Il
pulque, occasionalmente
indicato come
octli
o
vino di agave, è una
bevanda alcolica dell'America centrale prodotta dalla fermentazione
della linfa dell'agave, con gradazione alcolica tra il 5 e il 10%,
diffusa principalmente in Messico dove, assieme alla tequila, è
considerata la bevanda nazionale.
Prodotta da millenni, ha il colore
del latte, una consistenza piuttosto viscosa e un sapore acidulo
simile al lievito.
La storia della bevanda risale al
periodo mesoamericano, quando era considerata sacra e il suo uso
andava limitato a determinate classi elitarie; dopo la conquista
spagnola del Messico, la bevanda si diffuse in fretta per tutti i
ceti e il suo consumo aumentò. Il consumo di pulque raggiunse il suo
apice alla fine del XIX secolo.
Nel XX secolo, la bevanda perse il
suo primato soprattutto a causa della concorrenza della birra, che
divenne sempre più diffusa con l'arrivo degli immigrati europei.
Sono stati eseguiti alcuni tentativi di recente volti a far
riguadagnare l'antica popolarità della bevanda tramite il turismo.
Il pulque ha alle sue spalle almeno
2000 anni di storia e le sue origini sono oggetto di vari racconti,
spesso di genere mitologico e correlate a Mayahuel, la dea del'agave
(maguey). Si pensava che la linfa (aguamiel) che si raccoglieva al
centro della pianta fosse il suo sangue. Anche altre divinità, tra
cui i Centzon Totochtin (400 conigli) sono associate ad esso,
rappresentano gli effetti della bevanda, e sono i figli di Mayahuel.
Un'altra versione che coinvolge
"Mayahuel" la descrive come una donna mortale che aveva
scoperto come raccogliere l'aguamiel, ma non come elaborarlo: solo
l'intervento di un certo
Pantecatl
ne avrebbe scoperto le modalità
di realizzazione.
Secondo un'altra versione, il pulque fu
scoperto dal
Tlacuache
(opossum), che sfruttò le sue
zampe simili alle mani umane per scavare nell'agave e riuscire
nell'impresa di estrarre il succo naturale: dopo averlo sorseggiato,
sarebbe tra l'altro diventato il primo ad essersi ubriacato per via
di tale bevanda. Si pensava che
Tlacuache indirizzasse il corso
dei fiumi grazie ai suoi poteri: i nativi deducevano che, constatando
come i corsi d'acqua venivano tracciati normalmente in linea retta,
le anse e i percorsi insoliti compiuti dai fiumi si spiegavano perché
nel momento in cui erano stati tracciati dalla divinità questa fosse
ubriaca e seguisse la posizione dei gruppi di aloe.
Un altro racconto fa risalire la
scoperta di Aguamiel all'impero tolteco, quando un nobile di nome
Papantzin stava cercando di convincere l'imperatore a sposare sua
figlia Xòchitl. Speditala nella capitale, essa si presentò con
un'offerta di aguamiel, miele della pianta di agave. L'imperatore e
la principessa si sposarono e il loro figlio fu chiamato Meconetzin
(figlio di maguey). In altri versioni della storia, Xòchitl viene
considerato la scopritrice del pulque.
L'agave figurava tra le piante più
sacre e importanti dell'antico Messico: oltre ai vari racconti che la
riguardavano in ambito mitologico, risultava presente anche nei
rituali religiosi e nell'economia mesoamericana. Pulque appare in una
serie di rappresentazioni artistiche d'epoca precoloniale, a
cominciare dalle incisioni su pietra del 200 d.C. circa. La prima
grande opera che riproduce il pulque è un grande murale chiamato dei
bevitori e portato alla luce nel 1968 presso la piramide di Cholula
nello stato di Puebla. Il modo più probabile con cui si scoprirono
l'aguamiel e il pulque fermentato avvenne con l'osservazione dei
roditori che rosicchiavano e si facevano strada verso il centro della
pianta per bere la linfa che filtra. La fermentazione dell'aguamiel
può tra l'altro avvenire all'interno della pianta stessa anche
naturalmente.
Le popolazioni indigene degli altopiani
centrali del Messico precludevano la possibilità di far bere a
chiunque il pulque. Si trattava infatti di una bevanda rituale,
consumata solo durante alcune feste, come quella della dea Mayahuel e
del dio Mixcoatl e, spesso, riservata a sacerdoti, nobili e vittime
sacrificali, allo scopo di esacerbare l'entusiasmo dei sacerdoti e
alleviare le sofferenze della vittima.
