venerdì 23 settembre 2022

A differenza di quanto era noto fino ad ora il bere caffè aiuta a mantenere la pressione bassa?

A differenza di quello che si sapeva fino ad ora anche per bocca dei medici ,il bere caffè fino a tre tazze al giorno non solo non fa male ma anzi ha dei benefici per chi soffre di pressione alta . Quindi diciamolo subito a scanso di equivoci : il bere caffè aiuta a mantenere la pressione bassa. E tutto questo viene provato da uno studio. Chi beve una tazzina di caffè due o tre volte al giorno, infatti, ha la pressione più bassa rispetto a chi ne beve una sola tazza o a chi non ne prende affatto: un dato che vale sia a livello periferico che per la pressione aortica centrale, quella più vicina al cuore. È quanto emerge da una ricerca pubblicata sulla rivista "Nutrients", realizzata da studiosi dell’Università di Bologna e dell’Irccs Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna Policlinico di Sant’Orsola. L’indagine ha analizzato l’associazione tra il consumo di caffè e i parametri della pressione periferica e centrale in un campione di italiani.

"I risultati che abbiamo ottenuto mostrano che chi beve regolarmente caffè ha una pressione sanguigna significativamente più bassa, sia a livello periferico che a livello centrale, rispetto a chi non ne beve" spiega Arrigo Cicero, professore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna e primo autore dello studio. :Si tratta del primo studio ad osservare questa associazione sulla popolazione italiana, e i dati confermano l’effetto positivo del consumo di caffè rispetto al rischio cardiovascolare", aggiunge il professore Claudio Borghi, responsabile dello studio. "I risultati che abbiamo ottenuto mostrano che chi beve regolarmente caffè ha una pressione sanguigna significativamente più bassa, sia a livello periferico che a livello centrale, rispetto a chi non ne beve", spiega Arrigo Cicero, professore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna e primo autore dello studio. "Si tratta del primo studio ad osservare questa associazione sulla popolazione italiana, e i dati confermano l’effetto positivo del consumo di caffè rispetto al rischio cardiovascolare", aggiunge il professore Claudio Borghi, responsabile dello studio. Per approfondire questi effetti, in particolare rispetto ai valori della pressione centrale, gli studiosi hanno preso in considerazione un campione di 720 uomini e 783 donne a partire da una sub-coorte del Brisighella Heart Study: uno studio osservazionale coordinato da Claudio Borghi, professore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna. Per ognuna delle persone individuate, sono stati confrontati i livelli della pressione sanguigna e le abitudini di consumo del caffè, insieme ad una serie di altri dati clinici. "I risultati sono molto chiari: la pressione arteriosa periferica è risultata decisamente più bassa nei soggetti che consumano da una fino a tre tazze di caffè al giorno rispetto ai non consumatori di caffè”, spiega Cicero. “E per la prima volta abbiamo potuto confermare questi effetti anche rispetto alla pressione aortica centrale, quella vicina al cuore, dove si osserva un fenomeno quasi identico, con valori del tutto simili per chi beve abitualmente caffè rispetto ai non consumatori"

E allora concedetevela per più di una volta al giorno questa bevanda che se fatta e gustata bene

è autentico piacere per il palato e …la salute


giovedì 22 settembre 2022

Quale è stato il più grande disastro economico di marketing della storia?

Sotto la grande pressione della concorrente Pepsi, nel 1985 la Coca Cola aveva deciso di cambiare la sua formula dopo 100 anni, nella speranza di riacquistare mercato; venne lanciata la “New Coke“.

Subito dopo l'introduzione nel mercato le proteste furono tante. I centralini della sede in Atlanta non riuscivano a contenere le lamentele di coloro a cui non piaceva più il nuovo gusto. Le vendite crollarono e l'azienda è dovuta ritornare indietro reintroducendo la vecchia bevanda.

I dirigenti non avevano capito come sono realmente i suoi clienti: persone molto tradizionaliste. La Pepsi, invece, ha un sentimento molto più da ribelle.



mercoledì 21 settembre 2022

Chi aveva una ricetta particolare per fare il caffè?

Ludwig Van Beethoven (1770-1827) era un grande amante del caffè e ne beveva una tazza ogni giorno.



Personaggio, come ben sappiamo, molto particolare, era molto puntiglioso nel preparare questa bevanda ed era convinto che il caffè perfetto fosse fatto con 60 chicchi di caffè!

La preparazione di Beethoven era definita all’ "orientale", riferendosi al modo in cui i tè venivano preparati, lavorati e presentati magnificamente dai paesi asiatici.

