Una caffetteria, o più
tradizionalmente caffè, e anticamente bottega del caffè
(francese/portoghese: café, spagnolo: cafetería,
inglese: café o coffee house, tedesco: café o
kaffeehaus, turco: kahvehane), è un locale che serve
essenzialmente caffè ed altre bevande calde.
Esso ha alcune caratteristiche comuni
sia ad un bar che ad un ristorante. Come suggerito dal nome la sua
funzione essenziale è quella di servire caffè, tè e altre bevande
come tisane, oltre che dolci da accompagnare alle bevande come
biscotti, paste secche e piccole paste salate. In molte caffetterie
nel mondo islamico, e nei quartieri arabi di alcune capitali
occidentali, viene offerta la shisha, polvere di tabacco
fumata tramite il narghilè.
Nei Paesi Bassi e specialmente ad
Amsterdam i café sono dei locali dove si beve soprattutto
birra, mentre nelle koffiehuis può essere fumata anche la
cannabis. Dal punto di vista culturale, i caffè sono dei
centri di intrattenimento sociale in cui persone o piccoli gruppi
possono conversare, leggere, ascoltare musica passando il tempo
piacevolmente.
Storia
Le origini
Sin dal XVI secolo, le caffetterie
(al-maqhah in arabo, qahveh-khaneh in persiano e
Kahvehane o kıraathane in turco) hanno assolto la
funzione di luogo di intrattenimento socializzante nelle regioni del
medio oriente dove gli uomini si riunivano per consumare caffè o tè,
ascoltare musica, leggere, giocare a scacchi o a backgammon e per
ascoltare narrazioni dal Mu'allaqat o dallo Shahnameh. Alla
Mecca questi locali (il primo vi fu aperto intorno al 1500) divennero
sede di dibattiti politici e fonte di preoccupazione per le autorità
religiose islamiche, che li vietarono dal 1512 al 1524. Nel 1530
venne aperto il primo locale a Damasco e poco dopo vennero aperti
numerosi locali anche al Cairo.
Numerose leggende riferiscono
l'introduzione del caffè a Costantinopoli ad un locale chiamato
"Kiva Han" nella seconda metà del Quattrocento, esse
tuttavia non trovano riscontri documentali. Si ritiene invece che il
primo locale da caffè della capitale ottomana abbia aperto nel 1554.
Nel XVII secolo il caffè apparve per la prima volta in Europa al di
fuori dell'Impero Ottomano attraverso i porti del Mediterraneo che
commerciavano con l'Impero Ottomano, come Venezia e Marsiglia, e
attraverso i porti del Mare del Nord che dominavano il commercio
mondiale, come Londra e Amsterdam, e vennero presto aperti diversi
caffè che divennero subito molto popolari.
Il primo locale di questo genere di cui
si ha notizia fu aperto intorno al 1640 a Venezia, in funzione dei
traffici commerciali esistenti fra la Serenissima ed il mondo
Ottomano. In Inghilterra vi arrivò circa dieci anni dopo e la prima
coffee house, The Angel, venne aperta a Oxford da un
ebreo nell'edificio ora conosciuto come "The Grand Cafe".
Una targa posta sulla parete commemora
ancora oggi questo evento. Nella stessa città il Queen's Lane
Coffee House, aperto nel 1654, esiste ancora ai giorni nostri. A
Londra, la prima coffee house venne aperta nel 1652 in St
Michael's Alley a Cornhill. Il proprietario era Pasqua Rosée, un
levantino al servizio di un commerciante con la Turchia, che
importava il caffè e che collaborò all'apertura del locale.
Nel 1654 aprì il primo caffè
francese, a Marsiglia e nel 1660 ne aprì uno a Lione. Nel 1672 aprì
anche il primo café di Parigi ad opera del già citato Pasqua
Rosée, seguito nel 1681 dal futuro Café de la Régence. Nel
1686 il siciliano Francesco Procopio dei Coltelli inaugurò il Café
Procope sito di fronte alla sede di allora della Comédie
Française. Nel 1664 aprì la prima koffiehuis olandese,
all'Aia, seguita da un'altra ad Amsterdam nel 1666. Nel 1670 Boston
ebbe la sua prima coffee house.
