mercoledì 26 maggio 2021

Caffè Nero



Caffè Nero, o Caffè Nero Group Ltd, è una catena di coffee shop (caffetteria) britannica fondata nel 1997, con oltre 360 negozi in tutta la nazione.
Fondata nel 1997 come PLC (public limited company). Fu in seguito quotata nella Borsa di Londra con l'acronimo CFN. Nel 2007, in seguito ad un'operazione di buy-out, passa ad un'amministrazione privata.
Partita nella città di Londra ed approdata con oltre 300 negozi in tutto il Regno Unito, Caffè Nero è stata la ventesima compagnia per rapidità di crescita in Europa nel 2004. Nel 2005 il fatturato è stato di 43,4 milioni di sterline. Nel 2011 il fatturato era salito a 227,9 milioni di sterline. Oltre alle tradizionali varianti di espresso, i negozi Caffè Nero propongono frappé, Hot Chocolate Milano, cioccolata calda, succhi di frutta e snacks dolci.

martedì 25 maggio 2021

Arthur Guinness

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Arthur Guinness (Celbridge, 24 settembre 1725 – Dublino, 23 gennaio 1803) è stato un imprenditore irlandese, fondatore dell'azienda produttrice della birra Guinness.
Arthur nacque a Celbridge e crebbe ad Ardclough, nella contea di Kildare. Fondò il suo primo birrificio a Leixlip, ma la prima pinta di Guinness fu spillata a Celbridge in un pub situato dove adesso c'è il Mucky Duck Pub.
Fu sepolto nel gennaio 1803 nella tomba di famiglia della madre, a Oughter Ard nella contea di Kildare.
La famiglia Guinness sostenne di discendere dal clan dei Magennis della contea di Down, nel XVII secolo, anche se questo non è mai stato provato in alcun modo.
Il padre di Arthur era l'amministratore delle terre di Arthur Price, arcivescovo di Cahel, e potrebbe aver prodotto birra per i lavoratori della tenuta. Nel suo testamento, l'arcivescovo lasciò in eredità 100 sterline ad ogni membro della famiglia Guinness.
Nel 1761 Arthur Guinness sposò Olivia Whitmore nella St. Mary's Church, a Dublino, da cui ebbe 21 figli, 10 dei quali sopravvissero fino all'età adulta. Dal 1764 vissero nella Beaumont House, attualmente parte del Beaumont Hospital, nei sobborghi nord della capitale irlandese.
Tre dei suoi figli divennero anche loro birrai, e altri suoi discendenti furono missionari, politici e autori.
Arthur fondò un birrificio a Leixlip nel 1755, producendo birra ale. Cinque anni dopo, lasciò suo fratello minore a dirigere quell'impresa e si spostò a Dublino, al St. James's Gate Brewery, alla fine del 1759. Tale sito era abbandonato e fu affittato per 45 sterline all'anno per un contratto lungo 9000 anni.
Già nel 1767 era a capo della Corporazione dei Mastri Birrai di Dublino.
In realtà, dal libro delle tasse, appare che Arthur vendette per la prima volta la sua birra porter solo nel 1778, e sembra che altri birrai di Dublino avessero provato a produrre questo tipo di birra a partire dagli anni 60.
La sua maggiore impresa fu l'espansione del suo birrificio nel triennio 1797-99. In seguito si dedicò esclusivamente alla birra scura e assunse alcuni membri della famiglia Purser, che avevano prodotto porter a Londra fin dagli anni 70; questi, in seguito, furono consoci del birrificio per diversi anni.
Alla sua morte, nel 1803, la produzione annuale era di oltre 20 000 botti.
Guinness, negli anni 80 e 90 del XVIII secolo, fu un sostenitore di Henry Grattan, se non altro perché questi voleva ridurre le tasse sulla birra.
Fu un rappresentante dei birrai nella Dublin Corporation a partire dagli anni 60 fino alla sua morte.
Come Grattan, Guinness era apertamente a favore dell'emancipazione dei cattolici a partire dal 1793, ma tuttavia non appoggiò gli Irlandesi Uniti durante la ribellione del 1798.

lunedì 24 maggio 2021

Cosa succede a chi beve vino tutti i giorni?

