venerdì 23 agosto 2019

Reinheitsgebot

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Il Reinheitsgebot (in tedesco "decreto/dettame di purezza") è una norma promulgata da Guglielmo IV di Baviera nella città di Ingolstadt il 23 aprile 1516, atta a regolamentare la produzione e la vendita della birra in Baviera. Si ritiene che si tratti della più antica regolamentazione nel settore igienico-alimentare ancora in uso.

Il testo
Nel testo originale sono designati, come soli ingredienti utilizzabili nella produzione della birra, l'acqua, l'orzo e il luppolo. La legge fissa inoltre il prezzo della birra a 1-2 Pfennig per Maß (un'unità di volume bavarese pari a 1,069 litri). Il Reinheitsgebot non è più incluso tra le leggi tedesche; al suo posto c'è la "Legge provvisoria sulla birra tedesca", (Vorläufiges deutsches Biergesetz), che permette alcuni ingredienti proibiti nel Reinheitsgebot, come il malto di frumento e lo zucchero di canna, ma che non permette più l'utilizzo di orzo non maltato.
Si noti come nel testo originale non sia menzionato il lievito. Fu solo nei primi anni dell'Ottocento che Louis Pasteur scoprì il ruolo dei microorganismi nel processo di fermentazione, pertanto, all'epoca della stesura del testo, il lievito non era riconosciuto come ingrediente della birra. I mastri birrai in genere raccoglievano il "fondo" di una fermentazione precedente per aggiungerlo a quella successiva: tale sedimento conteneva di solito i microorganismi necessari per attivare il processo. Se non ve ne era di disponibile, venivano preparate più tinozze e si attendeva che le spore dei lieviti diffuse nell'aria ripopolassero la colonia (anche se le zone con molti birrifici presentano un'alta concentrazione di spore nell'aria, questo processo richiede molto più tempo).
Il luppolo era aggiunto alla birra come conservante, e la sua menzione nel Reinheitsgebot indica la volontà di prevenire i metodi di conservazione scadenti usati prima del suo utilizzo. I birrai medioevali avevano usato molti ingredienti problematici per la conservazione della birra tra cui, per esempio, la fuliggine e l'amanita muscaria. Più comunemente venivano utilizzate altre erbe come l'ortica, "imparentata" con il luppolo, e probabilmente giusquiamo, belladonna e assenzio.
Nel Reinheitsgebot sono inserite anche le sanzioni per la produzione di birra non conforme: al birraio che utilizza altri ingredienti possono essere confiscate senza alcun indennizzo le botti per cui sussista il dubbio.
I birrifici tedeschi sono molto orgogliosi del Reinheitsgebot e molti (anche quelli che utilizzano il malto di frumento!) asseriscono di conformarvisi. Si tratta quindi più di un espediente commerciale piuttosto che della realtà dei fatti.

La storia
In parte il Reinheitsgebot fu introdotto per prevenire la competizione sul prezzo del frumento e della segale tra birrai e panificatori. La restrizione tra i cereali al solo orzo intendeva assicurare la disponibilità di quantità sufficienti di pane di buona qualità, dal momento che i più pregiati frumento e segale erano riservati alle attività dei fornai. Ancora oggi molti birre bavaresi sono prodotte con l'orzo.
Il Reinheitsgebot si estese lentamente attraverso la Baviera e la Germania. La Baviera insistette sulla sua applicazione in tutta la Germania come requisito indispensabile all'unificazione del paese nel 1871, in modo da prevenire la competizione con le birre prodotte altrove con una gamma maggiore di ingredienti. Tale procedimento incontrò una forte resistenza tra i birrai non bavaresi. Si pensa che ciò abbia portato all'estinzione di molte tradizioni birrarie e di molte specialità locali, come la birra speziata e quella alle ciliegie tipiche della Germania settentrionale, portando le pilsener a dominare il mercato tedesco.
Regolamentazioni simili a quelle del Reinheitsgebot furono incorporate in vari disciplinari delle corporazioni e leggi locali in tutta la Germania, e nel 1952, furono incluse nel Biersteuergesetz (legge sulla tassazione della birra) della Germania Ovest. Molti birrai in quella occasione obiettarono alla legge, dissentendo più sull'ammontare delle tasse che sui requisiti degli ingredienti. La legge doveva applicarsi solo alle birre lager, ma presto i birrai che producevano altre tipologie birrarie si adeguarono.
Oggi le leggi dell'Unione europea permettono altri ingredienti oltre a quelli ammessi dal Reinheitsgebot - tutto ciò che è ammesso negli altri cibi è permesso anche nella birra - ma la maggior parte dei birrifici tedeschi si conformano volontariamente al Reinheitsgebot, usandolo come un potente strumento di marketing. Fino al rimpiazzo da parte delle leggi europee il Reinheitsgebot fu imposto anche in Grecia sin dagli inizi del XIX secolo, ciò si dovette alle leggi del primo re greco, Ottone (originariamente un principe bavarese) che rimasero in vigore.