Preparava la bevanda in una caffettiera di vetro e lasciava cadere i chicchi uno dopo l'altro in una tazza, preparandoli poi con un bollitore di sua invenzione.


martedì 20 settembre 2022

Quando la Coca-Cola fece una magra figura

Nel 2013 La Coca-Cola dovette annullare una promozione canadese dopo che una donna trovò scritto sul tappo della propria bibita "You Retard" (Ritardato).



La promozione consisteva nel generare frasi divertenti accoppiando casualmente due parole, una in francese e una in inglese (le due lingue ufficiali canadesi), che sarebbero poi state stampate sui tappi.

Purtroppo non fu considerata la possibilità che una delle due parole avesse un significato offensivo nell'altra lingua, come nel caso di retard, "ritardo" in francese ma "ritardato" in inglese.

La donna che ritrovò questo tappo fu Blake Loates mentre stava mangiando in un ristorante a Edmonton.

Riferì di averlo trovato particolarmente offensivo perché aveva una sorella minore con ritardo nello sviluppo cognitivo.

Un caso simile avvenne con la scritta Douche, in francese "doccia", in inglese "stronzo".


lunedì 19 settembre 2022

Samara, benvenuti nella patria della vera birra sovietica.

Se volete provare l’originale Zhigulevskoe, così come esce dalla storica fabbrica, spillata al momento, non vi resta che fare una gita in questa interessante città sul Volga. Sentirete che è completamente diversa da quella in bottiglia che potete trovare ovunque in Russia


Lunga fila per la birra Zhigulevskoe originale allo stabilimento di Samara


A qualsiasi ora, il bar-negozio del birrificio Zhigulevskij, nella citta' di Samara , sul Volga, brulica di persone: sono in attesa che venga spillata una nuova partita di birra o hanno deciso di farsi un paio di boccali, seduti nel locale, o facendosi servire direttamente da un finestrino che dà sulla strada. La birra viene fornita al negozio tramite una conduttura sotterranea e i residenti locali affermano che il suo gusto non può essere paragonato a quello della stessa birra imbottigliata e venduta negli altri negozi in giro per la Russia, perché una vera Zhigulevskoe non conserva le sue qualità per più di un paio di giorni.



Nonostante le lunghe code, il servizio al birrificio è veloce: passi la tua bottiglia senza tappo, te la riempiono con un tubo flessibile, chiudi velocemente il tappo in modo che non esca la schiuma e il venditore passa già al cliente successivo.


“La sua particolarità è che si tratta di una birra che viene da bollitore, non dai fusti, motivo per cui è facile da bere con il caldo”, afferma Egor Samsonov di Samara. “Ricordo che da studenti tornavamo a casa a piedi per risparmiare i soldi del biglietto e comprarci qui un litro di birra. E in estate, quando c’erano molte persone, qui veniva portato anche un serbatoio aggiuntivo e la birra veniva versata direttamente dal tubo”.


La Zhigulevskoe è uno dei tipi di birra più famosi in Russia, nata sulle rive del Volga nel XIX secolo e diventata incredibilmente popolare durante gli anni sovietici. Lo stabilimento fu fondato nel 1881 dall’austriaco Alfred von Vacano (1846-1929): scelse Samara per l’acqua limpida del fiume Volga e la comoda accessibilità ai trasporti, utile per una buona logistica.



La fabbrica di birra Zhigulevskoe all'inizio del XX secolo


Vakano chiamò il tipo di birra più popolare “Venskoe” (“Viennese”), in onore alla sua terra di provenienza. La birra di Samara con questo nome veniva venduta non solo in Russia, ma anche nei pub in Europa: il birrificio aveva una rete di propri magazzini che andava da Varsavia a Vladivostok.


La Prima guerra mondiale inferse un duro colpo all’industria russa degli alcolici: un decreto imperiale introdusse il “sukhój zakón”, ovvero il proibizionismo alcolico nel Paese, e Vakano fu poi mandato al confino con l’accusa di spionaggio. Dopo la Rivoluzione del 1917, lui e la sua famiglia partirono per l’Austria. A quel tempo, l’impianto era già stato nazionalizzato, ma non funzionava. Negli anni Venti, i suoi figli ricevettero il permesso di rimettere in piedi il birrificio, ma dopo alcuni anni furono costretti anche loro a lasciare il Paese, e l’azienda divenne interamente di proprietà statale e da allora in poi subì molte trasformazioni.


