Dipende dal peso corporeo e dalla
disposizione fisica nell'assumere alcolici.
Le bevande alcoliche sono costituite
per la maggior parte da acqua, e per la restante parte da alcol
etilico (o etanolo); una quota di entità minima è rappresentata da
altre sostanze, sia naturalmente presenti che aggiunte: composti
aromatici, coloranti, antiossidanti, vitamine, ecc. Acqua a parte, il
costituente fondamentale e caratteristico di ogni bevanda alcolica è
l’etanolo, sostanza estranea all’organismo e non essenziale, anzi
per molti versi tossica. Il corpo umano è per lo più in grado di
sopportare l’etanolo senza evidenti danni, a patto che si rimanga
entro i limiti di quello che si intende oggi come consumo moderato,
vale a dire non più di due-tre Unità Alcoliche (U.A.) al giorno per
l’uomo, non più di una-due per la donna e non più di una per gli
anziani. Pur non essendo un nutriente, l’etanolo apporta una
cospicua quantità di calorie che si sommano
a quelle apportate dagli alimenti e
possono quindi contribuire a farci ingrassare. L’etanolo viene
assorbito già nelle prime porzioni del tratto gastrointestinale, e
in modeste proporzioni persino nella bocca. Alcuni fattori modificano
i tempi di assorbimento: la presenza di cibo li rallenta, mentre la
presenza di anidride carbonica (soda, spumanti e altre bevande
frizzanti) li accelera. Una volta assorbito, l’etanolo entra nel
sangue e da lì va in tutti i liquidi corporei; questo tipo di
distribuzione è uno dei meccanismi fondamentali della diversa
tolleranza all’alcol nei diversi individui, nei diversi sessi e
nelle diverse condizioni. Non esistendo possibilità di deposito
per l’alcol nell’organismo, esso
deve essere rapidamente metabolizzato. Questa trasformazione
dell’etanolo avviene, ad opera di enzimi specifici, a livello
gastrico e soprattutto epatico. È importante sottolineare che mentre
l’enzima presente nello stomaco metabolizza l’etanolo prima che
esso venga assorbito e raggiunga il sangue, e quindi l’intero
organismo, gli enzimi presenti nel fegato agiscono soltanto dopo che
esso è entrato nell’organismo ed ha avuto quindi modo di
esercitare i suoi effetti, tanto più importanti quanto più ne viene
assorbito. È evidente che bere alcolici a stomaco pieno è meglio,
perché fa sì che l’etanolo sia assorbito più lentamente e che
diminuisca la quantità che entra nel circolo sanguigno. La capacità
degli enzimi presenti nel fegato di trasformare l’etanolo è
limitata: in condizioni normali il fegato è in grado di rimuovere
fino a 0,5 U.A. per ogni ora. In questo arco di tempo esso viene
quindi parzialmente “distratto” dagli altri suoi normali compiti.
In alcuni individui, in alcune razze e nelle donne l’efficienza di
questo sistema è molto ridotta: queste persone sono quindi più
sensibili all’alcol. Infine, una piccolissima quota di etanolo
(2-10%) viene eliminata inalterata attraverso polmoni, urina, sudore
ecc.; è proprio sfruttando questo sistema di eliminazione che
possono essere effettuati i test non invasivi (palloncino) che
permettono di valutare la quota di alcol presente nel sangue
(alcolemia). La concentrazione dell’etanolo nel sangue dipende
quindi da vari fattori: dalla quota ingerita, dalle modalità di
assunzione (a digiuno o a pasto), dalla composizione corporea, dal
peso, dal sesso, da fattori genetici, dalla quantità di acqua
corporea, dalla capacità individuale di metabolizzare l’alcol,
dall’abitudine all’alcol. Le donne, avendo un peso minore, minori
quantità di acqua corporea e minore efficienza dei meccanismi di
metabolizzazione dell’alcol, sono più vulnerabili ai suoi effetti
e, a parità di consumo, presentano un’alcolemia più elevata. Non
è comunque possibile prevedere in maniera precisa quanto alcol
troveremo nel sangue sulla base di quanto ne abbiamo ingerito. In
sostanza, gli inviti alla cautela e alla moderazione sono sempre
doverosi quando si parla dell’uso di bevande alcoliche. È giusto
però anche ricordare che, a quanto risulta da numerose ricerche,
sembra che le persone abituate a un regolare e moderato consumo di
bevande a bassa gradazione alcolica (vino e birra) tendano a vivere
più a lungo e a presentare una minore incidenza di alcune malattie
croniche rispetto a chi non beve o a chi lo fa in maniera eccessiva.