Si rinvengono molti riferimenti alla
bevanda nei codici aztechi, come il Codice Borbonicus, i quali
testimoniano la presenza dell'alcolico nelle alte sfere della società
e del clero affinché si celebrassero vittorie militari e matrimoni.
Tra la gente comune, deliziarsi con il pulque era consentito solo
agli anziani e alle donne incinte. La produzione di pulque, riservata
ad alcuni birrai appositi, seguiva alcuni rituali volti a benedire
coloro che avrebbero dovuto sorvegliarne la lavorazione. Questi si
sarebbero astenuti dal sesso durante il periodo di fermentazione,
poiché si credeva che il rapporto sessuale avrebbe compromesso il
processo.
Dopo la conquista, il pulque perse il
suo carattere sacro e sia i nativi che gli spagnoli cominciarono a
berlo. Gli spagnoli inizialmente non imposero disposizioni
legislative relative al suo uso: divenendo in seguito una fonte
redditizia di entrate fiscali, ma nel 1672 l'alcolismo era diventato
un problema talmente rilevante che il governo vicereale dovette
emanare dei regolamenti per ridurne i consumi. Un massimo di 36
pulquerias (taverne autorizzate) poteva aprire i battenti a Città
del Messico, che dovevano essere situate in aree aperte, prive di
porte e chiudere al tramonto. Il cibo, la musica, la danza e la
commistione dei sessi erano proibiti. Malgrado ciò, il pulque
continuò a svolgere un ruolo precipuo nella storia socioeconomica
del Messico in epoca coloniale e nei primi anni dell'indipendenza,
tanto da divenire la quarta fonte di entrate fiscali. Alla fine del
XVII secolo, i Gesuiti iniziarono la lavorazione su larga scala della
bevanda per finanziare le loro istituzioni educative; in questo modo,
la realizzazione del pulque passò da alcolico fatto in casa a
prodotto commerciale.
Il sistema gerarchico basato sulle
caste nacque nell'America spagnola per le élite allo scopo di
classificare gli individui in gruppi in base al fenotipo e alla
classe sociale percepita, oltre ad attribuire loro caratteristiche
presumibilmente inerenti alla loro cerchia. Spesso gli artisti hanno
raffigurato caste di etnia mista: questa forma d'arte messicana
ritraeva i soggetti in ambienti tipici per il loro contesto sociale.
La rappresentazione del pulque veniva utilizzata per mostrare la
polarizzazione tra le diverse ripartizioni nella piramide sociale.
Prima della colonizzazione spagnola delle Americhe, il pulque
compariva nelle cerimonie religiose in Mesoamerica, ma dopo la
conquista spagnola, il consumo di pulque perse i suoi significati
rituali.
Al di là dei dipinti più
tradizionali, alcuni indicavano indigeni americani intossicati per le
strade e inabili che di conseguenza richiedevano alle loro famiglie
di scortarli a casa. Il litografo italiano Claudio Linati, nelle sue
raffigurazioni del 1828, raffigura pittoreschi abitanti messicani
spesso in lizza tra loro nelle pulquerías.
La produzione del pulque crebbe dopo
l'indipendenza, quando fu abrogata la legislazione precedente e
proliferò il nazionalismo messicano. Da allora fino agli anni '60
dell'Ottocento, le haciendas dedite al pulque si moltiplicarono,
specialmente negli stati di Hidalgo e Tlaxcala. Nel 1866, la prima
ferrovia tra Veracruz e Città del Messico iniziò le operazioni,
attraversando Hidalgo. Questa linea fu presto conosciuta come "Treno
Pulque" perché portava rifornimenti giornalieri della bevanda
nella capitale: le conoscenze sedimentatesi per secoli sulla
produzione e la più facile spedizione del prodotto arricchirono
Hidalgo e diedero vita a un'"aristocrazia del pulque",
composta da alcune delle famiglie più potenti di questo tempo: i
Torres Adalid, i Pimenta y Fagoaga, i Macedo e altre ancora. Al suo
apice, si contavano circa 300 haciendas finalizzate alla coltivazione
di piantagioni di aloe e alla lavorazione, alcune delle rimangono
ancora oggi nelle pianure di Apan e Zempoala, a Hidalgo. Il pulque
raggiunse il suo picco di popolarità durante la fine del XIX secolo,
quando risultava in maniera unanime apprezzato da ogni ceto sociale.