Critiche
La legge continua a causare controversie. Dopo la Riunificazione della Germania nel 1990 alla Klosterbrauerei Neuzelle, un ex birrificio di un monastero nel centro abitato di Neuzelle nel Brandeburgo fu intimato di sospendere la vendita della sua tradizionale birra scura, un prodotto probabilmente più antico dello stesso Reinheitsgebot. Alla fine ne fu concessa la vendita nel paese con il nome di Schwarzer Abt ("Abate Nero", senza la parola "birra"). Tuttavia la stringente applicazione della legge continua a limitare la gamma delle birre tedesche disponibili e solo poche varietà regionali, come la Altbier di Düsseldorf, sopravvivono ad essa.
La legge attirò critiche anche dai birrai stranieri che la interpretarono come una forma di protezionismo che permetteva alla Germania Ovest di proibire le importazioni non compiacenti, anche birre di alta qualità provenienti da paesi come Belgio e Regno Unito che avevano le proprie tradizioni birrarie. Da allora i requisiti sugli ingredienti sono rientrati dalla Biersteuergesetz nelle normali leggi sugli additivi dei cibi, sebbene la birra prodotta in conformità al Reinheitsgebot riceva un trattamento speciale come un alimento "tradizionale" protetto.


giovedì 22 agosto 2019

Birra in Germania

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La birra è la bevanda nazionale della Germania, parte integrante della cultura tedesca. I tedeschi seguono solo i cechi nelle statistiche di consumo di birra pro capite, ma il "primato mondiale di bevitori di birra" è dei bavaresi con una media annua di 240 litri a testa. Importanza storica per la birra tedesca ha il Reinheitsgebot, una legge promulgata nel 1516 (e a cui ancora oggi alcuni birrifici tedeschi si attengono) che proibiva l'impiego di materie prime di scarsa qualità nel processo produttivo.