 


Un tempo si credeva che bere vino quotidianamente fosse positivo per la salute. Recenti studi hanno confermato che anche piccole quantità di alcool predispongono ad alcune forme di neoplasie e danneggiano le cellule epatiche irrimediabilmente.

Un recente studio canadese (link sotto) e altri dello stesso tipo, testimoniano sui danni riportati dal consumo anche moderato di alcool.

Lo studio, pubblicato su Lancet, associa all’alcol una riduzione della vita media di circa vent’anni anni, oltre all’aumentata probabilità si sviluppare malattie neurodegenerative e demenza precoce. La ricerca ha analizzato i livelli di consumo di alcol e le sue conseguenze sulla salute in 195 Paesi, tra il 1990 e il 2016, coinvolgendo individui con un’età compresa tra i 15 e i 95 anni. Nei test sono state confrontate le persone che non bevevano con quelle che consumavano una o più bevande alcoliche al giorno. Seppur di poco, anche per chi era abituato a fermarsi a un unico drink quotidiano è risultata superiore la possibilità di sviluppare problemi di salute collegabili all’alcol; per chi invece saliva a due consumazioni, il dato era ancora maggiore, fino a impennarsi nel caso dei soggetti che si concedevano cinque bevute quotidiane. Anche limitarsi a uno o due drink al giorno, quindi, comporterebbe una riduzione dell’aspettativa di vita e la comparsa di varie ripercussioni negative sulla salute.

Conclusioni analoghe aveva già espresso l’American Society of Clinical Oncology in una pubblicazione sul Journal of Clinical Oncology, che metteva in guardia sulla possibilità di sviluppare tumori del seno, del colon, dell’esofago e della laringe, associati al consumo di alcolici. In una ricerca curata dal Medical Research Council di Cambridge e apparsa su Nature, inoltre, si sottolineavano i danni irreversibili al DNA nelle cellule staminali.











domenica 23 maggio 2021

Fa più male un bicchiere di birra o di Coca Cola?


 
La Coca-Cola è fatta di acqua, zucchero, anidride carbonica, caffeina, aromi.

L'anidride carbonica può dare problemi di stomaco, lo zucchero può dare carie, sovrappeso e diabete (in grandi quantità e senza un'adeguata igiene), la caffeina può dare tachicardia.
La birra è fatta di malto, luppolo, lieviti, e contiene alcool.
È calorica quanto la Coca-Cola se non di più, a causa del suo contenuto di cereali fermentati e di alcool.
L'alcool è cancerogeno di tipo 1 ed è epatotossico.

Decidete voi se è più grave avere il diabete o il cancro (con il diabete curato si vive fino a 80 anni, dal cancro non sempre si guarisce!)


sabato 22 maggio 2021

Quando scade il brevetto della Coca-Cola?

La CocaCola Company non protegge mai con un brevetto le formula dei loro sciroppi.

Visto che i brevetti prima o poi scadono, la società temeva che un giorno altri avrebbero potuto trarre profitto dal suo prodotto, ma ancora di più che la storia legata al mistero della sua formula potesse crollare.

Quando incentri tutto il tuo marketing attorno ad una storia, quella storia deve essere sacra. Né gli interessi di mercato, né altri fattori possono rischiare di oscurarla.






venerdì 21 maggio 2021

Spillatura

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La spillatura è quel processo attraverso il quale si confeziona una birra alla spina.
La buona tecnica di spillatura prevede di inclinare il bicchiere sotto il rubinetto e far scendere la birra lentamente e senza interruzioni, fino a quando la schiuma fuoriesce dall'orlo. A questo punto bisogna livellare con un colpo di spatola, affinché la schiuma mantenga la sua consistenza.
Normalmente bisogna evitare che il bicchiere venga a contatto con il rubinetto.
Esistono diverse tecniche di spillatura:
  • Secondo la tecnica belga si deve riempire velocemente il bicchiere e "tagliare" la schiuma in eccesso con una spatola, prima di immergere il bicchiere in acqua per pulirne le pareti esterne.
  • La tecnica inglese prevede di aprire il rubinetto prima di inclinare il bicchiere. In questo modo il bicchiere si riempie senza formare la schiuma.
  • La tecnica tedesca prevede di spillare una piccola quantità di birra e aspettare finché la schiuma non diminuisce; si ripete quindi nuovamente l'operazione. Infine viene dato ancora un colpo vigoroso per servire la birra con un "cappello" di schiuma.
Il cappello di schiuma venuto a formarsi durante la spillatura serve soprattutto a preservare la birra stessa dall'aria, evitandone così l'ossidazione e la conseguente alterazione organolettica del prodotto.

