venerdì 28 maggio 2021

Caffetteria viennese

 




La caffetteria viennese (in tedesco: das Wiener Kaffeehaus, bavarese: come Weana Kafeehaus) è un'istituzione tipica di Vienna che ha svolto un ruolo importante nel plasmare la cultura viennese.

Dall'ottobre 2011 la "Cultura del caffè viennese" è elencata come "Patrimonio culturale immateriale" nell'inventario austriaco della "Agenzia nazionale per il patrimonio culturale immateriale", una parte dell'UNESCO. Il caffè viennese è descritto in questo inventario come un luogo "dove si consumano tempo e spazio, ma in bolletta si trova solo il caffè".

Le pratiche sociali, i rituali, l'eleganza creano l'atmosfera molto particolare del caffè viennese. Le caffetterie attirano con un'ampia varietà di bevande al caffè, giornali internazionali e creazioni di pasticceria. Tipici per le caffetterie viennesi sono i tavoli in marmo, le sedie Thonet, i tavoli per giornali e i dettagli di interior design nello stile dello storicismo.

Lo scrittore austriaco Stefan Zweig ha descritto il Caffè viennese come un'istituzione di un tipo speciale, "in realtà una sorta di club democratico, aperto a tutti al prezzo di una tazza di caffè a buon mercato, dove ogni ospite può sedersi per ore con questa piccola offerta, per parlare, scrivere, giocare a carte, ricevere posta e soprattutto consumare un numero illimitato di giornali e riviste". Zweig infatti attribuiva una buona dose dell'aria cosmopolita di Vienna alla ricca dieta quotidiana di informazioni attuali e internazionali offerta nei caffè.

In molti caffè classici (ad esempio Café Central e Café Prückel) la sera si suona musica per pianoforte e si tengono eventi sociali come letture letterarie. Nei mesi più caldi, i clienti possono spesso sedersi all'aperto in uno Schanigarten. Quasi tutte le caffetterie offrono piccoli piatti come salsicce e dessert, torte e crostate, come Apfelstrudel, Millirahmstrudel, Punschkrapfen e Linzer torte.

A differenza di altre tradizioni di caffè in tutto il mondo, è del tutto normale per un cliente soffermarsi da solo per ore e studiare l'onnipresente giornale. Insieme al caffè, il cameriere servirà un bicchiere d'obbligo di acqua fredda del rubinetto e durante un lungo soggiorno porterà spesso acqua aggiuntiva non richiesta, con l'idea di servire l'ospite con un senso di attenzione esemplare.

Tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, i principali scrittori dell'epoca si affezionarono all'atmosfera dei caffè viennesi e furono spesso visti incontrarsi, scambiarsi e persino scrivere lì. La letteratura composta nei caffè è comunemente indicata come letteratura da caffè, gli scrittori di essa come poeti da caffè. Si dice che il famoso giornale Die Fackel ("La torcia") di Karl Kraus sia stato scritto in larga misura nei caffè. Altri poeti delle caffetterie includono Arthur Schnitzler, Alfred Polgar, Friedrich Torberg e Egon Erwin Kisch. Il famoso scrittore e poeta Peter Altenberg ha persino fatto recapitare la posta al suo bar preferito, il Café Central.

A Praga, Budapest, Cracovia, Trieste e Lviv e in altre città dell'impero austro-ungarico c'erano anche molti caffè secondo il modello viennese. La cultura del caffè viennese si è poi diffusa in tutta l'Europa centrale e ha creato uno speciale clima multiculturale. Perché qui si incontravano scrittori, artisti, musicisti, intellettuali, bon vivants e loro finanzieri. I caffè asburgici furono quindi in gran parte privati della loro base culturale dall'Olocausto e dalle espulsioni del nazionalsocialismo e dei presupposti economici dal comunismo.

Questa atmosfera speciale è riuscita a persistere solo a Vienna e in pochi altri luoghi. In particolare a Trieste, per lungo tempo "dimenticata" dal 1918 e dai tanti sconvolgimenti, si trovano ancora molti degli ex caffè viennesi (Caffè Tommaseo, Caffè San Marco, Caffè degli Specchi, Caffè Tergesteo, Caffè Stella Polare) in cui l'antico stile di vita è stato preservato dalla gente del posto. La leggenda narra che i soldati dell'esercito polacco-asburgico, mentre liberarono Vienna dal secondo assedio turco nel 1683, trovarono una serie di sacchi con strani fagioli che inizialmente pensavano fossero mangimi per cammelli e volessero bruciare. Il re polacco Jan III Sobieski concesse i sacchi a uno dei suoi ufficiali di nome Jerzy Franciszek Kulczycki, che iniziò la prima caffetteria. Questa storia fu pubblicata dal prete cattolico Gottfried Uhlich nel 1783 nella sua Storia del secondo assedio turco , e si prese alcune libertà. In realtà, la caffetteria di Kulczycki non è stata la prima per più di un anno. Un resoconto più concreto è stato riportato da Karl Teply.