Le raffigurazioni dei tlaquicheros, dei
pulquerías e delle haciendas di pulque appaiono in scatti
fotografici del tardo Porfiriato eseguiti da, tra gli altri, C.B.
Waite, Hugo Brehme e Sergej Ėjzenštejn: tale categoria include
forse le opere più d'effetto e conosciute che riguardano soggetti
messicani.
Ancora nel 1953, Hidalgo e Tlaxcala
ottenevano rispettivamente il 30 e il 50% delle proprie entrate
totali grazie al pulque. Da allora il numero è diminuito da quando
l'irrigazione, le strade e altre infrastrutture hanno reso possibile
dedicarsi ad altre imprese più redditizie.
Nonostante la sua precedente
popolarità, il pulque rappresenta solo il 10% delle bevande
alcoliche consumate in Messico oggi, essendo perlopiù presente sulle
tavole degli abitanti degli altopiani centrali e, prevalentemente,
nelle aree rurali e povere. Una simile circostanza gli ha fatto
acquisire nel tempo la cattiva fama di bevanda legata ai ceti più
umili, al contrario della birra, per tutto il XX secolo.
Il complesso e delicato processo di
fermentazione del pulque ha da sempre limitato la distribuzione del
prodotto, in quanto non si mantiene a lungo e l'agitazione durante il
trasporto accelera il degrado.
Il declino del pulque iniziò nel primo
decennio del XX secolo, quando la rivoluzione messicana comportò un
calo della sua produzione. Negli anni '30, il governo di Lázaro
Cárdenas condusse una campagna contro la bevanda, come parte di un
disegno volto a ridurre il consumo di alcolici in generale. Ad ogni
modo, il fattore più decisivo per il declino del pulque si dimostrò
l'introduzione della birra. I birrai immigrati europei all'inizio del
XX secolo avviarono una propria crociata contro il "nativo"
pulque, sostenendo che suoi i produttori usavano una muñeca
(bambola), un sacchetto di tessuto contenente feci umane o animali
che veniva posto nell'aguamiel per accelerare il processo di
fermentazione. Da par loro, i produttori insistevano sul fatto che la
muñeca fosse frutto di una completa invenzione, ma gli storici
moderni suggeriscono che non si trattasse del tutto di una falsità,
anche se impiegata solo di rado. La vulgata si diffuse presto e
paralizzò le vendite del pulque in favore della birra, da loro
considerata "decisamente più igienica e moderna".
La popolarità della bevanda ha
continuato col tempo a scendere: negli anni 80 del 1900 circa 20
camion giungevano ogni tre giorni a Xochimilco (a sud di Città del
Messico) per consegnare pulque, venti anni dopo il numero è sceso a
uno o due. Solo cinque pulquerìas rimangono in questo distretto,
dove in passato ne figuravano 18. La situazione appare simile in
diverse altre aree del Messico; le pulquerìas ancora attive si
presentano sotto forma di stabilimenti assai piccoli, che vendono un
prodotto realizzato da piccoli produttori.
Nello stato di Hidalgo, in cui si
coltiva la maggior parte dell'agave, i campi dedicati a questa pianta
stanno scomparendo e sono stati soppiantati dall'orzo, rimanendo solo
per segnalare il confine tra le proprietà. Ma non sopravvivono a
lungo, poiché spesso vengono vandalizzate: si stima che 10.000
piante vengano recise ogni settimana tagliando le foglie inferiori
per preparare il barbacoa, carne cotta a vapore, o sono distrutte
completamente per cercare le larve bianche commestibili o le uova di
formica che le usano come tane.
Ad oggi il fermentato simboleggia un
consumo "povero" ma molto tradizionale, legato agli usi e
ai costumi della popolazione messicana: per questo lo Stato sta
incoraggiando la riscoperta della storia millenaria e del sapore del
pulque.
Il termine "pulque" deriva
dalla lingua nahuatl, ma la denominazione originale della bevanda era
iztāc octli (pulque bianco), il termine pulque è stato
probabilmente erroneamente derivato dagli spagnoli da octli
poliuhqui, che significava "pulque guasto".