Nel 1673 aprì la prima Kaffeehaus
nell'attuale Germania e precisamente a Brema. Nel 1697 nella stessa
città aprì il caffè Schütting sulla Marktplatz. Nel 1677
aprì la prima Kaffeehaus di Amburgo. Il primo caffè di
Vienna è stato aperto dall'armeno Johannes Theodat (detto anche
Johannes Diodato o Owanes Astouatzatur) nel 1685. Quindici anni dopo,
quattro caffè di proprietà di greci hanno avuto il privilegio di
servire il caffè.
La storia tradizionale sull'origine dei
caffè viennesi racconta che, quando i Turchi vennero sconfitti nella
Battaglia di Vienna nel 1683, vennero trovati sul campo di battaglia
misteriosi sacchi di fagioli verdi. Tutti i sacchi di caffè
trovati vennero dati al vittorioso re di Polonia Giovanni Sobieski,
che li diede a sua volta ad un suo ufficiale di nome Jerzy Franciszek
Kulczycki, il quale avrebbe aperto la prima caffetteria a
Vienna con quella scorta avuta dal suo sovrano. Tale storia è ormai
appurato essere una leggenda.
Il Settecento
Il Settecento fu il "periodo
d'oro" dei caffè europei: essi erano il ritrovo della emergente
borghesia in opposizione ai salotti aristocratici ed ovviamente alle
osterie e birrerie popolari. I caffè furono quindi i luoghi centrali
nella vita commerciale e culturale delle città europee, dove si
svilupparono i principali aspetti della società borghese,
dall'economia capitalistica alla filosofia illuministica. Nel 1739 si
contavano ben 551 coffee house nella sola città di Londra:
come scrisse l'Abbé Prévost, i caffè erano luoghi "dove
ognuno aveva il diritto di leggere tutti i giornali, filo e anti
governativi, e dove era di casa la libertà inglese".
Ognuno di essi richiamava una
determinata categoria di frequentatori come ad esempio i
simpatizzanti dei Tory oppure quelli del Whig, mercanti ed uomini
d'affari, avvocati, librai e scrittori. Fra i caffè della City of
London alcuni sono alle origini delle locali istituzioni finanziarie.
Infatti i Lloyd's di Londra ebbero la loro origine in una coffee
house gestita da Edward Lloyd in Lombard Street, dove i
sottoscrittori di assicurazioni sulle spedizioni navali, si
incontravano per discutere i loro affari. Analogamente, la
en:Jonathan's Coffee-House di en:Exchange Alley nel 1698 presentò
una lista dei titoli che evolse poi nel London Stock Exchange.
I caffè letterari erano nei pressi di
Covent Garden, vi si riunivano personaggi come John Dryden e
Alexander Pope (al Will's), come Jonathan Swift e Daniel Defoe
(allo Smyrna), come Joseph Addison (che poneva la redazione de
The Spectator al Button's) o Richard Steele che invece
scriveva The Tatler al Grecian. Intorno alla metà del
XVIII secolo sorsero i club per gentiluomini, che tanto spazio hanno
avuto nella letteratura dei secoli seguenti. Essi finirono con
l'entrare in concorrenza con le coffee house sottraendo loro i
frequentatori appartenenti alle classi superiori ed alla nobiltà, e
determinando la chiusura di molte di esse. La più antica coffee
house londinese oggi esistente è il già menzionato Grecian,
presso lo Strand, dove nel Settecento si riunivano gli Whigs ed i
membri della Royal Society.
Alla fine del Settecento a Parigi
c'erano quasi 3.000 cafés. Fra di essi il Café Procope
è tuttora in attività. Esso fu il più famoso luogo di incontro
dell'Illuminismo: Voltaire, Rousseau e Diderot lo frequentarono ed in
particolare era il ritrovo abituale degli enciclopedisti. Vennero al
Procope anche Benjamin Franklin e Thomas Jefferson durante i
loro soggiorni parigini in cerca di appoggi alla causa
dell'indipendenza americana. Durante la Rivoluzione Francese il
Procope fu un ritrovo dei Cordiglieri, fra cui Danton e Marat.
Altri ritrovi degli illuministi e dei rivoluzionari furono il Café
de la Régence, descritto da Diderot ne Il nipote di Rameau
e frequentato da Robespierre e Napoleone, ed il Café de Foy,
entrambi chiusi nella prima metà del secolo successivo.
Anche i caffè italiani furono luogo di
discussioni letterarie e politiche, tanto che la più importante
rivista dell'Illuminismo italiano si chiamava proprio Il Caffè.