Dopo qualche sperimentazione, la leggenda continua, Kulczycki aggiunse zucchero e latte, e nacque la tradizione viennese del caffè. Questo risultato è stato riconosciuto in molti caffè viennesi moderni appendendo un'immagine di Kulczycki alla finestra. Un altro resoconto è che Kulczycki, avendo trascorso due anni in prigionia ottomana, sapeva perfettamente cosa fosse veramente il caffè e indusse i suoi superiori a concedergli i chicchi che erano considerati senza valore.

Secondo recenti ricerche, la prima caffetteria di Vienna fu infatti aperta da un uomo d'affari armeno di nome Johannes Diodato nel 1685. 15 anni dopo, quattro caffè di proprietà greca ebbero il privilegio di servire caffè.

La nuova bevanda fu ben accolta e le caffetterie iniziarono a spuntare rapidamente. Nel primo periodo, le varie bevande non avevano nome ei clienti selezionavano le miscele da una tabella a colori sfumati.

Il periodo di massimo splendore della caffetteria fu l'inizio del diciannovesimo secolo quando scrittori come Peter Altenberg, Alfred Polgar, Egon Friedell, Karl Kraus, Hermann Broch e Friedrich Torberg ne fecero il loro luogo di lavoro e piacere preferito. Molti famosi artisti, scienziati e politici del periodo come Arthur Schnitzler, Stefan Zweig, Egon Schiele, Gustav Klimt, Adolf Loos, Theodor Herzl, Alfred Adler, e persino Leon Trotsky erano frequentatori costanti delle caffetterie.

Negli anni '50 iniziò il periodo della "morte dei caffè", poiché molti famosi caffè viennesi dovettero chiudere. Ciò era dovuto alla popolarità della televisione e alla comparsa dei moderni bar per caffè espresso. Tuttavia, molti di questi classici caffè viennesi esistono ancora. Un rinnovato interesse per la loro tradizione e il turismo hanno spinto a tornare in auge. Alcuni caffè viennesi relativamente moderni sono emersi in Nord America, come Julius Meinl Chicago e Kaffeehaus de Châtillon nella grande area di Seattle e Cafe Sabarsky a Manhattan. A Gerusalemme c'è un caffè viennese nell'ospizio austriaco.

Saeco

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La Saeco International Group S.p.A. è un'azienda italiana che produce macchine per caffè espresso e distributori automatici di bevande e snack.
Viene fondata nel 1981 da Sergio Zappella, un bergamasco che nel 1951 è emigrato con la famiglia in Svizzera e nel 1972 ha aperto un negozio di elettrodomestici, e da Arthur Schmed, ingegnere di nazionalità svizzera, a Gaggio Montano, in provincia di Bologna (dove ha sede tuttora), come Saeco S.r.l.. Il nome della società deriva dalle iniziali della denominazione estesa "Sergio, Arthur e compagnia".
L'azienda cresce rapidamente nei primi anni di attività, tanto che nel 1985 produce e commercializza la prima macchina per caffè espresso completamente automatica. Un'innovazione che porta il marchio ad affermarsi nei mercati italiano ed estero. Nel 1986 comincia a creare numerose filiali, dapprima in Europa e in seguito nelle Americhe, in Asia e Australia, distribuendo i propri prodotti in più di 60 paesi. Nasce anche Cosmec, dedicata alla realizzazione di componenti per le macchine per il caffè. Un'iniziativa che permette di controllare l'intera filiera.
Nel 1989 Saeco viene ceduta al ricco uomo d'affari austro-americano Gerhard Andingler, la cui proprietà dura fino al 1993, quando i vecchi proprietari (insieme ad altri partner italiani) riacquisiscono la società. Nel 1995 l'azienda avvia anche la produzione dei condizionatori.
Nel 1999 acquisisce la Gaggia, altra storica azienda nel settore delle macchine per caffè professionale. Sempre quell'anno la società assume il nome di Saeco International Group. Il Gruppo ha la leadership in Italia nelle macchine per caffè espresso a uso domestico con una quota di mercato in valore superiore al 70%.
Nel dicembre 2000 Saeco è quotata alla Borsa di Milano, entrando nel settembre 2002 nel segmento Star. Nel 2004 il Gruppo viene acquisito dalla Pai Partners, una private equity francese, che rileva il 66,85% dell'azienda bolognese. Sergio Zappella rimane in azienda come presidente con circa il 30% del capitale, Schmed continua a svolgere l'incarico di direttore tecnico con una quota di capitale del 6%. Quell'anno il Gruppo registra un fatturato di 411 milioni di euro, ha un utile di 44 milioni e dà lavoro a circa 2 mila dipendenti sparsi in una decina di stabilimenti.
Sempre nel 2004 la società è ritirata dalla Borsa con un'offerta pubblica di acquisto che frutta 215 milioni di euro. Cinque anni più tardi, nel 2009, la Saeco viene ceduta alla multinazionale olandese Philips. L'azienda è leader nella produzione di macchine da caffè in Europa, dove controlla una quota di mercato del 30%.
Nel febbraio 2016 la Philips decide di investire 23 milioni di euro nello stabilimento di Gaggio Montano ponendo fine ad un periodo difficile dal punto di vista economico per il marchio Saeco caratterizzato da riduzione della produzione (dismessa l'area del business professionale e dimezzata quella delle macchine domestiche) ed eccesso di manodopera.
Nel 2017 Philips cede la Saeco alla N&W Global Vending S.p.A., azienda bergamasca leader nei distributori automatici per bevande e snack e controllata da un fondo statunitense, Lone Star.