Storia

In Epoca vittoriana, la birra era contenuta in grandi botti di legno situate dietro al bancone e veniva servita tramite un rubinetto che sfruttava la gravità.
Pian piano il gusto dei consumatori si affinò, anche grazie alla diffusione dei bicchieri in vetro al posto dei boccali, e la birra conservata a temperatura ambiente divenne inaccettabile. Si rendeva necessario conservare i barili in cantine fresche e fu inventata quindi una macchina provvista di pompa a pistone cilindrico con delle valvole che evitavano il riflusso.
Questo metodo, pur creando delle pinte di ottima qualità, si rivelò poco conveniente a causa degli sprechi, e perciò nel barile venne introdotta dell'anidride carbonica per prevenire l'ossidazione della birra, oltre a facilitare il tiraggio della pompa.
Col passare del tempo è stato superato l'uso della pompa manuale; al giorno d'oggi l'anidride carbonica è utilizzata ad una pressione sufficiente a spingere la birra fino al rubinetto.
La pressione superficiale del gas svolge quindi una duplice funzione: mantiene il giusto livello di gasatura e fornisce la spinta richiesta per far fluire la birra fino al rubinetto.
L'introduzione dell'anidride carbonica nei fusti ebbe anche un'altra conseguenza fondamentale: permise di produrre birre frizzanti alla spina, che in precedenza erano disponibili solo in bottiglia. L'anidride carbonica tuttavia presenta dei limiti: la sua quantità, infatti, potrebbe non essere sufficiente a pompare la birra, ma la pressione non può essere aumentata troppo altrimenti si otterrebbe una birra eccessivamente gassata. Fu Arthur Guinness a risolvere il problema, mescolando all'anidride carbonica (che mantiene la gassosità) un gas meno solubile, l'azoto (che mantiene la pressione).
Nel 2006 Carlsberg lancia un innovativo metodo di spillatura, denominato Draughtmaster, che elimina il ricorso all'anidride carbonica e sostituisce i tradizionali fusti a rendere con fusti in pet (materiale riciclabile).

giovedì 20 maggio 2021

Café-concert

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Il café-concert, o più comunemente café-chantant, italianizzato in caffè-concerto, è un genere di spettacolo nel quale si eseguivano piccole rappresentazioni teatrali e numeri di arte varia (operette, giochi di prestigio, balletti, canzoni ecc.) in locali dove si potevano consumare bibite e generi alimentari nel corso dello spettacolo. Per estensione, il café-concert è anche il locale che ospitava tale genere di spettacolo.
Il fenomeno dei café-chantant nacque a Parigi nel XVIII secolo, dove sorsero numerosi locali di tale genere sul boulevard du Temple. Dopo essersi spostati sotto le arcate del Palais-Royal durante la rivoluzione e aver conosciuto dei giorni difficili sotto l'Impero, questi stabilimenti rinnovarono il loro successo sotto Luigi Filippo I. Tuttavia solo la metà del XIX secolo vide il nuovo fenomeno diffondersi anche nelle città di provincia e all'estero.

Il café-concert in Francia

Definizione

Il caf'conc, come venne chiamato familiarmente in francese (scritto a volte caf'conç) è, secondo il Grand Dictionnaire Larousse del XIX secolo, allo stesso tempo una sala da concerto e una sala da the, che riuniva un pubblico che pagava con le consumazioni il piacere di ascoltare brani d'opera, delle canzonette o assistere a delle brevi recitazioni drammatiche e dei tableaux vivants, delle riviste riccamente allestite con effetti di luce e grande uso delle macchine teatrali, dei balletti e degli esercizi acrobatici. A differenza dei tabarin, molto simili, non vi si praticava il ballo da parte degli spettatori.
Esisteva un pesante pregiudizio verso questo nuovo genere, nonostante sia gli esecutori che gli spettatori ne rivendicassero lo statuto artistico. La definizione di caffè-concerto come puro luogo di consumazione è tuttavia da sfumare, poiché le consumazioni potevano essere sostituite da un biglietto per l'ingresso. Quanto all'aspetto formale dei locali, esso si avvicinò sempre più ai teatri.
Il termine café-concert e quello di music-hall sono tuttora molto simili, a volte sinonimi, anche se music-hall è un anglicismo comparso verso la fine del XIX secolo. Il termine café-concert in questa voce è inteso nel senso più ampio del termine, cioè come un bar o taverna che organizza dei concerti in una delle sue sale con una certa regolarità, invece il music-hall è definito come una sala con spettacoli di vario genere (accogliendo una grande parte della tradizione circense, ad esempio) dove il fatto di vendere delle bevande è cosa secondaria.

