lunedì 23 dicembre 2019

Spritz

Risultati immagini per Spritz




Lo Spritz è un aperitivo alcolico italiano, popolare nel Triveneto, a base di prosecco, bitter e acqua frizzante o seltz.

Informazioni Generali
È un cocktail ufficiale della IBA, con il nome di spritz veneziano.

Storia
Le origini dello spritz sono ignote, ma sembra che l'origine sia da rintracciare nell'usanza dei soldati dell'Impero austriaco, di stanza in quella che in precedenza era la Repubblica Serenissima e poi fece parte del Regno Lombardo-Veneto, che, per stemperare l'elevata gradazione alcolica dei vini veneti, li avrebbero allungati con seltz o acqua frizzante; da qui si vuole l'origine del nome, che si vuole derivare dal verbo tedesco austriaco spritzen, che significa "spruzzare", il gesto appunto di allungare il vino con l'acqua frizzante. Di tale usanza austriaca, conservatasi pressoché inalterata a Trieste, asburgica fino al 1918, rimane eco presso la popolazione anziana di molte località del Nord-est italiano e, con il nome di "vino spruzzato", anche a Milano.
Come cocktail lo spritz nasce presumibilmente tra gli anni '20 e '30 del '900 tra Padova e Venezia, quando si pensò di unire a tale usanza l'Aperol (presentato alla Fiera di Padova nel 1919) o il Select (prodotto dai fratelli veneziani Pilla).
Acquisita un'enorme popolarità a Venezia, a Padova e nell'intero Veneto a partire dagli anni '70, lo spritz diventa un cavallo di battaglia dell'Aperol e, con la denominazione di "spritz veneziano", viene ufficializzato in tempi ancor più recenti dall'IBA.

Diffusione
Nel corso degli anni, la bevanda si è rapidamente diffusa nelle altre città del Veneto, del Friuli-Venezia Giulia, del Trentino, dell'Istria e in tutta l'Italia centrosettentrionale.
La sua notorietà a livello nazionale è avvenuta tramite la pubblicità dell'Aperol che ad inizio 2008 ha avviato una campagna pubblicitaria inneggiante al consumo dello spritz, favorendone così la diffusione anche ad altre regioni come Lombardia ed Emilia-Romagna, e anche a città più a sud ed estere.

Varianti
Esistono diverse varianti geografiche dello spritz; la gradazione alcolica è quindi variabile, ma si può valutare mediamente sugli 8°.
Oltre ad Aperol, Campari e Select, altri liquori usati possono essere il Cynar o il China Martini.
Un'altra modifica alla ricetta, sempre più diffusa, è quella di usare prosecco spumante al posto di prosecco frizzante. Similmente, altre tipologie di spumante (fuori dal Veneto-Friuli) al posto di vino bianco frizzante. In questi casi può essere evitato anche l'uso del seltz o acqua gassata.
In Alto Adige e in Friuli Venezia Giulia con "spritz" ci si riferisce ancora alla maniera originale austriaca, ossia con vino bianco e acqua frizzante, mentre la ricetta attuale con l'aggiunta di un bitter viene chiamata "veneziano" o viene specificato "Spritz con...[aperol/campari o altro]. In Friuli si usa anche lo Spritz con vino rosso ("Spritz cul neri" e se il vino è in minima quantità "Lilla'). La variante con aggiunta di succo di sambuco ("Ugo") non è da considerarsi spritz.
Il pirlo bresciano è un cocktail simile allo spritz, da cui si differenzia per l'uso di vino bianco fermo in luogo di quello frizzante.