Il pulque si presenta con una
colorazione simile a quella del latte, un po' viscoso e con una
leggera schiuma: prodotto fermentando la linfa di alcuni tipi di
agave, differisce dal mescal in quanto quest'ultimo è un distillato
che viene realizzato solo con la parte centrale dell'agave al 100%,
oltre che dalla tequila (distillato) che viene prodotta con l'agave
blu (la percentuale di zuccheri aggiunti può raggiungere un totale
del 49%). Sono circa sei le varietà di maguey utilizzate per la
produzione dell'alcolico.
Si tratta inoltre di uno dei due tipi
di bevanda all'agave fermentata conosciute nel Messico al momento dei
primi contatti con gli europei: il pulque è realizzato con la linfa
prelevata dal gambo, mentre l'altra versione era eseguita con i gambi
e le basi delle foglie grigliate.
La pianta di agave, conosciuta come
maguey in Messico, è originaria del Centro America: questa cresce
meglio nei climi freddi e secchi degli altopiani rocciosi centrali a
nord e ad est di Città del Messico, specialmente negli stati di
Hidalgo e Tlaxcala. L'agave è stata coltivata almeno dal 200 d.C. a
Tula de Allende, Tulancingo e Teotihuacan, ma le piante che
crescevano spontaneamente erano verosimilmente sfruttate da molto
prima. La pianta storicamente ha sopperito a una serie di utilizzi:
dalle foglie spesse possono essere ricavate fibre per fabbricare
corde o tessuti, le sue spine possono essere usate come aghi o
punzoni e la membrana che copre le foglie può essere usata come
carta o per avvolgerre cibi per cucinarli. Il termine "maguey"
fu assegnato dagli spagnoli, che lo appresero dal popolo Taino,
caraibico, mentre il termine adoperato dai Nahuatl per indicare la
pianta è metl.
Il processo di produzione del pulque è
complesso e provoca la morte dell'esemplare. Quando la pianta si
avvicina alla maturità, il centro inizia a gonfiarsi e ad
allungarsi, mentre la pianta raccoglie lo zucchero immagazzinato e
costituisce un unico gambo di fiore, che può raggiungere fino 20
piedi di altezza. Tuttavia, nelle piante destinate alla produzione di
pulque questo gambo del fiore viene reciso tanto che si può scorgere
una piccola area vuota che normalmente non risulterebbe. È da quella
parte dell'agave che la linfa necessaria al pulque, nota come
aguamiel (acqua di miele), viene estratta quando la specie vegetale
raggiunge almeno 12 anni di età.
Il processo di produzione è lungo e
delicato: l'agave necessita di 12 anni di maturazione prima che la
linfa, o aguamiel, possa essere estratta, ma una buona pianta può
produrne per al massimo un anno.L'aguamiel può essere bevuto subito,
ma diventa alcolico solo dopo un processo di fermentazione che
comincia nella pianta stessa. Il liquido viene raccolto due volte al
giorno dal vegetale, che produce circa tre o quattro litri nel giro
di 24 ore; oggi questo liquido viene raccolto con una paletta
d'acciaio, ma in passato si utilizzava una zucca allungata come tubo
per aspirare il succo. Tra una raccolta e l'altra, le foglie della
pianta sono piegate al centro, in particolare dove si raccoglie il
succo, per tenere lontani insetti e sporco. La zona bassa viene
regolarmente raschiata per mantenere attiva la produzione di linfa
della pianta e l'aloe produce in tale maniera l'aguamiel per circa
4-6 mesi prima di morire definitivamente. Alcune piante possono
produrre fino a 600 litri di pulque, cioè 60-70 chili di zucchero.
Il mosto raccolto viene posto in botti
dalla capienza di 50 litri e portato dal campo ai tini di
fermentazione (tinas) situati in un edificio speciale chiamato
tinacal. La parola deriva dallo spagnolo tina e dal nahuatl calli, e
significa casa dei tini. Quando le haciendas del pulque raggiunsero
il loro apice alla fine del XIX secolo, la sopravvivenza stessa delle
fattorie ruotava attorno a questi "tinacal". Di solito in
passato si trattava di un capannone rettangolare in pietra con tetto
in legno e le parti superiori delle pareti che si aprivano per
favorire la circolazione dell'aria; le facciate erano talvolta
decorate con disegni indigeni o altre immagini associate alla
realizzazione della bevanda. Un motivo popolare riguardava la
scoperta del pulque da parte di Xòchitl: in altri casi, vi erano le
immagini del santo patrono della hacienda e della Vergine di
Guadalupe. All'interno avevano sede i tini, che erano di pelle bovina
tesa su telai di legno allineati contro le pareti. Nei tinacal più
grandi c'erano tre o quattro file di tini, che oggi sono di quercia,
plastica o vetroresina e contengono circa 1.000 litri ciascuna.