Nascita e affermazione del café-concert (1800-1864)

Durante la Rivoluzione francese, l'abolizione del monopolio dei teatri permise a partire dal 1791 l'apertura di numerose sale di spettacolo. Nacque così il Café d'Apollon, uno dei primi café-concert di Parigi. Nelle piccole taverne la produzione di spettacoli si limitava, non potendosi permettere vedettes internazionali, a quelli degli artisti girovaghi: non esistono tuttavia fonti storiografiche certe per tracciare un quadro significativo della situazione. La liberalizzazione non durò oltre il 1807, quando vennero ristabiliti i privilegi dei teatri: questo avvenimento segnò una battuta d'arresto allo sviluppo spontaneo e selvaggio dei café-concert.
Tra il 1807 e il 1849 solo in qualche locale si tenevano regolarmente dei concerti. Una legge proibiva persino i concerti in un locale se non previa autorizzazione del prefetto di Polizia. La rivoluzione del febbraio 1848 restituì per breve tempo a questo genere di divertimenti la libertà: l'ordinanza del 17 novembre 1849, infatti, reintrondusse le misure precedenti vietando gli spettacoli in un locale senza una preventiva autorizzazione. La crescita del fenomeno fu così sorvegliata: solo 22 autorizzazioni furono accordate tra il 1849 e il 1859 a Parigi. La pressante censura preventiva dell'ordinanza limitò persino la libertà dei commercianti ambulanti, al fine di evitare la nascita di canzoni a tema sociale: nei locali venne infine vietata l'esecuzione delle goguettes.
Nonostante il precedente ostracismo dello stato e l'emanazione di regolamenti che determinarono uno sviluppo limitato e organizzato del fenomeno, nel 1864 una nuova liberalizzazione in materia teatrale vide la costruzione di nuovi locali nella capitale, tra cui l'Alcazar, l'Horloge e l'Ambassadeur.

Apogeo dei café-concert (1864-1896)

In seguito all'abolizione dei privilegi dei teatri nel 1864, i café-concert uscirono dall'ombra dei teatri. L'importanza di tale avvenimento consistette nella possibilità, da parte dei locali che organizzavano spettacoli, di poter fare a meno della sorveglianza dei direttori teatrali, per cadere però sotto la tutela diretta della polizia. La pubblica amministrazione moltiplicò le ordinanze a favore di queste strutture e del genere teatrale, che quindi si diffuse liberamente e velocemente.
Fu l'età d'oro dei divertimenti: Parigi divenne il modello del divertimento su scala europea, fama che perse, però, durante la Terza Repubblica. In quel periodo ascesero al successo numerose cantanti dei café-concert, come ad esempio Thérésa e Suzanne Lagier.

Declino del café-concert, resistenza del music-hall (1896-1914)

Il primo concorrente nel campo degli spettacoli che si impose in tutte le città dopo il 1896 fu il cinema, che determinò la sostanziale conversione dei café-concert o delle sale di music-hall in cinema-teatro. L'adattamento fu implicito perché il primo cinema, muto, necessitava dell'ausilio di un'orchestra (o comunque di un accompagnamento musicale o vocale): le sale dove si rappresentava l'arte varia possedevano gli spazi e gli ambienti necessari alle proiezioni cinematografiche. In tal modo, piuttosto che di un brusco declino del café-chantant, si trattò di uno scivolamento da un divertimento ad un altro o di una lenta mutazione.
Ciò nonostante, i music-hall e la crescente influenza della cultura anglo-sassone permise a questi locali di resistere alle nuove mode. In aggiunta, la censura scomparve lentamente, il visto quotidiano sui contenuti degli spettacoli divenne settimanale. Il genere conobbe indiscutibilmente una nuova giovinezza nel 1906 quando la censura scomparve completamente (per riapparire tuttavia durante la prima guerra mondiale).
I café-concert segnarono così l'emergere di una cultura popolare che diede vita dapprincipio alla ricca tradizione della canzone francese, ma anche del music-hall e del cinema. La filiazione di queste differenti forme di spettacolo agevolò sia i percorsi di certi artisti, che passarono dal caf'conc al music-hall e poi al cinema, sia la storia dei locali stessi, quando le vecchie sale caf'conc divennero sale di music-hall e poi cinematografi. Queste nuove forme di spettacolo popolare e universale avrebbero gettato le basi della cultura di massa del XX secolo, caratterizzato dal fenomeno del divismo, accentuato dalla diffusione della radio e del cinema.
Nella Francia del XX secolo riapparvero tuttavia alcuni locali sulla scia del café-concert, chiamati café-théâtre.

