mercoledì 17 agosto 2022

Una bevanda alcolica che porta il nome di una stoffa

Nella seconda metà del ‘700 la marina britannica annoverava tra le proprie fila Edward Vernon.



Soprannominato Old Grog perché soleva indossare un vestito di grogram, una ruvida stoffa a base mista di lana e seta.



Un giorno Vernon decise di diluire le razioni di rum servite ai suoi uomini, per permettere loro di essere più sobri durante il servizio.

Ovviamente i marinai non gradirono il cambiamento e, secondo la leggenda, sostennero che la nuova bevanda fosse “sottile come il cappotto del vecchio Grog”.

Ma la Royal Navy approvò la decisione di Vernon, integrandola nel regolamento ufficiale della marina, dove rimase per oltre due secoli.

Nacque quindi il grog, acqua, limone e rum, che esiste ancora oggi.



martedì 16 agosto 2022

Perché il cocktail Margarita si chiama così?

Margarita è un cocktail classico che è senza dubbio nel menu di qualsiasi ristorante o bar.

Questo cocktail è una soluzione originale, il cui segreto è la combinazione di più gusti diversi contemporaneamente.

La tequila è perfettamente sfumata da note di agrumi e il sale è accentuato poiché il sapore di lime non è così acuto come in realtà.

Come con molte altre bevande, la ricetta Margarita è avvolta da confusione e mistero.

Il nome proviene da una donna bella e misteriosa di nome Margarita. Le leggende che circondando l’invenzione del Margarita sono piuttosto varie e solo in alcune di esse c’è di mezzo il Messico. Anche se alcune delle storie si contraddicono tutte le storie su questa bevanda saranno sicuramente romantiche.

Secondo la prima, nel 1936, il gestore del Crespo Hotel, Danny Negrete, inventò la ricetta del Margarita, un cocktail che unisce tutto ciò che alla sua amante piace tanto, dopo una splendida notte con la sua amata Margarita.

Unì tequila, liquore all'arancia Cointreau e succo di lime .Secondo la seconda storia, nel 1938, una ragazza di nome Margherita, che sognava di diventare un'attrice, entrò in un bar messicano in una semplice giornata di lavoro. La visitatrice entusiasma il barista Carlos Harrera con la sua bellezza e il suo fascino.

E ispirato da esso, ha inventato una ricetta per "Margarita", un cocktail a lei dedicato.




lunedì 15 agosto 2022

Perché il Long Island Iced Tea si chiama così?


Una leggenda narra che il Long Island sia nato negli Stati Uniti durante gli anni del proibizionismo: "Iced Tea" (tè ghiacciato) sarebbe da attribuire al fatto che, in quel periodo storico, venisse occultato spacciandolo per tè freddo.

La storia, per quanto interessante, è quasi sicuramente falsa. Come si vede dalla foto, il Long Island è composto da ben 5 liquori diversi, e durante il proibizionismo era quasi impossibile procurarsi anche solo uno di questi ingredienti.

Il nome Iced Tea sarebbe piuttosto da attribuire al colore e all'odore che assume alla fine della preparazione, molto simile a quello di un tè al limone.


domenica 14 agosto 2022

Perché si mette l'oliva all'interno del Martini?

L’oliva esalta l’aroma del gin e accosta il vermut, bilanciando così l’intensità tonica del Martini.

È una pratica diffusasi negli anni Ottanta del XIX secolo, per niente condivisa dai puristi.


sabato 13 agosto 2022

Quale paese beve più alcol

I vincitori sono la Moldavia, la Bielorussia e la Lituania, rispettivamente con 17.4, 17.1 e 16.2 litri di puro alcol a persona all’anno.



venerdì 12 agosto 2022

Perché i russi bevono tanto?



Che in Russia si beva molta vodka non è una leggenda. Ecco le ragioni all'origine di questo dannoso vizio.

Nel 2011 è circolata in internet una classifica che ironizzava sulle abitudini russe, compilata da un canadese, che insegna inglese a Mosca. Su alcuni dei punti selezionati i russi non concordavano (per esempio sulla scarsa abitudine in Russia dire “grazie” o “prego”), ma il punto 17: “I russi bevono parecchia vodka e non si tratta di una leggenda” non veniva contestato da nessuno.

L’amore dei russi per l’alcol è noto fin dai tempi in cui la Russia non esisteva ancora. Secondo il “Racconto dei tempi passati”, cronaca russa del XII secolo, uno dei primi principi della Rus, Vladimir, dovendo scegliere a quale fede religiosa far convertire gli slavi pagani apprese che l’Islam vietava l’uso di bevande alcoliche e subito accantonò l’idea di costringere la Rus a professare la fede in Allah. “Per la Rus bere è un diletto: non ne può fare a meno”, dichiarò il principe.