Ricetta
La ricetta non è univoca, anzi si differenzia considerevolmente a seconda della città e della personalizzazione indotta dal barista. Ne consegue che ognuno è libero di procedere nel modo preferito, in particolar modo per gli alcolici da miscelare.
La preparazione deve rispettare alcune regole perché la bevanda possa chiamarsi Spritz:
  • 40% di vino bianco, 30% di acqua minerale gasata, meglio se gasatissima, evitare la gazosa.
  • Il restante 30% va preparato con una miscela di liquori il cui spettro varia dal Gin alla Crema Marsala senza disdegnare nessun tipo di alcoolico prodotto sul pianeta, purché alla fine rientri come cromatismo in un qualsivoglia "rosso". A Padova e provincia viene usato l'Aperol!
Spritz trevigiano
  • 5/10 prosecco.
  • 3/10 di Aperol o Campari.
  • 2/10 di acqua piacere.
  • Una oliva non snocciolata oppure, per i più modaioli, una fettina di arancia.
  • Servire con una ciotola di patatine e/o arachidi.
Spritz padovano
  • 1/2 prosecco.
  • 1/2 di uno (o più) alcolici tra Aperol, Bitter, Cynar, Campari, Gin, ecc..
  • Oliva non snocciolata (quindi nocciolata) oppure, per i più modaioli, una fettina di arancia.
Spritz triestino
  • 1/2 vino bianco secco.
  • 1/2 seltz o acqua minerale.
  • Una scorza di limone.
Spritz udinese
  • 1/3 Verduzzo o Friulano (Tocai).
  • 1/3 acqua minerale.
  • 1/3 Aperol o Campari.
  • Una scorza di limone.
Spritz veneziano
  • 1/3 vino bianco fermo.
  • 1/3 selz soda.
  • 1/3 alcolico tra Campari, Select o Aperol.
  • Una fettina arancia se si usa il campari (facoltativa); se si usa l'aperol una fettina d'arancia o un'oliva o entrambi tutto a parte.
  • Servito con patatine, olive o arachidi.
Pirlo (Variante bresciana dello spritz)
  • 1/3 Vino bianco fermo
  • 1/3 acqua gasata
  • 1/3 Bitter Campari o Aperol
  • Miscelare direttamnte all'interno di un bicchiere alto con stelo, con abbondante ghiaccio


domenica 22 dicembre 2019

Vin brulé

Risultati immagini per Vin brulé



Il Vin Brulé (anche noto come Glühwein, dal tedesco, Vin Chaud in francese, Mulled Wine in inglese) è una bevanda calda a base di vino (tradizionalmente vino rosso), zucchero e spezie aromatiche, diffusa in numerosi paesi e semplice da preparare.

Informazioni Generali
In Europa centrale si consuma vin brulé soprattutto nel periodo dell'Avvento. In Italia, soprattutto settentrionale, si trova nei mercatini di Natale, o, più in generale, preparato artigianalmente in pentole o thermos e distribuito al pubblico durante le feste popolari del periodo invernale, compreso Carnevale. In alcuni casi si trova anche in vendita già pronto imbottigliato, quindi solamente da scaldare.

Storia
Il predecessore del vin brulé è il conditum paradoxum dell'antichità.
Nel Medioevo invece si consumavano vini speziati freddi, come l'Ipocras (sinonimo di ippocrasso), e che somigliavano al moderno vin brulé per le spezie usate e per il sapore.
Il costume di bere del vino cotto si diffuse soprattutto tra le popolazioni alpine o comunque dei paesi europei freddi. Successivamente, si diffuse positivamente in tutto il mondo, laddove occorre affrontare gelide giornate con una gradevole e confortante bevanda calda.