giovedì 27 maggio 2021

Hoppy

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Hoppy (ホッピー Hoppii) è una bevanda a basso contenuto alcoolico (0,8 gradi) simile alla birra che Beverage Company Kokuka ha iniziato a produrre e vendere in Giappone nel 1948. Kokuka successivamente assunto la denominazione di Hoppy Beverage Co., Ltd. Hoppy è attualmente marchio registrato della Hoppy Beverage Co., Ltd. Solitamente viene mescolata la bevanda Hoppy con shochu (una bevanda giapponese distillata). Questo mix è considerato un sostituto della birra, troppo costosa per la gente comune del dopoguerra. Viene solitamente servita nei pub giapponesi izakaya.

Prodotti

  • Hoppy (originale)
  • Black Hoppy (aroma più dolce e frizzante)
  • 55 Hoppy (in occasione del 55º anniversario)
  • Hoppy 330 (bottiglia per uso domestico)
  • Hoppy Black (bottiglia per uso domestico di Black Hoppy)

mercoledì 26 maggio 2021

Caffè Nero



Caffè Nero, o Caffè Nero Group Ltd, è una catena di coffee shop (caffetteria) britannica fondata nel 1997, con oltre 360 negozi in tutta la nazione.
Fondata nel 1997 come PLC (public limited company). Fu in seguito quotata nella Borsa di Londra con l'acronimo CFN. Nel 2007, in seguito ad un'operazione di buy-out, passa ad un'amministrazione privata.
Partita nella città di Londra ed approdata con oltre 300 negozi in tutto il Regno Unito, Caffè Nero è stata la ventesima compagnia per rapidità di crescita in Europa nel 2004. Nel 2005 il fatturato è stato di 43,4 milioni di sterline. Nel 2011 il fatturato era salito a 227,9 milioni di sterline. Oltre alle tradizionali varianti di espresso, i negozi Caffè Nero propongono frappé, Hot Chocolate Milano, cioccolata calda, succhi di frutta e snacks dolci.