Stili di birra tedeschi
La birra più popolare in Germania è la Pils, abbreviazione di Pilsener, leggera e a bassa fermentazione; fra le birre stagionali in primavera è caratteristica la Maibock o la Doppelbock e in autunno la birra che si beve all'Oktoberfest di Monaco di Baviera. Tipica della valle del Basso Reno è la Altbier, birra antica ad alta fermentazione prodotta secondo la tradizione. Altro tipo di birra è la Weizen bier, birra di frumento che si produce nel sud ed anche a Berlino: la Berliner Weisse (bianca di Berlino) è una versione della stessa con l'aggiunta di succhi di frutta. Sono molto diffuse, sempre tra le birre di frumento, anche le varianti scure, denominate dunkel o schwarze. Si trovano in Germania anche una birra leggermente affumicata, la Rauchbier, specialità di Bamberga e una birra più densa, specialità di Kulmbach, detta Eisbock ottenuta con un processo di congelamento.
Gli stili birrari più significativi sono:
Stili ale
  • Altbier: birra luppolata di colore ambrato scuro, prodotta nella regione di Düsseldorf e nella Bassa Renania. (11-12° Plato, 4.5-5% vol).
  • Berliner Weisse: birra di frumento chiara, molto saporita, prodotta a Berlino. Spesso servita con l'aggiunta di sciroppi di frutta. (9° Plato, 2.5-5% vol.)
  • Gose di Lipsia: birra di frumento ambrata, molto saporita. Non fu più prodotta tra il 1966 e il 1985, quando tornò sui mercati restando comunque poco diffusa. (10-12° Plato, 4-5% vol.)
  • Kölsch: chiara dal corpo leggero, per legge può essere prodotta solo nella regione di Colonia. (11-12° Plato, 4.5-5% vol.)
  • Roggenbier: scura, prodotta con malti di segale; dal particolare sapore di cereali, che ricorda il pane integrale. (4.5-6% vol.)
  • Weizen: in generale, è la "birra di frumento". (12-12.5° Plato, 5-5.6% vol.)
  • Weizenbock: birra di frumento forte e scura. (16-17° Plato, 6.5-8% vol.)

Stili lager
  • Bock: ambrata, dal corpo forte, dolce-amara. (16-17° Plato, 6.5-7% vol.)
  • Doppelbock: molto corposa, forte e scura. (18-28° Plato, 8-12% vol.)
  • Dunkel Bock: scura, corpo forte, incupita nel colore dall'impiego di malti scuri. (16-17° Plato, 6.5-7% vol.)
  • Dunkel: scura, si trova in due varietà: dolce e maltosa a Monaco, più secca e luppolata in Franconia.
  • Eisbock: variante della Doppelbock, prodotta tramite "distillazione a freddo". (18-28° Plato, 9-15% vol.)
  • Export: chiara più corposa e maltata ma meno luppolata di una pilser. Originaria di Dortmund, era la più popolare negli anni 1950-60. (12-12.5° Plato, 5-5.5% vol.)
  • Helles: indica le lager chiare e maltose, classicamente quelle bavaresi. (11-12° Plato, 4.5-5% vol.)
  • Maibock: chiara ma forte, una strong lager prodotta in primavera. (16-17° Plato, 6.5-7% vol.)
  • Märzen - Oktoberfestbier: dal corpo medio e maltosa, si trova in varietà chiare, ambrate e scure. È la birra servita all'Oktoberfest di Monaco. (13-14° Plato, 5.2-6% vol.)
  • Pilsener: chiara dal corpo leggero, secca e un prominente carattere luppolato. Reinterpretazione delle Pils Boeme, è lo stile più diffuso, occupa i due terzi del mercato. (11-12° Plato, 4.5-5% vol.)
  • Rauchbier: solitamente scura e dal gusto di affumicato dovuto all'utilizzo di malti affumicati. Specialità della regione di Bamberga. (12-13° Plato, 5-5.5% vol.)
  • Schwarzbier: scura, dal gusto pieno di cioccolato e abbrustolito. (11-12° Plato, 4.5-5% vol.)
  • Spezial: chiara, corposa, dolce-amara e delicatamente luppolata. (13-13.5° Plato, 5.5-5.7% vol.)
I birrifici in Germania
In quasi tutte le città tedesche c'è almeno un birrificio. Il più antico ancora in funzione e forse il più antico del mondo, è l'Abbazia di Weihenstephan, nella città bavarese di Frisinga, costruita nel 1040. Nel 2000 c'erano in Germania oltre 1400 birrerie e circa 600 birrifici che producevano oltre 4000 marchi. Circa la metà dei produttori di birra tedeschi è bavarese e, in particolare, la zona dove si concentrano maggiormente gli stabilimenti è quella attorno alla città di Bamberga.
Tra i più grandi birrifici tedeschi, con marchi conosciuti in tutto il mondo, si ricordano:
  • Augustiner, Monaco
  • Beck's, Brema
  • Bitburger, Bitburg
  • Erdinger, Erding
  • Franziskaner, Monaco
  • Hacker-Pschorr, Monaco
  • Hofbräu (HB), Monaco
  • Krombacher, Kreuztal
  • Löwenbräu, Monaco
  • Oettinger
  • Paulaner, Monaco
  • Spaten, Monaco
  • Veltins, Meschede-Grevenstein
  • Warsteiner, Warstein
Altrettanto particolari sono le birre dei piccoli e medi produttori: visitando la Germania può essere piacevole scoprirle, tenendo conto che ogni regione ha le sue specialità.