I café-concert in Italia

I café-concert contribuirono in maniera decisiva alla successiva nascita del varietà, genere spettacolare che, proprio per la sua provenienza esterna al circuito dei teatri di velluto, godette come gli artisti che militarono nelle sue fila di scarsi riconoscimenti in campo artistico.
L'italianizzazione delle professioni francesi e la creazione di nuovi numeri allargò considerevolmente il ventaglio delle professioni artistiche: la sciantosa, derivazione della chanteuse, divenne l'antenata dell'odierna soubrette. Ad essa si aggiunsero le caratteriste, i finedicitori, le brillanti e altri ancora.
La diffusione dei caffè-concerto e del mercato del lavoro ad esso connesso favorì la nascita di riviste specializzate nel settore, come il Cafè-Chantant, strumento di informazione artistica e promozionale.

I café-concert a Napoli

Sul finire del XIX secolo, quando Parigi divenne il simbolo del divertimento e della vita spensierata, i café-chantant valicarono le Alpi per essere importati anche in Italia. La novità esplose a Napoli, dove l'epoca d'oro del caffè-concerto coincise con quella della canzone napoletana. Nel 1890 venne infatti inaugurato l'elegante Salone Margherita, incastonato nella Galleria Umberto I, per merito dei fratelli Marino, che capirono l'importanza di un'attività commerciale redditizia da unire al fascino della rappresentazione del vivo.
L'idea fu vincente e ricalcò totalmente il modello francese, persino nella lingua utilizzata: non solo i cartelloni erano scritti in francese, ma anche i contratti degli artisti e il menu. I camerieri in livrea parlavano sempre in francese, così come gli spettatori: gli artisti, poi, fintamente d'oltralpe, ricalcavano i nomi d'arte in onore ai divi e alle vedettes parigine. È chiaro come la clientela che affollasse il Salone Margherita non fosse gente del popolino: in ogni caso, per i più disparati gusti, sorsero altri café-concert come l'elegante Gambrinus, l'Eden, il Rossini, l'Alambra, l'Eldorado, il Partenope, la Sala Napoli ed altri ancora che ricalcavano spesso, anche nel nome, i café-chantant parigini. Anche altri bar di Napoli, che in passato non presentavano spettacoli, si adattarono al gusto del momento presentando numeri di varietà misti a canzoni.
Solitamente gli spettacoli proposti erano presentati in successione, con un intervallo tra primo e secondo tempo del susseguirsi di rappresentazioni. Solo verso la fine del primo tempo qualche personaggio noto appariva in scena, ma il clou veniva raggiunto al termine, quando il divo eseguiva il suo numero. Importanti e famosi artisti che iniziarono la loro carriera proprio nei caffè-concerto furono Anna Fougez, Lina Cavalieri, Lydia Johnson, Leopoldo Fregoli, Ettore Petrolini, Raffaele Viviani.
Il café-chantant divenne in Italia non solo un luogo ed un genere teatrale, ma anche qui, come in Francia, il simbolo della bella vita e della spensieratezza, nel pieno della coincidenza con la Belle époque.