Tuttavia in quel periodo i russi non bevevano vodka, ma vino e idromele, una bevanda a forte gradazione alcolica a base di miele fermentato. A detta degli storici, la vodka fece la sua comparsa in Russia non prima del XVI secolo, ma, insieme agli orsi e alle matrioshke, divenne subito uno dei simboli per eccellenza della Russia. Lo scrittore Venedikt Erofeev, nel suo romanzo “Mosca-Petushki”, che definiva “poema ferroviario”, suggeriva persino che a demarcare il confine tra Russia ed Europa fosse la quantità di alcol consumata: “Da una parte del confine parlano russo e bevono di più, dall’altra bevono meno e parlano lingue diverse dal russo…”


Genetica e storia

Ma perché i russi bevono tanto? Come dichiara Svetlana Borinskaya, dottore in Scienze biologiche, una delle ragioni risiede nella genetica: l’organismo dei russi, come quello degli altri europei, metabolizza lentamente l’alcol trasformandolo in acetaldeide, sostanza tossica che provoca la sbornia e altri effetti sgradevoli. Nei giapponesi e nei cinesi, invece, tanto per fare un esempio, questo processo avviene in modo assai più rapido e questi popoli perlopiù non sono in grado di consumare quantità elevate di alcol. “Si potrebbe affermare che non sono i geni a costringere i russi a bere, ma che i geni comunque consentono loro di farlo”, spiega la Borinskaya.

Altre ragioni dipendono dal fatto che in Russia il consumo di alcolici è sempre stato regolamentato dallo Stato. Come scrive lo storico Aleksandr Pidzhakov, nei secoli XVI-XVII gli zar introdussero il sistema delle taverne statali: i loro proprietari dovevano versare all’erario una certa quota di denaro, indipendentemente dalla vodka e dal vino venduti, il che spingeva i commercianti a vendere quanto più alcol possibile. Il governo incassava grossi introiti dalla vendita di bevande alcoliche e i russi si abituarono progressivamente a bere: “Era il potere ad educare all’abitudine delle taverne”, constata Pidzhakov.

Col tempo il governo russo comprese tutti i rischi che potevano scaturire da scelte che potevano spingere il paese all’alcolismo. Tra il XIX secolo e l’inizio del XX cominciarono a diffondersi dei movimenti proibizionisti e allo scoppio della Prima guerra mondiale, nel 1914, lo zar Nicola II introdusse un divieto che proibiva il consumo di tutti gli alcolici. Dopo l’ascesa al potere dei bolscevichi nel 1917, il divieto continuò a restare in vigore, ma solo fino al 1923. In seguito lo Stato sovietico promosse a più riprese delle campagne contro il consumo di alcol: quella più massiccia fu lunciata durante il governo di Mikhail Gorbachev, negli anni 1985-1990. Allora fu proibita la vendita di bevande alcoliche fino alle 5 del pomeriggio, i prezzi vennero aumentati e alcuni vigneti furono persino abbattuti.


Un vizio ancora diffuso

Se dalla storia si passa alla contemporaneità, oggi i russi bevono ancora molto, anche se negli ultimi 5 anni il consumo di alcolici è un po’ diminuito. Secondo il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nel 2010, in Russia il consumo medio pro capite annuo di alcol era di 15,1 litri. Questo indicatore classificava la Russia al quarto posto nel mondo dopo Bielorussia (17,5 litri), Moldavia (16,8) e Lituania (15,4). Ma già nel 2016 , secondo i dati del Servizio federale di sorveglianza per la tutela dei diritti dei consumatori e del benessere della popolazione (Rospotrebnadzor) il consumo pro capite russo era di “oltre 10 litri di alcol puro” (la cifra esatta non veniva indicata, ma in ogni caso era inferiore ai 15 litri, ndr).

Stando alle cifre, i russi hanno cominciato a bere meno”, rilevava alla fine del 2016 l’enologo Anton Obrezchikov, in un articolo per il giornale Afisha. E dello stesso avviso sembra essere il Rospotrebnadzor: “Il consumo di alcol rispetto al 2009 è diminuito”. D’altro canto, l’ente menziona le stime dell’Oms, avvertendo che un consumo annuo di alcol di oltre 8 litri pro capite è comunque nocivo per la salute della popolazione. Di conseguenza, secondo i funzionari, è bene non abbassare la guardia e continuare a combattere contro l’abuso di alcol.

Personalmente devo dire che si i russi hanno si diminuito il consumo di vodka ma in compenso dopo il disfacimento dell'Unione Sovietica e' aumentato il consumo di altri super alcolici come per esempio il Wisky che loro chiamano viski e di brandy (brendi) e cognac, (coniac), super alcoolici che prima non erano disponibili in Unione Sovietica, in piu' e' aumentato enormemente il cosumo di birre sia nazionali che estere, alcune di queste birre vengono vendute infatti in bottiglie da 2 litri.



giovedì 11 agosto 2022

Quale fu il popolo che per primo ha scoperto ed utilizzato la birra ed aveva lo stesso sapore di quella attuale?

Le più antiche tracce chimiche della birra risalgono al 3000-3500 a.c, ma probabilmente è più antica di un paio di millenni, però all'epoca era solo una bevanda ottenuta dalla fermentazione dei cereali. Nell'alto Medioevo si iniziò ad usare il luppolo per insaporire e conservare la birra, così iniziò ad avere il sapore che conosciamo. Ultimamente sono state trovate tracce di luppolo in una bevanda fermentata in provincia di Novara, risalente alla cultura di Golasecca dell'età del ferro, collegata ai Liguri, popolo misto Italico-Celtico. Questo farebbe retrodatare la birra moderna di almeno 1500 anni.




 
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