Preparazione
Il vin brulé si prepara riscaldando vino rosso (nella versione tradizionale) o vino bianco, aggiungendo quindi zucchero a piacere e diverse spezie, di base cannella e chiodi di garofano. In alcuni casi vi si aggiungono facoltativamente delle scorze di limone, anice stellato, mela e/o qualche spicchio di mandarino.
Durante la lunga bollitura del vino, l'alcool etilico evapora a 83 °C. Tuttavia spezie e zuccheri dovrebbero essere aggiunti dopo, in fase di raffreddamento della bevanda, poiché eccessive temperature formerebbero un prodotto di decomposizione degli zuccheri, l'idrossimetilfurfurale (HMF), il quale è sospettato di cancerogeneità. Dunque, per mantenere il vino caldo nel tempo durante, ad esempio, una festa, sarebbe opportuna una fonte di calore sempre minima e costantemente controllata.
I vin brulé economici pronti in commercio vengono spesso preparati con dei vini di scarsa qualità e fortemente dolcificati per mascherarla. Un vin brulé di qualità superiore è fatto da vini rossi da tavola corposi, con l'aggiunta soltanto di poche spezie e di poco zucchero.
I vini utilizzati variano nelle diverse regioni. In Germania si utilizza di solito vino rosso, nell'Italia settentrionale e alcune province tedesche anche il vino bianco, in Austria tutti e due.
In Italia esistono differenti varianti. Ad esempio, il vinbruè è il vin brulé in Veneto ed è preparato di solito con vino Chardonnay o con vino Pinot bianco con l'aggiunta di cannella, mela e chiodi di garofano, viene consumato soprattutto durante il pan e vin assieme alla pinza e il bisò è il vin brulé in versione romagnola, preparato con Sangiovese speziato e servito molto caldo. Nella città di Faenza, la sera del 5 gennaio si celebra la Nott de bisò, manifestazione legata al palio del Niballo. Il nome "bisò" è tradizionalmente fatto derivare dalla frase dialettale bì sò! ("bevete, su!"), ma si tratterebbe di una paretimologia: l'origine del nome andrebbe fatta risalire al tedesco Bischoff (o inglese bishop), parola che, oltre che "vescovo", significa appunto "vino rosso caldo", per via del colore che richiama appunto l'abito vescovile.
Le varianti invece che contengono il rum, l'acquavite o liquori come l'amaretto in realtà non sono delle varianti di vin brulé ma piuttosto di punch.

Alcolicità
La gradazione alcolica dipende ovviamente dal vino utilizzato, di solito dagli 11 ai 14 gradi alcolici. Tuttavia sopra gli 80 °C l'etanolo del vino evapora, pertanto la gradazione alcolica del vin brulè è molto variabile e diminuisce in base al tempo (lungo) ed il modo (fiamma bassa) di cottura dello stesso.

Ricetta
Ingredienti
Ecco cosa occorre:
  • 1 litro di vino rosso scuro e corposo.
  • 2 stecche di cannella.
  • Noce moscata.
  • 200 grammi di zucchero.
  • 8 chiodi di garofano.
  • 1 arancia.
  • 1 limone.
  • 1 mela.
Preparazione
Iniziate a sbucciare in superficie il limone e l'arancia, la buccia deve essere il più possibile priva del bianco, che renderebbe amaro il prodotto finale. Poi, in una pentola (non deve essere antiaderente e possibilmente avere le sponde basse) mettere un po' di vino e scaldarlo a fuoco lento, aggiungere la cannella, la noce moscata e lo zucchero, poi la buccia dell'arancia e del limone e infine la mela a spicchi con infilzati i chiodi di garofano. Mescolare in modo tale che lo zucchero si sciolga un po', e portare ad ebollizione per circa 10/15 minuti, ricordandosi di mescolare di tanto in tanto con un cucchiaio di legno. Infine bruciare con un fiammifero la superficie del vino in modo di togliere l'alcool. filtrare con un colino e bere.

Consigli
Attendete qualche minuto prima di servire. È consigliabile filtrare il Vin Brulè con un colino. Prima e durante le Feste di Natale, intrattenete i vostri ospiti con questa bevanda, semplice da fare, ma originale.


sabato 21 dicembre 2019

Vores Øl

Risultati immagini per Vores Øl



Vores Øl (Danese per La Nostra Birra, o in inglese Our Beer) è una birra danese.

Informazioni Generali
Origine
La birra è stata presentata come la prima birra open source. La ricetta è stata pubblicata sotto Licenza Creative Commons (Attribuzione - Condividi allo stesso modo - 2.5). La birra è stata creata dagli studenti dell'IT-University a Copenaghen insieme a Superflex, un collettivo di artisti di Copenaghen, per illustrare come i concetti di open source possano essere applicati anche fuori dal mondo digitale. Gli studenti hanno preparato la birra, la prima serie di 100 litri, intitolata 'versione 1.0', nella caffetteria della scuola, e hanno creato un'etichetta e un sito web per promuoverla; in seguito ne hanno pubblicato la ricetta.

