mercoledì 11 novembre 2020

Black Russian

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Il Black Russian è un cocktail dolce a base di vodka.

Origini

Il Black Russian nacque nel 1949 dalla creatività di Gustave Tops barman dell'hotel Metropole di Bruxelles. Il cocktail fu preparato per l'ambasciatore americano in Lussemburgo Pearl Mesta.
Una variante del Black Russian è il White Russian.

Preparazione

  • 5 cl di vodka
  • 2 cl di liquore al caffè (di solito Kahlua)
Versare la vodka e il liquore al caffè direttamente nel tumbler piccolo,con ghiaccio e decorare con della scorza di limone.

martedì 10 novembre 2020

Bar Jamaica

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Il Bar Jamaica è un esercizio storico di Milano, sito in Via Brera 32. Aperto nel 1911, fu ritrovo di intellettuali e artisti tra i quali si ricordano: Luciano Bianciardi, Ugo Mulas, Mario Dondero, Carlo Bavagnoli, Uliano Lucas, Alfa Castaldi, Giulia Niccolai, Arnaldo Di Benedetto, Giancarlo Fusco, Camilla Cederna, Piero Manzoni, Emilio Tadini, Gianni Dova, Roberto Crippa, Cesare Peverelli, Bruno Cassinari, Ernesto Treccani, Ennio Morlotti, Lucio Fontana, Germano Lombardi, Nanni Balestrini, Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo, Valerio Adami, Benito Mussolini, Guido Aristarco, Allen Ginsberg, Dino Buzzati, Ernest Hemingway, Enrico Baj, Dario Fo, Bobo Piccoli, Ibrahim Kodra.

lunedì 9 novembre 2020

Cosa ne pensiamo del provvedimento di chiusura di bar e ristoranti dalle 18 di sera

 


Pensiamo sia una cosa assurda, che denota la totale incompetenza da parte di chi emana questi decreti; se uno ha un ristorante che lavora sia a pranzo che a cena si vede costretto a dimezzare gli incassi, se lavora solo a cena come ad esempio pub con cucina o birrerie si vede uccidere letteralmente la parte economica da un giorno all'altro; gli ordini ai fornitori su che base si fanno? Se lavoravo come ristorante alla sera, e mi costringono a lavorare solo a pranzo, quanto ci metto a rifarmi un giro di clientela? Un pub può diventare un ristorante da pranzi di lavoro? Sono insensate manovre deleterie… se la paura è data dall'aperitivo ( ecco perchè la chiusura alle 18 ) i ragazzi si compreranno aperol e campari e lo faranno di nascosto a casa di qualcuno; e i bar all'interno dei centri commerciali ? I negozi chiuderanno alle 21 e i bar all'interno alle 18? Mah…




domenica 8 novembre 2020

Qual è il miglior sostituto del caffè

 




che bell'argomento quello del caffè..

La risposta comunque dipende dal tuo obiettivo. Se sei alla ricerca di qualcosa che contenga caffeina allora ti risponderei il té verde. Dicono abbia varie proprietà positive.

Se vuoi semplicemente eliminare o ridurre la caffeina potresti provare il caffè senza caffeina.

In realtà dicono che contenga comunque caffeina ma in dosi ridotte. Potrebbe essere un buon compromesso.



Se poi per caffè includi anche altri tipi di bevande come cappuccino, mocaccino e simili, potresti optare per una cioccolata calda oppure provare l'orzo.

Per me abbandonare il caffè sarebbe difficile. Spesso se vedo che sto esagerando, semplicemente diminuisco le quantità di caffè che prendo al giorno

sabato 7 novembre 2020

Il rum che bevevano i pirati è lo stesso rum che si beve oggi nei bar?

Di sicuro non era distillato e puro come quello attuale, forse quello di infima qualità gli si avvicina di piú.

Le migliori distillerie di rum caraibico sono nelle Cayman, in Jamaica e nelle Barbados. Grenada e Puerto Rico hanno anche ottimi rum.

Ora dirti qual è il migliore è difficile, non ne ho provati abbastanza, oppure si, solo che non me lo ricordo.

Consiglio personale: se vuoi un buon rum non troppo difficile da reperire, a buon mercato prova il… Sailor Jerry



Creato in onore del tatuatore Norman Collins, questo rum è la cosa più vicina ad un vero rhum caraibico che tu possa trovare sui banconi dei supermercati, con buona pace per il caro vecchio Captain Morgan spiced gold (che è comunque una buona scelta come terza bottiglia da servire… di solito alla terza nessuno fa più caso a certe sottigliezze).

Che rum bevevano i pirati?

Una schifezza invecchiata pochi anni. E non veniva consumata assoluta: gli alcolici venivano mischiati fra loro (quello che c'era rimasto, un po' di questo e un po' di quello) veniva aggiunta acqua, zucchero, succo di limone e versata nella tazza dei pirati (simile al nostro mug da caffé e latte).