I café-concert a Roma

Il fenomeno dei café-chantant napoletani fu tale che in breve tempo il fenomeno cominciò ad espandersi nelle altre grandi città italiane. La prima città ad introdurli a sua volta fu Roma. Il perché di tale diffusione non deve stupire: così come a Napoli, anche a Roma, a Catania, a Milano, a Torino e in molte altre città letterate d'Italia si riunivano spesso nei bar e nelle trattorie cantanti e poeti che, nel corso di riunioni semiprivate, si dedicavano al canto e alla declamazione di poesie. Questa forma artigianale di spettacolo fu il fertile terreno su cui si basò il successo dei caffè-concerto, che negli ultimi anni del '800 aprirono anche nella capitale.
Sempre i fratelli Marino, già proprietari del Salone Margherita di Napoli, inaugurarono nella capitale due nuovi locali: un altro Salone Margherita e, successivamente, il Teatro Sala Umberto. A questi seguirono numerosi altri café-chantant dai nomi altisonanti ed esotici (non proprio tutti: il primo caffè-concerto della città, aperto in via Nazionale, portava il poco allegro nome di "Cassa da morto").
Ben presto Roma fu preferita a Napoli come "piazza d'affari": gli artisti venivano volentieri nella capitale dove il maggior giro d'affari garantiva loro maggiori possibilità di ingaggio. Il luogo d'incontro degli artisti gravitava nell'asse tra piazza Esedra e la Stazione Termini, dove si concentravano la maggioranza dei locali.

Il café-concert, o più comunemente café-chantant, italianizzato in caffè-concerto, è un genere di spettacolo nel quale si eseguivano piccole rappresentazioni teatrali e numeri di arte varia (operette, giochi di prestigio, balletti, canzoni ecc.) in locali dove si potevano consumare bibite e generi alimentari nel corso dello spettacolo. Per estensione, il café-concert è anche il locale che ospitava tale genere di spettacolo.
Il fenomeno dei café-chantant nacque a Parigi nel XVIII secolo, dove sorsero numerosi locali di tale genere sul boulevard du Temple. Dopo essersi spostati sotto le arcate del Palais-Royal durante la rivoluzione e aver conosciuto dei giorni difficili sotto l'Impero, questi stabilimenti rinnovarono il loro successo sotto Luigi Filippo I. Tuttavia solo la metà del XIX secolo vide il nuovo fenomeno diffondersi anche nelle città di provincia e all'estero.

Il café-concert in Francia

Definizione

Il caf'conc, come venne chiamato familiarmente in francese (scritto a volte caf'conç) è, secondo il Grand Dictionnaire Larousse del XIX secolo, allo stesso tempo una sala da concerto e una sala da the, che riuniva un pubblico che pagava con le consumazioni il piacere di ascoltare brani d'opera, delle canzonette o assistere a delle brevi recitazioni drammatiche e dei tableaux vivants, delle riviste riccamente allestite con effetti di luce e grande uso delle macchine teatrali, dei balletti e degli esercizi acrobatici. A differenza dei tabarin, molto simili, non vi si praticava il ballo da parte degli spettatori.
Esisteva un pesante pregiudizio verso questo nuovo genere, nonostante sia gli esecutori che gli spettatori ne rivendicassero lo statuto artistico. La definizione di caffè-concerto come puro luogo di consumazione è tuttavia da sfumare, poiché le consumazioni potevano essere sostituite da un biglietto per l'ingresso. Quanto all'aspetto formale dei locali, esso si avvicinò sempre più ai teatri.
Il termine café-concert e quello di music-hall sono tuttora molto simili, a volte sinonimi, anche se music-hall è un anglicismo comparso verso la fine del XIX secolo. Il termine café-concert in questa voce è inteso nel senso più ampio del termine, cioè come un bar o taverna che organizza dei concerti in una delle sue sale con una certa regolarità, invece il music-hall è definito come una sala con spettacoli di vario genere (accogliendo una grande parte della tradizione circense, ad esempio) dove il fatto di vendere delle bevande è cosa secondaria.