Le feste della birra
Le feste della birra sono presenti in diversi paesi tedeschi, ma la più famosa e frequentata anche da molti stranieri è l'Oktoberfest di Monaco di Baviera, una delle feste popolari più grandi in Europa che risale al 1810. La principale attrazione è rappresentata dalla birra, che viene servita a fiumi con montagne di carne e salsicce fra baracconi, attrazioni di ogni genere e orchestre folkloristiche, in padiglioni montati ad hoc per questa occasione in un largo spiazzo del parco Theresenwiese e gestiti dai sei birrifici della città. Molti partecipanti indossano il tradizionale costume bavarese, quasi d'obbligo per i locali. La festa inizia a fine settembre, dura 16 giorni e comincia con la sfilata attraverso la città dei carri che portano i barili di birra accompagnati da una folla in processione fino al parco: qui il sindaco della città apre solennemente il primo barile e pronuncia la frase d'apertura "O'zapft is!" ("È stappata!").
In realtà l'origine dell'Oktoberfest è legata alla necessità dei produttori di smaltire le giacenze di birra prodotte l'anno precedente.
Un'altra grande festa popolare tedesca della birra si tiene annualmente a Stoccarda: si tratta del Cannstatter Volksfest, frequentato più da tedeschi e meno da turisti rispetto alla festa di Monaco.


mercoledì 21 agosto 2019

Qneu

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Qneu è un liquore a base di ciliegie di Santa Lucia.

Storia

È un liquore a base di ciliegie di Santa Lucia o Ciliegie mahaleb della famiglia delle Rosaceae. Il nome scientifico è Prunus mahaleb di cui mahaleb sarebbe il nome di una vecchia città situata in Libano. Si tratta di una piccola pianta che cresce nelle barriere, preferibilmente in terreno calcareo. In Italia è presente sul Carso. Tipica della cucina del Sud-Est dell'Europa, in particolare Grecia, Armenia, Turchia e Libano, la ciliegia di mahaleb ha un gusto leggermente amaro. È pianta mellifera.

Preparazione

La preparazione viene fatta con la frutta, di molte piccole ciliegie nere violacee, e si fabbrica un aperitivo vicino al guignolet. Occorre lasciare macerare le ciliegie in un vino rosso alcolico (del tipo Sidi Brahim) per molti mesi. Quindi si filtra il tutto ed occorre aggiungere l'alcool di frutto e zucchero. Lasciare sciogliere e un po' di tempo dopo l'aperitivo è pronto.
Quest'aperitivo può anche sostituire il liquore di ribes nero nel kir (un tipo di cocktail). Si raccomanda di berlo nel suo tipo iniziale, senza mescolarlo con altre bevande.

Etimologia

Qneu ha per origine il nome comune maschile Quenot. Si trova questa parola nel grande Larousse del 1930, ma al giorno d'oggi è scomparso. Lo pronuncia attualmente k'neu in borgognone a Côte-d'Or (Costa d'Oro), e si parla di «liqueur de qneu» (liquore di Qneu).

martedì 20 agosto 2019

Awamori

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L'Awamori (泡盛) è una bevanda alcolica che si può trovare a Okinawa in Giappone.