I pirati bevevano principalmente per stordirsi (analgesico psico-fisico), non erano sommelier. Se il dolce riusciva a coprire il saporaccio di quell'intruglio e l'alcol era abbastanza elevato da quietare temporaneamente i mille dolori del corpo e dell'anima, quel rum era un gran rum.

venerdì 6 novembre 2020

Bellini

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Il Bellini è un cocktail ufficiale IBA, appartenente alla categoria degli sparkling, che significa 'frizzante', a base di vino bianco frizzante (usualmente del prosecco o dello spumante brut) e polpa fresca schiacciata di pesca bianca. È internazionalmente uno dei più noti cocktail italiani.

Preparazione

Ingredienti

  • 10 cl di prosecco
  • 5 cl di polpa di pesca

Procedimento

La ricetta originale vuole l'utilizzo di polpa e succo di pesca bianca veronese, schiacciata e non frullata, mescolata lentamente al prosecco per non provocarne una perdita eccessiva di gas, il tutto servito in un flûte.

Varianti

Per via della difficile rintracciabilità delle pesche bianche e del Prosecco in alcune zone del mondo, esistono numerose varianti. Se usiamo lo Champagne, diventa un Bellini Royal. Alcuni però sostengono che lo champagne non sia il massimo accoppiato al gusto delicato delle pesche bianche del Bellini. Per una versione non alcolica, si usano succhi frizzanti o soda al posto del vino. Altre varianti sono il Rossini con le fragole al posto della pesca, il Mimosa con spremuta d'arancia fresca e il Tintoretto, tipico delle zone limitrofe di Venezia, con il succo di melagrana.

Storia

Il Bellini è stato inventato nel 1948 da Giuseppe Cipriani, capo barista dell'Harry's Bar di Venezia. Per via del suo colore rosato che ricordò a Cipriani il colore della toga di un santo in un dipinto di Giovanni Bellini, egli intitolò il cocktail al pittore veneziano. Il drink divenne una specialità stagionale dell'Harry's Bar di Venezia, uno dei locali favoriti da Ernest Hemingway, Gianni Agnelli, Sinclair Lewis e Orson Welles. Successivamente divenne molto popolare anche alla sede dell'Harry's Bar di New York. Dopo che un imprenditore francese instaurò una rotta commerciale per trasportare polpa di pesche bianche fra le due località, il cocktail divenne un classico oggi diffuso nei bar di tutto il mondo.
Il successo del Bellini indusse Cipriani ad ulteriori contaminazioni tra pittura ed enogastronomia, con l'invenzione nel 1950 del Carpaccio (pietanza consistente in fettine sottilissime di controfiletto di manzo crudo disposte su un piatto e decorate alla Kandinsky, con una salsa che viene chiamata universale) così chiamato poiché a Cipriani il colore della carne cruda ricordava i colori intensi dei quadri del pittore Vittore Carpaccio, delle cui opere si teneva in quel periodo una mostra nel Palazzo Ducale di Venezia.

Cultura di massa

Il Bellini è uno dei cocktail ufficiali dell'Associazione Internazionale Bartender. Ciò indica la sua popolarità ed il fatto che sia noto a molti baristi.
«Io credo che la crescita della fama del cocktail Bellini sia strettamente legata alla notevole crescita delle catene di ristoranti italiani, specialmente Olive Garden, visto che i ristoranti italiani sono i luoghi dove questo cocktail è stato diffuso e promosso.»
(Jack Robertiello, editor del magazine Cheers)

giovedì 5 novembre 2020

Dopo il COVID-19 fino a che punto è ancora conveniente riaprire per un bar o un ristorante?

Ne sto parlando già da un po' di tempo con un amico che ha un bar ed un vicino di casa (che ha un bar). Ed entrambi mi dicono che la riapertura sarà un serio problema e che stanno cercando di capire se converrà loro riaprire.

Perchè il tema del distanziamento sociale e della riduzione delle superfici è un problema enorme e compromette seriamente la tenuta del conto economico. Quindi in centinaia di migliaia di esercenti dovranno porsi questo interrogativo.

E nel mio piccolo penso già che in molti, anche durante il lavoro, preferiranno la macchinetta al salto al bar, con code e distanziamenti che non sai quanto potrebbero allungarti la pausa caffè.

Confcommercio stima la chiusura di 270.000 esercizi, precisando che si tratta di una stima prudenziale. No, non sarà una ripartenza serena…

In rete ho trovato questa lettera, scritta da una coppia che ha deciso dopo 5 anni di chiudere il loro ristorante. Non credo ci sia altro da aggiungere alla puntuale descrizione di una situazione drammatica:


Carissimi amici,

esattamente 2 mesi fa, l'11 marzo, chiudevamo i Tre Musoni in ottemperanza al Dpcm per l'emergenza covid-19. Tantissimi di voi ci hanno chiamato chiedendoci come stavamo affrontando la situazione e le prospettive per il locale: nelle righe che seguono rispondiamo mettendovi al corrente di quanto si sta profilando per l'immediato futuro.