Nascita e affermazione del café-concert (1800-1864)

Durante la Rivoluzione francese, l'abolizione del monopolio dei teatri permise a partire dal 1791 l'apertura di numerose sale di spettacolo. Nacque così il Café d'Apollon, uno dei primi café-concert di Parigi. Nelle piccole taverne la produzione di spettacoli si limitava, non potendosi permettere vedettes internazionali, a quelli degli artisti girovaghi: non esistono tuttavia fonti storiografiche certe per tracciare un quadro significativo della situazione. La liberalizzazione non durò oltre il 1807, quando vennero ristabiliti i privilegi dei teatri: questo avvenimento segnò una battuta d'arresto allo sviluppo spontaneo e selvaggio dei café-concert.
Tra il 1807 e il 1849 solo in qualche locale si tenevano regolarmente dei concerti. Una legge proibiva persino i concerti in un locale se non previa autorizzazione del prefetto di Polizia. La rivoluzione del febbraio 1848 restituì per breve tempo a questo genere di divertimenti la libertà: l'ordinanza del 17 novembre 1849, infatti, reintrondusse le misure precedenti vietando gli spettacoli in un locale senza una preventiva autorizzazione. La crescita del fenomeno fu così sorvegliata: solo 22 autorizzazioni furono accordate tra il 1849 e il 1859 a Parigi. La pressante censura preventiva dell'ordinanza limitò persino la libertà dei commercianti ambulanti, al fine di evitare la nascita di canzoni a tema sociale: nei locali venne infine vietata l'esecuzione delle goguettes.
Nonostante il precedente ostracismo dello stato e l'emanazione di regolamenti che determinarono uno sviluppo limitato e organizzato del fenomeno, nel 1864 una nuova liberalizzazione in materia teatrale vide la costruzione di nuovi locali nella capitale, tra cui l'Alcazar, l'Horloge e l'Ambassadeur.

Apogeo dei café-concert (1864-1896)

In seguito all'abolizione dei privilegi dei teatri nel 1864, i café-concert uscirono dall'ombra dei teatri. L'importanza di tale avvenimento consistette nella possibilità, da parte dei locali che organizzavano spettacoli, di poter fare a meno della sorveglianza dei direttori teatrali, per cadere però sotto la tutela diretta della polizia. La pubblica amministrazione moltiplicò le ordinanze a favore di queste strutture e del genere teatrale, che quindi si diffuse liberamente e velocemente.
Fu l'età d'oro dei divertimenti: Parigi divenne il modello del divertimento su scala europea, fama che perse, però, durante la Terza Repubblica. In quel periodo ascesero al successo numerose cantanti dei café-concert, come ad esempio Thérésa e Suzanne Lagier.

Declino del café-concert, resistenza del music-hall (1896-1914)

Il primo concorrente nel campo degli spettacoli che si impose in tutte le città dopo il 1896 fu il cinema, che determinò la sostanziale conversione dei café-concert o delle sale di music-hall in cinema-teatro. L'adattamento fu implicito perché il primo cinema, muto, necessitava dell'ausilio di un'orchestra (o comunque di un accompagnamento musicale o vocale): le sale dove si rappresentava l'arte varia possedevano gli spazi e gli ambienti necessari alle proiezioni cinematografiche. In tal modo, piuttosto che di un brusco declino del café-chantant, si trattò di uno scivolamento da un divertimento ad un altro o di una lenta mutazione.
Ciò nonostante, i music-hall e la crescente influenza della cultura anglo-sassone permise a questi locali di resistere alle nuove mode. In aggiunta, la censura scomparve lentamente, il visto quotidiano sui contenuti degli spettacoli divenne settimanale. Il genere conobbe indiscutibilmente una nuova giovinezza nel 1906 quando la censura scomparve completamente (per riapparire tuttavia durante la prima guerra mondiale).
I café-concert segnarono così l'emergere di una cultura popolare che diede vita dapprincipio alla ricca tradizione della canzone francese, ma anche del music-hall e del cinema. La filiazione di queste differenti forme di spettacolo agevolò sia i percorsi di certi artisti, che passarono dal caf'conc al music-hall e poi al cinema, sia la storia dei locali stessi, quando le vecchie sale caf'conc divennero sale di music-hall e poi cinematografi. Queste nuove forme di spettacolo popolare e universale avrebbero gettato le basi della cultura di massa del XX secolo, caratterizzato dal fenomeno del divismo, accentuato dalla diffusione della radio e del cinema.
Nella Francia del XX secolo riapparvero tuttavia alcuni locali sulla scia del café-concert, chiamati café-théâtre.