Caratteristiche

È il risultato della distillazione di una soluzione idroalcolica.
Contiene circa il 30% d'alcool. Il titolo alcolometrico del liquore aumenta con l'età di invecchiamento. Gli abitanti di Okinawa lo bevono allungato con acqua e ghiaccio, ma i più vecchi distillati Awamori si possono bere anche, "on the rocks" (con ghiaccio) o in cocktail party.
Un altro nome usato per Awamori a Okinawa è Sake dell'isola (島酒 shima-zake), o abbreviato Shima.
All'inizio del 2005, l'Awamori è venduto a 350 Yen per una tazza e 50.000 Yen per un vasetto di argilla invecchiato.

Storia

Lo Awamori era precedentemente considerato come un Shōchū (un distillato molto popolare in Giappone). Ma il Shōchū (焼酎) è generalmente distillato con riso e grano giapponese, contrariamente all'Awamori che utilizza riso thailandese e grano Indica. Inoltre, lo Awamori utilizza per la fermentazione il fungo nero kōji specifico per Okinawa, mentre il Shōchū utilizza un kōji bianco.
La tecnica di distillazione raggiunge Okinawa nel XV secolo, dalla Thailandia e questa tecnica con il riso thailandese è usato ancora oggi nella relativa produzione. Gli abitanti di Okinawa hanno raffinato la tecnica per renderla più adattata al clima subtropicale ed all'utilizzo del kōji.

Koshu (vecchio liquore)

Un Awamori più vecchio di oltre tre anni ottiene la denominazione di koshu (古酒, vecchio liquore). È invecchiato in vasi di terra in cantine ad una temperatura bassa e costante. Prima della Battaglia di Okinawa durante la seconda guerra mondiale, esistevano koshu con più di 200 o anche 300 anni d'età, ma tutti sono stati persi. Si stanno facendo parecchi tentativi per produrre ancora questo il koshu.

Etimologia

Il nome Awamori si pensa che venga dalle bolle (awa) con l'aggiunta di (mori), durante la relativa distillazione. Ci sono altre teorie sull'origine del nome, malgrado che comunemente la scrittura usa il carattere di kanji (, che sono i caratteri cinesi che sono usati nel sistema logografico giapponese nella scrittura moderna). Uno di questi è che il nome deriva da (anche pronunciato awa), che significa miglio, una materia che veniva usata secoli fa per fare l'Awamori, ora completamente sostituito con il riso.

lunedì 19 agosto 2019

Soju

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Il soju (소주, 燒酒) in coreano) è un distillato originario della Corea. Tradizionalmente si ottiene da riso, orzo o frumento ma i moderni produttori utilizzano anche tapioca e batata. La gradazione alcolica varia dal 16.7% al 45% ma la variante più diffusa è intorno al 20%. Nel 2011 il soju prodotto dalla Jinro è risultato il superalcolico più venduto al mondo.

Storia

Il soju nacque in Corea attorno al XIII secolo nel periodo dell'invasione dei mongoli, che avevano appreso dagli arabi le tecniche di distillazione dell'arak.
Dal 1965 al 1999 per alleviare la carenza di riso, il governo della Corea del Sud proibì la tradizionale distillazione del soju dal riso e si diffuse la produzione a partire da altre materie prime che rimase anche dopo la revoca della proibizione.

Rituale di consumazione

In Corea il soju è relativamente economico ed è l'alcolico più apprezzato e consumato. Il suo consumo prevede una particolare etichetta: non ci si versa il soju da soli; non si rabbocca il bicchiere finché non è vuoto; il bicchiere va tenuto con entrambe le mani se il soju viene versato da una persona rispettata; la bottiglia viene tenuta con la mano destra mentre la mano sinistra sostiene il braccio destro.

domenica 18 agosto 2019

Santo Libre

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Il Santo Libre è un cocktail appartenente alla categoria dei long drink a base di rum e Sprite - gassosa.
Nasce dalla modifica del più famoso cuba libre in cui però si utilizza la cola.
Deve il suo nome all'isola di Santo Domingo dove è stato inventato e dove, chiaramente, è famosissimo.
L'esigenza di chiamare il cocktail in maniera differente è dovuta dalla chiara indicazione di origine del Cuba libre e quindi era necessario sottolineare il diverso luogo di provenienza.
Il Santo Libre è molto meno conosciuto del "fratello maggiore" ma si sta lentamente diffondendo grazie a tutte le persone che, visitando la repubblica dominicana, lo scoprono e lo apprezzano.