Dopo aver messo il succo nei tini di
fermentazione, viene aggiunto il fermento di pulque maturo (semilla o
xanaxtli) per "avviare il processo". A differenza della
birra, l'agente fermentante presente nel pulque è un batterio della
specie Zymomonas mobilis (nello specifico il Thermobacterium mobile)
piuttosto che un lievito. Gli esperti responsabili del processo di
fermentazione custodiscono i loro segreti commerciali gelosamente,
trasmettendoli di padre in figlio. La fermentazione dura dai sette ai
14 giorni e il lavoro sembra assumere caratteristiche in un certo
qual modo legate all'arte piuttosto che alla scienza. Una serie di
fattori può influenzare la fermentazione del pulque, non ultime la
temperatura, l'umidità e la qualità dell'aguamiel.
Il processo è complesso e delicato e
può portare a un risultato aspro in qualsiasi momento: per evitare
che ciò accada, forse in ossequio all'antico carattere sacrale che
circonda la bevanda, si tramandano riti e divieti. Possono essere
eseguiti canti e preghiere religiose e donne, bambini e sconosciuti
non sono ammessi all'interno del tinacal. Altre superstizioni
includono l'astensione dal consumo di pesce in scatola e l'uso di un
cappello all'interno del tinacal. Si sostiene che il primo provochi
un cattivo gusto nel pulque e il secondo sia considerato sinonimo di
sfortuna. Affinché si scongiuri quest'ultima, l'autore della cattiva
condotta deve riempire il cappello di pulque e berlo.
Poco prima dell'apice della
fermentazione, il pulque viene rapidamente spedito al mercato in
barrique. Il processo di fermentazione continua, ragion per cui il
pulque deve essere consumato entro un certo tempo prima che perda le
sue proprietà gustative.
La maggior parte del pulque viene
consumata in bar chiamati pulquerías: all'inizio del XX secolo, più
di 1.000 avevano sede nella sola Città del Messico. In
contemporanea, le pulquerías furono socialmente accettate e alcune
assunsero l'aspetto di centri di grande eleganza. Sia per i ricchi
che per i poveri, due caratteristiche spiccavano per identificare
queste strutture: nomi strani o accattivanti e murales che decorano
le pareti, richiamando l'arte degli aztechi o Maya. Diego Rivera
affermò che una delle manifestazioni più importanti della pittura
messicana era rappresentata dai murales che decoravano le facciate e
gli interni delle pulquerías. Una tradizione mantenuta in tutte
queste strutture riguardava il posizionare della segatura sul
pavimento: una simile scelta era legata alla costanza di versare una
piccola percentuale del pulque da bere sul pavimento o per terra allo
scopo di placare la sete a Madre Terra. Tali particolari bar sembrano
emulare circoli privati, con visitatori occasionali ignorati o
talvolta guardati con aria meravigliata. Le visite frequenti e un
grande consumo della bevanda tendono a ottenere l'accettazione.
Mentre alcuni stabilimenti possono vietare alle donne, è molto più
comune che l'istituzione fornisca un servizio separato in un'area per
loro apposita, non essendo consentita la mescolanza dei sessi. In più
zone rurali di Hidalgo e Tlaxcala, dove si produce la maggior parte
del pulque, la qualità appare più genuina. Un venditore di solito
espone una bandiera bianca sulla porta quando giunge una nuova
spedizione.
Tradizionalmente, il pulque viene
servito da grandi botti su ghiaccio e servito in bicchieri, usando
una jicara, che è la metà di una zucca. Il barista è chiamato
jicarero e quando si brinda si è soliti esclamare cruzado, che
significa grosso modo "alla salute".
