Il flair bartending, o
comunemente detto flair, è l'insieme delle tecniche
acrobatiche nella preparazione di cocktail inventate ed in uso dalla
figura del barman.
Si fonda in questa tecnica psicologica
dimostrativa e di vendita (atta ad accogliere ed intrattenere la
clientela) e rapidità nell'esecuzione delle figure (l'organizzazione
e tecnica di svolgimento lavorativa). Il bartender diventa
perciò una figura che funge da agente catalitico mettendo a proprio
agio la clientela e creando coinvolgimento e partecipazione della
stessa allo spettacolo.
Il bartender tenendo in mano due o più
bottiglie in una sola mano attua il “Flair” (che in inglese
significa: fiuto, attitudine, inventiva). Eseguire il flair è
semplicemente efficienza, che si esprime appunto nel movimento del
corpo ed associato ad un pizzico di ispirazione personale. È quel
tipo di prova in cui, ad esempio, si preparano i cocktail utilizzando
i versaggi multipli o contemporanei di liquori, stravolgendo prese e
lanci dei contenitori o bottiglie con movimenti a volte aggraziati o
talvolta bizzarri, lanciando o afferrando gli stessi davanti o dietro
la schiena, secondo una regia pianificata prima o improvvisata al
momento, secondo l'esigenza.
Le Origini
Il flair contrariamente a quanto pensa
la gente, esiste almeno da 150 anni. Infatti si ha notizia che il
primo a praticare questo lavoro sia stato il celebre “professore”
statunitense Jerry Thomas quando a metà del 1800 realizzò il suo
famoso “Blue Blazer”, versando scotch infiammato e acqua da un
tazzone all'altro in una lunga scia infuocata.
Per cercare invece le origini del flair
più moderno, dobbiamo tornare indietro di qualche anno dai giorni
nostri più precisamente agli inizi degli anni '80 dove alcuni
ragazzi californiani lavorando in un bar ed avendo sempre molta gente
all'interno del locale, si inventarono alcuni movimenti appositamente
studiati per velocizzare il lavoro. La tecnica risultava sorprendente
ed efficace e perciò viene subito adottata da altri colleghi. È
così che la tecnica viene subito adottata da altri colleghi e presto
diventerà una catena popolare di servizi di questo genere in tutta
l'America. La catena venne chiamata TGI Fridays.
Passano alcuni anni ed è nel 1997 che
ad Orlando in Florida, viene fondata un'accademia la Flair
Bartenders' Association (FBA, con l'intento di tutelare e far
crescere questa professione ed infine promuovere le prime gare e
concorsi in giro per il mondo. Inutile dire che ad oggi la capitale
mondiale del flair è diventata Las Vegas non a caso i migliori 4
flair bar del mondo si trovano proprio qui e sono: Carnaval Court,
Shadows, Kahunaville, Red Room Saloon. Non di meno però è anche
il Roadhouse un flair bar di Londra anch'esso considerato da
poco tempo uno dei migliori.
Il 2008 è stato l'anno di fondazione
della World Flair Association (WFA), associazione mondiale con sede a
Londra, fondata per standardizzare lo stile del Flair Bartending.
Le varianti
Il Flair bartending a sua volta si divide in due varianti: Working
Flair ed Exhibition Flair. Il Working Flair è caratterizzato da
movimenti sia rapidi che morbidi, tutti eseguiti senza creare ritardi
sui tempi di servizio al cliente. Praticato per lo più con un
bicchiere, una bottiglia, un cono Boston, una guarnizione,
occasionalmente con due bottiglie, è finalizzato alla composizione
dei drink con frutta o altre decorazioni. L'Exhibition Flair è usato
principalmente a scopo di intrattenimento o nelle competizioni ,
certe volte può durare anche diversi minuti. Spesso è usato nei
locali quale segno distintivo, di campagne pubblicitarie, nella
promozione di liquori, in occasione di momenti dimostrativi
all'interno di fiere o dimostrazioni. Rispetto al working flair
richiedere l'uso di materiale scenico, materiali singolari ed una
preparazione più lunga e dettagliata.
Nella
cultura di massa
Nella cultura di massa il flair divenne
subito popolare da quando nel film Cocktail, diretto da Roger
Donaldson, un giovane studente di economia, interpretato da Tom
Cruise pian piano con il passare degli eventi intraprende una
carriera a lui sconosciuta appunto quella di bartender. All'inizio
della carriera è molto insicuro ed impacciato, ma alla fine grazie
al flair diventa una grandissima star.
In Italia
In Italia si inizia a parlare di flair
bartending nel 1992 quando iniziano ad arrivare le prime
attrezzature per i bar dagli Stati Uniti per opera di Stefano
Talice e Gianluca Pomati, titolari della "Varpo"
i quali durante un incontro ad una fiera incontrano un talentuoso
bartender portoghese, Paulo Ramos che dopo alcuni mesi di trattative
lo fanno arrivare in Italia e dopo solo 2 mesi gli fanno aprire la
prima scuola italiana di flair. Ecco che è così che il nostro paese
conosce un periodo di grande popolarità ed iniziano ad emergere i
primi talenti nostrani: Lorenzo Bianchi, Marco Sumerano, Bruno
Vanzan e tanti altri ed iniziano ad arrivare dal circuito
internazionale bartender dai paesi dell'Est, dall'Asia e dal Sud
America, portando con sé stili diversi e nuove tecniche sempre più
spettacolari.
Dopo questi primi anni brillanti però con il passare degli anni
il flair è divenuta anche per certi versi la tecnica di lavoro più
controversa, più discussa e più incompresa e per questo motivo
anche criticata, molto spesso con poca cognizione di causa.