Nel 1934, l’allora Commissario del Popolo dell’Industria Alimentare Anastas Mikojan fece visita allo stabilimento. Apprezzò molto il gusto della birra prodotta, ma si infuriò per il suo nome “borghese”. Quindi la “Viennese” divenne “Zhigulevskoe” (si pronuncia: “Zhiguljóvskoe”), prendendo il nome delle montagne situate sull’altra sponda del Volga (da cui prende il nome anche la celebre auto sovietica, la Zhiguli'). Nello stabilimento venivano prodotti altri tipi di birra, ma erano meno popolari.


Come qualsiasi altro prodotto dell’Urss, la birra Zhigulevskoe aveva un proprio disciplinare statale (Gost). Era una birra chiara di tipo lager con un alcol minimo del 2,8% e una densità di mosto all’inizio della fermentazione non inferiore all’11%. Il Gost regolava anche i tipi di materie prime e i tempi di fermentazione. Con tali standard, veniva prodotta in più di 700 fabbriche sovietiche!


Perché così tante fabbriche? Il fatto è che la birra sovietica veniva venduta “viva” e si poteva conservare per un breve periodo, non più di una settimana, e quindi di solito in una zona veniva venduta solo quella prodotta nel birrificio più vicino. Si poteva comprarla a mescita sia direttamente al birrificio che presso i chioschi per l’asporto, ma anche nei normali negozi in bottiglie di vetro (con vuoto a rendere).



Non sorprende che molte città sovietiche avessero ristoranti di birra chiamati “Zhiguli”. Un tale bar a Mosca è sempre stato uno dei posti più economici dell’Arbat (alcuni anni fa Vladimir Putin lo ha visitato con Medvedev Medvedev), e a Leningrado anche il raffinato pubblico del teatro lo frequentava, sebbene il bar avesse la reputazione di essere “violento”.

Il bar Zhiguli sulla Arbat


Oggi la Zhigulevskoe viene prodotta in poche decine di stabilimenti in Russia e nelle ex repubbliche sovietiche, ma queste birre oggi sono molto diverse per gusto, grado alcolico e metodo di preparazione.

Vladimir Putin al bar Zhiguli a Mosca, 2012


I residenti di Samara affermano che, per quanto riguarda quella comprata direttamente alla fabbrica, il gusto della Zhigulevskoe non è cambiato molto nel corso degli anni, ma è quasi impossibile trovare la birra che loro ben conoscono al di fuori della regione: continua infatti a non poter essere conservata a lungo. La gente fa ancora la fila per la “vera Zhigulevskoe”, che è diventata una sorta di specialità locale.


domenica 18 settembre 2022

Birra nostalgica: come ci si sbronzava ai tempi dell’Urss.


Un uomo beve birra davanti a un chiosco dopo aver riempito due barattoli.

In tutta l’Unione Sovietica ce n’erano otto varietà, a cui si aggiungevano quelle prodotte dalle singole repubbliche. Ma quando in città finiva, bisognava aspettare il lotto successivo

Prima della rivoluzione, l’Impero russo spillava diverse varietà di birra, prodotte secondo gli standard occidentali: Venskoe (Viennese), Munchenskoe (di Monaco di Baviera), Pilsener, Bavarian (bavarese), Kulmbachkoe (di Kulmbach), Bogemskoe (boema) e altre. Dopo il 1917, i nomi “borghesi” furono progressivamente sostituiti con quelli sovietici. Ad esempio, la viennese divenne Zhigulevskoe (Zhiguli), la Pilsener, Russkoe (russa), e la birra di Monaco di Baviera, Ukrainskoe (ucraina).


Operaie di un birrificio industriale che produceva oltre 10 mila bottiglie al giorno. Mosca, 1991.

In Unione Sovietica venivano preparati otto tipi di birra diffusi su tutto il territorio statale, ciascuno con un contenuto diverso in alcool: Zhigulevskoe (Zhiguli), Russkoe (russa), Moskovskoe (moscovita), Ukrainskoe (ucraina), Leningradskoe (leningradese), Porter, Martovskoe (marzolina) e Caramelnoe (caramellata).

Barista serve boccali al bancone del bar Gambrinus, nel 1967.


Le Repubbliche che costituivano l’Urss potevano poi produrre le loro varietà locali. Per esempio c’erano la Bakinskoe Spetsialnoe (Baku Special; azera), la Erevanskoe Temnoe (Scura di Erevan; armena), la Minskoe (di Minsk, Bielorussia), la Ferganskoe (di Fergana, Uzbekistan) e molte altre. In totale, in Unione Sovietica sono state prodotte più di 350 marche di birra. Molte, semplicemente, si copiavano l’un l’altra, spiega Pavel Egorov, autore del sito webspecializzato.