Questa fu fondata e in buona parte scritta da Pietro Verri
ispirandosi alle citate riviste londinesi e imitava la discussione in
un caffè. I locali italiani, però, a differenza di quelli inglesi e
francesi, erano frequentati anche dalla nobilità. Piuttosto, in
alcune città c'era un caffè degli aristocratici e altri della
borghesia.
Nel 1720 apriva, a Venezia, quello che
è attualmente il più antico caffè operante in Italia, il Caffè
Florian di Piazza San Marco, frequentato anche da Carlo Gozzi,
Francesco Algarotti, Antonio Canova, Carlo Goldoni e Giacomo
Casanova. Successivamente, nel 1733 nasceva a Firenze il Caffè
Gilli, il più antico locale della città. Nel 1760 veniva fondato
l'Antico Caffè Greco di Roma, così chiamato perché fondato da un
levantino. Nel 1772 apriva il Caffè Pedrocchi di Padova e nel 1775
il Caffè dell'Ussero di Pisa, ritrovi dei professori e degli
intellettuali di queste due città universitarie. Nel 1775 iniziava
l'attività anche il Caffè Quadri di Venezia, fondato da un
immigrato di Corfù allora soggetta alla Serenissima, e nel 1780 il
Caffè Fiorio di Torino: essi divennero i ritrovi dell'aristocrazia
nelle rispettive città.
L'atmosfera dei caffè veneziani è
stata immortalata ne La bottega del caffè di Carlo Goldoni,
in cui vengono descritti, come in tante opere del commediografo
veneziano, i rapporti fra borghesi in ascesa (fra cui lo stesso
gestore della bottega) e nobili decadenti. In Germania i caffè non
ebbero un significativo ruolo letterario e filosofico. Il titolo di
più antico caffè tedesco in attività se lo contendono lo Zum
Arabischen Coffe Baum di Lipsia (1711, ma forse più antico) ed
il Café Prinzess di Ratisbona (1686). Infine, il più antico
caffè svedese è Sundbergs di Stoccolma, aperto nel 1785.
In molti paesi europei alle donne era
vietato l'ingresso nei caffè: in Germania era loro consentita la
frequentazione, ma in Francia ed in Gran Bretagna alle signore era
vietato entrare in questi locali. In proposito vi sono testimonianze
artistiche e letterarie. Émilie du Châtelet, ad esempio, doveva
vestirsi da uomo per frequentare i caffè letterari.
Analogamente, in una famosa incisione
di un café parigino del 1700 circa, i gentiluomini appendono
i loro cappelli e siedono in un tavolo comune depositandovi sopra
carta e penna. Le tazze per il caffè sono disposte sul camino dove è
appeso un grosso paiolo di acqua bollente. L'unica presenza femminile
nel locale è data da una ragazza sita in una cabina, munita di
baldacchino, che serve il caffè in capienti tazze. Invece a Venezia
le signore frequentavano abitualmente i caffè, tanto che Stendhal
arrivando a Padova e vedendovi le donne sedute ai tavolini disse che
si respirava già un'"aria veneziana".
L'Ottocento
Durante la Restaurazione i caffè
continuarono ad essere luoghi di discussioni. Ebbero, tuttavia,
caratteristiche diverse da prima: innanzitutto vi si parlava di più
di politica e meno di affari e di cultura. Inoltre, ormai anche
l'aristocrazia, ed in generale i reazionari filogovernativi,
frequentavano questi locali. Dall'altra parte chi era critico verso
il regime tradizionale ormai non si limitava più ad elaborare una
nuova cultura, ma cominciava ad elaborare progetti di rovesciamento
politico. Si ebbe così una polarizzazione dei caffè: in molte città
ce n'era uno "conservatore" ed uno frequentato dai
cosiddetti "patrioti" o "cospiratori", secondo il
punto di vista.
Così a Venezia Quadri era il
ritrovo degli ufficiali della guarnigione austriaca e Florian
quello dei "patrioti" (vi furono addirittura adagiati i
feriti durante la caduta di Venezia del 1849); mentre a Torino Fiorio
era il caffè dei "codini" (e dei moderati come Cesare
Balbo, Giacinto Collegno, Santorre di Santarosa) e il nuovo Caffè
San Carlo quello dei liberali come D'Azeglio e Cavour. A Milano,
invece, i nobili che si ritrovavano al nuovo Caffè Cova erano
anche i capi dei patrioti. All'inizio del nuovo secolo aprì a
Berlino, in Potsdamer Platz, il Café Josty, che fu per un
secolo il ritrovo degli intellettuali locali.