Utilità della ricetta originale
Le reazioni della comunità dei bevitori di birra (homebrewing) sono state quasi immediate e molti hanno criticato la qualità della ricetta, scrivendo nel thread di Slashdot.
I principali reclami riguardavano il fatto che non era stato dichiarato quanta acqua si dovesse utilizzare nella mistura, quale tipo di lievito doveva essere usato, lo stile di birra che sarebbe stato prodotto (se non che sarebbe stata scura ed heavy), se fossero o meno stati aggiunti dei luppoli per l'aroma, quale fosse la temperatura di fermentazione o che sapore avrebbe dovuto avere la birra. In analogia alle linee guida del software open source che il gruppo sta promuovendo implicitamente, molte persone hanno detto che se questa ricetta fosse il codice sorgente, non potrebbe essere compilata.
Rasmus Nielsen, uno dei sviluppatori della birra, ha ammesso che la birra era un mezzo per comunicare un messaggio di "nozioni dogmatiche del copyright e della proprietà intellettuale che stanno dominando la nostra cultura." Ha anche dichiarato che il gruppo non era composto da guru della birra e ha sottinteso che la loro esperienza nella produzione di birra era limitata. In base al tema di fondo della campagna portata avanti dal gruppo, la correzione e lo sviluppo di questa ricetta è attivamente consigliato e Wikipedia, nominata come una delle tecnologie di sviluppo che ha incitato lo sviluppo di Vores Øl , si adatta alla loro visione di avere veramente una ricetta open source.

Ricetta
Ricetta approssimativamente per 85 litri (all'incirca 6% volume alcolico).

Malti
Vengono utilizzati quattro tipi di malto d'orzo:
  • 6 kg malto pilsner.
  • 4 kg malto monaco.
  • 1 kg malto caramellato, tipo crystal.
Il malto viene macinato e messo a 55-60 °C in acqua calda per 1-2 ore.
Il malto viene filtrato e il liquido arriva a contenere circa dieci kg di estratto di malto.

Luppoli e aggiunte
  • 50 g luppoli Hallertauer Hersbrucker o Northern Brewer.
  • 60 g luppoli Tettnang.
  • 300 g Guarana (il guarana può essere solitamente comprato anche nelle erboristerie).
  • 4 kg di zucchero.
L'estratto di malto viene portato ad ebollizione in una grande pentola con i luppoli Hallertauer NB e circa 70 litri d'acqua.
Gli ultimi 10 minuti, bisogna aggiungere il guarana e lo zucchero.
La mistura viene fatta bollire a fuoco lento per circa un'ora, dopodiché si spengono i fornelli e vengono aggiunti i luppoli di Tettnang e si lascia così per 10 minuti. La mistura viene poi filtrata e refrigerata in un contenitore sigillato.

Fermentazione
Il lievito viene aggiunto nella birra e lasciato fermentare a temperatura ambiente per circa 2 settimane.
Quando la birra è completamente fermentata, viene trasferita in bottiglie. Prima vengono aggiunti 4 g di zucchero per litro per il priming.
La birra viene poi lasciata nelle bottiglie a clima fresco per 8-10 giorni in modo che la fermentazione produca anidride carbonica.


venerdì 20 dicembre 2019

Gli astronauti possono bere alcolici nella ISS


Una fatto storico: su Apollo 8 in ritorno sulla Terra dalla Luna, durante una particolare cena di Natale sono state servite delle bottiglie di Brandy in miniatura.
Tuttavia il comandante Frank Borman ha ordinato all'equipaggio di non berle. Il pilota del modulo di comando James Lovell ha venduto tutto all'asta nel 2008.