FASE 1

Senza poter prevedere quanto sarebbe durata la quarantena, il giorno successivo, il 12 marzo, abbiamo deciso di lasciare un importo sul conto corrente aziendale sufficiente a pagare per circa tre mesi quei servizi (luce, gas, telefono) assolutamente necessari per il giorno della riapertura, prelevando la differenza da destinare ad un “polmone” per la nostra vita privata (per la spesa, l'affitto di casa, le bollette, la benzina, eccetera); per fortuna non avevamo esposizioni con nessun fornitore, tuttavia abbiamo chiesto al proprietario dei muri, al commercialista, all'assicuratore e ad altri consulenti di seguirci sin quando possibile, perchè di lì a qualche settimana non saremmo più stati in grado di onorare le loro competenze.

Ad oggi, trascorsi 60 giorni, non abbiamo ricevuto 1 euro dallo Stato: ne' i 600 euro del bonus partite iva, ne' la cassa integrazione, ne' il 20% dell'importo dell'affitto dei muri come promesso, neanche i buoni spesa alimentari. Nel frattempo, non avendo altre fonti di reddito, abbiamo intaccato sensibilmente quel polmone iniziale.

E veniamo alla situazione odierna: sinora abbiamo accumulato 14.350,00 euro (quattordicimilatrecentocinquanta) di debiti tra affitti non pagati, imposte del primo trimestre, imposte del secondo trimestre, contributi previdenziali, tasse relative all'esercizio 2019, onorari dei consulenti, eccetera eccetera. Sono gran parte anche se non la totalità delle spese “strutturali” che non possiamo eludere o ridurre.

FASE 2

E' stata indicata la data del 18 maggio o forse del 1 giugno per la riapertura del locale.

Nel frattempo ci è stata concessa la possibilità dell'asporto: senza essere del settore, anche voi potete immaginare che non è possibile replicare gli incassi che facevamo prima della chiusura attraverso l'asporto: per motivi logistici (siamo obbligati ad appoggiarci ad una ditta specializzata nelle consegne), per motivi evidenti (pensate a quante consumazioni al bar e al tavolo non vengono più effettuate), per motivi fiscali (mentre il servizio all'interno del locale ha un'aliquota iva del 10%, per l'asporto l'aliquota sale al 22%, quindi un quinto dell'incasso va allo Stato).

Per rimediare al gap economico, abbiamo la possibilità di accedere ad un credito bancario: i famosi 25.000 euro. In realtà si tratta di un limite massimo, per noi inferiore dato che la cifra è modulata sul bilancio 2019 di ogni azienda. Indipendentemente dall'importo, si tratta di prestito bancario che va restituito, un buco economico che non produce nulla (non è un prestito che chiediamo per eseguire migliorie al locale o acquistare nuove attrezzature, ma servirebbe solo a coprire quelle spese che nonostante l'attività sia ferma continuano a “camminare”, compreso il pagamento delle tasse che non sono state abolite bensì solo posticipate).

LA RIPARTENZA

Ed eccoci al prossimo 18 maggio o 1 giugno: anzitutto non abbiamo a tutt'oggi (11 maggio) un vademecum ufficiale da parte dell'Inail sulle disposizioni e norme tecniche atte a garantire ai clienti (ed a noi stessi) la protezione sanitaria. Come voi, apprendiamo dalla televisione qualche indiscrezione in merito, ma anche nella migliore delle ipotesi ci vedremo ridotta del 50% la capienza del locale rispetto a 60 giorni fa (ma con i costi strutturali invariati). Basterebbe questo dato a farci desistere dal riaprire. Vogliamo però aggiungere che dovremo “investire” almeno 2.000 (duemila) euro per eseguire la sanificazione del locale, acquistare distanziatori, plexiglass, gel disinfettanti, visiere e probabilmente qualche prodotto specifico per sterilizzare bicchieri, piatti e posate.

LO STATO DELL'ARTE

Come potete dedurre, riaprire in queste condizioni significa accumulare ogni mese tra i 3 ed i 4.000 euro di debito. Anche ammesso che l'emergenza covid-19 duri solo ancora 6 mesi, potete calcolare da soli il nostro bilancio al 31 dicembre prossimo.

Oggi dobbiamo arrenderci all'evidenza: la nostra attività non vale più niente: niente poiché non sarà più in grado di abbattere le spese necessarie a mantenerla aperta; niente perché non si presenterà nessun acquirente a rilevarla.

5 anni di lavoro e di vita buttati via.

Tra quelle quattro mura, al banco e tra i tavoli, sono nate e rimarranno le amicizie, vostre e dei tanti simpatizzanti e conoscenti che ci hanno sostenuto in questo lungo percorso, e di questo ringraziamo tutti col cuore: non solo ci avete dato da vivere materialmente, ma moralmente ci avete arricchito: con voi abbiamo dialogato, riso, ragionato, discusso, condiviso emozioni e pensieri, come in una famiglia allargata dove il locale era una casa che accoglieva tutti.

Grazie




 
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