Alla metà del secolo, con il trionfo
definitivo della borghesia, anche i caffè cambiarono completamente
il loro ruolo sociale. Essi divennero dei luoghi molto più
rilassati, dove godersi la vita o cercare una pausa di tranquillità.
Ormai non solo le signore erano ammesse nei caffè, ma anzi ne
divennero tipiche clienti. A partire dal 1846 aprirono così molti
nuovi caffè eleganti in tutta Europa, soprattutto lungo i viali
alberati delle circonvallazioni, che proprio in quegli anni venivano
aperte al posto dei "bastioni" demoliti per allargare le
città.
In questo periodo nacquero i caffè
viennesi con la loro atmosfera tranquilla ed i loro rituali. Questi
locali invogliano i clienti con una grande varietà di bevande al
caffè (a partire dal cappuccino che i Viennesi rivendicano come loro
invenzione) e con le creazioni della pasticceria viennese. Ma ancora
più tipica è la presenza di numerosi giornali, chiusi nell'apposito
bastone, a disposizione degli avventori. Fra i più famosi caffè
viennesi possiamo ricordare Prückel e Landtmann (il
caffè preferito da Freud) affacciati sul Ring, ed inoltre Sacher
e Demel, noti soprattutto come pasticcerie, ed il Café
Central, che era il caffè letterario, frequentato fra gli altri
da Hugo von Hofmannsthal, Karl Kraus, Franz Werfel, Stefan Zweig,
Alfred Adler, Theodor Herzl, Trotsky. Locali analoghi aprirono anche
nelle altre città dell'Impero Austroungarico: Praga, Budapest,
Leopoli e Trieste. Fra i caffè storici di quest'ultima città
ricordiamo almeno il Caffè Tommaseo ed il Caffè
Pasticceria Pirona.
L'altro "modello" di caffè
europeo, il più imitato all'estero, fu quello dei caffè parigini
che hanno grandi vetrine e terrasses dove sedere indisturbati
al tavolino per un paio d'ore, osservando la vita cittadina. Nella
Parigi del Secondo Ottocento i caffè più eleganti ed alla moda
erano quelli del Boulevard des Capucines e del Boulevard
des Italiens: il Café Tortoni (aperto a inizio Ottocento
da una famiglia romana), il Café de la Paix di fronte
all'Opéra, il Café Américain, il Café Anglais. Essi
erano anche ristoranti raffinati e perciò classici per la cena dopo
teatro. Oggi di tutti questi locali sopravvive solo il Café de la
Paix che è stato dichiarato monumento nazionale. Gli artisti ed
i letterati si incontravano, invece, in locali più modesti, come il
Café Voltaire ed il Café Momus, in cui è ambientato
anche il secondo quadro de La Bohème di Puccini.
In Italia furono soprattutto le piazze
a riempirsi dei tavolini dei caffè: sotto i portici della piazza
principale di tante città e cittadine esercitavano la propria
attività almeno due caffè "rivali", i cui nomi si
ripetevano simili da una cittadina all'altra, come "Caffè
Nazionale" e "Caffè Commercio". Fra i più famosi
caffè di quest'epoca non possiamo non citare Baratti & Milano
e Platti a Torino; Kleinguti e Mangini a
Genova; Biffi a Milano; Paszkowski, Le Giubbe Rosse e
il Caffè Michelangiolo a Firenze, tutti e tre ritrovi
d'intellettuali ed artisti; il Caffè Meletti di Ascoli Piceno
con la sua famosa anisetta; il Caffè Aragno, luogo d'incontro
dei letterati della Capitale; il Gambrinus a Napoli.
Nel 1858 fu fondato a Buenos Aires il
café Tortoni, al numero 825 dell'Avenida de Mayo. Rimane
probabilmente il più bel caffè all'europea fuori d'Europa. Nella
saletta interna avvengono tuttora incontri letterari. Successivamente
furono aperti in Spagna il Café Zurich di Barcellona nel 1862
ed il Cafè Gijón di Madrid nel 1888, che sono oggi delle
autentiche istituzioni. Nell'Inghilterra Vittoriana, infine, in
controtendenza rispetto al Continente, le coffee houses furono
realizzate dal temperance movement e destinate alla classe
operaia, allo scopo di dare a queste persone una valida alternativa
per il tempo libero rispetto alle bevande alcooliche servite nei pub.