I bicchieri utilizzati, quasi sempre in
vetro, assumono capacità di varia dimensione: quelli da due litri
sono chiamati macetas (vasi di fiori), quelli da un litro cañones
(cannoni), quelli da mezzo litro sono chiamati chivitos (piccole
capre), quelli da un quarto catrinas (damerini) e infine i più
ridotti, da un ottavo di litro, tornillos (viti). Tradizionalmente,
questi sono realizzati con vetro soffiato a mano di colore verdastro.
Il pulque può essere bevuto direttamente dalla botte o contenere una
serie di aggiunte successive quali succhi di frutta o ortaggi (le
aggiunte portano alla realizzazione del pulque curado): si pensi alla
mandorla, al melone o addirittura al sedano.
Uno dei limiti alla popolarità del
pulque riguarda l'incapacità di conservarla per lunghi periodi o di
spedirla lontano. Recentemente, i produttori hanno trovato un modo
per conservare la bevanda in lattina, ma hanno ammesso che il sapore
subisce dei mutamenti. La speranza è che, tramite questa
innovazione, il pulque possa riconquistare il suo mercato perduto in
Messico nei secoli scorsi e persino raggiungere il successo come
articolo di esportazione, al livello della tequila. Negli Stati Uniti
viene ad esempio offerto da Boulder Imports con il marchio "Nectar
del Razo". Il mercato originale era maschile
messicano-americano, ma la società riferisce che il prodotto sta
godendo successo come alimento salutare, ricercato da atleti e
culturisti.
Esiste un detto secondo cui il pulque
"è a un passo soltanto dall'essere carne" (sólo le falta
un grado para ser carne), in riferimento ai presunti valori nutritivi
della bevanda. Proprio per questi motivi, gli unici mesoamericani
ammessi a berla al di fuori dei nobili erano le donne in stato di
gravidanza e gli anziani. Analisi chimiche recenti del liquido
evidenziano che contiene carboidrati, vitamina C, B, D ed E, oltre ad
amminoacidi e minerali come ferro e fosforo.
Delle 250 aziende attive nello stato di
Hidalgo nelle epoche migliori ad oggi ne sopravvivono ben poche, per
via del fatto che molte sono state abbandonate o convertite ad altri
usi, come l'allevamento. I loro tinacal sono scomparsi o sono stati
convertiti in magazzini o sale per feste, mentre alcuni di quelli
rimasti continuano a produrre il pulque utilizzando strutture più
moderne e a norma di legge. A Tlaxcala, il Segretariato del turismo
federale e il governo statale hanno organizzato un percorso specifico
aperto ai visitatori chiamato "via del Pulque", che
comprende le principali haciendas che ancora producono la bevanda in
questo stato. Si tratta di un itinerario di due giorni che conduce
dalla chiesa di La Barca de la Fe a Calpulalpan fino alla sede della
San Bartolo, principale esportatore di pulque in lattina. Questa
hacienda, di proprietà di Ignacio Torres Adalid, soprannominato il
"re del pulque", oggi appartiene a Ricardo del Razo. Nel
giro turistico si possono ammirare vari campi di agave come quelli
intorno a un insediamento chiamato Guillermo Ramirez.
Queste vecchie haciendas variavano
ampiamente per dimensione: alcune ostentatavano grande armonia
architettonica, come quella di Montecillos, in stile coloniale
spagnolo e in origine costruita nel XVII secolo dai Gesuiti o quella
di San Antonio Ometusco, ultimata dall'architetto Antonio Rivas
Mercado. Tuttavia, il grosso di queste fattorie era il risultato di
un processo costruttivo iniziato nel XVI secolo, con stili e metodi
architettonici misti sia del Messico che dell'Europa. Una
caratteristica tipica emerge dalle torri neogotiche: la Santiago
Tetlapayac ha affreschi relativi alla charrería, una sorta di rodeo,
e attribuiti al pittore Icaza. La Zotoluca vanta una pianta
ottangonale in stile neomoresco ed è stata restaurata negli anni '50
e vede la presenza dei tinacal, come in altre realtà simili.
Progettati e decorati in base alla loro importanza, quasi tutti hanno
dettagli architettonici interessanti, come un portale principale
decorato in modo speciale, murales o finestre scolpite. Alcuni sono
considerati autentiche opere d'arte, come il tinacal della
Montecillos o quello della San Antonio Ometusco, che presenta un
elegante baldacchino che copre il molo di spedizione con colonne di
ferro modellato e pareti decorate con murales relativi alla storia
del pulque.