Punk russi occupano un edificio abbandonato nei pressi di Piazza Pushkin, a Mosca e, ovviamente, bevono birra.


Nell’Unione Sovietica, la birra era disponibile alla spina o nel vetro. Quella in bottiglia, normalmente, era scolata a casa durante il fine settimana. Chi voleva quella alla spina, poteva comprarla a uno dei tanti chioschi, presenti ovunque. D’estate, la birra era servita fredda, ma in inverno era a temperatura ambiente. I sovietici potevano anche acquistare la birra in botti di strada, come quelli che contengono ancora oggi il kvas.


Giovani sovietici si fanno una birra, 1987.


Nessuno batteva ciglio se qualcuno comprava birra la mattina o se, a sera, era ormai introvabile. Le persone erano disposte a stare in attesa a lungo per la birra appena preparata, tenendo in mano vasetti e contenitori di tutte le forme e dimensioni da riempire. Spiluccavano pesci secchi mentre aspettavano di essere serviti.



I cittadini sovietici che non volevano bere nei chioschi potevano andare nelle birrerie. Le persone di solito ordinavano qualche boccale e piluccavano, masticando senza sosta, il vobla o altri pesci secchi. Quelli più inclini a farsi un cicchetto un po’ più forte, si portavano si nascosto della vodka e, facendo attenzione a non farsi beccare dal cameriere, la versavano nei bicchieri sotto il tavolino, risciacquandoli poi con la birra. Altri invece, mescolavano birra e vodka, ottenendo un cocktail davvero di classe, lo Ersh.


Un brindisi con birra al ristorante Chaika (Gabbiano) di Leningrado (oggi San Pietroburgo), nel 1990.


I primi bar apparvero negli anni Settanta. Persino la parola “bar” era una novità e suonava molto occidentale. Questi locali avevano di solito interni semplici e servivano birra alla spina, snack e, se eravate fortunati, addirittura sigarette americane. Dopo l’inizio del proibizionismo, nel 1985, questi bar restarono aperti, perché la birra era considerata un male minore, rispetto alla vodka.

Birra bavarese prodotta dal birrificio “Rossija”.


Anche se esistevano solo poche varietà nel Paese, la birra era fresca, con un periodo di scadenza molto breve. Per questo motivo, venivano vendute nelle città solo le marche prodotte sul posto, il che significava che quando la birra era finita, era praticamente impossibile da trovare, finché non veniva prodotto il nuovo lotto. Tempi duri!


Il dirigente Boris Fomenko ha aperto un impianto di birrificazione nella fattoria statale “Rossija”, regione di Krasnodar, 1991.


In Urss non esisteva la birra in lattina. Solo alla metà degli anni Settanta, in previsione delle Olimpiadi di Mosca del 1980, venne lanciata la birra in lattina Golden Ring. Ma visto che il metallo era molto costoso, subito dopo la fine dei Giochi, la produzione venne fermata.


Minatori si bevono una birra, 1977.


Inoltre, in Unione Sovietica si poteva trovare in giro la birra proveniente da cosiddetti Paesi “fratelli”, come la Polonia e la Cecoslovacchia, ma in quantità limitate. Le birre estere occidentali apparvero sugli scaffali dei negozi solo dopo la caduta della Cortina di Ferro, quando molte fabbriche russe iniziarono a produrre birra sotto la licenza dei marchi internazionali. Tuttavia, la Zhigulevskoe è ancora molto amata in Russia.


sabato 17 settembre 2022

Quali sono i dolci più costosi del mondo?

Si trova a Napoli. Non sono sicuro che sia realmente il dolce più costoso al mondo, anche se molti sostengono che lo sia.

Quando andai a Napoli ne avevo mangiato uno, 25 euro, realizzato in edizione limitata.

E, dedicato a San Gennaro per la sua festa patronale.




Si tratta di una sfoglia ischitana al cioccolato fondente, unita ad un impasto di brioche di lamponi con un cuore di crema al latte di bufala e vaniglia.

Farcito con una salsa di lamponi al pepe rosa e pesche del Vesuvio.

In superficie si trova poi della liquirizia calabra, per ricordo alle origini del Patrono e scaglie d'oro che rappresentano il tesoro di San Gennaro.


 
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