 
Il mondo dei cocktail è costellato di nomi che evocano immagini, sensazioni e, in alcuni casi, leggende metropolitane. Tra questi, il Corpse Reviver si distingue per la sua storia intrigante e la sua capacità di sorprendere i palati più esigenti. Spesso citato come rimedio scherzoso per i postumi della sbornia, questo drink non è solo un simbolo di creatività liquida, ma anche un esempio di come i barman del passato abbiano saputo coniugare gusto, equilibrio e teatralità.
Le prime tracce dell’espressione “corpse reviver” risalgono al 1861, in una pubblicazione di Punch, dove il termine veniva utilizzato in maniera scherzosa per descrivere un cocktail che potesse risvegliare anche un morto. Nel 1871, il Gentleman’s Table Guide proponeva una ricetta composta da brandy, Maraschino e Boker’s bitters, mentre nel 1875 Leo Engel descriveva il Criterion Reviver, un cocktail destinato a essere sorseggiato con mineral water leggermente frizzante per un effetto “medicinale”.
Negli anni successivi, il Savoy Hotel di Londra e il suo celebre American Bar furono protagonisti della diffusione di questa famiglia di cocktail. Harry Craddock, autore del Savoy Cocktail Book (1930), formalizzò due varianti principali: il Corpse Reviver #1, a base di cognac, Calvados e vermouth dolce, e il Corpse Reviver #2, composto da gin, succo di limone, Cointreau, Lillet Blanc e un tocco di assenzio. Craddock annotava ironicamente che il #2, se assunto in quantità eccessiva, poteva “non solo risvegliare il morto, ma anche riportarlo a dormire”.
Successivamente, altre varianti come il Corpse Reviver con Fernet Branca emersero sempre al Savoy, probabilmente intorno al 1948 grazie a Johnny Johnson, e talvolta indicate come #3 o #4 nelle guide successive. Questi cocktail testimoniano un’epoca in cui la miscelazione era tanto una forma d’arte quanto un esperimento di equilibrio tra alcol, aromi e acidità.
Di seguito presentiamo la versione più popolare e diffusa, il Corpse Reviver #2, con un occhio alla fedeltà storica e alla praticità domestica.
Ingredienti (per 1 porzione)
- 30 ml gin 
- 30 ml succo di limone fresco 
- 30 ml Cointreau (o altro liquore all’arancia) 
- 30 ml Cocchi Americano (sostituto del Kina Lillet originale) 
- 1 dash di assenzio 
- Scorza d’arancia per guarnire 
- Ghiaccio q.b. 
Preparazione
- Raffreddare un bicchiere da cocktail in freezer per alcuni minuti. 
- Versare il gin, il succo di limone, il Cointreau e il Cocchi Americano in uno shaker. 
- Aggiungere il ghiaccio fino a riempire metà dello shaker. 
- Agitare energicamente per circa 15-20 secondi, fino a ottenere un composto ben freddo. 
- Con uno strainer, filtrare il cocktail nel bicchiere precedentemente raffreddato. 
- Aggiungere un dash di assenzio direttamente nel bicchiere, distribuendolo leggermente lungo le pareti per un aroma sottile. 
- Guarnire con una scorza d’arancia, esprimendo gli oli sopra il drink prima di adagiarla nel bicchiere. 
Il risultato è un cocktail dal gusto fresco, leggermente agrumato, con una complessità aromatica data dall’incontro tra gin e assenzio, e un equilibrio tra dolcezza e acidità che stimola i sensi senza sovrastarli.
Varianti storiche
- Corpse Reviver #1: Due parti di cognac, una parte di Calvados e una parte di vermouth dolce. Viene shakerato e servito senza ghiaccio, ideale per chi predilige toni più morbidi e fruttati. 
- Corpse Reviver con Fernet: Brandy, Fernet Branca e crème de menthe bianca. Shakerare con ghiaccio e servire in bicchiere freddo. Questa versione è più intensa e amara, adatta a chi ama le note erbacee e complesse. 
Il Corpse Reviver #2, grazie alla sua acidità e freschezza, si sposa perfettamente con piatti leggeri e saporiti, evitando di sovrastare le pietanze ma creando un contrasto armonioso. Alcuni abbinamenti ideali includono:
- Brunch salato: uova strapazzate con erbe aromatiche e salmone affumicato, croissant salati o quiche alle verdure. 
- Aperitivi sofisticati: canapé di tonno o tartare di pesce, olive e verdure marinate, piccoli finger food a base di formaggi freschi. 
- Dessert delicati: torte al limone o dolci con crema pasticcera leggera, dove la freschezza del cocktail bilancia la dolcezza senza appesantire il palato. 
Inoltre, il cocktail può essere servito come intermezzo tra portate, grazie alla sua capacità di “pulire” il palato e stimolare l’appetito per la portata successiva.
Il Corpse Reviver ha lasciato un’impronta nella cultura popolare, apparendo in film, serie e romanzi contemporanei. In Babylon di Damien Chazelle (2022), il protagonista Jack Conrad ordina un Corpse Reviver, illustrando la preparazione direttamente sul set. Allo stesso modo, in French Exit di Patrick deWitt, il #2 viene bevuto prima di una seduta spiritica, ribadendo il collegamento scherzoso tra il cocktail e il risveglio dei sensi.
Questi riferimenti confermano come il cocktail non sia solo una ricetta storica, ma anche un simbolo di convivialità, raffinatezza e tradizione del bar classico, capace di attraversare epoche e stili di consumo senza perdere il suo fascino distintivo.
Per chi desidera approfondire la storia dei cocktail e delle ricette storiche, si consiglia di consultare la pagina dedicata al blog: https://1437pixelbar.blogspot.com/, dove sono disponibili articoli, approfondimenti e varianti delle ricette originali dei Corpse Reviver.
 
 
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