E' indubbiamente l’effetto positivo
più marcato di un moderato uso di bevande alcoliche a bassa
gradazione è sulla cardiopatia ischemica (di cui l’infarto del
miocardio è molto spesso l’esito terminale). A questo proposito,
secondo alcuni studi, le diverse bevande alcoliche sembrano avere
effetti diversificati, a parità di alcol ingerito: il vino sembra
esercitare un ruolo protettivo maggiore di quello della birra, che a
sua volta avrebbe un effetto protettivo superiore a quello degli
altri alcolici. Queste proprietà sono state messe in relazione alle
sostanze polifenoliche e antiossidanti, presenti soprattutto nel vino
e in misura minore nella birra. Tali sostanze sono invece assenti, o
comunque meno rappresentate, nei superalcolici. Ecco quindi spiegati,
secondo questa ipotesi, i maggiori effetti positivi del vino. Ed è
per lo stesso motivo che spesso si ritiene che il vino rosso abbia
effetti superiori a quello bianco, anche se non esistono evidenze
scientifiche a supporto. Secondo altri studi, invece, il ruolo
principale nella protezione dalle malattie cardiovascolari sarebbe da
attribuire all’alcol stesso. Ma oltre alla composizione delle varie
bevande, bisogna tenere in considerazione anche le modalità con le
quali esse vengono consumate. Recenti studi sembrano indicare infatti
che il vino, e in misura ridotta la
birra, potrebbero esercitare i loro
effetti protettivi anche perché, nel rispetto della tradizione
mediterranea, vengono in genere consumati durante i pasti: questo fa
sì che oltre al rifornimento di sostanze antiossidanti, si abbiano
anche picchi alcolemici più bassi. Quindi, una modica e regolare
quantità di vino (o birra) al pasto potrebbe esercitare i propri
effetti positivi senza esporre l’organismo ai pericolosi effetti
tossici di dosi eccessive di etanolo.
Ciò non toglie che, anche alla luce
dell’incessante aumento del sovrappeso e dell’obesità tipico
dell’epoca moderna, sia bene ricordare che consumi voluttuari degli
ipercalorici come quelli degli alcolici non sembrano comunque
opportuni e non vanno incentivati.
È anche opportuno sottolineare
ancora che tutto quanto detto sopra vale soltanto per consumi
moderati, e che non appena l’assunzione abituale di alcol supera i
confini della moderazione, aumentano anche, con grande rapidità, i
rischi connessi. In conclusione: chi sta bene, gode di buona salute,
non è in sovrappeso e desideri concedersi il piacere del consumo di
bevande alcoliche, deve usare l’accortezza di farlo durante i pasti
e in misura moderata, tenendo presente il contenuto in alcol e
l’apporto calorico delle varie bevande, e attenendosi ai seguenti
criteri.
a)
La dose quotidiana di alcol che
una persona in buona salute può concedersi senza incorrere in gravi
danni non può essere stabilita da rigide norme, poiché le variabili
individuali sono davvero tante: quella che è considerata una dose
moderata per un individuo può essere eccessiva invece per un altro.
Un consumo moderato può essere indicato entro il limite di 2-3 U.A.
al giorno (pari a circa 2-3 bicchieri di vino) per l’uomo e di 1-2
U.A. per la donna. Tale quantità, da assumersi durante i pasti, deve
essere intesa come limite massimo oltre il quale gli effetti negativi
cominciano a prevalere su quelli positivi.
b)
Nei casi in cui non si consumi
solo vino, bisogna imparare a tener conto di tutte le occasioni di
ingestione di altre bevande alcoliche che si presentano nel corso
della giornata (birra, aperitivi, digestivi e superalcolici nelle
varie forme) e calcolare il numero di U.A. introdotte.
c)
Bisogna fare in modo che non siano
superate le capacità del fegato di metabolizzare l’alcol. Tali
capacità, in un uomo di 70 chilogrammi di peso, non superano
i 6
grammi l’ora (i grammi di alcol presenti in 100 ml si ottengono
moltiplicando il grado alcolico per 0,8). Ciò vuol dire, ad esempio,
che per smaltire l’alcol contenuto in 1 bicchiere di vino (12
grammi di alcol) sono necessarie circa 2 ore. Bere con moderazione,
quindi, certamente significa bere poco, ma anche evitare di bere in
maniera troppo ravvicinata, così da permettere al nostro organismo
di smaltire meglio l’etanolo. Le bevande alcoliche ad alta
gradazione (grappa, whisky, vodka, ecc.), che, per caratteristiche e
consuetudini, vengono assunte fuori pasto, devono essere considerate
con la massima attenzione oppure evitate del tutto, specialmente se a
stomaco vuoto. Bisogna anche evitare di consumare bevande alcoliche
in maniera concentrata nel fine settimana, abitudine invece diffusa
in molti Paesi occidentali.
