceal branco, Alicante branco, Chardonnay, Malvasia-Rei, Pinot blanc, Sauvignon, Alvarinho, Moscatel-Graúdo, Síria, Viosinho.


giovedì 29 luglio 2021

Albariño

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L'albariño è una varietà di uva bianca di Galizia (Spagna), così come i vini elaborati con questa uva, specialmente i vini della Denominazione di Origine Rías Baixas e dell'Indicazione Geografica Protetta Vino della Terra di Barbanza e Iria. Nel nord di Portogallo si conosce come alvarinho e si impiega questa varietà nel vinho verde portoghese.
Qualcuno pensa che i monaci di Cluny portarono l'uva al monastero di Armenteira (nella comarca pontevedresa di 'O Salnés') nel secolo XII e che da lì la sua coltivazione si estese al resto della Galizia e nel nord del Portogallo. Il fiume Umia è considerato come il padre dell'Albariño dato che sulle sue sponde si coltiva la vite e si produce questo vino fin dal Medioevo. Attualmente, questa teoria, così come molte altre, si considera una mera leggenda, e si preferisce pensare che l'albariño sia una varietà autoctona originale della Galizia.
Secondo il Decreto del Ministero dell'Agricoltura, Pesca e Alimentazione APA/1819/2007, del 13 di giugno (pubblicata sul BOE del giorno 21), l'uva albariño è una varietà di vite destinata alla produzione di vino raccomandata per la coltivazione in Galizia e autorizzata in Cantabria, Castiglia e Leon e Catalogna.
Cambados, la capitale storica di questo vino in Spagna, celebra ogni anno, la prima domenica di agosto, la Festa dell'albariño, la seconda festa vinicola più antica del paese e compresa nell'insieme delle Feste di Interesse Turístico Nazionale.
Il suo aroma caratteristico, molto somigliante a quello del Viognier, e ricordando quello di una albicocca. Il vino albariño è un vino bianco, ampio, secco, molto leggero e delizioso. In altre regioni vitivinicole come Ribeiro, Valdeorras, comarca di Lima, Braga si mescola con altre varietà come loureiro, caíño, arinto o treixadura. Il prestigio dell'albariño, che raggiunge i 13 gradi nel Salnés, stimolo il recupero dei ceppi autoctoni, cominciando il re-impianto nel 1960. In questa comarca è già praticamente l'unica varietà coltivata.
L'albariño è considerata una delle varietà autoctone più importanti di Galizia, tra le 220 varietà autoctone catalogate. È una varietà con i grappoli piccoli, di maturazione precoce e medio vigore. Ha un colore giallo-pallido, brillante, con iridescenze dorate e verdi. Possiede aromi floreali e fruttati, fini e distintivi, che impressionano piacevolmente, di media intensità e persistenza medio-lunga. Il suo gusto è fresco e suave, con sufficiente corpo e grado alcolico (tra 11 e 13% Vol.), Acidità equilibrata (tra 7 e 9 g/l), armonioso e di ampie sfumature. Il suo retrogusto è piacevole, elegante e completo.
Il vino albariño è un vino monovarietale, elaborato con l'uva albariña. Nonostante alcune similitudini con le varietà francesi e tedesche, coltivate sulle sponde del Rin, è senza dubbio una uva autóctona. Fu sul punto di sparire per la sua delicatezza e il suo scarso rendimento, comparato con il potere e il maggiore volume prodotto dai ceppi ibridi, che danno un vino di scarsa qualità.
L'albariño, qualche tempo fa, era scarso e molto ricercato. Si è convertito oggi in uno dei mosti di maggiore personalità e prestigio, le vigne del Salnés danno quasi un altro tipo di uva. La Denominazione di Origine Rías Baixas, creata in 1988, comprende alcuni dei territori dove tradizionalmente, e da tempo immemorabile, si producono vini di qualità nella provincia di Pontevedra e lungo la sponda coruñesa del fiume Ulla, e ora sono considerate quattro subzone perfettamente differenziate: Val do Salnés, Contea do Tea, Il Rosal, Sotomayor e Ribera dell'Ulla, dalle quali si elaborano fondamentalmente vini bianchi alla base della varietà di albariño. La subzona del Salnés e il suo albariño, crea una ricchezza di dei 50 milioni di euro.
A parire da una produzione artigianale, con una limitata commercializzazione, si è passati a un moderno sfruttamento. Basti citare che delle 14 cantine che esistevano in 1987, si è giunti a 142, iscritte attualmente nella Denominazione di Origine, la maggioranza di loro nella subzona del Salnés. Tutte contano già con tini di acciaio inossidabile, presse pneumatiche, controllo di temperatura e con i metodi di filtrazione più avanzati. La produzione massima autorizzata per l'albariño è di 12.000 kg/Ha, che può aumentare fino a un 25% in determinate campagne (15.000 kg/Ha), con un rendimento del 65% nel vino.
Il vino albariño si produce nella zona di indicazione geografica protetta Vino della Terra di Barbanza e Iria, che comprende esclusivamente la maggioranza dei comuni rivieraschi della Ría di Arousa, nelle Rías Baixas, terreni storicamente legati alla viticultura di qualità. La produzione massima autorizzata per la varietà di uva albariño per ettaro nella zona di indicazione geografica protetta è di 10.000 kg/Ha in tutte le campagne, con un rendimento del 67% in vino. Questa bassa produzione di uva per ettaro è fondamentale per ottenere un buono vino dalle cantine dotate di moderna tecnologia.
Si può trovare albariño galiziano prodotto nelle denominazioni di origine Ribeiro e Ribeira Sacra.
Nel 1996 si iniziato a coltivare l'uva albariña in California, e nel 2001 il governo statunitense ha approvato la denominazione di albariño.




 
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