giovedì 19 dicembre 2019

Qual è la quantità di alcol che una persona è in grado di sopportare


Dipende dal peso corporeo e dalla disposizione fisica nell'assumere alcolici.
Le bevande alcoliche sono costituite per la maggior parte da acqua, e per la restante parte da alcol etilico (o etanolo); una quota di entità minima è rappresentata da altre sostanze, sia naturalmente presenti che aggiunte: composti aromatici, coloranti, antiossidanti, vitamine, ecc. Acqua a parte, il costituente fondamentale e caratteristico di ogni bevanda alcolica è l’etanolo, sostanza estranea all’organismo e non essenziale, anzi per molti versi tossica. Il corpo umano è per lo più in grado di sopportare l’etanolo senza evidenti danni, a patto che si rimanga entro i limiti di quello che si intende oggi come consumo moderato, vale a dire non più di due-tre Unità Alcoliche (U.A.) al giorno per l’uomo, non più di una-due per la donna e non più di una per gli anziani. Pur non essendo un nutriente, l’etanolo apporta una cospicua quantità di calorie che si sommano
a quelle apportate dagli alimenti e possono quindi contribuire a farci ingrassare. L’etanolo viene assorbito già nelle prime porzioni del tratto gastrointestinale, e in modeste proporzioni persino nella bocca. Alcuni fattori modificano i tempi di assorbimento: la presenza di cibo li rallenta, mentre la presenza di anidride carbonica (soda, spumanti e altre bevande frizzanti) li accelera. Una volta assorbito, l’etanolo entra nel sangue e da lì va in tutti i liquidi corporei; questo tipo di distribuzione è uno dei meccanismi fondamentali della diversa tolleranza all’alcol nei diversi individui, nei diversi sessi e nelle diverse condizioni. Non esistendo possibilità di deposito
per l’alcol nell’organismo, esso deve essere rapidamente metabolizzato. Questa trasformazione dell’etanolo avviene, ad opera di enzimi specifici, a livello gastrico e soprattutto epatico. È importante sottolineare che mentre l’enzima presente nello stomaco metabolizza l’etanolo prima che esso venga assorbito e raggiunga il sangue, e quindi l’intero organismo, gli enzimi presenti nel fegato agiscono soltanto dopo che esso è entrato nell’organismo ed ha avuto quindi modo di esercitare i suoi effetti, tanto più importanti quanto più ne viene assorbito. È evidente che bere alcolici a stomaco pieno è meglio, perché fa sì che l’etanolo sia assorbito più lentamente e che diminuisca la quantità che entra nel circolo sanguigno. La capacità degli enzimi presenti nel fegato di trasformare l’etanolo è limitata: in condizioni normali il fegato è in grado di rimuovere fino a 0,5 U.A. per ogni ora. In questo arco di tempo esso viene quindi parzialmente “distratto” dagli altri suoi normali compiti. In alcuni individui, in alcune razze e nelle donne l’efficienza di questo sistema è molto ridotta: queste persone sono quindi più sensibili all’alcol. Infine, una piccolissima quota di etanolo (2-10%) viene eliminata inalterata attraverso polmoni, urina, sudore ecc.; è proprio sfruttando questo sistema di eliminazione che possono essere effettuati i test non invasivi (palloncino) che permettono di valutare la quota di alcol presente nel sangue (alcolemia). La concentrazione dell’etanolo nel sangue dipende quindi da vari fattori: dalla quota ingerita, dalle modalità di assunzione (a digiuno o a pasto), dalla composizione corporea, dal peso, dal sesso, da fattori genetici, dalla quantità di acqua corporea, dalla capacità individuale di metabolizzare l’alcol, dall’abitudine all’alcol. Le donne, avendo un peso minore, minori quantità di acqua corporea e minore efficienza dei meccanismi di metabolizzazione dell’alcol, sono più vulnerabili ai suoi effetti e, a parità di consumo, presentano un’alcolemia più elevata. Non è comunque possibile prevedere in maniera precisa quanto alcol troveremo nel sangue sulla base di quanto ne abbiamo ingerito. In sostanza, gli inviti alla cautela e alla moderazione sono sempre doverosi quando si parla dell’uso di bevande alcoliche. È giusto però anche ricordare che, a quanto risulta da numerose ricerche, sembra che le persone abituate a un regolare e moderato consumo di bevande a bassa gradazione alcolica (vino e birra) tendano a vivere più a lungo e a presentare una minore incidenza di alcune malattie croniche rispetto a chi non beve o a chi lo fa in maniera eccessiva.


