Tra i simboli più forti dell’identità australiana, pochi hanno lo stesso peso della Victoria Bitter, meglio conosciuta come VB. Non è soltanto una birra: è un pezzo di storia nazionale, un marchio che ha accompagnato generazioni di lavoratori, tifosi e famiglie, diventando quasi sinonimo di “lager australiana”. Con il suo gusto deciso e il suo marketing diretto, la Victoria Bitter rappresenta un fenomeno culturale che va ben oltre la bevanda stessa.
La Victoria Bitter nasce nel 1854 a Melbourne, in piena epoca coloniale. Fu sviluppata dai fratelli Thomas e Edward Foster, fondatori della Foster’s Group, che volevano creare una birra dal gusto robusto, capace di adattarsi al clima caldo e all’appetito dei lavoratori australiani. La scelta del nome rifletteva la volontà di sottolineare il carattere distintivo della bevanda: “Bitter” come sinonimo di intensità, in linea con le ale inglesi da cui si ispirava, ma adattata al palato locale.
Col passare dei decenni, la ricetta si consolidò come una lager a bassa fermentazione, caratterizzata da un gusto più pieno e amaro rispetto ad altre birre australiane, mantenendo però una bevibilità che la rese popolarissima tra le classi lavoratrici.
La vera fortuna della VB si costruì nel Novecento, quando divenne la birra preferita dai cosiddetti tradies, i lavoratori manuali e gli operai. Il marchio si legò fortemente all’idea di una bevanda “onesta”, fatta per chi lavora duro e cerca ristoro a fine giornata.
Lo slogan che l’ha resa immortale – “For a hard-earned thirst” (“Per una sete guadagnata con fatica”) – lanciato negli anni ’60, rimane ancora oggi una delle campagne pubblicitarie più efficaci e iconiche dell’Australia. La voce narrante profonda, le immagini di lavoratori sudati che al tramonto sollevano un bicchiere di VB, hanno consolidato la birra come emblema nazionale.
La Victoria Bitter è una lager dal colore dorato con un grado alcolico medio (intorno al 4,9%). Il suo gusto è robusto, con un amaro pronunciato dovuto al luppolo, ma resta facile da bere, soprattutto se servita ben fredda, come impone la tradizione australiana. Non è pensata come birra artigianale o raffinata: la sua forza è proprio la semplicità diretta, che la rende adatta alle giornate afose e ai momenti di convivialità.
Negli anni Duemila, la VB ha dovuto affrontare sfide significative. Da un lato, la concorrenza delle birre artigianali e delle lager internazionali; dall’altro, alcuni cambiamenti di ricetta e gradazione alcolica introdotti dal marchio, che non furono accolti bene dai consumatori storici.
In particolare, quando nel 2009 la gradazione fu abbassata dal 4,9% al 4,6%, la reazione del pubblico fu durissima. Molti accusarono l’azienda di aver “annacquato” la birra simbolo dell’Australia. Dopo anni di calo nelle vendite, il marchio decise di tornare alla ricetta originale, riconquistando parte della fiducia dei consumatori.
La Victoria Bitter non è solo una birra: è diventata un simbolo nazionale, presente nelle partite di cricket e di rugby, nei barbecue domenicali, nelle pubblicità che evocano l’orgoglio australiano. È considerata la “birra dell’uomo comune”, contrapposta alle marche più cosmopolite o raffinate.
La sua immagine è così radicata che in Australia “una VB” è più di una bevanda: è un codice sociale, un richiamo a un certo modo di vivere fatto di semplicità, lavoro e comunità.
La Victoria Bitter è più di un marchio di birra: è una parte dell’identità australiana. Dalla sua nascita a metà Ottocento fino ai giorni nostri, ha accompagnato il Paese nei suoi momenti di crescita e trasformazione, restando fedele a un messaggio di autenticità e orgoglio. In un mondo in cui il mercato delle birre è diventato sempre più vario e competitivo, la VB continua a resistere come simbolo intramontabile di appartenenza nazionale.
Che sia sorseggiata in un pub di Melbourne, davanti a una grigliata o dopo una giornata di lavoro, la Victoria Bitter rimane un brindisi all’Australia stessa: forte, diretta, senza compromessi.
 
 
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