Il Novecento
Nel corso del Novecento i caffè hanno
sostanzialmente conservato il loro ruolo, divenuto peraltro un po'
retrò, con alcune differenze da nazione a nazione: in Italia
nei primi decenni del secolo sono stati aperti nuovi caffè oggi
considerati "storici", mentre a Parigi negli stessi anni
diversi locali famosi sono stati chiusi. Tuttavia, proprio in questa
città non si può dire che i caffè abbiano perso importanza nel
corso del XX secolo. Infatti, se è vero che molti locali eleganti
della Belle Époque hanno chiuso prima della Prima guerra
mondiale, è però vero che nella vita culturale parigina del
Novecento i caffè hanno avuto un ruolo molto importante e i nomi di
questi locali sono diventati famosi e sono oggi mete turistiche.
Questi locali si concentravano in due
quartieri che hanno segnato la storia intellettuale di Parigi:
Montparnasse ed il Quartier Latin. I locali di Montaprnasse, come le
Dôme, la Closerie des Lilas, la Rotonde, le Sélect,
la Coupole e Le Boeuf sur le Toit, furono i luoghi dove
maturarono movimenti artistici come il cubismo, il fauvismo, il
surrealismo e furono frequentati da personalità come Picasso,
Modigliani, Chagall e Hemingway. I cafés del Quartier, come
il Café de Flore e Les Deux Magots, ebbero invece
carattere più filosofico e letterario, essendo frequentati
soprattutto dagli esistenzialisti, da Jean-Paul Sartre, da Simone de
Beauvoir, da Eugène Ionesco. Questi due caffè sono tuttora sede di
due premi letterari per scrittori esordienti, che portano i loro
nomi.
In Italia i caffè sono rimasti in auge
fino alle soglie del "miracolo economico". Successivamente
i caffè storici sono sopravvissuti, ma per qualche decennio non ne
sono stati aperti di nuovi; mentre si affermavano altri tipi di
esercizi, in particolare i bar, che (in Italia) sono specializzati
nella preparazione del caffè espresso servito al bancone. Solo a
partire dalla metà degli anni ottanta c'è stato un ritorno verso la
tipologia del "caffè" tradizionale; tuttavia gli esercizi
aperti dopo tale data hanno spesso adottato il nome di "caffetteria".
Negli Stati Uniti, sorsero dei negozi
per la vendita del caffè espresso e delle paste, impiantati dalla
comunità italo-americana immigrata nelle maggiori metropoli
statunitensi quali New York (Little Italy e Greenwich Village),
Boston (North End) e San Francisco (North Beach). Sia il Greenwich
Village che North Beach sono stati in seguito i maggiori centri della
Beat Generation, che si identificò perciò con questi locali. Anche
imprenditori non italiani copiarono questo tipo di attività, che si
diffuse soprattutto sulla West Coast.
Dalla fine degli anni cinquanta in poi,
negli Stati Uniti, le coffee house divennero delle vere e
proprie sale da concerto popolari dove un cantante, accompagnandosi
con la sua chitarra, cantava musica folk. Importanti artisti come
Joan Baez e Bob Dylan iniziarono la loro carriera esibendosi in
questi locali. Il cantante blues Lightnin' Hopkins deplorò la scarsa
applicazione della moglie alle attività domestiche attribuendola
alla eccessiva frequentazione delle coffee house, nella sua
canzone del 1969 dal titolo emblematico di Coffeehouse Blues.
In questo clima di "controcultura"
nacque anche, nel 1971, Starbucks a Seattle. Tuttavia, questo
imprenditore fondò una catena internazionale che standardizzò e
diffuse in tutto il mondo la cultura del caffè della West Coast.
Successivamente sono sorte altre simili catene di coffee shops.
Nel 1992, in Inghilterra, nasce la AMT Coffee una rete di
caffetterie situate preferibilmente vicino alle stazioni ferroviarie.
Oggi sono presenti anche in Irlanda, Belgio e Germania.
Il Duemila
A cavallo tra il XX e il XXI secolo in
viarie parti del mondo si è assistito alla nascita di caffetterie
tematiche (come ad esempio in Giappone i Manga café
dedicati ai fumetti o i Neko cafè che offrono invece ai
clienti la possibilità di interagire con i gatti ospitati dal
locale) e/o di caffè che oltre alle classiche consumazioni danno
alla alla clientela la possibilità di accedere a servizi specifici
(es. Internet cafè).