E' indubbiamente l’effetto positivo più marcato di un moderato uso di bevande alcoliche a bassa gradazione è sulla cardiopatia ischemica (di cui l’infarto del miocardio è molto spesso l’esito terminale). A questo proposito, secondo alcuni studi, le diverse bevande alcoliche sembrano avere effetti diversificati, a parità di alcol ingerito: il vino sembra esercitare un ruolo protettivo maggiore di quello della birra, che a sua volta avrebbe un effetto protettivo superiore a quello degli altri alcolici. Queste proprietà sono state messe in relazione alle sostanze polifenoliche e antiossidanti, presenti soprattutto nel vino e in misura minore nella birra. Tali sostanze sono invece assenti, o comunque meno rappresentate, nei superalcolici. Ecco quindi spiegati, secondo questa ipotesi, i maggiori effetti positivi del vino. Ed è per lo stesso motivo che spesso si ritiene che il vino rosso abbia effetti superiori a quello bianco, anche se non esistono evidenze scientifiche a supporto. Secondo altri studi, invece, il ruolo principale nella protezione dalle malattie cardiovascolari sarebbe da attribuire all’alcol stesso. Ma oltre alla composizione delle varie bevande, bisogna tenere in considerazione anche le modalità con le quali esse vengono consumate. Recenti studi sembrano indicare infatti che il vino, e in misura ridotta la


birra, potrebbero esercitare i loro effetti protettivi anche perché, nel rispetto della tradizione mediterranea, vengono in genere consumati durante i pasti: questo fa sì che oltre al rifornimento di sostanze antiossidanti, si abbiano anche picchi alcolemici più bassi. Quindi, una modica e regolare quantità di vino (o birra) al pasto potrebbe esercitare i propri effetti positivi senza esporre l’organismo ai pericolosi effetti tossici di dosi eccessive di etanolo.
Ciò non toglie che, anche alla luce dell’incessante aumento del sovrappeso e dell’obesità tipico dell’epoca moderna, sia bene ricordare che consumi voluttuari degli ipercalorici come quelli degli alcolici non sembrano comunque opportuni e non vanno incentivati.
È anche opportuno sottolineare ancora che tutto quanto detto sopra vale soltanto per consumi moderati, e che non appena l’assunzione abituale di alcol supera i confini della moderazione, aumentano anche, con grande rapidità, i rischi connessi. In conclusione: chi sta bene, gode di buona salute, non è in sovrappeso e desideri concedersi il piacere del consumo di bevande alcoliche, deve usare l’accortezza di farlo durante i pasti e in misura moderata, tenendo presente il contenuto in alcol e l’apporto calorico delle varie bevande, e attenendosi ai seguenti criteri.
a) La dose quotidiana di alcol che una persona in buona salute può concedersi senza incorrere in gravi danni non può essere stabilita da rigide norme, poiché le variabili individuali sono davvero tante: quella che è considerata una dose moderata per un individuo può essere eccessiva invece per un altro. Un consumo moderato può essere indicato entro il limite di 2-3 U.A. al giorno (pari a circa 2-3 bicchieri di vino) per l’uomo e di 1-2 U.A. per la donna. Tale quantità, da assumersi durante i pasti, deve essere intesa come limite massimo oltre il quale gli effetti negativi cominciano a prevalere su quelli positivi.