I café-concert in Italia

I café-concert contribuirono in maniera decisiva alla successiva nascita del varietà, genere spettacolare che, proprio per la sua provenienza esterna al circuito dei teatri di velluto, godette come gli artisti che militarono nelle sue fila di scarsi riconoscimenti in campo artistico.
L'italianizzazione delle professioni francesi e la creazione di nuovi numeri allargò considerevolmente il ventaglio delle professioni artistiche: la sciantosa, derivazione della chanteuse, divenne l'antenata dell'odierna soubrette. Ad essa si aggiunsero le caratteriste, i finedicitori, le brillanti e altri ancora.
La diffusione dei caffè-concerto e del mercato del lavoro ad esso connesso favorì la nascita di riviste specializzate nel settore, come il Cafè-Chantant, strumento di informazione artistica e promozionale.

I café-concert a Napoli

Sul finire del XIX secolo, quando Parigi divenne il simbolo del divertimento e della vita spensierata, i café-chantant valicarono le Alpi per essere importati anche in Italia. La novità esplose a Napoli, dove l'epoca d'oro del caffè-concerto coincise con quella della canzone napoletana. Nel 1890 venne infatti inaugurato l'elegante Salone Margherita, incastonato nella Galleria Umberto I, per merito dei fratelli Marino, che capirono l'importanza di un'attività commerciale redditizia da unire al fascino della rappresentazione del vivo.
L'idea fu vincente e ricalcò totalmente il modello francese, persino nella lingua utilizzata: non solo i cartelloni erano scritti in francese, ma anche i contratti degli artisti e il menu. I camerieri in livrea parlavano sempre in francese, così come gli spettatori: gli artisti, poi, fintamente d'oltralpe, ricalcavano i nomi d'arte in onore ai divi e alle vedettes parigine. È chiaro come la clientela che affollasse il Salone Margherita non fosse gente del popolino: in ogni caso, per i più disparati gusti, sorsero altri café-concert come l'elegante Gambrinus, l'Eden, il Rossini, l'Alambra, l'Eldorado, il Partenope, la Sala Napoli ed altri ancora che ricalcavano spesso, anche nel nome, i café-chantant parigini. Anche altri bar di Napoli, che in passato non presentavano spettacoli, si adattarono al gusto del momento presentando numeri di varietà misti a canzoni.
Solitamente gli spettacoli proposti erano presentati in successione, con un intervallo tra primo e secondo tempo del susseguirsi di rappresentazioni. Solo verso la fine del primo tempo qualche personaggio noto appariva in scena, ma il clou veniva raggiunto al termine, quando il divo eseguiva il suo numero. Importanti e famosi artisti che iniziarono la loro carriera proprio nei caffè-concerto furono Anna Fougez, Lina Cavalieri, Lydia Johnson, Leopoldo Fregoli, Ettore Petrolini, Raffaele Viviani.
Il café-chantant divenne in Italia non solo un luogo ed un genere teatrale, ma anche qui, come in Francia, il simbolo della bella vita e della spensieratezza, nel pieno della coincidenza con la Belle époque.

I café-concert a Roma

Il fenomeno dei café-chantant napoletani fu tale che in breve tempo il fenomeno cominciò ad espandersi nelle altre grandi città italiane. La prima città ad introdurli a sua volta fu Roma. Il perché di tale diffusione non deve stupire: così come a Napoli, anche a Roma, a Catania, a Milano, a Torino e in molte altre città letterate d'Italia si riunivano spesso nei bar e nelle trattorie cantanti e poeti che, nel corso di riunioni semiprivate, si dedicavano al canto e alla declamazione di poesie. Questa forma artigianale di spettacolo fu il fertile terreno su cui si basò il successo dei caffè-concerto, che negli ultimi anni del '800 aprirono anche nella capitale.
Sempre i fratelli Marino, già proprietari del Salone Margherita di Napoli, inaugurarono nella capitale due nuovi locali: un altro Salone Margherita e, successivamente, il Teatro Sala Umberto. A questi seguirono numerosi altri café-chantant dai nomi altisonanti ed esotici (non proprio tutti: il primo caffè-concerto della città, aperto in via Nazionale, portava il poco allegro nome di "Cassa da morto").
Ben presto Roma fu preferita a Napoli come "piazza d'affari": gli artisti venivano volentieri nella capitale dove il maggior giro d'affari garantiva loro maggiori possibilità di ingaggio. Il luogo d'incontro degli artisti gravitava nell'asse tra piazza Esedra e la Stazione Termini, dove si concentravano la maggioranza dei locali.

 
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