martedì 25 maggio 2021

Arthur Guinness

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Arthur Guinness (Celbridge, 24 settembre 1725 – Dublino, 23 gennaio 1803) è stato un imprenditore irlandese, fondatore dell'azienda produttrice della birra Guinness.
Arthur nacque a Celbridge e crebbe ad Ardclough, nella contea di Kildare. Fondò il suo primo birrificio a Leixlip, ma la prima pinta di Guinness fu spillata a Celbridge in un pub situato dove adesso c'è il Mucky Duck Pub.
Fu sepolto nel gennaio 1803 nella tomba di famiglia della madre, a Oughter Ard nella contea di Kildare.
La famiglia Guinness sostenne di discendere dal clan dei Magennis della contea di Down, nel XVII secolo, anche se questo non è mai stato provato in alcun modo.
Il padre di Arthur era l'amministratore delle terre di Arthur Price, arcivescovo di Cahel, e potrebbe aver prodotto birra per i lavoratori della tenuta. Nel suo testamento, l'arcivescovo lasciò in eredità 100 sterline ad ogni membro della famiglia Guinness.
Nel 1761 Arthur Guinness sposò Olivia Whitmore nella St. Mary's Church, a Dublino, da cui ebbe 21 figli, 10 dei quali sopravvissero fino all'età adulta. Dal 1764 vissero nella Beaumont House, attualmente parte del Beaumont Hospital, nei sobborghi nord della capitale irlandese.
Tre dei suoi figli divennero anche loro birrai, e altri suoi discendenti furono missionari, politici e autori.
Arthur fondò un birrificio a Leixlip nel 1755, producendo birra ale. Cinque anni dopo, lasciò suo fratello minore a dirigere quell'impresa e si spostò a Dublino, al St. James's Gate Brewery, alla fine del 1759. Tale sito era abbandonato e fu affittato per 45 sterline all'anno per un contratto lungo 9000 anni.
Già nel 1767 era a capo della Corporazione dei Mastri Birrai di Dublino.
In realtà, dal libro delle tasse, appare che Arthur vendette per la prima volta la sua birra porter solo nel 1778, e sembra che altri birrai di Dublino avessero provato a produrre questo tipo di birra a partire dagli anni 60.
La sua maggiore impresa fu l'espansione del suo birrificio nel triennio 1797-99. In seguito si dedicò esclusivamente alla birra scura e assunse alcuni membri della famiglia Purser, che avevano prodotto porter a Londra fin dagli anni 70; questi, in seguito, furono consoci del birrificio per diversi anni.
Alla sua morte, nel 1803, la produzione annuale era di oltre 20 000 botti.
Guinness, negli anni 80 e 90 del XVIII secolo, fu un sostenitore di Henry Grattan, se non altro perché questi voleva ridurre le tasse sulla birra.
Fu un rappresentante dei birrai nella Dublin Corporation a partire dagli anni 60 fino alla sua morte.
Come Grattan, Guinness era apertamente a favore dell'emancipazione dei cattolici a partire dal 1793, ma tuttavia non appoggiò gli Irlandesi Uniti durante la ribellione del 1798.

lunedì 24 maggio 2021

Cosa succede a chi beve vino tutti i giorni?

 


Un tempo si credeva che bere vino quotidianamente fosse positivo per la salute. Recenti studi hanno confermato che anche piccole quantità di alcool predispongono ad alcune forme di neoplasie e danneggiano le cellule epatiche irrimediabilmente.

Un recente studio canadese (link sotto) e altri dello stesso tipo, testimoniano sui danni riportati dal consumo anche moderato di alcool.

Lo studio, pubblicato su Lancet, associa all’alcol una riduzione della vita media di circa vent’anni anni, oltre all’aumentata probabilità si sviluppare malattie neurodegenerative e demenza precoce. La ricerca ha analizzato i livelli di consumo di alcol e le sue conseguenze sulla salute in 195 Paesi, tra il 1990 e il 2016, coinvolgendo individui con un’età compresa tra i 15 e i 95 anni. Nei test sono state confrontate le persone che non bevevano con quelle che consumavano una o più bevande alcoliche al giorno. Seppur di poco, anche per chi era abituato a fermarsi a un unico drink quotidiano è risultata superiore la possibilità di sviluppare problemi di salute collegabili all’alcol; per chi invece saliva a due consumazioni, il dato era ancora maggiore, fino a impennarsi nel caso dei soggetti che si concedevano cinque bevute quotidiane. Anche limitarsi a uno o due drink al giorno, quindi, comporterebbe una riduzione dell’aspettativa di vita e la comparsa di varie ripercussioni negative sulla salute.

Conclusioni analoghe aveva già espresso l’American Society of Clinical Oncology in una pubblicazione sul Journal of Clinical Oncology, che metteva in guardia sulla possibilità di sviluppare tumori del seno, del colon, dell’esofago e della laringe, associati al consumo di alcolici. In una ricerca curata dal Medical Research Council di Cambridge e apparsa su Nature, inoltre, si sottolineavano i danni irreversibili al DNA nelle cellule staminali.











domenica 23 maggio 2021

Fa più male un bicchiere di birra o di Coca Cola?


 
La Coca-Cola è fatta di acqua, zucchero, anidride carbonica, caffeina, aromi.

L'anidride carbonica può dare problemi di stomaco, lo zucchero può dare carie, sovrappeso e diabete (in grandi quantità e senza un'adeguata igiene), la caffeina può dare tachicardia.
La birra è fatta di malto, luppolo, lieviti, e contiene alcool.
È calorica quanto la Coca-Cola se non di più, a causa del suo contenuto di cereali fermentati e di alcool.
L'alcool è cancerogeno di tipo 1 ed è epatotossico.

Decidete voi se è più grave avere il diabete o il cancro (con il diabete curato si vive fino a 80 anni, dal cancro non sempre si guarisce!)


 
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