b) Nei casi in cui non si consumi solo vino, bisogna imparare a tener conto di tutte le occasioni di ingestione di altre bevande alcoliche che si presentano nel corso della giornata (birra, aperitivi, digestivi e superalcolici nelle varie forme) e calcolare il numero di U.A. introdotte.
c) Bisogna fare in modo che non siano superate le capacità del fegato di metabolizzare l’alcol. Tali capacità, in un uomo di 70 chilogrammi di peso, non superano
i 6 grammi l’ora (i grammi di alcol presenti in 100 ml si ottengono moltiplicando il grado alcolico per 0,8). Ciò vuol dire, ad esempio, che per smaltire l’alcol contenuto in 1 bicchiere di vino (12 grammi di alcol) sono necessarie circa 2 ore. Bere con moderazione, quindi, certamente significa bere poco, ma anche evitare di bere in maniera troppo ravvicinata, così da permettere al nostro organismo di smaltire meglio l’etanolo. Le bevande alcoliche ad alta gradazione (grappa, whisky, vodka, ecc.), che, per caratteristiche e consuetudini, vengono assunte fuori pasto, devono essere considerate con la massima attenzione oppure evitate del tutto, specialmente se a stomaco vuoto. Bisogna anche evitare di consumare bevande alcoliche in maniera concentrata nel fine settimana, abitudine invece diffusa in molti Paesi occidentali.
d) Chi, per vari motivi, non beve vino o birra, non deve cominciare a farlo in virtù dei ricordati effetti protettivi. Le sostanze antiossidanti e comunque protettive in questione si trovano infatti in una grandissima varietà di prodotti ortofrutticoli.
e) Bisogna inoltre usare particolare cautela in certe ben identificate fasi della vita e in certi gruppi di popolazione a rischio. Nell’infanzia e nell’adolescenza occorre evitare del tutto l’uso di bevande alcoliche, sia per una non perfetta capacità di trasformare l’alcol, sia per il fatto che più precoce è il primo contatto con l’alcol, maggiore è il rischio di abuso. Le donne in gravidanza e in allattamento dovrebbero astenersi completamente dal consumo di alcolici, o comunque diminuire drasticamente le dosi (1 U.A. una volta o al massimo due volte la settimana). L’alcol infatti si distribuisce in tutti i fluidi e le secrezioni e quindi arriva al feto, attraversando la barriera placentare, e al bambino, tramite il latte, rischiando di provocare seri danni. Nell’anziano l’efficienza dei sistemi di metabolizzazione dell’etanolo diminuisce in maniera rilevante, e il contenuto totale di acqua corporea è più basso; è perciò consigliabile limitare il consumo di alcolici ad 1 U.A. al giorno. Gli alcolisti in trattamento e gli ex alcolisti devono assolutamente astenersi dal consumo di qualsiasi bevanda alcolica.
f) Estrema attenzione deve essere posta al problema delle interazioni tra alcol e farmaci. Chi segue una qualsiasi terapia farmacologia deve consigliarsi con il proprio medico curante sull’opportunità di bere alcolici. Identica attenzione deve essere rivolta anche ai comuni farmaci da banco, per molti dei quali è da suggerire l’astensione dal consumo concomitante di alcolici.