Preparazione
La ricetta prevede:
4/10 di rum Blanco
6/10 di Gassosa
Limone (lime)
Servire in tumbler alto colmo di ghiaccio dopo aver miscelato delicatamente senza shaker.

Varianti
L'unica variante consiste nell'utilizzo di rum ambrato al posto di quello blanco.
Alcuni barman ritengono apprezzabile l'aggiunta di 1 o 2 gocce di angostura prima della miscelazione.

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sabato 17 agosto 2019

Abbazia di Weihenstephan

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L'abbazia di Weihenstephan (Kloster Weihenstephan in tedesco) era un monastero benedettino di Frisinga, in Baviera, Germania.

Monastero
San Corbiniano arrivò a Frisinga nel 720 circa e vi fondò la chiesa di Santo Stefano, comunicante con un dormitorio di monaci, secondo la regola celtico-irlandese di San Colombano di Luxeuil, del quale si perdono le tracce prima della fine dell'VIII secolo. Il monastero propriamente detto, dedicato dapprima a san Vito, e più tardi ai santi Stefano e Michele, fu fondato dal vescovo Hitto von Freising all'incirca tra l'811 e l'835. Da allora fino al 1020-1021 fu un monastero di canonici agostiniani. Dal 1021 fu convertito in un'abbazia benedettina. Nell'XI secolo l'abbazia di Weihenstephan è attestata come proprietaria di beni a Valdaora in Provincia di Bolzano.
Durante il processo di laicizzazione della Baviera, l'abbazia fu sciolta (1803) e le sue proprietà vendute. Nel 1810 la chiesa abbaziale, già trasformata col tempo in parrocchia, fu demolita.

Scuola
Nell'autunno del 1803 fu trasferita da Monaco la Scuola Botanica, che andò ad occupare gli edifici rimasti vuoti; contemporaneamente in questi territori nacque un'azienda agricola. Gran parte dei beni della precedente abbazia tra cui edifici, scuderie, foreste e campi, fu trasferita alla scuola botanica o all'azienda. Dal 1804 Max Schönleutner insegnò qui Scienza dell'Agricoltura.
Nel 1807 la vita in entrambe le scuole fu scossa, poiché molti insegnanti e studenti presero parte all'invasione napoleonica della Russia, dalla quale ben pochi fecero ritorno. Nel 1852 la scuola agricola fu ripristinata a Weihenstephan e nel 1895 convertita in università agricola, formando il nucleo della Università Tecnica di Monaco a Frisinga.

Birrificio
La produzione di birra nell'abbazia iniziò probabilmente nell'anno 768, come testimonia un documento di quell'anno facente riferimento ad un giardino di luppolo nella zona che doveva un tributo al monastero. Un birrificio fu effettivamente autorizzato dalla città di Frisinga nel 1040, e questa è la data di fondazione adottata dal moderno birrificio oggi esistente. Quest'azienda vanta uno stimabile record: quello di essere il più antico birrificio ancora funzionante del mondo.
Quando il monastero e il birrificio furono laicizzati sotto Napoleone Bonaparte nel 1803, divennero possedimenti dello stato bavarese. Dal 1923, il birrificio ha assunto il nome di "Birrificio di Stato Weihenstephan" (in tedesco Bayerische Staatsbrauerei Weihenstephan), ed è gestito in collaborazione con l'Università Tecnica di Monaco sia come complesso di produzione all'avanguardia sia come centro per l'apprendimento.


 
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