d)
Chi, per vari motivi, non beve
vino o birra, non deve cominciare a farlo in virtù dei ricordati
effetti protettivi. Le sostanze antiossidanti e comunque protettive
in questione si trovano infatti in una grandissima varietà di
prodotti ortofrutticoli.
e)
Bisogna inoltre usare particolare
cautela in certe ben identificate fasi della vita e in certi gruppi
di popolazione a rischio. Nell’infanzia e nell’adolescenza
occorre evitare del tutto l’uso di bevande alcoliche, sia per una
non perfetta capacità di trasformare l’alcol, sia per il fatto che
più precoce è il primo contatto con l’alcol, maggiore è il
rischio di abuso. Le donne in gravidanza e in allattamento dovrebbero
astenersi completamente dal consumo di alcolici, o comunque diminuire
drasticamente le dosi (1 U.A. una volta o al massimo due volte la
settimana). L’alcol infatti si distribuisce in tutti i fluidi e le
secrezioni e quindi arriva al feto, attraversando la barriera
placentare, e al bambino, tramite il latte, rischiando di provocare
seri danni. Nell’anziano l’efficienza dei sistemi di
metabolizzazione dell’etanolo diminuisce in maniera rilevante, e il
contenuto totale di acqua corporea è più basso; è perciò
consigliabile limitare il consumo di alcolici ad 1 U.A. al giorno.
Gli alcolisti in trattamento e gli ex alcolisti devono assolutamente
astenersi dal consumo di qualsiasi bevanda alcolica.
f)
Estrema attenzione deve essere
posta al problema delle interazioni tra alcol e farmaci. Chi segue
una qualsiasi terapia farmacologia deve consigliarsi con il proprio
medico curante sull’opportunità di bere alcolici. Identica
attenzione deve essere rivolta anche ai comuni farmaci da banco, per
molti dei quali è da suggerire l’astensione dal consumo
concomitante di alcolici.
Come comportarsi:
• Se desideri consumare bevande
alcoliche, fallo con moderazione, durante i pasti secondo la
tradizione italiana, o in ogni caso immediatamente prima o dopo
mangiato.
• Fra tutte le bevande alcoliche, dai
la preferenza a quelle a basso tenore alcolico (vino e birra).
• Evita del tutto l’assunzione di
alcol durante l’infanzia, l’adolescenza, la gravidanza e
l’allattamento, riducila se sei anziano.
• Non consumare bevande alcoliche se
devi metterti alla guida di autoveicoli o devi far uso di
apparecchiature delicate o pericolose per te o per gli altri, e
quindi hai bisogno di conservare intatte attenzione, autocritica e
coordinazione motoria.
• Se assumi farmaci (compresi molti
farmaci che non richiedono la prescrizione medica), evita o riduci il
consumo di alcol, a meno che tu non abbia ottenuto esplicita
autorizzazione da parte del medico curante.
• Riduci o elimina l’assunzione di
bevande alcoliche se sei in sovrappeso od obeso o se presenti una
familiarità per diabete, obesità, ipertrigliceridemia, ecc.
FALSE CREDENZE SULL’ALCOL
1. Non è vero che l’alcol aiuti la
digestione; al contrario la rallenta e produce ipersecrezione
gastrica con alterato svuotamento dello stomaco.
2. Non è vero che il vino faccia buon
sangue; è vero invece che un abuso di alcol può essere responsabile
di varie forme di anemia e di un aumento dei grassi presenti nel
sangue.
3. Non è vero che le bevande alcoliche
dissetino ma, al contrario,disidratano: l’alcol richiede una
maggior quantità di acqua per il suo metabolismo, e in più aumenta
le perdite di acqua attraverso le urine, in quanto provoca un blocco
dell’ormone antidiuretico.
4. Non è del tutto vero che l’alcol
ci riscaldi. In realtà la vasodilatazione di cui è responsabile
produce soltanto una momentanea e ingannevole sensazione di calore
che in breve, però, comporta un ulteriore raffreddamento che, in un
ambiente non riscaldato, aumenta il rischio di assideramento.
5. Non è vero che l’alcol aiuti a
riprendersi da uno shock: al contrario, provocando vasodilatazione
periferica, determina un diminuito afflusso di sangue agli organi
interni e soprattutto al cervello.
6. Non è vero che l’alcol dia forza.
Essendo un sedativo produce soltanto una diminuzione del senso di
affaticamento e di dolore. Inoltre solo una parte delle calorie da
alcol possono essere utilizzate per il lavoro muscolare.