Come comportarsi:
• Se desideri consumare bevande alcoliche, fallo con moderazione, durante i pasti secondo la tradizione italiana, o in ogni caso immediatamente prima o dopo mangiato.
• Fra tutte le bevande alcoliche, dai la preferenza a quelle a basso tenore alcolico (vino e birra).
• Evita del tutto l’assunzione di alcol durante l’infanzia, l’adolescenza, la gravidanza e l’allattamento, riducila se sei anziano.
• Non consumare bevande alcoliche se devi metterti alla guida di autoveicoli o devi far uso di apparecchiature delicate o pericolose per te o per gli altri, e quindi hai bisogno di conservare intatte attenzione, autocritica e coordinazione motoria.
• Se assumi farmaci (compresi molti farmaci che non richiedono la prescrizione medica), evita o riduci il consumo di alcol, a meno che tu non abbia ottenuto esplicita autorizzazione da parte del medico curante.
• Riduci o elimina l’assunzione di bevande alcoliche se sei in sovrappeso od obeso o se presenti una familiarità per diabete, obesità, ipertrigliceridemia, ecc.

FALSE CREDENZE SULL’ALCOL
1. Non è vero che l’alcol aiuti la digestione; al contrario la rallenta e produce ipersecrezione gastrica con alterato svuotamento dello stomaco.
2. Non è vero che il vino faccia buon sangue; è vero invece che un abuso di alcol può essere responsabile di varie forme di anemia e di un aumento dei grassi presenti nel sangue.
3. Non è vero che le bevande alcoliche dissetino ma, al contrario,disidratano: l’alcol richiede una maggior quantità di acqua per il suo metabolismo, e in più aumenta le perdite di acqua attraverso le urine, in quanto provoca un blocco dell’ormone antidiuretico.
4. Non è del tutto vero che l’alcol ci riscaldi. In realtà la vasodilatazione di cui è responsabile produce soltanto una momentanea e ingannevole sensazione di calore che in breve, però, comporta un ulteriore raffreddamento che, in un ambiente non riscaldato, aumenta il rischio di assideramento.
5. Non è vero che l’alcol aiuti a riprendersi da uno shock: al contrario, provocando vasodilatazione periferica, determina un diminuito afflusso di sangue agli organi interni e soprattutto al cervello.
6. Non è vero che l’alcol dia forza. Essendo un sedativo produce soltanto una diminuzione del senso di affaticamento e di dolore. Inoltre solo una parte delle calorie da alcol possono essere utilizzate per il lavoro muscolare.


martedì 17 dicembre 2019

Horlicks

Risultati immagini per Horlicks

Horlicks è una bevanda al gusto di latte e malto d'orzo. Viene prodotta direttamente dalla GlaxoSmithKline in Regno Unito, Sudafrica, Nuova Zelanda, Bangladesh, India, Pakistan e Giamaica, da aziende terze tramite licenza nelle Filippine e Malaysia.

Produzione
Al contrario di prodotti simili come Ovomaltina, l'Horlicks non è semplicemente una mistura essiccata di malto d'orzo e latte in polvere.
Durante la prima fase, il malto macinato viene mescolato con farina in acqua calda, in modo tale che gli amidi si convertano in zuccheri. In seguito vengono pian piano aggiunte polveri di derivati del latte. L'acqua viene in seguito rimossa dalla soluzione tramite evaporazione e contemporaneamente i residui vengono solidificati in ambiente sottovuoto, diventando una massa uniforme solida, che viene successivamente sottoposta ad una ultima macinatura.

In Europa
Regno Unito e Irlanda
Regno Unito e Irlanda sono i soli paesi ove tale bevanda viene commercializzata. Grazie ad un ricco contenuto di vitamine che lo rendono simile al tradizionale "bicchiere di latte caldo che concilia il sonno", la sua promozione in questi paesi mira a stimolarne il consumo poco prima delle ore notturne. Lo si può trovare in versione originale (da prepararsi con latte caldo), Light (da prepararsi con acqua calda) o al gusto di Caramello. Negli ultimi anni, la GSK ha mosso il target di mercato su un pubblico più giovane, promuovendone l'immagine anche in alcuni locali notturni Londinesi.

Nel mondo
Hong Kong
A Hong Kong, Horlicks è conosciuto più come una normale bevanda da bar piuttosto che un aiuto per il sonno. Viene consumato sia caldo che freddo e talvolta dolcificato con zucchero. La sua diffusione ebbe origine grazie alla presenza Britannica in questa città.

India
L'India è indubbiamente il più grande mercato dell'Horlicks nel mondo; la sua etichetta in questo paese è quella del "Principale nutrimento per la Famiglia". Alcune recenti variazioni del prodotto sono state sviluppate specificamente per il mercato Indiano: note sono le varianti appositamente concepite per bambini (in età pre-scolare) e mamme in periodo di allattamento.
Accanto a tali varianti, sono state introdotte negli anni anche versioni del prodotto tradizionale aromatizzate alla vaniglia, cioccolato, miele e cardamomo. Accanto alla bevanda, si possono trovare anche i biscotti Horlicks e le barrette energetiche.

Sud-est Asiatico
I paesi come Filippine e Malaysia, vi si può trovare Horlicks originale e al gusto di cioccolato venduto in sotto forma di merendina.

Un aiuto per il sonno
Spesso viene sostenuto che le bevande calde al malto d'orzo conciliano il sonno, ma tali teorie non trovano alcun riscontro medico. Esse si possono considerare come un aiuto ad un sonno più sano, poiché le vitamine ivi contenute si rivelano un ottimo aiuto per l'organismo durante le ore del digiuno notturno.



 
Wordpress Theme by wpthemescreator .
Converted To Blogger Template by Anshul .